Antonio Lugarà

Cronaca

SEREGNO – EMESSA LA SENTENZA DEL PROCESSO “SEREGNOPOLI I°” : GLI ASSOLTI E I CONDANNATI

SEREGNO – C’è stata corruzione elettorale ma non voto di scambio finalizzato ad ottenere una concessione edilizia. È la sentenza decisa dal Tribunale di Monza che ha trasformato l’accusa di corruzione urbanistica con voto di scambio in abuso d’ufficio (con assoluzione) e corruzione elettorale (prescritta) per l’ex sindaco forzista del Comune di Seregno Edoardo Mazza e per il costruttore Antonino Lugarà.

L’inchiesta della Procura di Monza nel 2017 ha portato al commissariamento della Giunta, tacciata di ingerenze mafiose poi non confermate. Al processo, durato 4 anni e mezzo, Lugarà era accusato di avere procurato a Mazza voti nelle elezioni del 2015 per velocizzare illecitamente l’iter del suo progetto edilizio.

Lugarà è stato condannato a 4 anni e mezzo di reclusione per usura in relazione ad un prestito di 100mila euro ad un imprenditore, mentre sono state dichiarate prescritte un’accusa di corruzione nell’esercizio di una funzione per un appartamento dato in uso al capo dell’ufficio tecnico del Comune Calogero Grisafi morto suicida e per la ricettazione di un’anfora antica.

Condannato a 3 anni e 3 mesi per usura Angelo Bombara. Prescrizione per l’ex funzionario della Procura di Monza Giuseppe Carello, accusato di avere informato Lugarà su nomi di soggetti iscritti nel registro degli indagati.
Tutti gli altri assolti.

I pm avevano chiesto 9 condanne e 4 assoluzioni. La pena più alta, 7 anni e 4 mesi di reclusione, per Antonino Lugarà; 5 anni per Mazza; 4 anni e mezzo per l’ex consigliere comunale Stefano Gatti, considerato il “cavallo di Troia” di Lugarà nell’amministrazione comunale per tenere il costruttore al corrente del procedere dei suoi affari. Sei anni e mezzo sono stati chiesti per concorso in usura con Lugarà per l’ex assessore regionale e golden boy del Pdl in Brianza Massimo Ponzoni (già condannato per corruzione e bancarotta fraudolenta) perché avrebbe fatto da intermediario al costruttore per il prestito.

Quattro anni per l’ex dirigente dell’ufficio esecuzioni del Tribunale di Monza Vincenzo Corso che avrebbe favorito, su richiesta di Lugarà, il rinvio di un procedimento di sfratto a carico di Ponzoni. Tre anni la pena chiesta invece per l’ex funzionario della Procura di Monza Giuseppe Carello, mentre 1 anno e 4 mesi ciascuno per abuso d’ufficio per i funzionari comunali Franco Greco e Mauro Facchinetti e l’assoluzione dalla stessa accusa, con formula piena per lo storico sindaco poi diventato vice Giacinto Mariani e perché il fatto è stato depenalizzato per i funzionari comunali Carlo Santambrogio, Antonella Cazorzi e Biagio Milione. Niente risarcimento dei danni per il Comune di Seregno, che si è costituito parte civile al processo chiedendo una provvisionale immediata di 112mila euro per i danni morali all’immagine e per quelli patrimoniali per i mancati introiti di oneri di urbanizzazione al Comune per un centinaio di migliaia di euro per i ritenuti favoritismi per la concessione edilizia sull’area della ex storica rimessa per autobus Dell’Orto in via Valassina per realizzare un supermercato.
Le motivazioni della sentenza tra 90 giorni.

( Stefania Totaro – IL GIORNO )

 

 

Cronaca

SEREGNO – PER SEREGNOPOLI I PM CHIEDONO 5 ANNI PER MAZZA E 7 ANNI E QUATTRO MESI PER LUGARA’

SEREGNO – Davanti al collegio giudicante presieduto da Letizia Anna Brambilla, nel prosieguo del processo contro politici e imprenditori seregnesi sono state formulate le richieste da parte della pubblica accusa. Le conclusioni della procura, rappresentata dei pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo sono terminate con 9 richieste di condanna .   Per il presunto malaffare all’interno dell’amministrazione comunale di Seregno,onosciuto con il nome di “Seregnopoli” che ha visto imputati ex amministratori pubblici, imprenditori, funzionari e dirigenti comunali sono queste le richieste formulate dai pm: cinque anni per Edoardo Mazza; sette anni e quattro mesi per Antonino Lugarà; quattro anni e sei mesi per Stefano Gatti; un anno e quattro mesi per Franco Greco; un anno e quattro mesi per Mauro Facchinetti; tre anni per Giuseppe Carello; quattro anni per Vincenzo Fortunato Corso; sei anni e sei mesi per Massimo Ponzoni; tre anni per Angelo Bombara. Chiesta invece l’assoluzione per: Giacinto Mariani, Carlo Santambrogio, Antonella Cazorzi e Biagio Milione. 

 

Cronaca

DESIO – ATTICO SEQUESTRATO A MASSIMO PONZONI EX ASSESSORE REGIONALE

DESIOUn attico di duecentometri quadrati in pieno centro, a Desio è stato sequestrato dai Carabinieri . Un immobile del valore di circa 400mila euro già finito all’asta e acquistato da una società ma di fatto rimasto nella disponibilità dell’ex esponente politico del Popolo delle Libertà  in Regione Lombardia, che nonostante il cambio di intestazione ha continuato ad abitarci. Ora però l’ex assessore all’Ambiente  Massimo Ponzoni, il “golden boy” della politica brianzola, già condannato in via definitiva nel 2016 a cinque anni per corruzione nell’ambito di una vicenda giudiziaria al centro della quale vi erano anche le tangenti relative al Piano attuativo per un centro commerciale di Desio, dovrà lasciare le stanze di corso Italia. Il provvedimento, a cui hanno dato esecuzione i carabinieri di Desio, è stato emesso dal Tribunale di Milano Sezione Misure di Prevenzione, su proposta dei militari dell’Arma cittadina in collaborazione con i carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria della Procura di Milano. L’immobile – dove di fatto abitava l’ex assessore regionale imputato anche nel processo Seregnopoli – è ritenuto dal Tribunale di Milano il frutto dell’attività delittuosa. A far scattare il sequestro è stato il “patrimonio disponibile in misura sproporzionata rispetto al reddito” e la ritenuta “pericolosità sociale” del soggetto, presupposti per l’applicazione di una misura che trae origine direttamente dal “Codice Antimafia” per colpire patrimoni ritenuti illecitamente accumulati

Seregnopoli, accuse di corruzione e usura

Massimo Ponzoni risulta imputato insieme all’imprenditore Antonino Lugarà nell’ambito del processo Seregnopoli  ( leggi ) per corruzione in concorso con l’ufficiale giudiziario Vincenzo Corso. Secondo l’accusa avrebbe provato a posticipare l’espropriazione di un immobile – quello oggetto del sequestro appunto – intestato a una società riconducibile all’ex politico lombardo. Il nome di Ponzoni accanto a quello del costruttore Lugarà, figura anche nell’ambito di un presunto episodio di usura nei confronti di un imprenditore brianzolo per un affare in Tunisia a cui sarebbe stato prestato del denaro con tassi di interesse ritenuti appunto usurai.

( fonte Milanotoday )

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Cronaca

SEREGNO -SEREGNOPOLI: LA PRATICA GAMM TRA OMESSI COLLAUDI E VARIANTI NON DICHIARATE

MONZA – Riprende il processo sull’urbanistica seregnese con la prima udienza del nuovo anno. Al centro, le dichiarazioni spontanee rese dal duo Santambrogio-Facchinetti, ex pubblici ufficiali del Comune di Seregno, e le testimonianze del notaio di Lugarà e di un parente di Mega.

Di Alessandro Girardin

L’udienza del 1° marzo del processo Seregnopoli si è aperta con l’esame di due testi di parte civile, nel filone che vede Antonino Lugarà imputato in concorso con Massimo Ponzoni per la vicenda di un prestito da 110mila euro che l’imprenditore Luciano Mega avrebbe dovuto restituire in tre mesi maggiorato da interessi ritenuti dall’accusa usurari. La prima teste, Maria Nives Iannaccone, notaio “di fiducia” di Lugarà, ha dichiarato di conoscere il costruttore calabrese dagli anni ’90. L’11 dicembre 2015, data del rogito dell’atto di compravendita dell’immobile di Alezio (Lecce) di proprietà del Mega a favore del figlio di Lugarà, risultava alla Iannaccone che il valore dell’immobile fosse mutato, passando dai 65-70mila del preliminare (che conferiva a Lugarà a far data dall’8 luglio 2015 una procura speciale a vendere) agli 80mila del definitivo.
L’atto prevedeva in particolare una delegazione di pagamento, in virtù della quale la società venditrice Domus chiedeva di pagare direttamente a Lugarà a motivo della «situazione debitoria» in cui versava il Mega. Traspariva infatti dallo scritto che quegli 80mila erano versati «a saldo» di un debito preesistente di 110mila euro. Il notaio ha dichiarato di non sapere che la società venditrice avesse acquistato due anni prima quello stesso immobile al valore di 200mila euro.
In seconda battuta, il collegio ha deciso di non sciogliere la riserva sull’istanza presentata dalla parte civile per una perizia grafica sul documento del 10 luglio 2013 che, secondo la difesa, proverebbe la vera fonte del debito di Mega (smentendo la tesi della consegna del denaro nell’appartamento di Ponzoni in Francia nel febbraio 2014). L’appartamento sarebbe poi stato rivenduto a Gallipoli nel marzo 2016 per un valore di 140mila euro.
Il secondo soggetto chiamato a testimoniare è stato il cugino acquisito di Mega, Alessandro Marella, ex affittuario di un appartamento di proprietà del Mega a Lugano. Nel corso della deposizione, il teste ha riferito della volta che Mega venne ad avvertirlo della sua intenzione di vendere l’appartamento per i debiti contratti nei confronti di Lugarà. Mega gli aveva dato l’impressione di «temere quella persona». Lo stesso Lugarà, ha raccontato, era venuto più volte a visionare l’appartamento (anche tramite “agenzie”), una cosa che «mi aveva dato qualche noia».
Alla fine, l’inquilino disse a Mega che l’avrebbe comprato lui. È stato ricordato il mutuo che aveva acceso per procedere all’acquisto, sostituendosi in questo modo a Mega nella proprietà. Il rogito risale al 25 novembre 2014 per una somma pari a 325mila franchi. Un mese prima, il 22 ottobre 2014, Mega aveva rilasciato a Lugarà una procura a vendere l’appartamento ad un prezzo non inferiore a 288mila franchi svizzeri. A fronte della quale sarebbero stati versati, a titolo di compenso, 30mila franchi. I soldi della vendita sarebbero stati poi divisi fra le parti dal notaio svizzero. Dei passaggi di denaro in favore di Lugarà, creditore verso Mega, Marella ha dichiarato di essere all’oscuro.
Nel controesame condotto dall’avvocato Luca Ricci, legale di Lugarà, Marella ha confermato che dall’importo della vendita erano stati detratti 65mila franchi da lui già pagati a Mega a titolo di «aiuto personale», senza ricordare quanto tempo prima li avesse versati.

In una seconda fase si è passati alle dichiarazioni spontanee rese su base volontaria dagli imputati.
Su richiesta della pm Giulia Rizzo, il 68enne ex dirigente Carlo Santambrogio ha svolto alcune considerazioni sull’accusa che gli viene mossa. Sul fatto, cioè, di aver sottoscritto in data 6 dicembre 2015 una relazione favorevole alla richiesta di rilascio del certificato di agibilità parziale in favore di Lugarà senza il collaudo delle opere pubbliche, in contrasto con l’art. 10 della convenzione stipulata dal Comune con la G.A.M.M. per l’esecuzione del piano attuativo. Nel merito, Santambrogio si è difeso sostenendo quest’ultima norma riguardasse l’agibilità di tutto il piano attuativo. Se infatti – a suo giudizio – l’art. 10 fosse stato riferito all’agibilità di «una sola unità immobiliare» (come nel caso di Lugarà), sarebbe entrato in conflitto con il testo unico dell’edilizia, come al tempo modificato dal “decreto del Fare” del 2013.
Al netto dei tecnicismi, per Santambrogio il caso di Lugarà era da ricondursi a una disposizione (art. 24, co. 4-bis, lett. b), d.P.R. n. 380/2001) secondo la quale sarebbe stato sufficiente il «completamento», e non anche il collaudo, delle opere di urbanizzazione primaria realizzate all’interno della singola unità immobiliare. Il riferimento al “collaudo”, non presente nel decreto, faceva però capolino nella legge di conversione dell’agosto 2013. Un dubbio interpretativo poi sfociato in un vero e proprio dissidio tra il parere finale di Santambrogio e quanto invece risultava dalla relazione tecnica conclusiva del 2 dicembre 2016, a firma dello stesso Santambrogio e di altri due funzionari dell’Ufficio Tecnico. Fra costoro, infatti, la geometra Antonella Cazorzi, attualmente imputata, si disse contraria all’accoglimento senza previo collaudo delle opere, in ragione di una diversa qualificazione della fattispecie, e cioè della considerazione che le unità immobiliari in questione fossero più d’una (art. 24, co. 4-bis, lett. a), d.P.R. n. 380/2001).
Alla fine, però, come sottolineato in sede di controesame, a prevalere era stata la determinazione adottata da Santambrogio sulla scorta del suo potere dirigenziale. A domanda della presidente, l’imputato ha replicato di non aver subito pressioni o condizionamenti, né di esser stato a conoscenza, nel momento del rilascio del parere, del preliminare di compravendita dell’area ex Dell’Orto fra G.A.M.M. e iN’s Mercati. Quanto alle opere pubbliche, a parere di Santambrogio sarebbero state comunque collaudate ai fini della loro acquisizione al patrimonio comunale.

È stato quindi il turno di Mauro Facchinetti, 57 anni, ex responsabile unico dell’istruttoria del piano G.A.M.M.: quel che l’accusa gli contesta, è di aver omesso di segnalare la variante apportata al Pgt dalla delibera di adozione della pratica di Lugarà, che avrebbe quindi dovuto adottarsi in Consiglio comunale e non in Giunta come invece accaduto.
Riguardo all’omessa segnalazione della variante su via Dell’Oca, Facchinetti ha puntualizzato di non aver mai ritenuto il problema davvero sussistente. Dal suo punto di vista, l’immobiliarista non avrebbe fatto altro che realizzare lungo il confine del lotto un marciapiede, ossia un’opera di urbanizzazione primaria «interna al piano attuativo». Che quindi non avrebbe comportato un allargamento di via Dell’Oca né, come al contrario sostenuto dall’accusa, un cambio di destinazione dell’area, prevista nel Pgt come pedonale e divenuta nel piano G.A.M.M. carrabile. È stato ricordato che Lugarà, su richiesta del Grisafi, aveva arretrato la recinzione di un metro e mezzo (in forza di una norma del Piano delle Regole che fissa in due metri il limite massimo di modifica del tracciato) e ceduto gratuitamente la relativa area al Comune. Rispondendo alle domande postegli dal suo legale, l’avvocato Marco Leanza, Facchinetti ha sostenuto che via Dell’Oca sia sempre stata – prima e dopo l’approvazione del piano G.A.M.M. – una sede stradale «promiscua», fatta cioè per il passaggio indifferentemente di auto, pedoni e biciclette.
Nessuna variante poi, secondo Facchinetti, su via Valassina: le opere realizzate da Lugarà per agevolare con una terza corsia l’ingresso al centro commerciale, e quindi realizzate secondo l’accusa nel mero interesse del privato, sarebbero irrilevanti ai fini del Pgt in quanto «all’interno della stessa sede stradale». Quanto all’assenza dello studio sul traffico di cui all’art. 41 del PDR, la valutazione di Facchinetti fu quella di ricondurre il piano G.A.M.M. all’art. 15 del Pgt, relativo alla riconversione di fabbricati dismessi ad uso produttivo e all’obbligatorietà dell’indagine ambientale in vista di un’eventuale bonifica. Da cui poi la monetizzazione, alla luce dell’indice del microtessuto polifunzionale (0.6) e della superficie di risulta (2.200 mq), di un importo complessivo tra oneri di urbanizzazione e contributi di costruzione pari a circa 809.000 euro.
Che dovesse scegliersi lo strumento del piano attuativo, è richiesto dallo stesso art. 15 (dato che la superficie lorda prevista superava abbondantemente i 900 mq). Per questo era stata accolta «solo parzialmente» dal Comune l’osservazione presentata dalla G.A.M.M. nei 15 giorni successivi alla pubblicazione (nel settembre 2015) della delibera di adozione del piano; osservazione con cui la società chiedeva di convertire l’area di sua proprietà da produttiva a polifunzionale senza passare dalla pianificazione attuativa. Respingere in parte questa richiesta avrebbe rappresentato, secondo le difese, un ulteriore aggravio dei costi sostenuti dall’imprenditore, che proseguendo l’altra via avrebbe invece risparmiato circa 369.000 euro di oneri di urbanizzazione.
Gli ultimi commenti hanno riguardato l’omesso passaggio della pratica nella Commissione consiliare Politiche del Territorio e l’asservimento dei parcheggi, non ceduti al Comune ma – secondo l’accusa – lucrati da Lugarà. La difesa di Facchinetti ha insistito in particolare sull’opinabilità di quanto – a suo giudizio – scritto dal consulente tecnico del pm, l’architetto Rimoldi, nella sua relazione, circa la necessità per il privato di «pedonalizzare via Dell’Oca».

Nella prossima udienza, calendarizzata per il 29 marzo, saranno sentiti il teste Rizzo, gli imputati Vincenzo Corso e (se presente) Giuseppe Carello, insieme a eventuali consulenti tecnici della difesa.

Cronaca

SEREGNO – ASSOLTO IN APPELLO L’EX ASSESSORE GIANFRANCO CIAFRONE ( FI )

SEREGNO – L’ex assessore Gianfranco Ciafrone ( Forza Italia ) difeso dall’avvocato Michele Sarno e l’ex segretario comunale Francesco Motolese assistito dall’avvocato Raffaele della Valle sono stati assolti nell’udienza tenutasi stamane 22 gennaio  in Corte d’Appello a Milano . I due imputati dovevano rispondere dell’accusa di abuso d’ufficio sul piano attuativo per realizzare un nuovo esercizio commerciale sull’ area dismessa della Dell’Orto Pullman area dismessa in via Valassina. La Procura di Monza  aveva presentato ricorso contro le sentenze di assoluzione del gup, Silvia Pansini in primo grado ( leggi ) tenutosi con il rito abbreviato . L’ex assessore era stato assolto perchè il fatto non costituisce reato mentre l’ex segretario comunale perchè il fatto non sussiste . Continua il processo ordinari per gli altri imputati tra cui l’ex sindaco Edoardo Mazza, l’imprenditore Antonio Lugarà ed il vice sindaco Giacinto Mariani .

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Cronaca

SEREGNO – SEREGNOPOLI : “HO PRESO ATTO DI ESSERE ISOLATA” AFFERMA L’EX ASSESSORE BARBARA MILANI

MONZA – “ Ho preso atto di essere isolata all’interno della Giunta “: queste le parole raccolte dall’ex Assessore Barbara Milani (audio integrale qui sotto ) a valle dell’udienza del processo “Seregnopoli 1” tenutasi lunedì 23 novembre, presso la sede della Provincia di Monza e Brianza, e che vede imputati 15 soggetti tra cui l’ex sindaco Edoardo Mazza (Forza Italia), l’imprenditore Antonio Lugarà ed altri 13 imputati minori fra i quali anche l’ex vice sindaco Giacinto Mariani (Lega per Salvini Premier).

L’udienza è stata incentrata sulla deposizione ed il controesame dell’ex assessore all’Urbanistica Barbara Milani ( nella foto di copertina ), teste dell’accusa rappresentata dai PM Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo della Procura della Repubblica di Monza.

La Milani ha raccontato come, fin dal primo giorno del suo insediamento a inizio luglio 2015, ricevette pressioni dell’allora dirigente all’urbanistica Calogero Grisafi ( leggi ), poi deceduto, in merito all’apposizione della firma sulla pratica ex Dell’Orto Pullman riferibile al costruttore Antonio Lugarà: fu proprio lui a presentarsi nel suo ufficio un paio di giorni dopo la sua nomina, chiedendole di adempiere con i dovuti atti per procedere nell’iter del Piano Attuativo; fu respinto e invitato a richiedere un appuntamento.

La deposizione è proseguita con il controesame da parte delle difese nel quale è emerso come la Milani tentò diverse strade per capire come fosse strutturata la pratica: “chiesi aiuto al mio riferimento politico in Giunta, Giacinto Mariani (Sindaco nei 10 anni precedenti), che mi rispose pensa con la tua testa“.

Interessante quanto riporta l’ex assessore in merito all’art. 15 del PGT, articolo molto chiacchierato e criticato anche dal consulente dell’accusa architetto Rimoldi : “Si c’è stata l’esigenza di volerlo stralciare in quanto confuso e poco chiaro e lascia molta possibilità al privato di scegliere la destinazione d’uso creando disordine urbanistico. Ho chiesto – ha detto la Milani – anche di mettere una cifra a bilancio per fare una variante generale del PGT ma in Giunta hanno votato tutti contro. I colleghi di Giunta hanno sostenuto la tesi che l’articolo 15 fosse una grande opportunità di sviluppo per la città “.

 


All’epoca sedevano in Giunta alcuni attuali consiglieri comunali di minoranza quali  Stefano Casiraghi, Gabriella Cadorin (Lega per Salvini Premier) e Ilaria Cerqua  (Forza Italia), 

Da notare come nessun controesame sia stato effettuato dai difensori di Giacinto Mariani: questi ultimi nell’udienza del mese di luglio avevano richiesto al collegio giudicante la possibilità di ottenere tutte le SIT (Sommarie Informazioni Testimoniali) rilasciate dell’ex Assessore Milani senza i numerosi “omissis” per potersi preparare al meglio. La prossima udienza si terrà il 1 marzo 2021.
( Davide Vismara )

Clamorose sembrano essere le nuove rivelazioni uscite nei giorni scorsi su “Seregnopoli Bis” che vede iscritti nel registro degli indagati politici ed imprenditori seregnesi per reati come la corruzione e l’abuso d’ufficio.
Nei prossimi giorni un servizio sull’argomento.

 

 

 

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Cronaca

MONZA – “SEREGNOPOLI” : UDIENZA LAMPO PER ASCOLTARE DUE TESTIMONI

MONZA – La sesta udienza del processo che vede imputati nomi di spicco della politica e dell’imprenditoria seregnese si è svolta lunedi 16 davanti alla corte presieduta dal giudice Letizia Brambilla. A differenza delle precedenti, quest’ultima seduta si è conclusa  prima di mezzogiorno  . Durante il dibattimento sono stati ascoltati due testi riguardanti le posizioni di due degli imputati , Angelo Bombara e Vincenzo Corso . Accusa e difese hanno poi concordato di rinunciare all’audizione di altri testi ritenendo sufficienti le dichiarazioni rilasciate dagli stessi e verbalizzate in fase istruttoria . Il processo riprenderà il prossimo 17 febbraio . ( Davide Vismara )
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Cronaca

SEREGNO – IL GUP RINVIA A GIUDIZIO TUTTI GLI INDAGATI DELLA “SEREGNOPOLI”

SEREGNO – MONZA – Stamane 11 dicembre terza ed ultima udienza preliminare della “Seregnopoli” davanti al Gup Silvia Pansini . La precedente seduta si era svolta lo scorso 27 novembre ( leggi ) ed oggi, dopo che sono intervenuti gli avvocati degli indagati,  il giudice ha comunicato la sua decisione.  La Pansini ha  deciso che  tutti gli indagati, eccezion fatta per l’ex assessore Gianfranco Ciafrone ( Forza Italia ) e per il segretario comunale Francesco Motolese ( che hanno chiesto il rito abbreviato) saranno rinviati a giudizio . Il Gup non ha aggiunto altro tranne la data in cui inizierà il processo: l’appuntamento  è fissato per il prossimo mese di aprile . Al termine della seduta molti degli indagati minori , che ora diventano imputati, hanno espresso la loro amarezza;  ad affrontare il processo, che si preannuncia lungo,  ci saranno  anche cinque dipendenti del Comune di Seregno, che si costituirà parte civile.

All’uscita dell’aula abbiamo raccolto il commento dell’avvocato Luca Ricci, uno dei due difensori dell’imprenditore Antonio Lugarà


Il commento dell’avvocato  Antonino De Benedetti difensore dell’ex sindaco Edoardo Mazza


( Pino Caputo )

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Cronaca

SEREGNO – ” LA CORRUZIONE E’ DA PROVARE ” DICONO I GIUDICI SUL CASO MAZZA-LUGARA’

SEREGNO – Sono state rese note dal Tribunale del Riesame le motivazioni che, dopo i noti fatti di cronaca ( leggi ) avevano portato lo scorso 26 settembre all’arresto del primo cittadino Edoardo Mazza, dell’imprenditore Antonio Lugarà ( foto a dx ) e del consigliere comunale Stefano Gatti ( foto a dx ).  In seguito ricordiamo che c’era stata la revoca degli arresti domiciliari per il primo cittadino ed il consigliere  comunale e la scarcerazione per l’imprenditore  . Secondo i giudici il Lugarà è stato scarcerato:  ” per macanza di gravi indizi di colpevolezza ” ; la frase:  ” ogni promessa è debito ” pronunciata dall’ex sindaco:  “potrebbe riferirsi a una promessa effettuata in epoca successiva alle elezioni o anche alla generica “promessa” in campagna elettorale, assolutamente all’ordine del giorno”. Inoltre, sempre secondo i giudici del Riesame l’appoggio elettorale che sarebbe stato fornito da Lugarà a Mazza ” non appare di entità e consistenza tale da costituire di per sé una utilità quantificabile come corrispettivo della corruzione” e “non appare necessariamente frutto di una pattuizione illecita tra le parti “. Inoltre:  “I ripetuti solleciti” fatti dall’imprenditore per la sua pratica edilizia: “non consentono mai di collegare l’approvazione del piano attuativo Gaam alle condotte di ausilio elettorale di per sé legittime ”

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Cronaca

SEREGNO – SCARCERATO L’EX SINDACO MAZZA. ORA SI ATTENDE IL PROCESSO

SEREGNO –  Hanno riacquistato la libertà l’ex sindaco Edoardo Mazza ed il consigliere di Forza Italia Stefano Gatti Il gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda ha disposto la revoca degli arresti domiciliari degli  indagati nell’inchiesta della Procura di Monza per corruzione urbanistica con voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta. Ha revocato anche l’interdizione dai pubblici uffici per l’ex assessore alla protezione civile e ai servizi demografici Gianfranco Ciafrone accusato di abuso in atti d’ufficio. Le revoche delle misure, sono state decise perchè non sono più ritenute sussistenti le esigenze di custodia cautelare. La decisione della Procura di consentire la revoca delle misure cautelari derivadalla convinzione che l’accusa contestata sia solida e che ora si possa andare  verso il processo. E’ probabile che il pm in tempi brevi chiuda tutte le indagini e si possa così fissare la data della udienza per ottenere il rinvio a giudizio.

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