Cronaca

DESIO – LA ‘NDRANGHETA, L’HOTEL VISTA MARE E LA SUITE PER LA COMPAGNA

DESIO . Un hotel a quattro stelle affacciato sul mare con spiaggia privata di cui era diventato indiscusso padrone e una suite riservata alla sua compagna disponibile sempre. Anche quando l’hotel – a stagione conclusa – sarebbe dovuto restare chiuso. Dalla Brianza alla Liguria dei resort stellati: al centro dell’inchiesta condotta dalla polizia Postale e coordinata dalla Dda di Milano sono finiti gli affari di Pio Alfonso, figlio di Domenico Pio, arrestato nell’ambito dell’inchiesta Infinito del 2010 e ritenuto uno dei membri di spicco della locale di ‘Ndrangheta di Desio. Insieme al 53enne arrestato martedì mattina sono finite nei guai altre tre persone, tra cui un mediatore finanziario vicino alla famiglia della locale brianzola e procacciatore d’affari.

Secondo quanto ricostruito nell’ordinanza a firma dal gip di Milano Guido Salvini, Alfonso Pio, attraverso i propri collaboratori avrebbe costretto due soci della Confort Hotels & Resorts s.r.l. – società proprietaria dell’Hotel del Golfo di Finale Ligure – a consegnare materialmente a un imprenditore collaboratore di Pio – “i certificati cartacei attestanti la titolarità delle quote della società, al fine di ottenere il controllo di quest’ultima, senza dar seguito al contratto preliminare di vendita delle medesime quote già stipulato” con un altro socio procurandosi così l’ingiusto profitto derivante dal controllo della società.

La suite per la compagna sempre disponibile in hotel

Non deve chiedere a te se deve prendere una cosa … lei può prendere quello che vuole…Ti sto dicendo di rispettarmela … non me la rispetti .. la prossima volta che mi chiama.. io non ti chiamo più vengo diretto in albergo..”. E ancora “ti taglio la testa”. A parlare, in una conversazione dello scorso giugno 2018 registrata e finita agli atti dell’inchiesta, è Alfonso Pio che minaccia un dipendente dell’albergo accusandolo di mancanza di rispetto nei confronti della compagna. “Comportandosi di fatto come “padrone” dell’Hotel del Golfo – si legge nell’ordinanza – dove imponeva fin dal 2016 che la compagna soggiornasse gratuitamente in una suite a lei riservata, sia nella stagione estiva che in quella invernale nonostante l’Hotel fosse chiuso al pubblico da ottobre ad aprile”.

L’hotel, le auto di lusso e i casinò

I viaggi in auto di lusso – Audi Q8 o una Porsche Panamera da oltre 100mila euro – e la spola tra la Brianza, Montecarlo per la sosta al casinò e Finale Ligure, sede del suo nuovo “impero” finanziario. “Aggressivo, temuto, risoluto e accentratore tanto da gestire gli affari illeciti in prima persona con determinazione, senza perdere occasione per rimarcare il suo ruolo di vertice” questa la descrizione che emerge dagli atti di Pio Alfonso. Una vita con tutti gli agi e i lussi dall’alto profilo senza che dai primi accertamenti emergano però fonti di sostentamento ufficiali: “parte attiva nei  prestiti di  danaro, a tasso usuraio, verso imprenditori in difficoltà” con la capacità di insidiarsi in attività economiche di aziende ricorrendo ripetutamente a “metodi persuasivi”, fino a vere e proprie intimidazioni, pur di trarne beneficio.

La torta di compleanno in stile Scarface con proiettili e pistola

Il numero 40 che campeggia al centro della torta e la scritta “Auguri Melo”. Dove Melo è Carmelo Pio, fratello di Alfonso Pio. Nessuna candelina tra i ciuffi di panna ma proiettili dorati e l’immagine – iconica – di Al Pacino nei panni di Scarface: faccia cupa, sguardo arrogante e in mano un pugno di dollari. Qualche striscia di polvere bianca e una banconota arrotolata. A completare il “quadro” poi una cascata di proiettili e una pistola insieme a un sigaro e a qualche dollaro. Potere, soldi, droga e armi: una sintesi perfetta dell’immaginario popolare della vita da boss. Peccato che non sia un film.

torta boss-2

Non si tratta infatti del fotogramma di una pellicola americana che ritrae la vita di un gangster ma una torta di compleanno vera. Che è finita agli atti dell’indagine The Shock condotta dalla Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che ha portato all’esecuzione di quattro misure cautelari personali ed al sequestro di quote societarie per ipotesi di estorsione aggravata dal metodo mafioso ed usura.

Quella della torta non è la sola immagine che è servita agli inquirenti per delineare la personalità degli indagati. Dalle conversazioni finite sotto la lente di ingrandimento della polizia postale durante l’indagine – durata oltre un anno –  sono emerse altre fotografie che ritraggono uno degli indagati – Pio Alfonso e suo figlio – mentre imbracciano armi, addestrandosi al tiro, in un luogo che per ora è rimasto sconosciuto.

( Fonte MONZATODAY )

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