anna migliaccio

Politica

SEREGNO – VOUCHER SI O VOUCHER NO ?

SEREGNO – Lo scorso mercoledì, organizzato dalla Casa della Sinistra,  c’è stato un incontro sull’argomento ” Aboliti i voucher? La lotta paga ” con relatore Simone Pulici segretario della CGIL Brianza .  L’incontro è servito  a conoscere la materia in modo oggettivo avvalendosi della norma e della sua applicazione reale. I sostenitori dei voucher affermano  che si tratta di uno strumento giuridico necessario per fare emergere dal lavoro nero forme di collaborazione particolari e residuali non altrimenti regolamentabili. Pulici ha dimostrato che ciò è falso: le tipologie di lavoro temporaneo nel nostro sistema giuslavoristico sono oltre quaranta. Per il lavoro temporaneo e occasionale già esistevano stage, contratti a progetto, contratti di somministrazione  (interinali) lavoro stagionale e lavoro a tempo determinato. Perchè il legislatore ha introdotto i voucher?  E  perché milioni di euro di voucher sono stati utilizzati  proprio in Lombardia e nelle aree più industrializzate? Per rispondere alla domanda Pulici ha detto che basta osservare chi sono i datori di lavoro che li usano di più:  non sono certo le famiglie che li utilizzano per la baby sitter o per le  ripetizioni scolastiche dei figli ma sono invece le grandi multinazionali. Il voucher è  una tipologia di contratto che corrisponde al vecchio cottimo,  del tutto priva di  continuità e tutela. Il governo era già intervento sulla materia nel 2016 ponendo un tetto di settemila euro al reddito con voucher del singolo lavoratore  e questo ha determinato il fenomeno del lavoro nero con parziale regolazione attraverso i buoni lavoro. Fenomeno maggiormente esteso nei call-center, nell’ agricoltura e nell’ edilizia:  i lavoratori pagati in questo modo al termine della vita lavorativa avrebbero maturato  forse una pensione di anzianità di circa duecento euro mensili.  Di contro il motivo per cui i voucher sono stati molto graditi ai datori di lavoro è  il basso costo previdenziale e contributivo. Per il lavoratore invece nessuna tutela ed il suo posizionamento sul punto più basso della condizione di precarietà.

Pulici ha affrontato anche l’argomento referendario sugli appalti privati. È un tema poco conosciuto e dibattuto ma che in realtà è di grandissimo rilievo. Chiedere la corresponsabilità in solido dell’appaltatore significa fermare i giochi di “scatole cinesi” e lo spacchettamento della produzione. Pensiamo a cosa sono oggi certe grandi aziende dove i collaboratori sono dipendenti di cooperative e non delle aziende medesime.  Situazioni paradossali dove a perderci è la qualità complessiva. Basta guardare negli ospedali dove la gran parte dei lavoratori sono a libro paga di  soggetti privati terzi .  Diventa sempre più farraginosa la filiera della prestazione e sempre più scarso il senso di appartenenza e responsabilità. Ci sono situazioni dove i lavoratori dei subappalti non sono nemmeno più in grado di risalire al datore di lavoro in caso di contenzioso. La responsabilità solidale renderebbe sconveniente  il subappalto e la frammentazione del lavoro.

Pulici in conclusione ha sottolineato che per tutti questi motivi la Cgil continuerà  la sua campagna referendaria, anche perché l’intervento del governo con decreto legislativo, potrebbe non ottenere la ratifica parlamentare e decadere dopo sessanta giorni. Lo svolgimento della consultazione è dubbio – ha concluso Pulici –  i media tacciono e il fallimento della consultazione per mancanza di quorum avrebbe un indubbio significato politico. ( Anna Migliaccio )
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Cultura

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SEREGNO – “Dobbiamo promuovere l’educazione alla legalità perché piace alla gente e tanto non serve a niente”. Sono parole di Campanella, collaboratore di giustizia e protettore della latitanza di Bernardo Provenzano. A questo tema, la finta antimafia che piace tanto alla mafia e ai suoi sodali politici corrotti, è dedicata tutta la prima parte de ” La mafia siamo noi “, il libro di Sandro de Riccardis ( ADD Editore )  giornalista di Repubblica e autore di numerose inchieste. L’autore è stato presente a Seregno presso Area Libri per la riuscita  iniziativa della Casa della Sinistra Seregno. Dialogando  con il presidente dell’ associazione Simone Crinò,  l’autore ha raccontato il suo libro e sé stesso. Pugliese, ha visto da vicino gli effetti devastanti della presenza criminale della sacra corona unita. Nel suo lavoro di giornalista d’inchiesta ha conosciuto molte storie tragiche di eroi civili;  ad alcuni sono dedicati i capitoli centrali. Libero Grassi che l’autore ha avuto l’onore di intervistare, don Pino Puglisi e il sindaco Vassallo: tutti eroi assassinati,  tutte vittime della criminalità organizzata. Come Rita Atria collaboratrice di giustizia morta suicida dopo la strage di Capaci: sono sue le parole che danno il titolo al libro, un libro costruito più che come una inchiesta,  come un reportage. Un insieme di fotografie di diverse realtà che poste l’una accanto all’altra formano una sorta di affresco. Una grande rappresentazione di un insieme di fenomeni: criminalità, corruzione, impegno civile. Cosa possiamo fare noi contro la mafia?  La tesi sostenuta dall’autore nel suo dialogo con i cittadini  presenti all’evento è che contro la mafia non basta l’azione della polizia e della magistratura perché la mafia vive e prolifera sulla mentalità della massa silenziosa e condiscendente. È così che nel corso della serata abbiamo ripercorso nel dibattito alcune vicende del territorio. I funerali del boss Cristello, gli esercizi commerciali chiusi, lo striscione di solidarietà, la scarsa risposta della città alle iniziative politiche, l’atteggiamento delle istituzioni locali. Infine un’ esperienza particolare e importante cconclude il libro di De Riccardis: il dialogo tra i detenuti per reati mafiosi e le famiglie delle vittime. L’antimafia vera siamo tutti noi se abbiamo il coraggio dei valori morali; dentro questi valori al primo posto c’è la persona umana che deve sempre essere riconosciuta e promossa come tale anche quando si è macchiata di gravissimi delitti.

Un punto di vista quello di Sandro De Riccardis che ci appartiene completamente. ( Anna Migliaccio )

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Politica

MONZA- RICCHIUTI ” QUERELE PRETESTUOSE E INTIMIDATORIE CONTRO I GIORNALISTI”

MONZA – Lunedì pomeriggio la senatrice desiana Lucrezia Ricchiuti  (Partito Democratico) ha presentato il disegno di legge 2659 in materia di   ” querele pretestuose e intimidatorie contro i giornalisti “. Nel suo intervento la senatrice  ha evidenziato anzitutto l’aspetto economico dell’attacco preventivo alla libertà di stampa. La minaccia di querela contro giornalisti free lance privi di tutela e di mezzi è un deterrente fortissimo alle inchieste. In particolare quelle di mafia (ricordiamo che la senatrice fa parte della commissione antimafia).  Il risultato è che molte testate giornalistiche rinunciano preventivamente a certe inchieste pericolose. Non si scrive più e non si danno notizie complete di nomi soprattutto in materia di criminalità organizzata. Spesso il procedimento giudiziario che segue alla querele dura per anni attraverso i tre gradi di giudizio con enorme esborso economico.   Lucrezia Ricchiuti, da noi intervistata, ha auspicato che il disegno di legge  (visibile  per intero sul sito  La meglio Italia) venga calendarizzato al più presto.

A parere di chi scrive il disegno di legge è un buon provvedimento, se l’intento è impedire il ricorso ai tre gradi di giudizio quando la querela è manifestamente improponibile e pretestuosa.  Il disegno di legge infatti propone l’archiviazione in primo grado e il non luogo a procedere per l’aspetto penale oltre che una multa a carico del querelante. Resta inteso che la manifesta improponibilita’ è rimessa alla discrezionalità del PM o del GIP.  Naturalmente a nostro avviso la legge  non rimedia ( né potrebbe ) al timore suscitato da intimidazioni frutto del clima politico di un ambiente sociale criminoso ove la manifestazione del pensiero e il diritto di cronaca si dispiegano, né può porre rimedio alla crisi democratica della libertà di stampa. A nostro avviso la questione piu grave in questa fase storica è infatti  la concentrazione dell’informazione circoscritta a pochi gruppi di potere imprenditoriale e finanziario. A tal proposito durante il dibattito la stessa senatrice Ricchiuti ha espresso un giudizio negativo sulla carenza di finanziamento pubblico per l’informazione. È stato fatto osservare dai presenti che  il punto di massima debolezza della libertà di espressione è rappresentato dalle piccole realtà di informazione anche non qualificate come testate giornalistiche cioè i blog. A tal proposito la senatrice Ricchiuti ha  assicurato che il disegno di legge è pienamente applicabile ad ogni genere di querela anche al di fuori della attività di giornalismo professionale.

Auspichiamo l’approvazione della norma proposta, esaminata alla luce dell’evoluzione della nozione stessa di informazione, nell’era dei social network e della sempre maggiore ostensione pubblica di atti e documenti che chiunque è in grado di pubblicare e commentare. Mai come oggi cresce la trasparenza e diminuisce l’informazione. ( Anna Migliaccio )

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Cultura

ALDO MORO : AD UCCIDERLO FURONO “ANCHE” LE BRIGATE ROSSE

“Cara  Noretta vorrei vedere coi miei piccoli occhi mortali…cosa ci sarà dopo. Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo. Ringrazia tre volte Cossiga. Per non avermi protetto, per la politica inconcludente….” l’ultima lettera di Aldo Moro alla moglie a pochi giorni dal l’esecuzione. Un uomo lucido e nel pieno possesso delle proprie facoltà intellettuali e spirituali. Chi lo ha ucciso?  Chi lo odiava a tal punto da eliminarlo credendo così di togliere di mezzo per sempre le questioni politiche che facevano di lui non un semplice individuo ma un precipitato di questioni collettive?  Dice l’onorevole Gero Grassi nella sua conferenza di venerdì scorso a Seregno che poco prima di essere rapito Aldo Moro tentava di rendere pubblica una intervista alla Rai che non fu mai trasmessa. In quella intervista avrebbe dichiarato l’odio degli americani per la sua politica. Avrebbe ricordato l’incontro con Kissinger. “Onorevole Moro se lei non la smette con questa politica di dialogo con i comunisti farà una brutta fine.” Era più di un avvertimento. Una minaccia. Davvero si può odiare tanto un politico per aver lottato contro l’analfabetismo di massa e per aver portato in televisione il maestro Alberto Manzi con il suo programma “Non è mai troppo tardi” e per avere introdotto da ministro dell’Istruzione la conseguenza penale della diserzione scolastica?  Il maestro Manzi aveva un piccolo difetto: era comunista. Il peccato mortale di Aldo Moro è aver condotto una politica che avrebbe portato i comunisti al potere per via democratica. Senza insurrezione armata. Dunque l’onorevole Gero Grassi si fa promotore della attualità della commissione parlamentare di inchiesta. Una nuova relazione viene pubblicata a dicembre 2016. La si può leggere sul sito www.gerograssi.it. L e novità sul caso Moro sono sostanzialmente legate alla esecuzione materiale. Per una serie di ragioni e di perizie si deve dubitare che gli esecutori materiali siano i brigatisti. Il momento del rapimento. Anche qui una serie di novità. Il bar Olivetti adiacente via Fani quel giorno era aperto. Quel locale  era punto di intersezione di realtà oscure che vanno dalla criminalità organizzata ai servizi segreti, dalla P2 a pezzi deviati dello stato e delle forze dell’ordine. Sulle brigate rosse una serie di novità portano a vedere la doppia faccia. Un pezzo di manovalanza che crede di fare la rivoluzione e altri personaggi come Sensani e Morucci che invece  sanno di essere strumenti di ben altri poteri e con essi  intrattengono legami e collaborazioni. In particolare con la P2 e con Gladio. Il ruolo dell’autosalone Autocia da cui provengono le auto usate nel delitto. Anche questo punto di raccordo tra quelle diverse realtà. Il ruolo di Marcinkus e dello IOR. Le conclusioni portano alla verità che a sinistra si è sempre sostenuta: ad uccidere Aldo Moro furono  anche le  Brigate Rosse. Anche ma non principalmente. Si può uccidere un uomo ma restano intatte le questioni politiche. A parere di chi scrive ci si può legittimamente domandare a questo punto se la furia anticomunista e antidemocratica della nostra democrazia limitata non sia la spiegazione di molti altri eventi anche molto vicini e meno sanguinosi all’apparenza. Come lo spostamento sempre più a destra delle forze politiche del nostro Paese. La distruzione dei veri e grandi partiti di massa e  l’attacco alla Costituzione. La demolizione dell’apparato produttivo industriale e la fine del ruolo dello Stato nell’economia. Tutte questioni su cui la politica di Aldo Moro potrebbe essere ricordata. Resa nuovamente attuale. Si può uccidere un uomo. Non il precipitato ideale che egli ancora rappresenta.  ( Anna Migliaccio )

 

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Cultura

” L’INFELICITA’ DEL GATTO ” DI GIACOMO LA FRANCA

SEREGNO – Non è frequente che un nostro concittadino si metta a scrivere romanzi. Giacomo La Franca ( foto sotto ) di cui parliamo oggi ne ha già scritti due che hanno ottenuto un buon successo editoriale.   Sabato 17 dicembre, presso la libreria Area Libri di Seregno ha presentato il suo secondo romanzo dal titolo  “L’infelicità del gatto” ( Eclissi Editrice ) dove “il gatto” è uno dei tre personaggi principali. Un hacker, un nerd e un ingegnere informatico, grasso,  solitario e un po’ autistico che un giorno decide di cambiare sé stesso. Si incatena per non avere più accesso al web, non bere, non fumare e poter uscire dal mondo virtuale. Dorme in un bosco, si isola in una casa di Brunate, si mette a dieta, prova a cambiare il suo corpo, il suo essere reale. Questa storia è un noir, dove c’è anche un assassino. Un uomo importante, un funzionario di polizia con una doppia vita, un po’ come il “cittadino al di sopra di ogni sospetto” interpretato dal grande Gian Maria Volontè. Un uomo che vive solo delle proprie passioni sessuali, di dominio, violente. Nella storia accadono diversi omicidi alcuni dei quali  anche efferati e l’assassino non prova mai il minimo pentimento. E’ un essere privo di ogni empatia ad eccezione della brama verso un oggetto di passioni, un giocattolo da smontare, magari rompere. Poi c’è una “investigatrice privata”, una giovane che ha ereditato dal padre il mestiere di pedinare mariti e mogli infedeli.  C’è anche una vittima-complice di giochi perversi e crudeli, anche lei persona tremendamente sola. E infine c’è  un vero gatto ma a dispetto del titolo è il meno infelice di tutti. I gatti, a differenza degli umani, sono esseri diversamente sociali.
Personaggi assurdi, taluni iperbolici, soprattutto nella seconda parte della narrazione dove ne incontriamo di nuovi. Eppure reali, in questo nostro mondo finto e tutto virtuale. Reali anche nella prosa ordinaria e quotidiana, a volte sgradevole, ma realistica in un mondo fatto di gente attaccata solo ad apparecchi elettronici, che ha paura del corpo dell’altro. Che differenza c’è tra un giallo e un noir? L’autore risponde che in un giallo si cerca l’assassino, in un noir la motivazione che spinge qualcuno a diventare un assassino o a commettere atti illegali. Lo scavo psicologico dei personaggi. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato. La trama è paradossale, ma quando ci entri non puoi uscirne senza la curiosità di sapere come va a finire. Non la possiamo raccontare, basti sapere che il fine è lieto  e che almeno due dei protagonisti ritroveranno sé stessi oltre che l’Altro. ( Anna Migliaccio )
la franca giacomo
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Cronaca

SEREGNO – QUALE FUTURO PER LO STORICO “CINEMA ROMA ” ?

SEREGNO – Con la proiezione di venerdì scorso del film documentario dal titolo “Il fiume ha sempre ragione” la cooperativa Controluce ha informato la cittadinanza sullo stato dell’arte circa la minaccia di chiusura che incombe sullo storico cinema. Abbiamo intervistato l’architetto Ivano Barison seregnese con studio a Meda che ha presentato la relazione tecnica consegnata alla Soprintendenza al fine di ottenere il riconoscimento del cinema Roma quale “sala storica di interesse culturale” ai sensi della direttiva emanata dal Ministro per i beni culturali in data 26/08/2014 e della legge sul riordino del settore cinema e audiovisivi. Il cinema  Roma iniziò la sua attività nel 1924 e per tutto il ventennio osò con coraggio le sue proiezioni “disobbedienti”. Sempre l’architetto Barison ha presentato  lo studio di fattibilità che prevederebbe la ristrutturazione dell’intero corpo di fabbrica con la creazione di una seconda sala di proiezione più piccola, una biblioteca del cinema, uno spazio bar e ristorante e una serie di sale destinate a uffici e attività culturali. Uno ottimo progetto di rinascita per il cinema cittadino che naturalmente non trova concorde la proprietà dell’immobile, la società A3  Immobiliare & investimenti, che,  a dispetto della sentenza di primo grado  ( leggi  ) con cui è stata ritenuta applicabile la durata del contratto di otto più otto anni anziché  i sei più sei, ha presentato ricorso contro la sentenza stessa  e ha rinnovato la procedura di sfratto. In un passato recente,  all’epoca dell’amministrazione di Giacinto Mariani,  era stato chiesto di porre all’interno del Pgt cittadino  il vincolo di destinazione dell’area e l’osservazione presentata dalla proprietà era stata respinta. Successivamente però non ci sono i stati i promessi incontri tra le parti  e oggi l’assessore alla cultura e vice sindaco ovvero lo stesso Giacinto Mariani,  pare non prenda più in carico la questione della chiusura del locale,  tutt’altro che scongiurata. Ai tanti seregnesi e non, utenti dello storico cinema, non rimane che sperare nel vincolo della soprintendenza che potrebbe indurre la proprietà a valutare l’eventuale vendita dell’immobile. ( Anna Migliaccio )

 

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Politica

SEREGNO – L’ON. D’ATTORRE PER IL NO AL REFERENDUM

SEREGNO – Ha avuto un’ ottima riuscita l’iniziativa promossa dalla “Casa della sinistra Seregno”  svoltasi ieri  21 ottobre . L’associazione supporta il lavoro del Comitato locale e nazionale per il NO nell’ambito della campagna elettorale del referendum costituzionale. Ospite dell’incontro l’onorevole Alfredo D’Attorre, deputato del gruppo parlamentare Sinistra  Italiana,  che ha illustrato le ragioni per votare no a questa contro riforma. Molte le falsità da smontare riguardo al risparmio che si otterrebbe sui costi della politica – ha esordito l’onorevole -, al preteso snellimento e velocizzazione della produzione normativa. Ciò che verrebbe meno con la vittoria del Sì  nel combinato disposto con la legge elettorale Italicum,  è solo la rappresentanza. Il Senato non viene abolito affatto; viene abolito il voto dei cittadini e sostituito dalla nomina politica dei potentati locali che,  soprattutto in certe aree del Paese,  andrebbero invece limitati e controllati. Non sono chiari i ruoli ed è possibile il conflitto dei poteri – ha continuato  l’onorevole D’ Attorre -; figure istituzionali regionali e sindaci acquisteranno una immunità da processi con  pericolo per la vita democratica. Grave è anche il modo con cui è stato condotto il procedimento parlamentare della riforma. Ogni voce dissonante è stata esclusa dalla Commissione affari costituzionali e il dibattito parlamentare soffocato. La Costituzione, vertice assoluto nella gerarchia delle fonti del diritto, – ha concluso  l’ onorevole -appartiene a tutti e non può essere cambiata con atti di forza da parte del Governo che ricorre ed abusa alla questione di fiducia.
All’incontro erano presenti  molti cittadini e giovani alla loro prima esperienza nell’esercizio del voto,  persone indecise sul referendum e non facenti parte dell’associazione culturale. Secondo l’organizzatrice Anna Migliaccio:  ” La riuscita dell’incontro è un segnale che la associazione “Casa della sinistra Seregno” sta effettivamente svolgendo il proprio compito politico culturale “.

 

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Cultura

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Un viaggio-inchiesta che porta il lettore a scoprire la connivenza delle forze d’occupazione con il business dell’oppio e dell’eroina. Un testo per chi vuole capire i retroscena di una guerra crudele e devastante. Anna Migliaccio ha intervistato l’autore Enrico Piovesana