Cronaca

MONZA – SMANTELLATA BANDA DI EGIZIANI: OTTENEVANO DROGA CON RICETTE DI UN MEDICO DI FAMIGLIA

MONZA – Alle prime luci dell’alba, nei Comuni di Trivolzio (Pavia), Pero (Milano), Cornaredo (Milano), Corsico (Milano), Rho (Milano) e nel capoluogo lombardo, i militari della Compagnia Carabinieri di Monza, coadiuvati in fase esecutiva da personale del Comando Provinciale di Monza e della Brianza, di Milano e Pavia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Monza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 12 individui, un medico di nazionalità italiana, già sottoposto agli arresti domiciliari per fatti analoghi, e 11 individui egiziani (di cui 4 irreperibili), indagati a vario titolo per i reati di spaccio di sostanze stupefacenti, prescrizioni abusive, associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato o della Pubblica amministrazione, falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente servizio di pubblica necessità, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, esercizio abusivo di una professione, commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti.

L’indagine, coordinata dal Sostituto Procuratore Marco Giovanni Santini ed eseguita dai militari del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Monza nel biennio 2019-2021, prende spunto dal fermo di polizia giudiziaria nei confronti di un cittadino egiziano, bloccato in una farmacia monzese dove aveva acquistato un quantitativo spropositato di ossicodone, utilizzando ricette rubate da uno studio medico. Nella circostanza era stato il titolare della farmacia che, sospettando della genuinità delle prescrizioni, aveva allertato il 112.

Dai successivi approfondimenti condotti presso Aria (la centrale acquisti della Regione Lombardia), relativamente ad un primo periodo preso in esame, risultava come su un tot. di 6.959 ricette di ossicodone rilasciate in Lombardia, circa il 30% fossero state rilasciate in favore di individui di origine egiziana, e che 940 fossero state emesse da un singolo medico di Milano.

Gli esiti delle indagini (attività di intercettazione telefoniche e ambientali supportate da servizi di osservazione, controllo, pedinamento e riscontri), corroborate inoltre dall’arresto in flagranza di reato nei confronti di uno dei sodali sorpreso in possesso di 12.000 pastiglie di oppiacei e più di 40.000 euro in contanti, confermavano il quadro indiziario iniziale, ovvero l’esistenza di una struttura associativa a carattere stabile e continuativa, organizzata su una rigida ripartizione dei ruoli, composta quasi interamente da egiziani ed attiva su tutto il territorio lombardo, operante con un modus operandi distinto in tre fasi:
– acquisizione presso studi medici compiacenti di ricette rilasciate indebitamente, attestanti malattie a carico di soggetti non bisognosi, spesso ignari, ai quali venivano prescritti farmaci a base oppiacei (ossicodone e tramadolo) generalmente utilizzati per la c.d. terapia del dolore, muniti di codice di esenzione e quindi rimborsati interamente dal servizio sanitario nazionale;
– spendita delle ricette presso le farmacie finalizzata a reperire materialmente le confezioni;
– l’immissione delle confezioni nel mercato parallelo dello spaccio di stupefacenti, perfezionato con la cessione finale a terzi.

La scelta dei pazienti a cui intestare le ricette, il più delle volte inconsapevoli, veniva effettuata a tavolino dal medico e dai soggetti egiziani. Era proprio il dottore a selezionare fra i suoi pazienti quelli affetti da gravi disabilità, per permettere ai suoi sodali di ottenere i farmaci senza dover sostenere alcun costo, poiché rimborsati dal servizio sanitario nazionale. La scelta non era immediata: oltre a valutare il quadro clinico del paziente, veniva passato al vaglio anche il cognome dello stesso (si cercavano quelli con assonanze arabe) e il luogo di residenza (che non doveva essere troppo distante), così da non far sorgere sospetti nei farmacisti.

Per quanto concerne il giro d’affari, in circa 4 anni (dall’inizio del 2016 al 30 settembre 2020) il sodalizio avrebbe destinato allo spaccio circa 28.000 confezioni di oppiacei indebitamente acquisite (15.000 ossicodone e 13.000 tramadolo), procurando al servizio sanitario nazionale un danno di oltre 2,5 milioni di euro, mentre il compenso per i medici corrotti poteva raggiungere anche i 600 euro per una singola prestazione relativa al rilascio di ricette, che in più occasioni superava le 200 unità.

Il quadro probatorio è stato arricchito dalla preziosa collaborazione fornita agli inquirenti da enti esterni ovvero:
– Aria della Regione Lombardia, che forniva i dati utili a individuare tutte le prescrizioni e relative scansioni dei farmaci attenzionati;
– F-Lombarda, Federfarma, Farma Co.M., che inoltravano alla polizia giudiziaria svariate segnalazioni delle farmacie associate riguardanti prescrizioni sospette;
– Ats Brianza, che forniva dettagli normativi/regolamentari sulle modalità di rimborso dei farmaci da parte del servizio sanitario nazionale;
– Nas Milano, che fungeva da raccordo tra alcuni degli enti di cui sopra e la polizia giudiziaria operante, fornendo inoltre utili spunti investigativi su come acquisire i dati necessari per verificare le irregolarità in merito alle prescrizioni dei farmaci.

La gravità delle condotte (come sottolineato anche dall’autorità giudiziaria) è commisurata agli effetti devastanti che gli antidolorifici indebitamente acquistati possono avere in quanto:
– l’ossicodone, considerato sostanza stupefacente, produce effetti euforici da ubriacatura da alcool istantanea, con rischio di inebetimento perenne (due volte più forte della morfina e una volta dell’eroina);
– il tramadolo aumenta la capacità di sforzo fisico riducendo la sensazione di fatica: detta anche droga del combattente, il suo utilizzo è diffuso nei teatri di guerra mediorientali.

( seietrenta.com)