Autore: Anna Migliaccio

Politica

SEREGNO – IL PD LANCIA “UN PATTO PER SEREGNO “: LEGALITA’, BENE COMUNE E SOLIDARIETA’

SEREGNO – Antonio Colzani segretario cittadino del Partito Democratico ha lanciato ieri giovedì 12 ottobre, durante una conferenza stampa nella sede del partito , l’idea del progetto di un centro – sinistra per il futuro governo della città: “Premetto – dice Colzani –   che non sappiamo quando ci saranno le elezioni, poiché tutto dipende dalle risultanze della commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. Il Partito Democratico cosciente della non autosufficienza di nessuna forza politica e della gravità dell’astensione propone l’apertura di un dialogo per la prossima campagna elettorale, che sarà diversa da ogni altra. Abbiamo  chiamato  la nostra idea ” Patto per Seregno ”  basato su un programma da costruire insieme con le altre forze politiche, con le liste civiche, con le realtà associative e del mondo cattolico operanti in città . Questo patto ha tre parole cardine :  Legalità’, Bene Comune e  Solidarietà. Occorre – continua Colzani –  individuare un candidato sindaco che sappia unire, che non sia divisivo. Proporremo  per il prossimo 25 novembre una giornata di studio e discussione dal titolo “stati generali”  a cui tutte le forze politiche sono fin da ora invitate “.
Alla conferenza stampa era presente anche l’ex capogruppo PD in consiglio Comunale William Viganò che ha parlato dell’attività svolta  durante questi due anni e mezzo di amministrazione Mazza  e ha espresso solidarietà ai dipendenti comunali non sottoposti ad indagine. ” Non tutti i dipendenti pubblici sono uguali perchè c’è chi lavora rispettando la legge, la legalità e la trasparenza” Viganò ha anche auspicato che la città non subisca l’onta di uno scioglimento per mafia.
A Viganò abbiamo posto due domande : la prima, premettendo che nelle 225 pagine dell’ordinanza del GIP Pierangela Renda si legge che le due pratiche urbanistiche oggetto del reato di corruzione sono state approvate in giunta e non in consiglio comunale come previsto dalla legge e  perciò sono state sottratte anche alla discussione in commissione urbanistica, i consiglieri comunali non hanno accesso alle delibere di giunta e non si sono accorti del grave errore  procedurale?
Viganò ha risposto che le ” le delibere sia di consiglio comunale che di giunta erano da ritenersi  legittime visto il parere favorevole del segretario generale che rappresenta lo Stato. Noi come PD ci siamo opposti politicamente al contenuto dei due Piani Attuativi ( Pac 1 e 2 ).”

Quali sono i confini del centro – sinistra che ha in mente è invece la domanda  fatta ad Antonio Colzani : ” Sono ampi a condizione che vi sia reciproco rispetto e un dialogo non improntato alla preventiva disistima. Un programma comune – continua  Colzani – deve essere scritto insieme e sottoscritto in modo da impegnare tutti.”
(Anna Migliaccio)

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Cultura

SEVESO – NUOVO POLITEAMA: DONO DI UNA BORGHESIA ILLUMINATA ALLA CITTA’

Nuovo cinema Politeama: il dono di una borghesia illuminata alla citta’ di Seveso.
( A. Migliaccio )

SEVESO – Giovanni Benedetti è l’amministratore unico di Idrodepurazione srl che ha sede a Seregno e fa parte (o meglio è stata il promotore) del consorzio IDRO GROUP. Si tratta di una realtà produttiva, industriale, a forte vocazione internazionale, intercontinentale nel campo della depurazione e in generale del trattamento delle acque. Una realtà di rilievo, con fatturato e ampiezza di interventi notevole. Sul sito dell’azienda troviamo, come un biglietto da visita,  il codice etico del gruppo, un sistema di valori che rifiuta la corruzione, valorizza le risorse umane aziendali, promuove i diritti umani nel mondo. Lavora con paesi africani per portare acqua potabile, esporta e lavora con la Russia, a Cuba, incontra ambasciatori e capi di governi, con tutta la gamma di soddisfazioni e rischi che questo comporta.

Che cosa spinge la famiglia proprietaria di un gruppo industriale come questo a investire,  a fondo perduto,  una notevole cifra, per restituire alla città di Seveso il cinema Politeama, ristrutturato negli impianti tecnologici, dotato di tutte le strutture che consentono di utilizzarlo per tutte le arti, dal cinema al teatro alla lirica, ai concerti?  La risposta è che si tratta di ragioni affettive.

Quando il direttore artistico Andrea Scarduelli, nel corso della conferenza stampa, chiede al dottor Benedetti di dire qualcosa ai giornalisti su questa iniziativa, l’intervento del proprietario è breve, ma significativo di una visione del mondo. Le due sale della struttura si chiamano rispettivamente ” sala acqua “ quella grande al piano inferiore e ” sala aria “ quella tecnologica multimediale del piano superiore. Aria e acqua, dice,  sono i due elementi all’origine della vita. La cultura è l’anima. Giovanni Benedetti non dice altro. Ma pare che basti. Al rinfresco offerto alla stampa ci fa assaggiare un paio di vini. E’ dal sommelier che scopro che sono di sua produzione. Diciamo una seconda attività imprenditoriale coltivata quasi per ristoro dall’altra, principale. Abbiamo scelto il prosecco  “mosso” e lo abbiamo apprezzato. Abbiamo provato a domandare a Benedetti quanto è costato questo intervento sul cinema Politeama. Ci ha dato una risposta elegante, tipica di una borghesia a cui il nostro Paese è da tempo disabituato: non lo sappiamo…non abbiamo ancora concluso…tireremo le somme. Un modo per dire che non è importante, perché parliamo di qualcosa che è oltre l’economico, ed è incommensurabile. Del resto, chi scrive, dopo aver dato un’occhiata agli impianti dalle americane, all’acustica, un’idea abbastanza precisa di quanto costano interventi come quelli ce l’ha, ma userà la stessa eleganza del dottor Benedetti, dicendo che è una cifra assolutamente considerevole e in crescita esponenziale, per tutto ciò che comporterà la successiva gestione. Non crediamo che si tratti di mecenatismo, come qualche collega giornalista sussurra,  in uno scambio di battute cortesi con la sottoscritta,  nel foyer, cioè di quella tendenza a favorire le arti e la letteratura attraverso il sostegno economico, che affiancò all’aspetto della liberalità quello, più interessato, dell’investimento di denaro nell’arte, fu un tratto caratteristico dei principi del Rinascimento e di numerosi papi e sovrani dell’Età moderna.

Dissento su questo, perché il potere politico in questo appartiene a qualcun altro, e l’assessore alla cultura, Luigia Caria, da noi intervistata a sua volta, espressione di un centrosinistra “civico”,  si rende ben conto che il sistema pubblico non è in grado di fare quegli interventi e senza questa relazione virtuosa non potrebbe più nulla. Nessuno dei due soggetti, né il politico, né l’imprenditore, è in grado di realizzare da solo l’allegoria del buon governo, raffigurata nel celebre dipinto di Ambrogio Lorenzetti.

Se Einaudi manifestava l’esigenza di far chiarezza sul termine stesso di “borghesia” tanto esso appare confuso, se Pertini incolpava, e giustamente, la borghesia nostrana d’essere “la più gretta, egoistica e meschina di tutte le borghesie d’Europa, ostile a ogni rinnovamento sociale, aggrappata ai residui della feudalità” e se uno statista come Spadolini ne disegnava invece i tratti progressivi, affermando è stata la borghesia, storicamente, a portare l’illuminismo nella società e nella politica, a noi pare che la famiglia che ha fatto questo dono alla città di Seveso, taluni di questi tratti li possieda.

 


 

 

A Seregno il dottor Benedetti è impegnato nella sezione locale del Lions Club.

 

 

Cronaca

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SEREGNO – Stamane primo ottobre c’è stato in piazza Vittorio Veneto un Presidio autoconvocato per la Legalità . In piazza si sono ritrovati cittadini di diversa estrazione politica, rappresentanti di associazioni ed ex componenti del disciolto  Consiglio Comunale prima che lo facesse il Prefetto con la  motivazione delle ” possibili infiltrazioni mafiose  ”
Una nostra troupe  ha raccolto i commenti di alcuni rappresentanti delle forze politiche cittadine presenti; non è stato possibile raccogliere nessun commento da parte di esponenti della ex maggioranza.

ANTONIO COLZANI – Segretario Partito Democratico – Seregno


TIZIANO MARIANI – NOI X SEREGNO

 


 

PIETRO AMATI – RIPARTIAMO , PER SEREGNO CIVICA


In piazza c’erano anche alcuni rappresentanti di associazioni operanti in città

GIANNI BOTTALICO – già Presidente Nazionale ACLI


STEFANO DOSIO – Presidente associazione ” DARE UN’ ANIMA ALLA CITTA’ ” 

Al presidio ha partecipato anche Laura Barzaghi, consigliere Regionale del Partito Democratico

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Cronaca

SEREGNO – CITTADINI IN PIAZZA FISCHIANO GIACINTO MARIANI

Il popolo e la città, feriti e indignati

Anna Migliaccio

Dunque Seregno è città a tal punto preda della criminalità organizzata di stampo n’dranghetista, che il primo cittadino si trova agli arresti domiciliari accusato di essere stato eletto con i voti di gangster, che in cambio governano al posto suo, sicché egli appare zerbino e burattino. Consenziente. Consenzienti si è sempre, fino a quando non si misurano intere le conseguenze di un consenso. Qualche arrestato certamente piange.
Lui, il sindaco e altri rappresentanti delle istituzioni e funzionari dirigenti e altri e altri ancora.
Il ventre della città è ferito, indignato, negazionista. Si vergogna di sé, nascondendosi, emergendo a volto scoperto, urlando la rabbia nell’insulto.
Ieri sera un gran numero di cittadini si è radunato  spontaneamente, tra il nuovo Auditorium e piazza della Libertà. Una folla, una massa, meno organizzata e meno governabile di quella che, ordinata e simbolica, in passato sfilava con fiaccole e striscioni.
Una massa, fatta di cittadini consapevoli e attivi e di altri, mossi da una spinta pulsionale. Una massa che se non ben governata, potrebbe reagire e un poco ne ha dato prova. Dimissioni, vergogna, dimettiti, vattene, ladro mafioso, puttaniere….All’indirizzo di un rappresentante delle istituzioni, Giacinto Mariani, che ancora ieri, pure oggetto di interrogatori, indagato a piede libero, in attesa che il GIP si esprima sulla interdizione dai pubblici uffici, perseverava nel suo mandato non scevro d’una certa fastidiosa arroganza, e celebrava nozze civili, presentava un evento pianistico…
Non importa se è colpevole o innocente. Importa che non può credersi al pari del sacerdote indegno, o che il popolo ritiene a torto o a ragione tale, distinto a tal punto dalla purezza della funzione sacra che il sacro di essa resti distinto dal celebrante.
E’ una provocazione, che il popolo non sopporta.
Sicché proprio chi scrive lo ha avvicinato  sulle scale dell’auditorium, accanto a un giovane consigliere comunale. Non certo con la furia omicida delle masse aizzate, ma con il tono pacato di chi in questa città ritiene le istituzioni sacre, gli ha chiesto soltanto: “Signor Giacinto Mariani, questi cittadini chiedono di poter votare!”
E’ questo che tutte le autorità presenti hanno chiesto nel presidio di ieri sera. Di andare a elezioni. Quel metodo che si chiama democrazia con cui i popoli, le masse, hanno trovato un accordo con il potere, che si esercita rinunciando alla violenza. Spetta alle forze di opposizione unirsi per dare una nuova visione, un nuovo respiro.

Sembra che una vera e propria volontà di essere schiavi spinga, giacché di per se stessi non si è nulla, a finire entro un ventre possente. Non si sa ciò che veramente accada, né quando accada; altri possono avere la precedenza nel mostro. Si attende devoti, si trema, e si spera d’essere la vittima prescelta” Elias Canetti, Massa e potere.

27 settembre 2017

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Politica

SEREGNO- SOLO IL 5% POTRA’ AVERE UNA CASA POPOLARE

Seregno, solo il 5 per cento degli aventi diritto a una casa popolare potrà averla sul serio.
( di Anna  Migliaccio )


Titola in questi giorni d’agosto un settimanale locale  che a Seregno dalla “Graduatoria case popolari, “spariscono” gli stranieri” Dice la notizia che “nei giorni scorsi” ma è stato a luglio (ndr) “è stata pubblicata la graduatoria provvisoria per l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare, che comprende 246 nominativi: nei primi cinque posti l’ottanta per cento dei nominativi è italiano, soltanto uno straniero nella parte alta della graduatoria, che diventerà definitiva nel mese di settembre quando l’apposita commissione comunale avrà valutato eventuali ricorsi. Scorrendo l’intera graduatoria nei primi posti il 75 per cento sono italiani. E conclude con la dichiarazione del Sindaco Edoardo Mazza ( nella foto a dx ) che “Quest’anno l’Amministrazione comunale prevede di assegnare circa tredici alloggi a canone sociale”.
Tredici alloggi da assegnare a fronte di 246 domande utilmente collocate in graduatoria significa che la vera notizia non è la nazionalità degli aventi diritto, tutti evidentemente cittadini italiani e non regolarmente iscritti nell’anagrafe della popolazione residente, probabilmente lavoratori o pensionati benché con basso reddito, che pagano le tasse. Dare maggior punteggio agli anziani, pensionati o ai nuclei familiari che hanno in seno un disabile non favorisce né esclude la presenza di stranieri, poiché anche gli anziani potrebbero essere di origini straniere e anche nella famiglia di un residente di origini straniere potrebbe esserci un disabile. Che sia titolo di merito avere una graduatoria di italiani (e nulla vieta che ve ne siano di origine straniera) non lo crediamo e il titolo del giornale appare inquietante. Tuttavia a noi pare che la vera notizia sia un’altra: che il rapporto tra i meritevoli di tutela e coloro che effettivamente ricevono un alloggio è circa del 5%.
Per tanti anni, dal dopoguerra in poi, questo Paese ha sostenuto un principio costituzionale: Case per tutti i lavoratori! L’inventore di questo piano per il diritto alla casa, posto in essere coi fondi Gescal e con l’ente INA CASA non era un comunista. Era Amintore Fanfani. I fondi Gescal sono stati raccolti fino a tempi molto recenti e utilizzati, con poche polemiche purtroppo, per altri scopi. Perché? Perché da oltre un ventennio quel principio costituzionale, case per i lavoratori, non per i “poveri” è venuto meno? Un’idea chi scrive ce l’ha, ed è che la fine dell’edilizia popolare è stato un favore, una compensazione, data a una borghesia industriale che così non ha protestato granché di fronte alla deindustrializzazione del Paese, e ha tratto profitti individuali dalla riconversione di aree dismesse e dalla breve fortuna delle società di costruzione edile.
Oggi, dopo il fuoco fatuo della speculazione edilizia, anche il comune di Seregno (che ha in maggioranza la Lega razzista) ritiene normale farsi vanto di una graduatoria razziale, passando sotto silenzio il vero dramma. I lavoratori, i pensionati, le famiglie con tutto il gravame dei loro problemi non hanno accesso a una casa a prezzi popolari.
Il diritto alla casa per i lavoratori, e non per i “miserabili”. Ecco una cosa di sinistra, scomparsa da Seregno, e non solo.
A settembre 2014 Il Cittadino titolava così: “Città fantasma in Brianza. Almeno 20mila case vuote” E riportava una notizia molto interessante. Che “A Monza nel 2011, come documentato dal censimento, erano liberi 3.719 dei 58.639 alloggi rilevati: ora, secondo gli esperti, il numero dovrebbe essere lievitato. Per il resto della Brianza non ci sono dati aggiornati ma, secondo le stime effettuate dall’ufficio Statistica del Comune, gli appartamenti sfitti dovrebbero essere 24.948 su 345.491. Nelle città più grandi le abitazioni in attesa di essere occupate sono oltre mille: 977 a Brugherio, 1.091 a Cesano Maderno, 1.200 a Desio, 1.291 a Lissone e a Seregno”…
Poi c’è il vasto patrimonio delle case dell’Istituto Autonomo Case Popolari, oggi ente regionale ALER. Un patrimonio che cade a pezzi, con molti alloggi sfitti perché inagibili, un ente con una situazione di dissesto finanziario elevatissima. Un ente dove sono stati collocati dirigenti politici non proprio specchiati come riportava una inchiesta dell’Espresso parlando di quel “Domenico Ippolito che è stato direttore generale dell’Aler, poi rimosso perché coinvolto in inchieste sulla compravendita dei voti con la ‘ndrangheta. E ora è tornato nell’azienda…”
Un ente in dissesto finanziario per diversi motivi politici, e non solo per cattiva gestione. Perché i crediti inesigibili della morosità incolpevole sono frutto della colpevole mancanza di interventi sociali. Perché i fondi di investimento per la ristrutturazione degli immobili dovrebbero essere fondi pubblici e non mutui che l’ente deve contrarre. Ma questo non accade e anzi il patrimonio dell’ALER viene tassato dai comuni con l’applicazione dell’IMU e della TASI come fosse patrimonio privato.

Benché a proposito di mutui, l’inchiesta già citata dell’Espresso evidenziasse che la gran parte di essi “è stata stipulata tra il 2006 e il 2007, mentre i derivati sono agganciati a finanziamenti del 2007-2008. Sarebbero questi, quindi, gli “anni ruggenti” del Pirellone di Roberto Formigoni in cui Aler si è lanciata in avventure ad alto rischio, rivelatesi dei pessimi affari. Tra queste, Asset è sen’altro la più famosa. È una società controllata totalmente da Aler, creata nel 2005 con finalità che vanno dall’acquisto di terreni alla costruzione e commercializzazione di immobili, compresi alberghi e centri commerciali. Ambizioni che spingono Asset a uno shopping sfrenato. L’operazione più importante è quella di Pieve Emanuele dove acquista dall’Enpam (Ente nazionale previdenza medici e odontoiatri) una vasta area e diversi stabili, per realizzare e vendere alloggi, oltre a uno shopping center. Per finanziare l’iniziativa, Asset stipula mutui con Intesa per 32 milioni, cui se ne sarebbero aggiunti 41 di finanziamento regionale. Nel 2009, poi, a Garbagnate Milanese acquista un complesso da destinare alla vendita; anche qui, Asset chiede un mutuo di 29 milioni, seguito da 7 milioni nel 2012 per rilevare di altri terreni. Alla fine, Asset si indebita per 66 milioni ma i progetti svaniscono nella nebbia. A Pieve non è stato riqualificato nulla (anzi: l’area sprofonda nel degrado), mentre la crisi ha bloccato la vendita degli appartamenti di Garbagnate. Non solo: a Pieve, Asset ha dovuto demolire (con un prestito da Aler di 1,5 milioni) alcuni degli immobili acquisiti, ormai sul punto di crollare. Dal 2010 a oggi Asset è stata sempre in perdita: un buco nero che ha risucchiato alla controllante oltre 11 milioni. Senza dimenticare l’avventura tripolina: nel 2007 Asset acquisì una partecipazione in Finasset, società che avrebbe dovuto ricevere da Gheddafi commesse per ristrutturare palazzi ed edifici storici in Libia”.

Strabilianti avventure finanziarie che peggiorano il dissesto strutturale invece di migliorarlo. Al risanamento di Aler avrebbero potuto essere destinati quella montagna di soldi che Maroni ha speso per i tablet e le attrezzature informatiche per un inutile referendum.

Ma torniamo al patrimonio edilizio dei comuni ed in particolare a Seregno. Se è vero che esiste una grande quantità di case costruite e sfitte, bisogna che prima o poi costruttori e politici siedano a un tavolo per trovare soluzioni a vantaggio collettivo e non individuale. Il problema della casa per i lavoratori è un problema politico nazionale, e non può risolverlo un comune. Però togliere l’IMU a chi affitta a canoni calmierati, abbassare tutte le tasse e magari arrivare a contratti anche più vantaggiosi per la messa in disponibilità pubblica di proprietà private non è un sogno impossibile. E’ una azione che ovviamente lede fortemente gli interessi di taluni imprenditori edili, magari legati alle stesse lobby da cui proviene il consenso politico.

Case per i lavoratori era ed è una idea di sinistra, ed è una idea ancora e sempre attuale, visto che coi fondi Gescal i lavoratori le case se le pagavano da sé. Perché non reinventarsi questi fondi, magari con la partecipazione di un consorzio vasto di comuni? Hanno inventato le “tasse di scopo”. Non è vietato a nessun comune provare a creare un fondo per acquisire, ristrutturare, recuperare, costruire se serve, case per i lavoratori. E’ una idea sempre attuale o riattualizzabile la cooperativa costruttrice a proprietà indivisa e con affitti popolari o a riscatto. E’ una scelta politica dare edificabilità a terreni destinati a tali usi e non altri. Una amministrazione attenta al bene collettivo dovrebbe vantarsi di scelte come queste e non di criteri razziali nella formazione delle graduatorie inutili. A Seregno servono almeno trecento case per i lavoratori. Solo per cominciare.

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Politica

SEREGNO – VOUCHER SI O VOUCHER NO ?

SEREGNO – Lo scorso mercoledì, organizzato dalla Casa della Sinistra,  c’è stato un incontro sull’argomento ” Aboliti i voucher? La lotta paga ” con relatore Simone Pulici segretario della CGIL Brianza .  L’incontro è servito  a conoscere la materia in modo oggettivo avvalendosi della norma e della sua applicazione reale. I sostenitori dei voucher affermano  che si tratta di uno strumento giuridico necessario per fare emergere dal lavoro nero forme di collaborazione particolari e residuali non altrimenti regolamentabili. Pulici ha dimostrato che ciò è falso: le tipologie di lavoro temporaneo nel nostro sistema giuslavoristico sono oltre quaranta. Per il lavoro temporaneo e occasionale già esistevano stage, contratti a progetto, contratti di somministrazione  (interinali) lavoro stagionale e lavoro a tempo determinato. Perchè il legislatore ha introdotto i voucher?  E  perché milioni di euro di voucher sono stati utilizzati  proprio in Lombardia e nelle aree più industrializzate? Per rispondere alla domanda Pulici ha detto che basta osservare chi sono i datori di lavoro che li usano di più:  non sono certo le famiglie che li utilizzano per la baby sitter o per le  ripetizioni scolastiche dei figli ma sono invece le grandi multinazionali. Il voucher è  una tipologia di contratto che corrisponde al vecchio cottimo,  del tutto priva di  continuità e tutela. Il governo era già intervento sulla materia nel 2016 ponendo un tetto di settemila euro al reddito con voucher del singolo lavoratore  e questo ha determinato il fenomeno del lavoro nero con parziale regolazione attraverso i buoni lavoro. Fenomeno maggiormente esteso nei call-center, nell’ agricoltura e nell’ edilizia:  i lavoratori pagati in questo modo al termine della vita lavorativa avrebbero maturato  forse una pensione di anzianità di circa duecento euro mensili.  Di contro il motivo per cui i voucher sono stati molto graditi ai datori di lavoro è  il basso costo previdenziale e contributivo. Per il lavoratore invece nessuna tutela ed il suo posizionamento sul punto più basso della condizione di precarietà.

Pulici ha affrontato anche l’argomento referendario sugli appalti privati. È un tema poco conosciuto e dibattuto ma che in realtà è di grandissimo rilievo. Chiedere la corresponsabilità in solido dell’appaltatore significa fermare i giochi di “scatole cinesi” e lo spacchettamento della produzione. Pensiamo a cosa sono oggi certe grandi aziende dove i collaboratori sono dipendenti di cooperative e non delle aziende medesime.  Situazioni paradossali dove a perderci è la qualità complessiva. Basta guardare negli ospedali dove la gran parte dei lavoratori sono a libro paga di  soggetti privati terzi .  Diventa sempre più farraginosa la filiera della prestazione e sempre più scarso il senso di appartenenza e responsabilità. Ci sono situazioni dove i lavoratori dei subappalti non sono nemmeno più in grado di risalire al datore di lavoro in caso di contenzioso. La responsabilità solidale renderebbe sconveniente  il subappalto e la frammentazione del lavoro.

Pulici in conclusione ha sottolineato che per tutti questi motivi la Cgil continuerà  la sua campagna referendaria, anche perché l’intervento del governo con decreto legislativo, potrebbe non ottenere la ratifica parlamentare e decadere dopo sessanta giorni. Lo svolgimento della consultazione è dubbio – ha concluso Pulici –  i media tacciono e il fallimento della consultazione per mancanza di quorum avrebbe un indubbio significato politico. ( Anna Migliaccio )
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Cultura

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SEREGNO – “Dobbiamo promuovere l’educazione alla legalità perché piace alla gente e tanto non serve a niente”. Sono parole di Campanella, collaboratore di giustizia e protettore della latitanza di Bernardo Provenzano. A questo tema, la finta antimafia che piace tanto alla mafia e ai suoi sodali politici corrotti, è dedicata tutta la prima parte de ” La mafia siamo noi “, il libro di Sandro de Riccardis ( ADD Editore )  giornalista di Repubblica e autore di numerose inchieste. L’autore è stato presente a Seregno presso Area Libri per la riuscita  iniziativa della Casa della Sinistra Seregno. Dialogando  con il presidente dell’ associazione Simone Crinò,  l’autore ha raccontato il suo libro e sé stesso. Pugliese, ha visto da vicino gli effetti devastanti della presenza criminale della sacra corona unita. Nel suo lavoro di giornalista d’inchiesta ha conosciuto molte storie tragiche di eroi civili;  ad alcuni sono dedicati i capitoli centrali. Libero Grassi che l’autore ha avuto l’onore di intervistare, don Pino Puglisi e il sindaco Vassallo: tutti eroi assassinati,  tutte vittime della criminalità organizzata. Come Rita Atria collaboratrice di giustizia morta suicida dopo la strage di Capaci: sono sue le parole che danno il titolo al libro, un libro costruito più che come una inchiesta,  come un reportage. Un insieme di fotografie di diverse realtà che poste l’una accanto all’altra formano una sorta di affresco. Una grande rappresentazione di un insieme di fenomeni: criminalità, corruzione, impegno civile. Cosa possiamo fare noi contro la mafia?  La tesi sostenuta dall’autore nel suo dialogo con i cittadini  presenti all’evento è che contro la mafia non basta l’azione della polizia e della magistratura perché la mafia vive e prolifera sulla mentalità della massa silenziosa e condiscendente. È così che nel corso della serata abbiamo ripercorso nel dibattito alcune vicende del territorio. I funerali del boss Cristello, gli esercizi commerciali chiusi, lo striscione di solidarietà, la scarsa risposta della città alle iniziative politiche, l’atteggiamento delle istituzioni locali. Infine un’ esperienza particolare e importante cconclude il libro di De Riccardis: il dialogo tra i detenuti per reati mafiosi e le famiglie delle vittime. L’antimafia vera siamo tutti noi se abbiamo il coraggio dei valori morali; dentro questi valori al primo posto c’è la persona umana che deve sempre essere riconosciuta e promossa come tale anche quando si è macchiata di gravissimi delitti.

Un punto di vista quello di Sandro De Riccardis che ci appartiene completamente. ( Anna Migliaccio )

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Cultura

” L’INFELICITA’ DEL GATTO ” DI GIACOMO LA FRANCA

SEREGNO – Non è frequente che un nostro concittadino si metta a scrivere romanzi. Giacomo La Franca ( foto sotto ) di cui parliamo oggi ne ha già scritti due che hanno ottenuto un buon successo editoriale.   Sabato 17 dicembre, presso la libreria Area Libri di Seregno ha presentato il suo secondo romanzo dal titolo  “L’infelicità del gatto” ( Eclissi Editrice ) dove “il gatto” è uno dei tre personaggi principali. Un hacker, un nerd e un ingegnere informatico, grasso,  solitario e un po’ autistico che un giorno decide di cambiare sé stesso. Si incatena per non avere più accesso al web, non bere, non fumare e poter uscire dal mondo virtuale. Dorme in un bosco, si isola in una casa di Brunate, si mette a dieta, prova a cambiare il suo corpo, il suo essere reale. Questa storia è un noir, dove c’è anche un assassino. Un uomo importante, un funzionario di polizia con una doppia vita, un po’ come il “cittadino al di sopra di ogni sospetto” interpretato dal grande Gian Maria Volontè. Un uomo che vive solo delle proprie passioni sessuali, di dominio, violente. Nella storia accadono diversi omicidi alcuni dei quali  anche efferati e l’assassino non prova mai il minimo pentimento. E’ un essere privo di ogni empatia ad eccezione della brama verso un oggetto di passioni, un giocattolo da smontare, magari rompere. Poi c’è una “investigatrice privata”, una giovane che ha ereditato dal padre il mestiere di pedinare mariti e mogli infedeli.  C’è anche una vittima-complice di giochi perversi e crudeli, anche lei persona tremendamente sola. E infine c’è  un vero gatto ma a dispetto del titolo è il meno infelice di tutti. I gatti, a differenza degli umani, sono esseri diversamente sociali.
Personaggi assurdi, taluni iperbolici, soprattutto nella seconda parte della narrazione dove ne incontriamo di nuovi. Eppure reali, in questo nostro mondo finto e tutto virtuale. Reali anche nella prosa ordinaria e quotidiana, a volte sgradevole, ma realistica in un mondo fatto di gente attaccata solo ad apparecchi elettronici, che ha paura del corpo dell’altro. Che differenza c’è tra un giallo e un noir? L’autore risponde che in un giallo si cerca l’assassino, in un noir la motivazione che spinge qualcuno a diventare un assassino o a commettere atti illegali. Lo scavo psicologico dei personaggi. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato. La trama è paradossale, ma quando ci entri non puoi uscirne senza la curiosità di sapere come va a finire. Non la possiamo raccontare, basti sapere che il fine è lieto  e che almeno due dei protagonisti ritroveranno sé stessi oltre che l’Altro. ( Anna Migliaccio )
la franca giacomo
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