eva musci

Cultura

FRANCO CARDINI

VOCI della STORIA – VIII Edizione – CESANO MADERNO

Eva Musci intervista Franco Cardini in occasione della presentazione del libro ” Il Sultano e lo Zar ” Salerno Editrice


“Un braccio di ferro si gioca da secoli tra Russia e Turchia per l’eredità simbolica dell’Impero romano d’oriente. In un sistema di tensioni e di interessi che da sempre si è alimentato intorno ai destini politici del Medio Oriente, le opposizioni che si sono profilate come costanti inimicizie sono quella russo-britannica per la conquista dell’Asia centrale e quella la russo-ottomana per il controllo del Mar Nero, del Caucaso e degli Stretti. Non si trattava solo di confini, di vie di comunicazione, di mercati. Quelle rivalità si nutrivano di una contrapposizione plurisecolare derivante dalla compresenza e dalla concorrenza di tre culture religiose ciascuna delle quali impegnata (con differenti esiti) in un confronto con la Modernità occidentale “laica”: la cristiano-occidentale, cattolica o riformata che fosse; l’ortodossa dalle molte variabili nazionali, tra le quali primeggiava quella egemonica, la russa; la musulmana nelle sue variabili sunnita (facente capo al sultano-califfo ottomano) e sciita (il cui rappresentante più autorevole era lo shah qajar di Persia). Una tensione che s’incontrava con un “carattere originale” dalla valenza storica e simbolica: il sultano e lo zar, l’uno per “diritto di conquista” l’altro per “eredità ortodossa”, si consideravano entrambi eredi dell’impero romano: Costantinopoli, divenendo Istanbul, non aveva affatto dismesso i suoi caratteri di “Seconda Roma”; né la Mosca dei grandi principi, specie da quando essi erano gli appartenenti alla dinastia Romanov, aveva mai nascosto le sue pretese di “Terza Roma”. Questo contrasto sull’eredità imperiale caratterizzava la tensione tra i due imperi fra XVIII e XX secolo e si perpetuava, mutata e ridefinita, ben oltre la Rivoluzione d’Ottobre e la caduta del sultanato.”

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Cultura

GIANNI OLIVA

VOCI della STORIA – VIII Edizione – CESANO MADERNO

Eva Musci intervista Gianni Oliva prima della presentazione del libro ” Anni di piombo e di tritolo “– editore Mondadori


Un libro per ricordare ciò che è stato ai tanti che l’hanno dimenticato, e farlo conoscere a quelli nati dopo e cresciuti in una scuola dove la storia antica è molto più in onore di quella contemporanea: un contributo a fare i conti con il passato, in un paese dove è troppo facile rimuovere.

«Se ci ricordiamo i nomi dei carnefici e si dimenticano quelli delle vittime, vi è un corto circuito nella memoria collettiva: così si rischia di ribaltare i ruoli, di dimenticare ciò che è realmente accaduto. E la storia perde il suo senso»

Dal 12 dicembre 1969, quando esplode la filiale della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, fino all’assassinio di Roberto Ruffilli da parte delle Brigate Rosse il 16 aprile 1988, in Italia sono state ammazzate quasi quattrocento persone, e oltre mille ferite e rese invalide. Sono gli anni di «piombo e di tritolo», la stagione degli attentati a mano armata del terrorismo «rosso» – che uccide magistrati come Emilio Alessandrini, operai come Guido Rossa, giornalisti come Carlo Casalegno e Walter Tobagi, che sequestra e condanna a morte il presidente della Dc Aldo Moro – e delle stragi «nere», con gli ordigni esplosivi di piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna. Quale intreccio si stabilisce tra questi due fenomeni di segno ideologico opposto? Come si inseriscono le violenze nella storia dell’Italia sospesa tra modernizzazione e democrazia bloccata? In un racconto articolato e drammatico, Gianni Oliva ripercorre i fatti di quegli anni. E ricostruisce l’Italia dei due decenni precedenti, un paese a due velocità, stretto tra le aperture della Costituzione e le rigidità del Codice Rocco: da un lato conservatrice e retrograda (nel 1954 condanna al carcere la «Dama Bianca» di Fausto Coppi per adulterio), dall’altro paese del miracolo economico, che si sposta con la Vespa o la Seicento, compra il frigorifero e il televisore e rimescola le sue culture con milioni di lavoratori trasferiti dal Meridione al Nord. Un convulso processo di modernizzazione che avrebbe avuto bisogno di essere governato dalla politica attraverso riforme profonde, capaci di disegnare un nuovo patto sociale. Ma è proprio ciò che in Italia non c’è stato, con il risultato di divaricazioni sempre più nette: il terremoto dei movimenti di piazza ha alimentato nella destra radicale i timori di una deriva comunista, e nella sinistra extraparlamentare l’illusione di una rivoluzione imminente. Lo Stato alla fine ha vinto la guerra, ma solo dopo aver perso (per colpa) troppe battaglie. Un libro per ricordare ciò che è stato ai tanti che l’hanno dimenticato, e farlo conoscere a quelli nati dopo e cresciuti in una scuola dove la storia antica è molto più in onore di quella contemporanea: un contributo a fare i conti con il passato, in un paese dove è troppo facile rimuovere.

Cultura

BENEDETTA TOBAGI

VOCI della STORIA – VIII Edizione – CESANO MADERNO
– Eva Musci intervista Benedetta Tobagi prima della presentazione del suo ultimo libro : ” Piazza Fontana. Il processo impossibile “ editore Einaudi


Il racconto rigoroso e appassionante del grande processo sulla strage di piazza Fontana: una riflessione esemplare sui rapporti tra giustizia e politica.

In un racconto serrato e documentatissimo, Benedetta Tobagi indaga la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) a partire dal primo processo sull’attentato, un processo-labirinto celebrato tra Milano, Roma e infine Catanzaro nell’arco di quasi vent’anni. Prima di essere affossato da assoluzioni generalizzate, esso porta alla luce una sconcertante trama di depistaggi e accerta le pesanti responsabilità dei terroristi neri e di alcuni ufficiali dei servizi segreti fino a trasformarsi in un processo simbolico allo Stato: una ricostruzione che si arricchisce e trova sostanziali conferme nei decenni successivi. Piazza Fontana sottopone il sistema della giustizia a una torsione estrema; è un incubo, ma insieme un risveglio. Se da un lato la tragedia dell’impunità alimenta un profondo sentimento di sfiducia, dall’altro comporta una dolorosa presa di consapevolezza che contribuisce alla maturazione di una coscienza critica in ampi settori del mondo giudiziario e tra i cittadini.

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Cultura

DAVID KERTZER

VOCI della STORIA – VIII Edizione – CESANO MADERNO
– Eva Musci intervista il professor David Kertzer prima della presentazione del suo ultimo libro : ” Il Papa che voleva essere re “ editore Garzanti

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Cultura

CESANO – AL VIA IL 10 OTTOBRE L’ VIII^ EDIZIONE DI ” VOCI DELLA STORIA “

CESANO MADERNO – Partirà il 10 ottobre nella splendida cornice di Palazzo Arese-Borromeo l’VIII Edizione del Festival Storico Letterario ” Voci della Storia “.
Sei gli appuntamenti in programma
10 Ottobre ore 21 Inaugurazione con David Israel Kertzer
12 Ottobre ore 18 Lucio Villari
15 Ottobre ore 21 Gianni Oliva e Benedetta Tobagi
19 Ottobre ore 21 Emilio Gentile
22 Ottobre ore 21 Franco Cardini – e S.A.R Principessa Soraya Malek d’Afghanistan
25 Ottobre ore 21 gran finale con Alessandro Vanoli  e la degustazione del Durello Spumante D.O.C offerto da Villa Morago Azienda Viticola

programma

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Cultura

ALFIO CARUSO

VOCI della STORIA – VII Edizione – MEDA 
– Eva Musci intervista il professor Alfio Caruso prima della presentazione del suo ultimo libro : ” Una lunga penna nera “ editore Piemme


Gli italiani conservano nel vasto forziere della memoria collettiva una storia talmente nobile e toccante che merita di essere raccontata. È una storia vera, fatta di eroismo e sacrificio, di dolore e ardimento: è la storia degli alpini.

La grande e memorabile storia del corpo degli alpini come non è mai stata raccontata

Il loro spirito di corpo è leggendario, la loro disciplina proverbiale. Temprati alle più grandi fatiche dalla dura vita delle montagne, animati da una dedizione assoluta alla patria, per quasi centocinquant’anni hanno attraversato in prima linea tutte le vicende, buie o luminose, che costellano la nostra Storia. Si sono battuti con onore nelle dissennate guerre coloniali, hanno versato il loro sangue sul Carso e sugli aspri picchi dolomitici durante la Grande Guerra. Hanno lottato valorosamente in condizioni estreme tra i ghiacci della Russia per salvare un’intera armata in fuga, nei campi di concentramento hanno sopportato con dignità e orgoglio i terribili stenti della prigionia. A migliaia si sono immolati per cacciare dal nostro Paese l’invasore nazista. Le pagine più amare e più gloriose della lotta di liberazione portano il loro nome. Dalle vette innevate delle Alpi agli ostili contrafforti dell’Afghanistan, all’alba del XXI secolo gli alpini sono ancora il miglior corpo specialistico d’Italia, il più popolare, il più amato, quello in cui la Nazione intera trova un sostegno incrollabile, anche in tempi di pace, nella consapevolezza che in ogni frangente, per quanto drammatico, potrà sempre contare sulle penne nere e sul loro ostinato coraggio. Come disse un alpino nei momenti più drammatici della battaglia di Nikolaevka: «Non abbiamo avuto paura fin qui, non l’avremo ora. Abbiamo pianto, lottato, patito la fame. Siamo gli alpini, non ci fermeremo proprio ora».

 

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Cultura

GIULIANO TURONE

VOCI della STORIA – VII Edizione – MEDA 
-Eva Musci intervista il professor Giuliano Turone prima della presentazione del suo ultimo libro : ” Italia occulta“ edito Chiarelettere


Moro, Pecorelli, Sindona, Ambrosoli, Mattarella, Amato, la strage di Bologna, la P2, Andreotti. Una sequenza impressionante di stragi, assassinii, complotti, tentativi di colpi di Stato nella ricostruzione inedita del magistrato che ha scoperto la P2, arrestato Liggio e rinviato a giudizio Michele Sindona.

Un cumulo di fatti atroci maturati in un arco di tempo ristretto (1978-1980) e rimasti il più delle volte senza giustizia. Qui recuperati e ricostruiti in un disegno complessivo ricco di frammenti e risvolti dimenticati o trascurati durante i processi.

Con Turone, testimone e protagonista come magistrato di quella terribile stagione, ci addentriamo tra gli anfratti di storie torbide e sconvolgenti che hanno come protagonisti criminali, terroristi e mafiosi ma pure uomini delle istituzioni, veri traditori della Repubblica. Ciascuno di essi, con responsabilità diverse, ha tramato contro la nostra democrazia.

Come dimostra Turone, solo grazie al sacrificio di eroi valorosi tra magistrati, carabinieri, finanzieri e poliziotti, e all’impegno di alcuni politici tenaci e coraggiosi come Tina Anselmi, l’Italia è riuscita a rimanere un paese libero: leggendo queste pagine, minuziosamente documentate e frutto di anni di ricerche, sembra quasi un miracolo che ciò sia potuto accadere.

È quindi essenziale riuscire oggi a tenere in mano il filo che lega i fatti di quegli anni terribili, spesso resi volutamente indecifrabili per coprire responsabilità e bugie. Lo dobbiamo alle nuove generazioni, cui Turone soprattutto si rivolge.

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