Giorgio Vendraminetto

Cronaca

” SEREGNOPOLI 1 “: PARLA LA MOGLIE DI GRISAFI, DIRIGENTE COMUNALE MORTO SUICIDA

SEREGNO – Sto ancora cercando la motivazione della morte del mio ex marito. Non era una persona che voleva morire, quindi era ricattato o minacciato da qualcuno o per qualche motivo non era lucido”. E parla di somme a lui versate per accelerare pratiche edilizie da parte dell’immobiliarista Giorgio Vendraminetto, imputato però nel secondo filone dell’inchiesta sulla presunta Seregnopoli dell’urbanistica.

E’ tornata ieri davanti ai giudici Maria Giuseppa Cartia, architetto ed ex coniuge del defunto dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Seregno Calogero Grisafi, morto suicida nel 2015, chiamata a testimoniare dai pm della Procura di Monza Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo alla ripresa del dibattimento davanti al Tribunale di Monza sui contestati favoritismi sull’area dismessa dell’ex storica rimessa per autobus Dell’Orto in via Valassina, destinata a realizzare un centro commerciale. Una concessione edilizia ritenuta dagli inquirenti oggetto della corruzione tra l’immobiliarista Antonino Lugarà e l’ex sindaco forzista di Seregno Edoardo Mazza, a cui Lugarà avrebbe in cambio procurato voti nelle elezioni del 2015.

( di Stefania Totaro – Fonte il Giorno )

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Cronaca

SEREGNO -SEREGNOPOLI BIS: LA PROCURA CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER POLITICI E IMPRENDITORI

( fonte ilgiorno.it – Stefania Totaro )

SEREGNO –   Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla presunta corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede i rinvii a giudizio degli indagati per cui invano ha chiesto di applicare le misure di custodia cautelare. L’unico a chiedere il processo con il rito abbreviato è l’ex sindaco di Seregno  . Il suo avvocato, Massimiliano Redaelli, punta la difesa su una memoria-perizia per respingere le accuse che ha presentato ieri 21 gennaio all’udienza preliminare davanti alla giudice del Tribunale di Monza Silvia Pansini.

I pm Salvatore Bellomo e Michela Versini hanno quindi chiesto un termine per visionare e controdedurre la tesi difensiva, concesso ad ottobre. L’ex primo cittadino seregnese e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per abuso d’ufficio e corruzione. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, Emilio Giussani e Maurizio Schiatti. 

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per l’allora gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che nel giugno scorso ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le indagini “hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Mazza, insieme al defunto dirigente dell’ufficio tecnico comunale Calogero Grisafi morto suicida nel 2015, abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto“.

Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ma niente esigenze cautelari perché “manca il pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati per via dalla sua fuoriuscita dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017” e per “la deterrenza derivante dall’attuale pendenza in primo grado del giudizio relativo alle vicende asseritamente corruttive per cui sono state adottate le misure cautelari nel 2017” da lei stessa, peraltro, firmate.

Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip “non rileva dagli atti la configurabilità della corruzione” anche se si “appalesano plausibili” i profili di “asserita illegittimità” che “dovranno costituire oggetto di un giudizio per il contraddittorio tra le parti”. I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, per cui il processo è ancora in corso al Tribunale di Monza) e Michela Versini avevano chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e gli arresti domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. I magistrati della Procura hanno combattuto fino in Cassazione per recuperare le misure cautelari.

I giudici romani hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso. I pm avevano deciso di giocarsi anche l’ultima carta dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il loro ricorso in appello, lasciando gli indagati a piede libero ma, sulle accuse contestate relativamente al Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, i giudici della libertà milanesi hanno ritenuto che, a non essere chiara nelle carte delle indagini, è soltanto la questione relativa al corrispettivo che configurerebbe la corruzione. Accuse totalmente negate invece dagli imputati.

( fonte ilgiorno.it – Stefania Totaro )
Cronaca

SEREGNO – “SEREGNOPOLI BIS ” IL PM CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER POLITICI E IMPRENDITORI

Fonte ilGiorno.it – Stefania Totaro.

MONZA – Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla presunta corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede i rinvii a giudizio degli indagati per cui invano ha chiesto di applicare le misure di custodia cautelare. Il 14 dicembre prevista battaglia giudiziaria all’udienza preliminare davanti alla gup del Tribunale di Monza Silvia Pansini. L’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per abuso d’ufficio e corruzione. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, 79 anni, Emilio Giussani, 68 anni e Maurizio Schiatti, che ha superato gli 80. Il quinto indagato è il defunto Calogero Grisafi, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Seregno che si è tolto la vita nel 2015.

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per la gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le indagini “hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Grisafi e Mazza abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto“.

Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ma niente esigenze cautelari perchè “manca il pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati per via dalla sua fuoriuscita dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017” e per “la deterrenza derivante dall’attuale pendenza in primo grado del giudizio relativo alle vicende asseritamente corruttive per cui sono state adottate le misure cautelari nel 2017” da lei stessa, peraltro, firmate.

Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip “non rileva dagli atti la configurabilità della corruzione” anche se si “appalesano plausibili” i profili di “asserita illegittimità” che “dovranno costituire oggetto di un giudizio per il contraddittorio tra le parti“.

I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, per cui il processo è ancora in corso al Tribunale di Monza) e Michela Versini avevano chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e gli arresti domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. I magistrati della Procura hanno combattuto fino in Cassazione per recuperare le misure cautelari.

I giudici romani hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso. I pm avevano deciso di giocarsi anche l’ultima carta dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il loro ricorso in appello, lasciando gli indagati a piede libero ma, sulle accuse contestate relativamente al Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, i giudici della libertà milanesi hanno ritenuto che, a non essere chiara nelle carte delle indagini, è soltanto la questione relativa al corrispettivo che configurerebbe la corruzione.

Un passo che va incontro, secondo l’accusa, alla Procura, secondo cui l’iter urbanistico è stato ritenuto “illegittimo”, mentre anche sulla dazione di denaro ci sono ammissioni che emergerebbero dalle intercettazioni telefoniche. Da qui la decisione di proporre anche l’ultimo ricorso davanti alla Corte di Cassazione. Dai giudici supremi romani i pm si attendevano una pronuncia aggiuntiva in termini di legittimità, ma magari anche nel merito, della loro tesi accusatoria. Una ulteriore argomentazione che, se del caso, potesse rafforzare l’ipotesi che stanno percorrendo la strada giusta puntando il dito contro la presunta nuova corruzione nell’urbanistica e i suoi presunti protagonisti vecchi e nuovi. Invece il loro ricorso non è stato ritenuto ammissibile. E ora la battaglia giudiziaria a dicembre si sposta in udienza preliminare.

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Cronaca

SEREGNO – PRESUNTA CORRUZIONE IN GELSIA, INDAGINI ANCHE SULLA FARMACIA COMUNALE

SEREGNO –  Sotto la lente l’immobile in via Colzani acquistato da AEB per trasferirci la farmacia comunale pagato a Vendraminetto con un conto troppo salato per dei locali inadeguati. È questa una (ma non l’unica e pare neanche la più eclatante) vicenda su cui stanno indagando i carabinieri di Desio coordinati dalla Procura di Monza in merito al nuovo filone sul presunto malaffare nella pubblica amministrazione a Seregno che ora riguarda la società multiutility dei servizi pubblici Gelsia.

Il terzo troncone della maxinchiesta scoperto per una proroga di indagini chiesta dal pm Salvatore Bellomo con le ipotesi di reato che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta nei confronti di 7 indagati: il presidente di Gelsia srl Francesco Giordano (che è stato assessore della Provincia di Monza e Brianza – Forza Italia ), il presidente di AEB spa Alessandro Boneschi, l’ex presidente di AEB Maurizio Bottoni, il presidente di Gelsia Ambiente srl Massimo Borgato, l’ex membro del consiglio di amministrazione di AEB Gabriele Volpe e il direttore generale di Gelsia Ambiente Antonio Capozza. Oltre a loro, rispunta il nome di Giorgio Vendraminetto, l’imprenditore immobiliare già finito in una precedente richiesta di proroga firmata dal pm monzese Salvatore Bellomo per altre pratiche edilizie sospette in cui risultano di nuovo iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza, l’ex vicesindaco Giacinto Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, da cui è partita la maxinchiesta dei carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Desio sul presunto voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta sull’area dismessa ex Dell’Orto di via Vallassina.

E proprio al nome di Vendraminetto è legata la vicenda dell’immobile di via Colzani da destinare a nuova sede della farmacia comunale di zona. Un’operazione formalizzata con un compromesso di vendita nel 2013 tra l’imprenditore e AEB, allora presieduta da Maurizio Bottoni e conclusa dal successivo consiglio di amministrazione. Ma fortemente contrastata dalle fila del consiglio comunale e dai cittadini di Seregno, che lamentavano il trasferimento della farmacia comunale da un luogo adeguato ed accessibile ai parcheggi alla soluzione di via Colzani, sopra un centro radiologico da cui accedere, senza un ingresso autonomo, scomoda per gli utenti con disabilità motorie fino alla realizzazione di un apposito ascensore. Un progetto che alla fine non è mai andato in porto. Come non è andata in porto l’alternativa di un ambulatorio medico aperto anche alla chirurgia estetica, dietro cui pare ci fosse una società riconducibile all’ex golden boy del Pdl in Brianza Massimo Ponzoni.

( fonte : Stefania Totaro  – Il Giorno )

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Cronaca

SEREGNO – INDAGATI I VERTICI DI AEB E GELSIA PER CORRUZIONE E TURBATIVA D’ASTA

SEREGNO – Corruzione e turbativa d’asta, indagati i vertici di Gelsia e AEB
Seregno, nuovo filone della maxi inchiesta della Procura di Monza sul presunto malaffare in municipio

Dalla corruzione alla turbativa d’asta per l’inchiesta su Gelsia. Queste sono a vario titolo le ipotesi di reato per cui risultano (per il momento) 7 indagati nel nuovo filone della maxinchiesta della Procura di Monza sul presunto malaffare nella pubblica amministrazione a Seregno. Nel ciclone giudiziario risultano coinvolti vertici vecchi e nuovi del gruppo di società a cui è affidata la fornitura e la gestione dei servizi del gas metano, dell’energia elettrica e della raccolta dei rifiuti a una trentina di Comuni e di cui il Comune di Seregno è azionista di maggioranza: il presidente di Gelsia srl, Francesco Giordano (foto a dx – exassessore della Provincia di Monza e Brianza – Forza Italia ) ), il presidente di AEB spa, Alessandro Boneschi, ( foto a sx ) l’ex presidente di AEB, Maurizio Bottoni, il presidente di Gelsia Ambiente srl, Massimo Borgato, l’ex membro del consiglio di amministrazione di AEB, Gabriele Volpe, e il direttore generale di Gelsia Ambiente, Antonio Capozza.

Oltre a loro rispunta il nome di Giorgio Vendraminetto, l’imprenditore immobiliare già finito in una precedente richiesta di proroga firmata dal pm monzese Salvatore Bellomo per altre pratiche edilizie sospette in cui risultano di nuovo iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza, l’ex vicesindaco Giacinto Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, da cui è partita la maxinchiesta dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Desio sul presunto voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta sull’area dismessa ex Dell’Orto di via Vallassina.

Su questa nuova richiesta di proroga delle indagini non risultano spiegati gli episodi su cui gli inquirenti hanno puntato la lente di ingrandimento. Ma l’accusa di corruzione a carico dei vertici di Gelsia, associata al nome di Vendraminetto, apre la strada all’ipotesi di indagini su vicende edilizie che li possono accomunare. Mentre l’accusa di turbativa d’asta potrebbe collegarsi ai presunti vantaggi nei bandi di gara a favore di Gelsia, all’anticipazione di dettagli di gare non ancora aperte, alle delibere con cifre in bianco già evidenziate nelle informative dei carabinieri di Desio. Il nome di Gabriele Volpe, ex assessore all’Edilizia a Lissone e vicesindaco fino al 2012, è invece uscito nelle carte dell’inchiesta della Dda milanese su presunte infiltrazioni della cosca Laudani in Brianza, indicato da un sodale come mediatore per l’appalto sul centro sportivo Palaporada gestito da AEB, ma mai rinnovato.

( fonte STEFANIA TOTARO – Il Giorno )

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