luca ricci

Cronaca

SEREGNO – SEREGNOPOLI : UN APPARTAMENTO PER IL DIRIGENTE E UN’ANFORA PER LA VILLA

Dodici i teste della difesa che hanno deposto in aula nella scorsa udienza. Fra i capi d’imputazione su cui sono stati sentiti e controesaminati, quelli relativi all’iter della pratica G.A.M.M., al prestito presuntivamente usurato a danno di Luciano Mega, ai profili di presunta illiceità sulle vicende dell’appartamentino per i dipendenti del maneggio di Gianni Lugarà, dato temporaneamente in uso a Grisafi e dell’anfora romana asportata dal cantiere della Maisa.

Di Alessandro Girardin

Nel corso dell’udienza del 26 aprile è stata audita la gran parte dei testimoni della difesa Lugarà. Fra i temi toccati, quello – non nuovo – della ricostruzione delle destinazioni d’uso dell’area ex Dell’Orto e dei profili procedurali relativi alla pratica G.A.M.M. A deporre sul punto, l’architetto  Roberto Pozzoli, libero professionista dal 1980, già assessore all’Edilizia Privata al Comune di Seregno e consigliere comunale in quota FI dal 2000 al 2010. Il teste – esaminato dall’avvocato Luca Ricci – ha descritto la natura dei suoi rapporti professionali con Antonino Lugarà e le sue società: «Quando lui aveva qualche opportunità di acquisto di aree o immobili, siccome mi sono occupato per moltissimi anni di urbanistica, si rivolgeva a me per domandarmi della fattibilità di questo o quel tipo di intervento».

Così avvenne anche per l’area ex Dell’Orto, acquistata dall’immobiliare G.A.M.M. nel 2008: «Fui interpellato in quel periodo perché Lugarà voleva capire come intervenire su quell’area per costruire un edificio produttivo dove trasferire la sua azienda».

È stato proprio l’architetto Pozzoli a curare, quindi, sulla base di un accesso agli atti e dei certificati di destinazione urbanistica, uno studio di fattibilità relativo all’ex rimessa per autobus turistici: «A partire dalla legge regionale n. 12 del 2005 ci sarebbe stata anche la possibilità, con un programma integrato d’intervento, di presentare un progetto in variante al Piano regolatore e ottenere un cambio della destinazione d’uso in commerciale ed anche terziario». Per una serie di fatti sopravvenuti quel progetto, in Comune, non è mai stato depositato.

Si è dovuto aspettare parecchio tempo – intanto Lugarà prendeva accordi con la iN’s Mercati – per arrivare al Pgt attualmente vigente a Seregno. Alla sua approvazione, il 28 giugno 2014, hanno concorso – si è ricordato – una richiesta preventiva di modifica della destinazione d’uso dell’ex Dell’Orto da produttiva a commerciale/terziaria datata 5 luglio 2013; un’osservazione al Pgt per conto della G.A.M.M. di analogo contenuto in data 25 marzo 2014; e un’integrazione in tal senso, redatta ai sensi della direttiva Bolkestein, in data 9 maggio 2014. Tutti atti a firma dell’architetto Pozzoli.

Per poi giungere alle quattro osservazioni presentate dalla G.A.M.M., insieme a quelle di una serie di altre imprese (circa una ventina), risultate «parzialmente accolte» dal Comune in sede di controdeduzioni: in altre parole, la riconversione funzionale di un immobile produttivo di comprovata dismissione in microtessuto polifunzionale si sarebbe potuta attuare alle condizioni previste dall’art. 15 del Piano delle Regole.

Secondo il testimone tale circostanza, e cioè la necessità di ricorrere per interventi di questo tipo allo strumento del piano attuativo, avrebbe reso non poco oneroso per Lugarà l’iter della pratica, in particolare per la cessione gratuita del 12% della superficie al Comune, corrispondente al marciapiede realizzato con l’allargamento di via Dell’Oca.

Nel controesame condotto dal pm Giulia Rizzo, il teste Pozzoli ha riferito come, nella fase successiva dell’iter, quando l’incarico era passato alla Manzella, non fosse più stato interpellato da Lugarà, se non informalmente sul tipo di procedura da seguire. Al che Pozzoli – a suo dire – gli aveva risposto in linee generali che, se fosse stato in variante al Pgt, il piano attuativo sarebbe stato approvato dal Consiglio comunale; altrimenti sarebbe stato sufficiente un passaggio in Giunta.

Ulteriore capo d’accusa sul quale i testi sono stati chiamati a deporre, quello del presunto accordo corruttivo intercorso fra Lugarà e Grisafi. Quest’ultimo avrebbe infatti beneficiato, tra febbraio e luglio 2015, della disponibilità di un alloggio riservato al personale dipendente del maneggio “Luga QH” di Inverigo, di proprietà del figlio di Lugarà, Giovanni. Le testimonianze rese dall’ex addetta alle pulizie Luisa Sartorano, dall’ex dipendente Driss Nifta e dallo stesso Gianni Lugarà, hanno permesso di ricostruire la vicenda. Nel gennaio 2015, il dirigente all’Edilizia Privata viene cacciato di casa dalla moglie Maria Giuseppa Cartia. Quando suona al campanello del maneggio, ha ancora un occhio nero e alcuni graffi sul volto. Al suo seguito, una Jaguar verde con a bordo i suoi effetti personali. Lugarà sr. raccomanda al figlio e ai suoi dipendenti di assegnargli un appartamento, dove farlo soggiornare «temporaneamente, massimo una settimana o dieci giorni».

Peccato che la sua permanenza si rivelerà un’autentica “palla al piede”. «Mi dava fastidio soprattutto il fatto che portasse nell’appartamento donne straniere, con un distinto accento rumeno», ha dichiarato Lugarà jr., in senso convergente agli altri due testimoni. Al 22 giugno 2015 risale la conversazione registrata all’interno del Mimo’s Bar (e ripresa dall’avvocato Ricci), in cui lo stesso sindaco Edoardo Mazza invitava “caldamente” i Lugarà – per usare un eufemismo – a mandare via il dirigente da quella sistemazione. Così, puntuale ai primi di luglio, Lugarà sr. ordina di cambiare serratura all’appartamento e di portare tutti i vestiti di Grisafi in cantina. Dopo aver restituito il telecomando del cancello, il dirigente se ne va con la coda fra le gambe, fiaccato già dall’esposto formalizzato contro di lui da un ostile  Mariani.

Presso l’azienda agricola Luga QH lavora invece tuttora la teste Claudia Pedoni, assunta nel settembre 2007 dalla Lombarda Costruzioni, poi trasferita alla General Costruzioni – ambedue società di Lugarà. È stata lei a redigere, sotto dettatura dell’imprenditore, le scritture del 10 luglio 2013 e dell’8 luglio 2015, delle quali ha detto di ricordare fortuitamente la data: nel primo caso, in particolare, per via dell’importo elevato (i famosi 110.000 euro) del prestito di cui il debitore avrebbe riconosciuto il valore. Lugarà le disse che sarebbe dovuto passare a firmarle il signor Luciano Mega.

Pure Gianni Lugarà ha ricordato la ragione del prestito dei 110.000 risiedere – per averlo appreso dal padre – nella necessità di Mega di far fronte alle spese legali del figlio. Lo stesso Lugarà jr. ha dichiarato di aver sùbito dato procura al padre di gestire l’appartamento di Alezio venduto dall’immobiliare Domus. Sia all’atto della stipula del preliminare l’8 luglio 2015, sia al momento del rogito nel dicembre 2015 erano presenti – secondo il figlio di Lugarà – «Mega, la cognata e la moglie». Dal canto suo il titolare della Luga QH ha affermato di non aver mai visto l’appartamento di Alezio.

Altro capo d’imputazione su cui si sono soffermate invece le testimonianze dell’avvocato Gioacchino Antonio Restuccia, dell’architetto Domenico Zema (casualmente omonimo di quel ‘Mimmo’ Zema rimasto coinvolto nell’operazione Tibet del 2014), dell’ingegnere Vincenzo Meli e di Salvatore Lugarà, fratello del costruttore, è quello relativo all’anfora romana sequestrata dai Carabinieri nel settembre 2017 presso la villa di Lugarà in via Russo a Seregno. Questi in sintesi i fatti che emergono dai loro racconti. Nel 2006, nel cantiere della Maisa Immobiliare relativo alla demolizione di un’ex falegnameria in corso Garibaldi a Seveso, viene rinvenuta nel sottoscala della struttura, fra tante cianfrusaglie, un’antica anfora romana (che la Soprintendenza stimerà risalente a un periodo compreso fra il I secolo a.C. e il I d.C.). Giovanni Lugarà, responsabile delle demolizioni, chiede allo zio Salvatore di aiutarlo a portarla a casa, «per fare un regalo alla mamma». Ed evitare, in questo modo, che finisca in discarica insieme ad altre suppellettili. Viene quindi sistemata nel patio della villa di Lugarà, in una posizione visibile dalla cancellata esterna. Ritenuta addirittura dalla famiglia Lugarà come «di scarso valore» – la utilizzavano solitamente come portaombrelli, tenendola su un supporto in ferro battuto senza curarsi del fatto che i nipotini, giocando, potessero danneggiarla.

Gianni Lugarà sarà sentito nuovamente nel prosieguo del dibattimento sulla questione delle scritture private. All’epoca dei fatti ha dichiarato di sapere che Grisafi fosse un conoscente del padre, ma non gli era mai capitato di chiedere a quest’ultimo informazioni sui motivi per i quali, nella palazzina di sua proprietà, ospitavano proprio il dirigente del Comune di Seregno. «Me l’ha chiesto mio padre…». Interrogato dalla pm Rizzo, ha risposto di non essersi mai interessato al fatto che Grisafi si stesse occupando proprio della pratica G.A.M.M. Quanto all’anfora, ha dichiarato di non averla mai fatta stimare, e di averla sempre ritenuta priva di valore, a giudicare dal fatto che pure per la madre fosse un «regalo sgradito».

La prossima udienza in calendario è fissata al 12 luglio 2021.

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Cronaca

SEREGNO – IL GUP RINVIA A GIUDIZIO TUTTI GLI INDAGATI DELLA “SEREGNOPOLI”

SEREGNO – MONZA – Stamane 11 dicembre terza ed ultima udienza preliminare della “Seregnopoli” davanti al Gup Silvia Pansini . La precedente seduta si era svolta lo scorso 27 novembre ( leggi ) ed oggi, dopo che sono intervenuti gli avvocati degli indagati,  il giudice ha comunicato la sua decisione.  La Pansini ha  deciso che  tutti gli indagati, eccezion fatta per l’ex assessore Gianfranco Ciafrone ( Forza Italia ) e per il segretario comunale Francesco Motolese ( che hanno chiesto il rito abbreviato) saranno rinviati a giudizio . Il Gup non ha aggiunto altro tranne la data in cui inizierà il processo: l’appuntamento  è fissato per il prossimo mese di aprile . Al termine della seduta molti degli indagati minori , che ora diventano imputati, hanno espresso la loro amarezza;  ad affrontare il processo, che si preannuncia lungo,  ci saranno  anche cinque dipendenti del Comune di Seregno, che si costituirà parte civile.

All’uscita dell’aula abbiamo raccolto il commento dell’avvocato Luca Ricci, uno dei due difensori dell’imprenditore Antonio Lugarà


Il commento dell’avvocato  Antonino De Benedetti difensore dell’ex sindaco Edoardo Mazza


( Pino Caputo )

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