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Cultura

FRANCO CARDINI

VOCI della STORIA – VIII Edizione – CESANO MADERNO

Eva Musci intervista Franco Cardini in occasione della presentazione del libro ” Il Sultano e lo Zar ” Salerno Editrice


“Un braccio di ferro si gioca da secoli tra Russia e Turchia per l’eredità simbolica dell’Impero romano d’oriente. In un sistema di tensioni e di interessi che da sempre si è alimentato intorno ai destini politici del Medio Oriente, le opposizioni che si sono profilate come costanti inimicizie sono quella russo-britannica per la conquista dell’Asia centrale e quella la russo-ottomana per il controllo del Mar Nero, del Caucaso e degli Stretti. Non si trattava solo di confini, di vie di comunicazione, di mercati. Quelle rivalità si nutrivano di una contrapposizione plurisecolare derivante dalla compresenza e dalla concorrenza di tre culture religiose ciascuna delle quali impegnata (con differenti esiti) in un confronto con la Modernità occidentale “laica”: la cristiano-occidentale, cattolica o riformata che fosse; l’ortodossa dalle molte variabili nazionali, tra le quali primeggiava quella egemonica, la russa; la musulmana nelle sue variabili sunnita (facente capo al sultano-califfo ottomano) e sciita (il cui rappresentante più autorevole era lo shah qajar di Persia). Una tensione che s’incontrava con un “carattere originale” dalla valenza storica e simbolica: il sultano e lo zar, l’uno per “diritto di conquista” l’altro per “eredità ortodossa”, si consideravano entrambi eredi dell’impero romano: Costantinopoli, divenendo Istanbul, non aveva affatto dismesso i suoi caratteri di “Seconda Roma”; né la Mosca dei grandi principi, specie da quando essi erano gli appartenenti alla dinastia Romanov, aveva mai nascosto le sue pretese di “Terza Roma”. Questo contrasto sull’eredità imperiale caratterizzava la tensione tra i due imperi fra XVIII e XX secolo e si perpetuava, mutata e ridefinita, ben oltre la Rivoluzione d’Ottobre e la caduta del sultanato.”

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Cultura

FRANCO CARDINI

SEREGNO  – Eva Musci  intervista FRANCO CARDINI in occasione della presentazione del libro  ” DUNKERQUE ″  Mondadori Editore


«Alle 23.30 del 2 giugno, il capitano di vascello William Tennant trasmise il secco messaggio “BEF evacuato” all’ammiraglio Bertram Ramsay, che dirigeva l’operazione Dynamo dal castello di Dover. Si dichiarava in quel momento il pieno successo della maggiore manovra anfibia mai realizzata fino ad allora.»

In pagine avvincenti come un romanzo d’azione, Franco Cardini e Sergio Valzania ci raccontano come si svolse l’operazione Dynamo: durante la Seconda guerra mondiale, in nove giorni 180.000 soldati inglesi e 140.000 soldati francesi e belgi furono evacuati dalle spiagge e dall’unico molo ancora operativo del porto di Dunkerque, nel Nord della Francia, sotto il costante bombardamento dell’artiglieria tedesca e della Luftwaffe. La decisione di abbandonare il territorio europeo era stata presa dopo che il 20 maggio le avanguardie corazzate tedesche avevano raggiunto la Manica nei pressi di Abbeville e l’intero esercito belga, le due migliori armate francesi e il BEF (il corpo di spedizione britannico) erano stati circondati, spalle al mare. Il loro destino sembrava segnato: una disperata resistenza e poi – esaurite le munizioni, i viveri e il carburante – la resa. Per riuscire in un’impresa di così vaste dimensioni in un contesto tanto ostile, l’ammiragliato inglese ricorse alla collaborazione di tutta la marineria portuale e da diporto britannica, che partecipò con entusiasmo e spirito di sacrificio all’operazione Dynamo con ogni tipo di imbarcazione disponibile, dando vita a una vera e propria epopea. Anche se Churchill ebbe a dire che «non si vincono le guerre con le evacuazioni», l’operazione venne comunque valutata un grande successo, superiore alle più rosee aspettative coltivate dal governo britannico nel momento in cui era stata decisa. I circa 240.000 inglesi inquadrati nelle sette divisioni che componevano il BEF costituivano infatti l’intero esercito inglese per quanto riguardava gli ufficiali, i sottufficiali di carriera e i soldati volontari. La loro perdita avrebbe forse privato la Gran Bretagna della possibilità di continuare da sola la guerra, dopo il collasso della Francia, dato che le sarebbero mancati i quadri di comando e gli istruttori per organizzare un esercito da opporre alle truppe dell’Asse. Quattro anni più tardi, con lo sbarco in Normandia, il 6 giugno, le truppe britanniche metteranno di nuovo piede in Europa per combattere i tedeschi e concludere vittoriosamente la Seconda guerra mondiale.

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Cultura

INTERVISTE CON L’AUTORE: FRANCO CARDINI

CESANO MADERNO – Eva Musci  intervista Franco Cardini  in occasione della presentazione del libro ” Il Turco a Vienna: storia del grande assedio del 1683″  Editore Laterza


«Cominciò così la grande battaglia attorno alle mura di Vienna, il 12 settembre 1683, nel giorno di domenica benaugurante per i cristiani. Alle quattro del mattino, re Giovanni insieme con il figlio Jakub servì personalmente e con devozione la messa celebrata da frate Marco nella cappella camaldolese. Lo scontro si protrasse fino a sera per concludersi trionfalmente in Vienna liberata; all’alba del giorno dopo, sotto il ricco padiglione del gran visir conquistato dalle sue truppe, Giovanni III poteva scrivere una trionfante lettera alla sua regale consorte. Terminava così, dopo due lunghi mesi, l’incubo dell’assedio alla prima città del Sacro Romano Impero e capitale della compagine territoriale ereditaria asburgica. E, con esso, l’ultima Grande Paura provocata da un assalto ottomano a una Cristianità peraltro tutto meno che unita.»

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