Autore: Pietro Amati

Cultura

NERO SU BIANCO: IL LIBRO DEL MESE

” La bellezza è una ferita ”  di  Eca Kurniawan – Editore: Marsilio –  In studio Pietro Amati 


Il villaggio di Halimunda, nel cuore dell’isola di Giava, incanta da sempre abitanti e forestieri con le sue storie. Dalla principessa Rengganis, che sposò un cane perché nessun uomo era degno di lei, a Ma Iyang, che volò via da una rupe anziché rassegnarsi a un’esistenza infelice, una moltitudine di anime bizzarre e tormentate ha popolato la comunità di pescatori nel corso dei secoli. L’ultima erede di questa genia di figure prodigiose è Dewi Ayu, la prostituta più richiesta del bordello di Mama Kalong, madre di quattro irresistibili figlie. Le loro vicende di passione e dolore, lusinghe e violenza, si intrecciano alla storia dell’Indonesia del Novecento: all’avidità del colonialismo europeo e alla ferocia dell’occupazione giapponese, al sangue della rivoluzione comunista e alla brutalità della dittatura.

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NERO SU BIANCO: IL LIBRO DEL MESE

” Figli del Diavolo ”  di  Liliana Lazar Editore: 66th and 2nd  –  In studio Pietro Amati 

Una testimonianza storica sotto forma di romanzo, una storia ispirata a fatti realmente accaduti che ci trascina in un capitolo oscuro del nostro recente passato; un libro sugli abusi, sull’orrore perpetrato a danno dei più deboli nell’indifferenza generale.
Nella Romania di inizio anni Ottanta, sotto la dittatura di Ceausescu, vige una drastica politica delle nascite: le donne con meno di quarantacinque anni non hanno il diritto di abortire se non hanno dato alla luce almeno quattro figli. Ne conseguono pericolosi aborti clandestini e continui abbandoni negli orfanotrofi di Stato, costretti ad accogliere i cosiddetti «figli del diavolo». In un ambulatorio di Bucarest lavora Elena Cosma, un’ostetrica nubile abituata ormai alla solitudine. Elena è sgraziata, mascolina, tutt’altro che bella. Da tempo ha rinunciato all’idea di sposarsi ma non a quella di diventare madre, un destino che le si presenta sotto le sembianze di una bellissima donna dai capelli rosso fuoco: Zelda P, che ha appena perso il marito, ha già due bambini piccoli e non può allevarne un terzo da sola. L’accordo è presto stretto: Elena fingerà di essere incinta e Zelda le cederà il suo bambino in cambio di denaro. All’inizio tutto fila liscio, ma quando i pettegolezzi sulla vicenda cominciano a diffondersi, Zelda cambia idea. Inizia così una fuga che porta Elena a nascondersi nello sperduto paesino di Prigor, dove, per ingraziarsi i favori del regime, convince il sindaco ad aprire un altro orfanotrofio in cui inizia a lavorare come infermiera. Ma presto, nel villaggio, qualcuno inizia nutrire sospetti su quel bellissimo ragazzino che somiglia così poco alla madre. Elena, per proteggerlo e non essere scoperta, sarà costretta a collaborare con i burocrati di Stato, dispensando crudeltà. I figli del diavolo è una testimonianza storica sotto forma di romanzo, una storia ispirata a fatti realmente accaduti che ci trascina in un capitolo oscuro del nostro recente passato; un libro sugli abusi, sull’orrore perpetrato a danno dei più deboli nell’indifferenza generale, ma anche una riflessione spietata sulla natura umana nel momento in cui la morale cede di fronte agli interessi personali.
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NERO SU BIANCO: IL LIBRO DEL MESE

” Heather più di tutto ”  di  Matthew Weiner – Einaudi Mondadori   –  In studio Pietro Amati 


Heather è bella, giovane, luminosa. Heather è la stella che attira ogni sguardo. La perfezione che scioglie ogni dolore. Heather è il sole attorno cui ruotano le vite dei suoi genitori, i Breakstone. Bobby invece vive in fondo a un universo privo di luce: un’esistenza randagia e violenta lontanissima da quella agiata di Heather e dei suoi. L’incontro di mondi cosí lontani costringerà ognuno di loro a porsi le domande fondamentali: cosa sei pronto a perdere per ottenere ciò che desideri? Cosa sei disposto a fare per proteggere ciò che ami?

La vita della famiglia Breakstone ruota tutta intorno a Heather, la loro unica figlia: bella, dolce, piena di compassione per gli altri, sensibile e seducente. Agli occhi dei genitori, Heather possiede la compiuta perfezione di un orizzonte che tutto abbraccia, oggetto di un amore cosí assoluto che sembra in grado di redimere le loro esistenze di successo eppur mediocri: un matrimonio per caso e rassegnazione, un lavoro prestigioso ma non come quello degli amici, un appartamento grande ma non come quello dei vicini. Ma Heather no, Heather è unica, è solo loro. La vita di una famiglia come tante, che come tante è sospinta in avanti dall’abitudine e dalle norme sociali, attraverso le rarefatte e ansiose alte sfere. In basso invece, cosí in basso che sembra distante interi universi, c’è Bobby, un grumo di fallimenti e errori: quelli della madre drogata che l’ha messo al mondo nell’indifferenza; quelli della società che non sa offrirgli nessuna prospettiva che non passi per la violenza; quelli di Bobby stesso, che l’hanno condotto in carcere. Bobby e i Breakstone sono due atomi lontanissimi e diversi, apparentemente destinati a non incontrarsi mai: eppure il loro incontro sarà tanto imprevedibile quanto spiazzante, destinato a ribaltare qualsiasi aspettativa del lettore. Con il suo primo romanzo, Matthew Weiner conferma la sensibilità per il dettaglio capace di illuminare un destino dimostrata in Mad MenHeather, piú di tutto possiede il passo asciutto e fatale del thriller sotto cui si nasconde un affresco sociale spietato degno della grande tradizione letteraria che da Richard Yates arriva dritta a Franzen.

«Ad ogni singola pagina di questo pur breve romanzo, vibravo letteralmente di tensione in attesa dell’ineluttabile finale. Prima di arrivare al cuore del libro, ogni personaggio deve passare sotto l’affilatissima lama della scrittura di Weiner in un crescendo degno di un quadro di Bosch». Nick Cave

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Terremoto ”  di Chiara Barzini – Mondadori   –  In studio Pietro Amati 


Ci fu un silenzio e poi un alito caldo e costante contro la schiena, un vento forte e secco che soffiava dal deserto spingendomi verso la città e il suo oceano. Mi toccava, muovendosi in tante direzioni contemporaneamente, sfiorandomi le tempie. Avevo già sentito quella brezza, avevo visto quella luce e sapevo cos’era: il luminoso invisibile. Questa volta feci come aveva detto Max. Non cercai di afferrarlo, non mi concentrai né provai a capirlo. Lo lasciai splendere. Ecco poche righe che contengono tutte le parole del romanzo di Eugenia: cielo, luce, vento, città, oceano, splendore. Mancano però le parole amore, rabbia, terremoto che costelleranno le avventure della nostra imprevedibile protagonista. Eugenia si catapulta, adolescente romana con la sua famiglia “che non fa mai le cose come si deve”, in una zona decisamente ruvida di Los Angeles, agli inizi degli anni ’90. Attraverso i suoi occhi stupefatti vediamo accumularsi l’amore, la droga e gli eccessi, le amicizie travolgenti e delicate, l’affiorare di una coscienza politica. E poi Los Angeles con una natura selvaggia che affiora dai marciapiedi, dalla terra che trema, dispersa e fluttuante in un disordine alieno di strade e persone. E come un rombo di un aereo intercontinentale lontano nel cielo, la coscienza di Eugenia, con il suo linguaggio emotivo e psichico unici, agisce e sgretola impietosamente il falso mito di un’America idealizzata, dove tutto è in vendita. Il primo ad accorgersi di questo libro è stato Gerry Howard, l’editore americano di David Forster Wallace: il primo a capirne la potenza innovativa definendolo “meravigliosamente vibrante”, il primo che ha visto in questa storia il talento e l’accuratezza, la regola ferrea di un lavoro durato cinque anni. Un libro che l’autrice ha scritto prima in inglese e poi tradotto in italiano. Un’ispirazione severamente coltivata dunque, come un debutto deve essere.

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Niente di nuovo sul fronte occidentale ”  di Erich Maria Remarque – Biblioteca Neri-Pozza  –  In studio Pietro Amati 


Kantorek è il professore di Bäumer, Kropp, Müller e Leer, diciottenni tedeschi quando la voce dei cannoni della Grande Guerra tuona già da un capo all’altro dell’Europa. Ometto severo, vestito di grigio, con un muso da topo, dovrebbe essere una guida all’età virile, al mondo del lavoro, alla cultura e al progresso. Nelle ore di ginnastica, invece, fulmina i ragazzi con lo sguardo e tiene così tanti discorsi sulla patria in pericolo e sulla grandezza del servire lo Stato che l’intera classe, sotto la sua guida, si reca compatta al comando di presidio ad arruolarsi come volontari.
Una volta al fronte, gli allievi di Kantorek – da Albert Kropp, il più intelligente della scuola a Paul Bäumer, il poeta che vorrebbe scrivere drammi – non tardano a capire di non essere affatto «la gioventù di ferro» chiamata a difendere la Germania in pericolo.
La scoperta che il terrore della morte è più forte della grandezza del servire lo Stato li sorprende il giorno in cui, durante un assalto, Josef Behm – un ragazzotto grasso e tranquillo della scuola, arruolatosi per non rendersi ridicolo –, viene colpito agli occhi e, impazzito dal dolore, vaga tra le trincee prima di essere abbattuto a fucilate.
Nel breve volgere di qualche mese, i ragazzi di Kantorek si sentiranno «gente vecchia», spettri, privati non soltanto della gioventù ma di ogni radice, sogno, speranza.
Pubblicato per la prima volta nel 1929, e da allora oggetto di innumerevoli edizioni, Niente di nuovo sul fronte occidentale viene considerato uno dei più grandi libri mai scritti sulla carneficina della Prima guerra mondiale, il tentativo, perfettamente riuscito, di «raccontare una generazione che – anche se sfuggì alle granate – venne distrutta dalla guerra» (E. M. Remarque).

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NERO SU BIANCO: LA GRANDE CULTURA

Più che l’amore”  di Annamaria Andreoli– Marsilio Editore  –  In studio Pietro Amati 


 

” Venezia 1894. Un incontro fortuito. 36 anni lei, 31 lui. Duse e d’Annunzio attraverseranno insieme 10 burrascosi anni. Un breve tratto, ma per entrambi capitale: sia perché, col tempo, il Vate si sarebbe ravveduto, rimpiangendola; sia perché quella con d’Annunzio è la sola convivenza della Diva che, sul viale del tramonto, parrà prediligere la compagnia di giovani donne. Questo narra la vulgata confermata da oltre un secolo. Se corrispondono al vero passione, tradimenti e umiliazioni, sono da ribaltare i ruoli: fu lui la vittima e lei il carnefice. È quanto emerge dai numerosi documenti, sottoposti a nuovo esame con un’avvertenza: a varare la favola dei divi amanti fu Gabriele per suo tornaconto.”

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Stoner”  di John Williams– Fazi Editore  –  In studio Pietro Amati 

“Stoner è il racconto della vita di un uomo tra gli anni Dieci e gli anni Cinquanta del Novecento: William Stoner, figlio di contadini, che si affranca quasi suo malgrado dal destino di massacrante lavoro nei campi che lo attende, coltiva la passione per gli studi letterari e diventa docente universitario. Si sposa, ha una figlia, affronta varie vicissitudini professionali e sentimentali, si ammala, muore. È un eroe della normalità che negli ingranaggi di una vita minima riesce ad attingere il senso del lavoro, dell’amore, della passione che dà forma a un’esistenza.”

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Nel guscio”  di Ian McEwan– Editore Einaudi –  In studio Pietro Amati 


La gravidanza di Trudy è quasi a termine, ma l’evento si prospetta tutt’altro che lieto per il suo piccolo ospite. Ad attenderlo nella grande casa di famiglia (e nel letto coniugale) non c’è il legittimo marito di Trudy e suo futuro padre, John Cairncross, poeta povero e sconosciuto, innamorato della moglie e della civiltà delle parole, ma il fratello di lui, il ricco e becero agente immobiliare Claude. Dalla sua posizione ribaltata e cieca, il nascituro gode nondimeno di una prospettiva privilegiata sugli eventi in corso, ed è lui a metterci a parte di una vicenda di lutto e di sospetto dagli echi assai familiari. Certo, la scena non è quella corrotta e claustrofobica del castello di Elsinore. Certo, i due cognati fedifraghi, Trudy e lo zio Claude, non hanno regni nordici cui aspirare. Piuttosto a far gola ai due vogliosi amanti è l’edificio georgiano su Hamilton Terrace, decrepito ma d’inestimabile valore, incautamente ereditato da John, i cui pavimenti luridi e la cui onnipresente immondizia prendono il posto del marcio in Danimarca. Ma amletico è il crimine orrendo che il narratore vede (o meglio sente) arrivare, e amletico è pure il suo inesauribile flusso di pensieri dubitanti, gli stessi che hanno inaugurato al mondo la danza della modernità. Se nel testo shakespeariano l’origliamento, l’atto di spiare e raccogliere informazioni rovistando i recessi e gli anditi del regno, è spesso motore dell’azione, nel guscio l’udito è il senso privilegiato per ragioni fisiologiche, e a essere rovistati a pochissima distanza dal capo dell’inorridito narratore sono spesso e volentieri i recessi e gli anditi del corpo materno. Mentre all’orecchio non sempre affidabile del nostro eroe non-nato si dipana la tragica detective story, nella manciata di giorni che separano il suo «esserci» dal suo protetto «non-esserci» ancora, con il conforto di qualche buon vino giunto fino a lui dalle superbe degustazioni materne, e costantemente edotto sul mondo dai programmi radiofonici di approfondimento culturale che fortunatamente Trudy preferisce a quelli musicali, il nascituro ha tempo di riflettere su di sé, sulla complicata faccenda dell’amore, sul mondo, coi suoi orrori contemporanei e con le sue desiderate meraviglie. Ha tempo e curiosità sufficienti per farsi domande, interpretare i segni della sua realtà mediata, contemplare azioni e concludere che la sua sola salvezza, la salvezza dell’uomo, sta forse nell’esitazione.

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NERO SU BIANCO: IL LIBRO DEL MESE

Un giorno di festa”  di Graham Swift –  Neri Pozza–  In studio Pietro Amati

«Un tempo, quando i ragazzi non erano ancora stati uccisi e c’erano più cavalli che automobili, prima che la servitù di sesso maschile scomparisse e a Upleigh e Beechwood fossero costretti a cavarsela soltanto con una cuoca e una cameriera…».

Comincia così, con un salto in un passato non lontano dalle ultime scintille di Downton Abbey, il romanzo breve di Graham Swift Un giorno di festa in uscita da Neri Pozza (traduzione di Luca Briasco): e subito il lettore si trova immerso nell’atmosfera malinconica dell’Inghilterra del primo dopoguerra. A quel tempo, in una grande casa nella campagna del Berkshire, narra Swift in questo libro che è allo stesso tempo una storia e una riflessione sul modo di raccontare storie, viveva Jane Fairchild, una giovane cameriera orfana ma non per questo triste. Al contrario, la Cenerentola di Un giorno di festa poteva dirsi una ragazza fortunata. Un giorno aveva chiesto al suo padrone il permesso di prendere in prestito un romanzo di Stevenson dalla biblioteca di casa. E lui, che, prima di perdere i suoi due figli in guerra avrebbe potuto rispondere «Chi ti credi di essere, Jane?» — l’istruzione della ragazza era modesta e le barriere gerarchiche robuste — le aveva detto, invece, «Certo che puoi, Jane». E senza accorgersene aveva dato una svolta alla vita di quella giovane destinata a diventare una celebre scrittrice.

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Notturno cileno”  di Roberto Bolano –  Adelphi eBook –  In studio Pietro Amati

«Ora muoio, ma ho ancora molte cose da dire. Ero in pace con me stesso. Muto e in pace. Ma all’improvviso le cose sono emerse». L’uomo che in una notte di agonia e delirio decide di ripercorrere la propria esistenza, per «chiarire certi punti», per smentire le «infamie» messe in giro su di lui da quel «giovane invecchiato» che da un pezzo lo perseguita coprendolo di insulti – ombra, o fantasma, o figura della sua innocenza perduta –, è stato un sacerdote, un membro dell’Opus Dei, e anche un poeta e un autorevole critico letterario. Ma è stato soprattutto uno che ha sempre badato a tenersi al riparo da ogni rischio, e per riuscirci si è piegato a molti compromessi, ha chiuso gli occhi dinanzi a molte nefandezze, si è macchiato di molte viltà. Ha accettato e svolto coscienziosamente incarichi bizzarri, come dare lezioni di marxismo a Pinochet e ai membri della sua giunta, e ha preso parte a squisite serate letterarie in una sontuosa villa, alla periferia di Santiago, nei cui sotterranei venivano torturati gli oppositori politici al regime. E adesso che le cose e i volti del suo passato gli turbinano davanti come sospinti da un soffio infernale, «si scatena la tempesta di merda». In questo, che è l’ultimo grande romanzo pubblicato in vita, Roberto Bolaño fa i conti una volta per tutte con la storia di quel Cile che non ha mai smesso di amare e odiare con identico furore. Lo fa scegliendo, paradossalmente, il punto di vista di un personaggio equivoco e meschino, e riuscendo tuttavia a costruire, mediante la sua querula voce, un possente «romanzo-fiume di centocinquanta pagine».

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