Cronaca

SEREGNO – CITTADINI IN PIAZZA FISCHIANO GIACINTO MARIANI

Il popolo e la città, feriti e indignati

Anna Migliaccio

Dunque Seregno è città a tal punto preda della criminalità organizzata di stampo n’dranghetista, che il primo cittadino si trova agli arresti domiciliari accusato di essere stato eletto con i voti di gangster, che in cambio governano al posto suo, sicché egli appare zerbino e burattino. Consenziente. Consenzienti si è sempre, fino a quando non si misurano intere le conseguenze di un consenso. Qualche arrestato certamente piange.
Lui, il sindaco e altri rappresentanti delle istituzioni e funzionari dirigenti e altri e altri ancora.
Il ventre della città è ferito, indignato, negazionista. Si vergogna di sé, nascondendosi, emergendo a volto scoperto, urlando la rabbia nell’insulto.
Ieri sera un gran numero di cittadini si è radunato  spontaneamente, tra il nuovo Auditorium e piazza della Libertà. Una folla, una massa, meno organizzata e meno governabile di quella che, ordinata e simbolica, in passato sfilava con fiaccole e striscioni.
Una massa, fatta di cittadini consapevoli e attivi e di altri, mossi da una spinta pulsionale. Una massa che se non ben governata, potrebbe reagire e un poco ne ha dato prova. Dimissioni, vergogna, dimettiti, vattene, ladro mafioso, puttaniere….All’indirizzo di un rappresentante delle istituzioni, Giacinto Mariani, che ancora ieri, pure oggetto di interrogatori, indagato a piede libero, in attesa che il GIP si esprima sulla interdizione dai pubblici uffici, perseverava nel suo mandato non scevro d’una certa fastidiosa arroganza, e celebrava nozze civili, presentava un evento pianistico…
Non importa se è colpevole o innocente. Importa che non può credersi al pari del sacerdote indegno, o che il popolo ritiene a torto o a ragione tale, distinto a tal punto dalla purezza della funzione sacra che il sacro di essa resti distinto dal celebrante.
E’ una provocazione, che il popolo non sopporta.
Sicché proprio chi scrive lo ha avvicinato  sulle scale dell’auditorium, accanto a un giovane consigliere comunale. Non certo con la furia omicida delle masse aizzate, ma con il tono pacato di chi in questa città ritiene le istituzioni sacre, gli ha chiesto soltanto: “Signor Giacinto Mariani, questi cittadini chiedono di poter votare!”
E’ questo che tutte le autorità presenti hanno chiesto nel presidio di ieri sera. Di andare a elezioni. Quel metodo che si chiama democrazia con cui i popoli, le masse, hanno trovato un accordo con il potere, che si esercita rinunciando alla violenza. Spetta alle forze di opposizione unirsi per dare una nuova visione, un nuovo respiro.

Sembra che una vera e propria volontà di essere schiavi spinga, giacché di per se stessi non si è nulla, a finire entro un ventre possente. Non si sa ciò che veramente accada, né quando accada; altri possono avere la precedenza nel mostro. Si attende devoti, si trema, e si spera d’essere la vittima prescelta” Elias Canetti, Massa e potere.

27 settembre 2017

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