MONZA  – Le prove del tradimento da una chat su WhatsApp per addebitare la separazione al coniuge non sono valide se ottenute in modo illecito. Lo ha stabilito il Tribunale civile di Monza nella causa tra due coniugi, respingendo l’addebito della fine del matrimonio al marito così come era stato richiesto dalla moglie. La donna aveva sorpreso il coniuge appartato a messaggiare e, strappandogli di mano il telefonino, aveva scoperto che si stava intrattenendo in chat esplicite con un’altra donna. Ma la prova del tradimento, avvalorata nella causa da riscontri e testimonianze (senza cui non viene ritenuta acquisita con certezza) è risultata però ottenuta con un atto illecito, configurabile addirittura con la rapina del cellulare strappato al proprietario, quindi non è risultata utilizzabile.L’addebito della separazione o del divorzio, è da precisare, non dà diritto a ottenere qualcosa in più rispetto a ciò che, di norma, spetta al coniuge che si trova nella posizione più debole. Con l’addebito non si può sperare, ad esempio, in un risarcimento dei danni o in un mantenimento più alto. Ma può costare, a chi lo subisce, la perdita del diritto all’assegno di mantenimento e all’eredità dell’ex. Un altro modo per non vedersi addebitare la separazione è dimostrare che la crisi coniugale è stata causata dal comportamento dell’altro coniuge, che ha reso intollerabile la convivenza, quindi la successiva l’infedeltà non può comportare addebito.

( fonte Il Giorno – Stefania Totaro )

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