massimo ponzoni

Cronaca

SEREGNO – PER SEREGNOPOLI I PM CHIEDONO 5 ANNI PER MAZZA E 7 ANNI E QUATTRO MESI PER LUGARA’

SEREGNO – Davanti al collegio giudicante presieduto da Letizia Anna Brambilla, nel prosieguo del processo contro politici e imprenditori seregnesi sono state formulate le richieste da parte della pubblica accusa. Le conclusioni della procura, rappresentata dei pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo sono terminate con 9 richieste di condanna .   Per il presunto malaffare all’interno dell’amministrazione comunale di Seregno,onosciuto con il nome di “Seregnopoli” che ha visto imputati ex amministratori pubblici, imprenditori, funzionari e dirigenti comunali sono queste le richieste formulate dai pm: cinque anni per Edoardo Mazza; sette anni e quattro mesi per Antonino Lugarà; quattro anni e sei mesi per Stefano Gatti; un anno e quattro mesi per Franco Greco; un anno e quattro mesi per Mauro Facchinetti; tre anni per Giuseppe Carello; quattro anni per Vincenzo Fortunato Corso; sei anni e sei mesi per Massimo Ponzoni; tre anni per Angelo Bombara. Chiesta invece l’assoluzione per: Giacinto Mariani, Carlo Santambrogio, Antonella Cazorzi e Biagio Milione. 

 

Cronaca

DESIO – ATTICO SEQUESTRATO A MASSIMO PONZONI EX ASSESSORE REGIONALE

DESIOUn attico di duecentometri quadrati in pieno centro, a Desio è stato sequestrato dai Carabinieri . Un immobile del valore di circa 400mila euro già finito all’asta e acquistato da una società ma di fatto rimasto nella disponibilità dell’ex esponente politico del Popolo delle Libertà  in Regione Lombardia, che nonostante il cambio di intestazione ha continuato ad abitarci. Ora però l’ex assessore all’Ambiente  Massimo Ponzoni, il “golden boy” della politica brianzola, già condannato in via definitiva nel 2016 a cinque anni per corruzione nell’ambito di una vicenda giudiziaria al centro della quale vi erano anche le tangenti relative al Piano attuativo per un centro commerciale di Desio, dovrà lasciare le stanze di corso Italia. Il provvedimento, a cui hanno dato esecuzione i carabinieri di Desio, è stato emesso dal Tribunale di Milano Sezione Misure di Prevenzione, su proposta dei militari dell’Arma cittadina in collaborazione con i carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria della Procura di Milano. L’immobile – dove di fatto abitava l’ex assessore regionale imputato anche nel processo Seregnopoli – è ritenuto dal Tribunale di Milano il frutto dell’attività delittuosa. A far scattare il sequestro è stato il “patrimonio disponibile in misura sproporzionata rispetto al reddito” e la ritenuta “pericolosità sociale” del soggetto, presupposti per l’applicazione di una misura che trae origine direttamente dal “Codice Antimafia” per colpire patrimoni ritenuti illecitamente accumulati

Seregnopoli, accuse di corruzione e usura

Massimo Ponzoni risulta imputato insieme all’imprenditore Antonino Lugarà nell’ambito del processo Seregnopoli  ( leggi ) per corruzione in concorso con l’ufficiale giudiziario Vincenzo Corso. Secondo l’accusa avrebbe provato a posticipare l’espropriazione di un immobile – quello oggetto del sequestro appunto – intestato a una società riconducibile all’ex politico lombardo. Il nome di Ponzoni accanto a quello del costruttore Lugarà, figura anche nell’ambito di un presunto episodio di usura nei confronti di un imprenditore brianzolo per un affare in Tunisia a cui sarebbe stato prestato del denaro con tassi di interesse ritenuti appunto usurai.

( fonte Milanotoday )

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Cronaca

SEREGNO – SEREGNOPOLI, L’EX POLIZIOTTO: ” LUGARA’ MI CONFIDO’ DEL PRESTITO CONCESSO A MEGA “

Prosegue l’odissea del processo Seregnopoli con l’esame dell’imputato Vincenzo Corso e, in seconda battuta, con l’introduzione dei testimoni Gennaro Rizzo, funzionario tecnico del Catasto a Seregno, e Carmine Gallo, ex funzionario di Polizia e dirigente presso il Commissariato di Rho Pero, in rapporti di amicizia sia con Antonino Lugarà sia con la parte offesa Luciano Mega.

di Alessandro Girardin

MONZA – SEREGNO

L’udienza del processo “Seregnopoli” dello scorso 19 aprile si è aperta con l’interrogatorio dell’imputato Vincenzo Corso. 68 anni, originario di Mileto ma trapiantato a Cesano Maderno, già dirigente dell’Unep (Ufficio notifiche esecuzioni e protesti) presso la sezione distaccata di Desio del Tribunale di Monza. La Procura gli contesta di essersi adoperato come “intermediario” per differire un provvedimento esecutivo a carico Massimo Ponzoni, in modo da consentire a quest’ultimo di regolarizzare la posizione di un immobile sito a Desio. Accuse che l’ufficiale giudiziario ha respinto recisamente.

Nella sua deposizione il dipendente Corso, spostato nel 2013 presso il Tribunale di Monza dove dirigente era Walter Zecchino (non imputato), ha affermato di conoscere Antonino Lugarà da oltre trent’anni. Ma, a suo dire, i dialoghi fra di loro vertevano perlopiù su problemi personali, in primis quelli che insorgevano fra Lugarà e gli inquilini residenti nei suoi tanti immobili. Occasioni nelle quali – ha dichiarato Corso – l’imprenditore era solito chiedergli «consigli sugli sfratti». Il pm Giulia Rizzo ha ricordato i tre incontri avvenuti fra Lugarà e Corso (e monitorati dagli inquirenti) tra settembre e ottobre 2015. Era stato Corso a contattare l’immobiliarista calabrese il 30 settembre 2015, concordando con lui un appuntamento presso il santuario di Santa Valeria, a Seregno, per visitare un immobile di Lugarà a cui il collega Zecchino era interessato. La mattina del successivo 2 ottobre, Corso e Lugarà si incontrano nuovamente a Seregno. Lo stesso giorno Lugarà telefonerà a Ponzoni per informarlo di aver ricevuto rassicurazioni che “qualcuno di sua conoscenza” lo avrebbe favorito nella procedura esecutiva.

Il terzo incontro fra i due risale al 30 ottobre 2015: Corso incontra Lugarà in un bar pasticceria a Seregno. Ha con sé una busta, dalla quale avrebbe estratto alcuni documenti e – secondo i risultati dell’o.c.p. dei Carabinieri, da cui però la difesa dissente, – ne avrebbe mostrato il contenuto a Lugarà.

Vincenzo Corso si è difeso sostenendo di non aver saputo – se non dopo la lettura degli atti – dell’esistenza di un contratto di comodato d’uso stipulato dalla società Acero Rosso di Ponzoni con un inquilino. È stato accertato come, il 31 ottobre 2015, all’indomani dell’ultimo incontro fra Corso e Lugarà, Ponzoni abbia mutato il contratto da comodato a locazione. In sede di controesame Corso ha negato di aver mai ricevuto denaro da parte di Lugarà. Benché dalle intercettazioni sia emersa la proposta dell’imprenditore di farsi carico (in un’ottica di scambio?) del rinnovo dell’assicurazione dell’auto in uso a Corso, che scadeva proprio in quel periodo e che il dirigente lamentava di non riuscire a pagare.

Con la successiva audizione del teste (di accusa e difesa) Gennaro Rizzo, dipendente del Comune di Seregno e responsabile del Polo Catastale Brianza Ovest, si è tornati sulla questione del collaudo delle opere pubbliche realizzate nell’ambito della media struttura di vendita voluta da Lugarà. Tra il giugno e il dicembre 2016, infatti, il tecnico Rizzo viene «spostato temporaneamente» presso l’ufficio Lavori Pubblici del Comune per il 30% del suo orario. Essendo in possesso dei necessari requisiti, gli viene affidato – su richiesta del segretario comunale di allora – un collaudo dichiaratamente «semplice», pur a fronte della sua pressoché totale inesperienza in materia. La scelta fu quella di individuare l’affidatario della procedura di collaudo all’interno, «e non all’esterno», del Comune di Seregno. Per la prestazione non era peraltro prevista alcuna remunerazione “extra”.

Il teste ha ricordato, e confermato poi in sede di controesame, che la richiesta di agibilità parziale per l’immobiliare G.A.M.M. Srl era stata presentata prima del collaudo, completa di documento di fine lavori e accatastamento commerciale. Il 27 gennaio 2017 faceva un sopralluogo di persona per vedere le opere di urbanizzazione alla fine collaudate.

Al centro della seconda parte dell’udienza, l’esame e controesame del testimone della difesa Carmine Gallo, 62 anni, ex ufficiale della Polizia di Stato in congedo dal dicembre 2018. Originario di Gragnano (Napoli), ha lavorato per trent’anni alla Questura di Milano, in servizio presso la Criminalpol Lombardia, per poi ricoprire la carica di dirigente al Commissariato di Rho Pero. «Ho conosciuto Mega Luciano negli ultimi anni della mia carriera, credo che lui fosse residente in quel periodo a Pero, che rientra nella giurisdizione del Commissariato da me diretto», ha dichiarato all’avvocato Rosario Minniti, legale di Lugarà. Parliamo degli anni 2012-2013.

L’ex ufficiale ha affermato anche di essere in rapporti con Lugarà: «Conosco Lugarà Antonino da oltre 30 anni. Credo di averlo conosciuto nell’89, in occasione di una vicenda che lo ha visto vittima insieme ai suoi fratelli, quando a Seregno furono attinti da colpi di arma da fuoco da due soggetti rimasti sconosciuti. All’epoca – ha proseguito Gallo – prestavo servizio alla Criminalpol, e il mio dirigente mi ordinò di andare sul posto, per accertare quello che fosse successo e svolgere delle indagini insieme ai Carabinieri. Andai anche in ospedale, e lì feci conoscenza col signor Lugarà».

Quelle indagini portarono a un nulla di fatto. Dal confronto con dati e informazioni in possesso della Dda di Milano, l’ex poliziotto ha negato di aver mai ricevuto notizie di una contiguità dell’imprenditore Lugarà ad ambienti ‘ndranghetisti.

«In un’occasione, sicuramente, sono stato io a presentare Mega a Lugarà e viceversa, perché erano entrambi nel mio ufficio», ha ricordato il teste. Riguardo alla questione del prestito da 110mila euro che Mega aveva ricevuto da Lugarà, «questa ha dichiarato Galloè stata una confidenza che Lugarà mi ha fatto qualche mese dopo, raccomandandomi di non riferirla a nessuno. Mi disse confidenzialmente che quei soldi servivano a Mega per pagare le spese legali del figlio. Da loro ho avuto solo notizie informali. Credo che quel prestito non sia mai stato restituito». Anche se Mega ha dovuto pagare a Lugarà il compenso per una procura a vendere l’appartamento di Lugano (30.000 franchi) e cedere l’immobile di Alezio al figlio dell’imprenditore per 80.000 euro (a fronte di un prezzo d’acquisto di 200.000 e di successiva rivendita pari a 140.000).

«Quando Lugarà mi disse del prestito, credo che lo fece per avere contezza che Mega fosse persona in grado poi di pagare il debito. Tutti sapevano delle problematiche del figlio, ma io gli dissi che in ogni caso avrebbe pagato», ha affermato l’ex ufficiale di polizia. I suoi rapporti con entrambi sarebbero proseguiti negli anni a venire. Tanto da aver appreso dallo stesso Mega i guai giudiziari che stava attraversando: «Credo abbia avuto uno o due procedimenti per bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Ne ho avuto conoscenza direttamente da lui». Riguardo ai rapporti di Mega con Cosimo Tulli, il teste Carmine Gallo si è limitato a dichiarare di essere a conoscenza del loro «rapporto d’affari», dato che gestivano insieme un locale – il Puro – tra Pero e Milano.

Controesaminato dal pm Salvatore Bellomo, l’ex ufficiale – a conoscenza di segreti a quanto pare di non poco conto confidatigli da Lugarà – ha ricordato che le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia nell’ambito delle inchieste a cui aveva preso parte con la Dda «avvenivano sempre in presenza di un magistrato». Si tratta quindi, ha concluso Bellomo, di domande e risposte che venivano verbalizzate. Saverio Morabito, Antonio Schettini, Salvatore Pace, Mario Inzaghi: questi i nomi dei pentiti che, ammesso siano stati sentiti sul punto (come affermato sotto giuramento da Gallo), avrebbero potuto riferire – secondo il pm – «sull’appartenenza o conoscenza di Lugarà ad ambienti ‘ndranghetisti». L’acquisizione di questi verbali al processo potrebbe anche rappresentarne un punto di svolta.

A ulteriore domanda del pm sui motivi per cui le indagini sul “Far West” brianzolo si arenarono, l’ex poliziotto Carmine Gallo ha escluso che Lugarà gli abbia mai riferito di avere dei nemici o qualche sospetto che potesse contribuire a quell’indagine, anche solo in via confidenziale.

Cronaca

SEREGNO – ” SEREGNOPOLI “: UNA LUNGA UDIENZA SOLO PER LA PRESUNTA USURA

MILANO – Dopo la sosta dovuta al lock-down è ripreso sabato 13 giugno, presso l’aula bunker 1 del carcere di San Vittore il processo “Seregnopoli” che vede coinvolti 15 soggetti tra cui l’ex sindaco Edoardo Mazza (Forza Italia), l’imprenditore Antonino Lugarà ed altri 13 imputati di minor rilevanza tra cui l’ex vicesindaco Giacinto Mariani (Lega).

L’udienza è stata incentrata sulla deposizione del testimone Luciano Mega in merito alla presunta accusa di usura contestata all’imprenditore Antonino Lugarà ( leggi ) dai PM della Procura della Repubblica di Monza Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo.
La deposizione, comprensiva del controesame da parte delle difese, è durata oltre 4 ore; il Mega ha riferito le diverse circostanze che lo hanno indotto a chiedere in prestito danaro all’imprenditore conosciuto nel 2013, per il tramite dell’amico Massimo Ponzoni, in merito alla possibilità di realizzazione di una nuova attività imprenditoriale consistente nell’importazione di marmo dalla Tunisia. Soci della società la compagna del Ponzoni, la compagna dello stesso Mega e per Lugarà una società denominata Briantea . Il Ponzoni si sarebbe occupato della parte commerciale e gli altri due avrebbero seguito la parte imprenditoriale e la gestione della società.
Successivamente, siamo alla fine del 2013, Mega dichiara di avere avuto problemi di liquidità a causa di lavori e investimenti da sostenere nelle proprie attività commerciali (locali e ristoranti) e decide di chiedere a Ponzoni l’intercessione presso il Lugarà per l’erogazione di un prestito visto il rapporto societario già in essere nell’attività sopracitata. Il prestito gli viene concesso e la consegna del danaro avviene in Francia  il 19 febbraio 2014  in un immobile del Ponzoni: è proprio quest’ultimo a consegnare al Mega la busta contenente 100.000 euro in contanti in biglietti da 500 con la promessa che ne avrebbe restituiti 130.000 entro 3 mesi. In tale circostanza Ponzoni trattiene, sempre da dichiarazioni del Mega, 10.000 euro per sè.
Alla domanda di come sia stato restituito  il prestito, Mega risponde: 30.000 franchi svizzeri ( al cambio di allora circa 30.000 euro )  furono versati come compenso per una procura data al Lugarà per la vendita di una casa in Svizzera (riacquistata da un parente del Mega) mentre la parte restante del debito, non avendo disponibilità liquide, vendendo un appartamento sito in Alezio (Lecce) acquistato due anni prima a 200.000 euro, dopo un confronto non esente da contrasti con la propria compagnia e la di lei sorella.
Il rogito di questo immobile avvenne presso un notaio di Seregno al prezzo di 80.000 euro che il Mega sostiene di non aver mai incassato ma di avere copia cartacea dell’assegno. L’immobile fu acquistato dal figlio del Lugarà che successivamente lo rivendette a 140.000 euro .  Alla domanda del PM se avesse ricevuto minacce in caso di mancata restituzione il Mega risponde che alla dottoressa Alessandra Dolci ( DIA – Direzione Investigativa Antimafia di Milano ndr )  in data 16.10.2017 dichiarò che il Lugarà  non lo aveva mai minacciato ma che era un soggetto che gli incuteva un certo timore. Mega riferisce anche che in diverse occasioni il Ponzoni gli avrebbe sollecitato la chiusura dell’operazione.

Durante il controesame del Mega da parte dei difensori del Lugarà, è stato prodotto un documento dal quale si evince che il prestito sarebbe stato erogato a luglio 2013 e non a febbraio 2014 come sostenuto dal Mega. Dopo aver visionato il documento il Mega però ne ha disconosciuto sia il contenuto che la sua firma. Ora saranno le perizie calligrafiche ed il collegio giudicante a decidere nel merito.

La prossima udienza è fissata per sabato 20 giugno  nel quale ci sarà la deposizione dei tecnici della Procura (un architetto ed un urbanista) che avranno il compito di dimostrare le eventuali irregolarità nonché le eventuali velocizzazioni della pratica GAMM riguardante l’ex area Dell’Orto pullman. ( Davide Vismara )

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CronacaPolitica

SEREGNO – STUPORE DEL PD: PONZONI SCONTERA’ LA PENA NEL CENTRO BENESSERE ?

SEREGNO – La notizia che Massimo Ponzoni sconterà la pena ( leggi ) in un centro benessere ha suscitato scalpore anche nelle forze politiche locali . Stamane il Circolo locale del Partito Democratico ha emesso una nota a stampa a riguardo sottoscritta anche da Circolo di Desio e  dalle Liste civiche Cambia Seregno e Scelgo Seregno, dalla  Federazione di Monza e Brianza del Partito Democratico. Si legge nella nota :

“Ha destato non poca sorpresa la notizia  riguardante la decisione assunta dal Magistrato di sorveglianza e in attesa della decisione definitiva del Tribunale, circa il luogo dell’affidamento in prova ai servizi sociali di Massimo Ponzoni. L’ex assessore regionale era stato condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta e corruzione. Lo stupore non è legato al tipo di provvedimento – importante strumento alternativo al carcere per rieducare e reinserire nella società chi ha commesso reati – ma al luogo dove l’ex-assessore svolgerà il lavoro. Secondo gli organi di stampa si tratta di un centro di Chirurgia Estetica e Medical Welness situato a Seregno (un progetto presentato nel giugno 2017 alla presenza del già presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e dallo stesso Massimo Ponzoni) la cui proprietà risulta essere – sempre secondo le indiscrezioni – vicino alla famiglia Ponzoni e situato in un immobile attualmente oggetto di altre indagini da parte degli organi inquirenti. Pur nel doveroso rispetto delle decisioni che gli organi preposti andranno ad assumere in via definitiva, non possiamo esimerci dal manifestare sincera e amara sorpresa per una decisione che, se dovesse essere confermata, snatura il senso di questo tipo di provvedimento che ha invece lo scopo del concreto recupero sociale del soggetto in questione.

Circolo di Desio e di Seregno del Partito Democratico Liste civiche Cambia Seregno e Scelgo Seregno Federazione di Monza e Brianza del Partito Democratico “

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Cronaca

SEREGNO -. MASSIMO PONZONI LASCIA IL CARCERE: LAVORERA’ IN UN CENTRO BENESSERE

SEREGNO –  Ha lasciato il carcere di Bollate e abiterà a casa dei genitori Massimo Ponzoni, l’ex golden boy del Pdl lombardo, ex assessore regionale all’Ambiente e uomo di fiducia di Formigoni. L’espiazione della pena ( leggi ) a 5 anni e mezzo per vari reati (tra cui bancarotta e corruzione) avverrà d’ ora in avanti in un centro che si occupa di benessere, chirurgia estetica, e vendita di prodotti della salute. Il centro dove andrà a “lavorare” Massimo Ponzoni si trova in uno stabile  sul quale la magistratura Monzese ha da tempo acceso un faro per presunti fatti di corruzione su vicende di carattere urbanistico, nei quali  però non risulterebbe il coinvolgimento dello stesso Ponzoni. Il centro ha sede in un immobile situato  all’angolo tra via Colzani e via Solferino.  L’edificio fu pagato una cifra molto elevata  all’immobiliarista Giorgio Vendraminetto, già indagato per altre pratiche edilizie sospette insieme all’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza, all’ex vicesindaco Giacinto Mariani e all’imprenditore Antonino Lugarà, ed è ancora sotto la lente di ingrandimento della Procura di Monza nell’inchiesta sulla multiutility Aeb-Gelsia.

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Cronaca

SEREGNO – PRESUNTA CORRUZIONE IN GELSIA, INDAGINI ANCHE SULLA FARMACIA COMUNALE

SEREGNO –  Sotto la lente l’immobile in via Colzani acquistato da AEB per trasferirci la farmacia comunale pagato a Vendraminetto con un conto troppo salato per dei locali inadeguati. È questa una (ma non l’unica e pare neanche la più eclatante) vicenda su cui stanno indagando i carabinieri di Desio coordinati dalla Procura di Monza in merito al nuovo filone sul presunto malaffare nella pubblica amministrazione a Seregno che ora riguarda la società multiutility dei servizi pubblici Gelsia.

Il terzo troncone della maxinchiesta scoperto per una proroga di indagini chiesta dal pm Salvatore Bellomo con le ipotesi di reato che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta nei confronti di 7 indagati: il presidente di Gelsia srl Francesco Giordano (che è stato assessore della Provincia di Monza e Brianza – Forza Italia ), il presidente di AEB spa Alessandro Boneschi, l’ex presidente di AEB Maurizio Bottoni, il presidente di Gelsia Ambiente srl Massimo Borgato, l’ex membro del consiglio di amministrazione di AEB Gabriele Volpe e il direttore generale di Gelsia Ambiente Antonio Capozza. Oltre a loro, rispunta il nome di Giorgio Vendraminetto, l’imprenditore immobiliare già finito in una precedente richiesta di proroga firmata dal pm monzese Salvatore Bellomo per altre pratiche edilizie sospette in cui risultano di nuovo iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza, l’ex vicesindaco Giacinto Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, da cui è partita la maxinchiesta dei carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Desio sul presunto voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta sull’area dismessa ex Dell’Orto di via Vallassina.

E proprio al nome di Vendraminetto è legata la vicenda dell’immobile di via Colzani da destinare a nuova sede della farmacia comunale di zona. Un’operazione formalizzata con un compromesso di vendita nel 2013 tra l’imprenditore e AEB, allora presieduta da Maurizio Bottoni e conclusa dal successivo consiglio di amministrazione. Ma fortemente contrastata dalle fila del consiglio comunale e dai cittadini di Seregno, che lamentavano il trasferimento della farmacia comunale da un luogo adeguato ed accessibile ai parcheggi alla soluzione di via Colzani, sopra un centro radiologico da cui accedere, senza un ingresso autonomo, scomoda per gli utenti con disabilità motorie fino alla realizzazione di un apposito ascensore. Un progetto che alla fine non è mai andato in porto. Come non è andata in porto l’alternativa di un ambulatorio medico aperto anche alla chirurgia estetica, dietro cui pare ci fosse una società riconducibile all’ex golden boy del Pdl in Brianza Massimo Ponzoni.

( fonte : Stefania Totaro  – Il Giorno )

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Cronaca

CESANO – ARRESTATO L’ EX CONSIGLIERE DI FORZA ITALIA DOMENICO ZEMA

 CESANO MADERNO – I Carabinieri di Desio hanno arrestato Domenico Zema, 50 anni, già coinvolto nell’indagine «Tibet» della squadra mobile di Milano che nel 2011 aveva scoperto una banca clandestina della `ndrangheta che si occupava di reinvestire soldi per garantire una diaria ai detenuti e ai parenti delle persone coinvolte nella maxi indagine «Infinito».  Lo Zema è il genero  di Giuseppe Annunziato Moscato, risultato capo mandamento della locale di Desio durante «Infinito». La procura generale ha emesso il 12 ottobre un mandato di cattura per riciclaggio, trasferimento fraudolento e minaccia, tutti reati aggravati dal metodo mafioso, e deve scontare 4 anni, 5 mesi e un giorno. I militari della sezione Catturandi del comando provinciale di Milano lo hanno arrestato il 14 ottobre nel suo appartamento di Desio (Monza). Dalle indagini è risultato che Zema si sarebbe occupato dello spostamento dei fondi all’estero e il reinvestimento in immobili, oltre a gestire i rapporti con la politica regionale. Zema è stato consigliere nel comune di Cesano Maderno (Monza) nelle liste di Forza Italia. Dalle indagini è emerso che una volta abbandonata la politica (a causa del coinvolgimento in un’altra vicenda giudiziaria) ha segnalato come suo uomo di riferimento Massimo Ponzoni, poi diventato assessore alla Regione Lombardia e coordinatore provinciale Pdl in Brianza ma arrestato nell’inchiesta per corruzione urbanistica al comune di Desio.
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