Cultura

ALDO MORO : AD UCCIDERLO FURONO “ANCHE” LE BRIGATE ROSSE

“Cara  Noretta vorrei vedere coi miei piccoli occhi mortali…cosa ci sarà dopo. Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo. Ringrazia tre volte Cossiga. Per non avermi protetto, per la politica inconcludente….” l’ultima lettera di Aldo Moro alla moglie a pochi giorni dal l’esecuzione. Un uomo lucido e nel pieno possesso delle proprie facoltà intellettuali e spirituali. Chi lo ha ucciso?  Chi lo odiava a tal punto da eliminarlo credendo così di togliere di mezzo per sempre le questioni politiche che facevano di lui non un semplice individuo ma un precipitato di questioni collettive?  Dice l’onorevole Gero Grassi nella sua conferenza di venerdì scorso a Seregno che poco prima di essere rapito Aldo Moro tentava di rendere pubblica una intervista alla Rai che non fu mai trasmessa. In quella intervista avrebbe dichiarato l’odio degli americani per la sua politica. Avrebbe ricordato l’incontro con Kissinger. “Onorevole Moro se lei non la smette con questa politica di dialogo con i comunisti farà una brutta fine.” Era più di un avvertimento. Una minaccia. Davvero si può odiare tanto un politico per aver lottato contro l’analfabetismo di massa e per aver portato in televisione il maestro Alberto Manzi con il suo programma “Non è mai troppo tardi” e per avere introdotto da ministro dell’Istruzione la conseguenza penale della diserzione scolastica?  Il maestro Manzi aveva un piccolo difetto: era comunista. Il peccato mortale di Aldo Moro è aver condotto una politica che avrebbe portato i comunisti al potere per via democratica. Senza insurrezione armata. Dunque l’onorevole Gero Grassi si fa promotore della attualità della commissione parlamentare di inchiesta. Una nuova relazione viene pubblicata a dicembre 2016. La si può leggere sul sito www.gerograssi.it. L e novità sul caso Moro sono sostanzialmente legate alla esecuzione materiale. Per una serie di ragioni e di perizie si deve dubitare che gli esecutori materiali siano i brigatisti. Il momento del rapimento. Anche qui una serie di novità. Il bar Olivetti adiacente via Fani quel giorno era aperto. Quel locale  era punto di intersezione di realtà oscure che vanno dalla criminalità organizzata ai servizi segreti, dalla P2 a pezzi deviati dello stato e delle forze dell’ordine. Sulle brigate rosse una serie di novità portano a vedere la doppia faccia. Un pezzo di manovalanza che crede di fare la rivoluzione e altri personaggi come Sensani e Morucci che invece  sanno di essere strumenti di ben altri poteri e con essi  intrattengono legami e collaborazioni. In particolare con la P2 e con Gladio. Il ruolo dell’autosalone Autocia da cui provengono le auto usate nel delitto. Anche questo punto di raccordo tra quelle diverse realtà. Il ruolo di Marcinkus e dello IOR. Le conclusioni portano alla verità che a sinistra si è sempre sostenuta: ad uccidere Aldo Moro furono  anche le  Brigate Rosse. Anche ma non principalmente. Si può uccidere un uomo ma restano intatte le questioni politiche. A parere di chi scrive ci si può legittimamente domandare a questo punto se la furia anticomunista e antidemocratica della nostra democrazia limitata non sia la spiegazione di molti altri eventi anche molto vicini e meno sanguinosi all’apparenza. Come lo spostamento sempre più a destra delle forze politiche del nostro Paese. La distruzione dei veri e grandi partiti di massa e  l’attacco alla Costituzione. La demolizione dell’apparato produttivo industriale e la fine del ruolo dello Stato nell’economia. Tutte questioni su cui la politica di Aldo Moro potrebbe essere ricordata. Resa nuovamente attuale. Si può uccidere un uomo. Non il precipitato ideale che egli ancora rappresenta.  ( Anna Migliaccio )

 

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