Pierangela Renda

Cronaca

SEREGNO -SEREGNOPOLI BIS: LA PROCURA CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER POLITICI E IMPRENDITORI

( fonte ilgiorno.it – Stefania Totaro )

SEREGNO –   Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla presunta corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede i rinvii a giudizio degli indagati per cui invano ha chiesto di applicare le misure di custodia cautelare. L’unico a chiedere il processo con il rito abbreviato è l’ex sindaco di Seregno  . Il suo avvocato, Massimiliano Redaelli, punta la difesa su una memoria-perizia per respingere le accuse che ha presentato ieri 21 gennaio all’udienza preliminare davanti alla giudice del Tribunale di Monza Silvia Pansini.

I pm Salvatore Bellomo e Michela Versini hanno quindi chiesto un termine per visionare e controdedurre la tesi difensiva, concesso ad ottobre. L’ex primo cittadino seregnese e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per abuso d’ufficio e corruzione. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, Emilio Giussani e Maurizio Schiatti. 

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per l’allora gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che nel giugno scorso ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le indagini “hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Mazza, insieme al defunto dirigente dell’ufficio tecnico comunale Calogero Grisafi morto suicida nel 2015, abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto“.

Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ma niente esigenze cautelari perché “manca il pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati per via dalla sua fuoriuscita dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017” e per “la deterrenza derivante dall’attuale pendenza in primo grado del giudizio relativo alle vicende asseritamente corruttive per cui sono state adottate le misure cautelari nel 2017” da lei stessa, peraltro, firmate.

Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip “non rileva dagli atti la configurabilità della corruzione” anche se si “appalesano plausibili” i profili di “asserita illegittimità” che “dovranno costituire oggetto di un giudizio per il contraddittorio tra le parti”. I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, per cui il processo è ancora in corso al Tribunale di Monza) e Michela Versini avevano chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e gli arresti domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. I magistrati della Procura hanno combattuto fino in Cassazione per recuperare le misure cautelari.

I giudici romani hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso. I pm avevano deciso di giocarsi anche l’ultima carta dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il loro ricorso in appello, lasciando gli indagati a piede libero ma, sulle accuse contestate relativamente al Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, i giudici della libertà milanesi hanno ritenuto che, a non essere chiara nelle carte delle indagini, è soltanto la questione relativa al corrispettivo che configurerebbe la corruzione. Accuse totalmente negate invece dagli imputati.

( fonte ilgiorno.it – Stefania Totaro )
Cronaca

SEREGNO – “SEREGNOPOLI BIS ” IL PM CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER POLITICI E IMPRENDITORI

Fonte ilGiorno.it – Stefania Totaro.

MONZA – Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla presunta corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede i rinvii a giudizio degli indagati per cui invano ha chiesto di applicare le misure di custodia cautelare. Il 14 dicembre prevista battaglia giudiziaria all’udienza preliminare davanti alla gup del Tribunale di Monza Silvia Pansini. L’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per abuso d’ufficio e corruzione. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, 79 anni, Emilio Giussani, 68 anni e Maurizio Schiatti, che ha superato gli 80. Il quinto indagato è il defunto Calogero Grisafi, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Seregno che si è tolto la vita nel 2015.

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per la gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le indagini “hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Grisafi e Mazza abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto“.

Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ma niente esigenze cautelari perchè “manca il pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati per via dalla sua fuoriuscita dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017” e per “la deterrenza derivante dall’attuale pendenza in primo grado del giudizio relativo alle vicende asseritamente corruttive per cui sono state adottate le misure cautelari nel 2017” da lei stessa, peraltro, firmate.

Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip “non rileva dagli atti la configurabilità della corruzione” anche se si “appalesano plausibili” i profili di “asserita illegittimità” che “dovranno costituire oggetto di un giudizio per il contraddittorio tra le parti“.

I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, per cui il processo è ancora in corso al Tribunale di Monza) e Michela Versini avevano chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e gli arresti domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. I magistrati della Procura hanno combattuto fino in Cassazione per recuperare le misure cautelari.

I giudici romani hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso. I pm avevano deciso di giocarsi anche l’ultima carta dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il loro ricorso in appello, lasciando gli indagati a piede libero ma, sulle accuse contestate relativamente al Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, i giudici della libertà milanesi hanno ritenuto che, a non essere chiara nelle carte delle indagini, è soltanto la questione relativa al corrispettivo che configurerebbe la corruzione.

Un passo che va incontro, secondo l’accusa, alla Procura, secondo cui l’iter urbanistico è stato ritenuto “illegittimo”, mentre anche sulla dazione di denaro ci sono ammissioni che emergerebbero dalle intercettazioni telefoniche. Da qui la decisione di proporre anche l’ultimo ricorso davanti alla Corte di Cassazione. Dai giudici supremi romani i pm si attendevano una pronuncia aggiuntiva in termini di legittimità, ma magari anche nel merito, della loro tesi accusatoria. Una ulteriore argomentazione che, se del caso, potesse rafforzare l’ipotesi che stanno percorrendo la strada giusta puntando il dito contro la presunta nuova corruzione nell’urbanistica e i suoi presunti protagonisti vecchi e nuovi. Invece il loro ricorso non è stato ritenuto ammissibile. E ora la battaglia giudiziaria a dicembre si sposta in udienza preliminare.

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Cronaca

MONZA – RINVIATO A GIUDIZIO L’ UOMO CHE DIFFONDEVA VIDEO INTIMI DELLA SUA EX

MONZA – Il pm della Procura monzese Giovanni Santini ha chiesto il rinvio a giudizio per il 50enne  accusato di avere perseguitato per mesi l’ex fidanzata con insulti pesanti, scritte  sui muri nelle adiacenze della sua abitazione, violenze e diffondendo anche video e immagini intime  ( leggi ). L’udienza preliminare per il monzese è fissata  il 3 febbraio  davanti alla giudice del Tribunale di Monza Pierangela Renda, dove si costituirà parte civile C.D., la donna 46enne anch’ ella residente a Monza, rappresentata dall’avvocato Paolo Pozzi. Lo stalker era stato arrestato dagli uomini della Squadra mobile  al termine di una complessa attività investigativa lo scorso novembre. Le accuse di cui il 50enne dovrà  rispondere sono principalmente quella di stalking, iniziata  dopo che la relazione con la fidanzata era naufragata; l’uomo  avrebbe iniziato a molestarla e minacciarla, anche di morte, appostandosi nei pressi della sua abitazione, pedinandola e cercando di incontrarla per strada. A ciò si sarebbero aggiunte telefonate, insulti anche attraverso  messaggi, fino al suonare insistentemente al citofono di casa della donna e a imbrattare col suo nome associato a epiteti ingiuriosi citofono e i muri vicini. Una situazione che, secondo l’accusa, ha procurato alla donna “un perdurante e grave stato di ansia e di timore per la propria incolumità” e l’ha costretta “ad alterare le proprie abitudini di vita, bloccandolo nelle diverse applicazioni di messaggistica, bloccandone le utenze telefoniche, modificando i propri spostamenti ed anche cambiando il proprio numero di telefono“. L’uomo è accusato poi di avere inviato a conoscenti della ex un video intimo. Infine nel novembre scorso durante una colluttazione per tentare di sottrarre alla donna il telefono e le chiavi dell’abitazione, l’avrebbe aggredita e colpita con un pugno sul viso.

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Cronaca

SEREGNO – “SEREGNOPOLI BIS ” IL GIP: NIENTE ARRESTI PER IMPRENDITORI E POLITICI

SEREGNO  – Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede il carcere per gli imprenditori e gli arresti domiciliari per gli ex sindaci. Ma la gip lascia tutti a piede libero, ritenendo che non sussistano le esigenze cautelari e, in un caso, neanche i gravi indizi di colpevolezza. E i pm potrebbero rispondere con un ricorso in appello per recuperare gli arresti. L’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per corruzione e abuso d’ufficio. Con loro appaiono, nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Pierangela Renda, anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, 78 anni, Emilio Giussani, 67 anni e Maurizio Schiatti, che di anni ne ha 80 tondi. Il quinto indagato è il defunto Calogero Grisafi, il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Seregno che si è tolto la vita nel 2015. I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà) e Michela Versini hanno chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e i domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. Nel mirino , per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per la gip le indagini “hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Grisafi e Mazza abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto”.   

L’unica misura degli arresti domiciliari è stata decisa dalla gip per un argentino di Seregno accusato in merito a presunte pratiche illegittime per ottenere la cittadinanza italiana

( fonte Il Giorno – Stefania Totaro )

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Cronaca

SEREGNO – L’INCHIESTA DELLA PROCURA SI ALLARGA: SPUNTANO NUOVI NOMI

SEREGNO –  Una proroga “a carte coperte” di 6 mesi delle indagini nei confronti di vecchi e nuovi indagati chiesta dalla Procura, a cui si è opposta la difesa del costruttore Antonio Lugarà. Ma intanto alla caserma dei carabinieri di Seregno riprendono gli interrogatori davanti al pm. Dopo le misure cautelari per corruzione e abuso in atti d’ufficio eseguite il 26 settembre scorso e che hanno colpito anche l’ex sindaco Edoardo Mazza e l’ex vicesindaco Giacinto Mariani, non si ferma la maxinchiesta sull’urbanistica a Seregno e si allarga a macchia d’olio su una raffica di altre pratiche edilizie e altre notizie di reato al momento non svelate.

A svelare l’incessante lavoro di indagine lungo e complesso, quello che stanno affrontando i carabinieri, coordinati dai pm monzesi Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, è una richiesta di proroga delle indagini (scadute all’inizio di dicembre e di cui si chiede al gip il rinnovo per altri 6 mesi) inviata dalla Procura a indagati già coinvolti, ma che contiene anche nomi su cui si vociferava soltanto, negli ultimi mesi, perché la documentazione relativa alle proprie pratiche risultava essere stata acquisita dai militari nei diversi accessi negli uffici comunali o perchè apparsi accanto agli innumerevoli “omissis” nelle carte dell’inchiesta. Oltre a Mazza, Mariani e Lugarà, appaiono tra gli altri il costruttore Roberto Pozzoli, l’imprenditore Emilio Giussani, Giorgio Vendraminetto, commercialista e immobiliarista e Marco Radice, dirigente dell’ufficio anagrafe del Comune di Seregno.

La richiesta di proroga contiene soltanto l’indicazione del titolo di reato di “corruzione più altro” ma non specifica per quali vicende. È questo il motivo per cui l’avvocato Luca Ricci, difensore di Lugarà, ha presentato al gip Pierangela Renda opposizione alla richiesta di proroga delle indagini, sostenendo che “la Corte Costituzionale chiarisce che non è consentito chiedere la proroga delle indagini senza i connotati dell’avviso di garanzia che contengano data, luogo e imputazione precisa del reato contestato”. Il gip non si è ancora pronunciato. Ma nel frattempo i nuovi indagati sono stati convocati a rendere dichiarazioni. Come Emilio Giussani, il proprietario della ‘cava Giussani’, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Sulla cava Giussani, l’area di via Meiani di Levante dove il titolare delle società Emilio Giussani e Brianza Inerti che si occupano di smaltimento di rifiuti non pericolosi, essenzialmente ghiaia e sabbia per l’edilizia, i carabinieri di Seregno si erano già fatti consegnare le pratiche in una delle “visite” al Comune. Sotto la lente della Procura interventi eseguiti “in assenza di permesso di costruire”, con un’ingiunzione di “ripristino dello stato dei luoghi”, sospeso però dal Tar in attesa del giudizio. Ma molte altre le vicende urbanistiche al vaglio degli inquirenti relative al “post Gavazzi”, l’ex consigliere Pdl della Provincia di Monza Attilio Gavazzi, imputato in un processo in corso al Tribunale di Monza, nella sua qualità di vicesindaco e assessore all’edilizia privata dal 2005 al 2010, di corruzione per presunte tangenti per “agevolare” cambi di destinazione d’uso di alcune aree in città e a quando forse Giacinto Mariani era ancora sindaco.

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Cronaca

MONZA – TRUFFE AGLI ANZIANI: INDIVIDUATA UNA BANDA. 8 ARRESTATI

MONZA  – 8 arresti tra Monza, Milano e Roma eseguiti dai Carabinieri di Parma.

Telefonavano a casa delle vittime spacciandosi per avvocati, funzionari in servizio presso le cancellerie o gli uffici contenziosi – recupero crediti di vari Tribunali o  presso la Corte dei Conti; segnalavano il mancato pagamento di abbonamenti a riviste riconducibili alle Forze di polizia e l’esistenza di una conseguente consistente esposizione debitoria; proponevano una transazione bonaria per estinguere il debito a mezzo di bonifico bancario di cui fornivano il codice iban per scongiurare l’attivazione del recupero forzoso del credito attraverso atti di pignoramento. Era questa la tecnica adottata da una banda che ha compiuto decine di truffe in tutta Italia,  sgominata, questa mattina, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma. Arrestati 8 indagati, tutti italiani: associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di truffe e riciclaggio i reati contestati.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza, sono state avviate dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Parma nel mese di febbraio 2016, allorquando una attenta signora parmigiana di 75 anni riferiva al 112 di essere stata appena contattata da tale dottor Peruzzi che le imputava uno stato di insolvenza, pari a circa 4 mila euro, derivante dal mancato pagamento di alcune rate di un abbonamento ad una rivista inerente le Forze di polizia. Il dottor Peruzzi, che affermava trovarsi nella stanza di un magistrato presso il Tribunale di Milano, la sollecitava –a suoi dire in accordo con il  magistrato – a liquidare l’importo, comprensivo di iva all’11%, entro il mattino successivo in modo da evitare il pignoramento dei suoi beni a mezzo di ufficiale giudiziario. Forniva anche il codice iban, l’indicazione della ditta beneficiaria e la causale del bonifico bancario: “chiusura rapporti in essere”. Le prime verifiche condotte dai militari del Nucleo Investigativo di Parma consentivano di ricondurre il codice iban ad un conto corrente acceso presso la United Bulgarian Bank di Sofia e che le utenze telefoniche utilizzate dal dottor Peruzzi erano intestate a persone inesistenti e peraltro mai più utilizzate dalla banda.

 L’indagine che ha consentito di documentare 16 casi di truffe (ma si ritiene siano molti più numerosi) e di impedire che fossero portati a consumazione numerosi altri tentativi ha dimostrato che il modus operandi era consolidato e si fondava su un’organizzazione strutturale perfettamente aderente alla realizzazione del programma criminoso. Dagli sviluppi investigativi è emerso infatti che nella quasi totalità dei casi le vittime avevano effettivamente sottoscritto in precedenza abbonamenti a riviste e che i loro nominativi erano confluiti in un archivio in possesso di uno dei componenti dell’organizzazione criminale A.D. (classe 1973)  operante nel settore dell’editoria. A fronte della prospettazione della omessa tempestiva disdetta degli abbonamenti, gli indagati richiedevano alle vittime il pagamento di somme rilevanti, variabili tra 2mila e 6 mila euro, minacciando conseguenze legali in caso di inottemperanza alle richieste formulate. Nell’ipotesi di  pagamento immediato la vittima beneficiava invece di uno sconto anche fino al 50%. Gli approfondimenti dei militari del Nucleo Investigativo hanno definito  il ruolo di tutti i componenti l’associazione criminale: V.F. (classe 1981), operante nel settore immobiliare, abile organizzatore del gruppo, era preposto alla ricerca delle basi logistiche, fornendo gli arredi, i telefoni cellulari e le relative schede; M. G. (classe 1977), S.A. (classe 1984), N.B (classe 1989) e P.F. (classe 1992) erano i telefonisti del sodalizio che si presentavano rispettivamente come il dottor Peruzzi e il dottor Paganella i primi due e la dottoressa Perego e la dottoressa Nava le ultime, ovviamente tutti nomi di fantasia. In caso di esito favorevole del meccanismo fraudolento messo in piedi, il maltolto veniva suddiviso al 50% tra il telefonista  e i primi due indagati (A.D. e V.F.);  M.F (classe 1974) era intestataria di 4 conti correnti postali tra cui quello indicato alle vittime per l’effettuazione dei bonifici; M.S. (classe 1961) era intestatario di una carta postepay sulla quale il sodalizio criminoso faceva transitare i profitti del reato. Agli ultimi due indagati il Pubblico Ministero di Monza, dottoressa Michela Versini, ha contestato anche il reato di riciclaggio per avere ricevuto sulle rispettive posizioni bancarie i bonifici provento delle truffe commesse dal sodalizio e compiuto o fatto compiere operazioni tali da occultare la provenienza delittuosa del denaro.

In quattro dei casi documentati e compendiati nell’ordinanza del Giudice per le Indagini preliminari di Monza, dottoressa Pierangela Renda,  agli indagati è stata contestata l’aggravante di aver profittato dell’avanzata età delle vittime. Oltre 150.000 euro il provento dei raggiri.

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Politica

SEREGNO – L’AREA DELL’ORTO PULLMAN E IL DIRIGENTE SUICIDA

Il ruolo di Calogero Grisafi nel Piano Attuativo dell’area ex Dell’Orto Pullman

( di Anna Migliaccio )

Sono ormai di pubblico dominio le 225 pagine dell’ordinanza del Gip  Pierangela Renda a carico di politici e di tecnici del comune di Seregno, con le ipotesi di reati  in atti riferiti a due pratiche urbanistiche. Nelle pagine dell’ordinanza compare , a più riprese, sia nell’elenco degli indagati sia, in parole strazianti, nelle intercettazioni ambientali, il nome del defunto dirigente del comune di Seregno, Calogero Grisafi. Il reato contestato  è il medesimo che colpisce altri funzionari: avere avallato una delibera (quella riferita alle aree ex Dell’Orto pullman ) di Piano Attuativo che era illegittima. Illegittima nel procedimento, perché doveva essere una delibera di Consiglio comunale, mentre fu approvata in Giunta. In danno erariale, perché condotta a vantaggio del singolo privato, con mancati introiti per il comune per una quota di oneri di urbanizzazione di almeno 25.000 euro. Abbiamo preso in esame alcuni aspetti della delibera 147/2015 ( vedi ) , una delle due delibere di Giunta comunale oggetto dell’inchiesta. Nella delibera, datata 30 luglio, risultano assenti gli assessori Marco Formenti e Giacinto Mariani. La data coincide con il periodo estivo, ma sarà compito della magistratura e degli inquirenti eventualmente approfondire le ragioni di questa assenza.

Giacinto Mariani ( ex sindaco ed ex vice-sindaco di Seregno ) intervistato in questi giorni dice di  “non temere l’inchiesta giudiziaria e che se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare”.

Nelle pagine dell’ordinanza del GIP risulta che nello stesso periodo, con un esposto, Giacinto Mariani aveva denunciato il dirigente Grisafi, per presunte condotte non conformi ai doveri d’ufficio. Come è noto, Calogero Grisafi, ex dirigente del settore pianificazione e territorio è morto  suicida a Seveso nel settembre del 2015  ( vedi )  Si scopre che il suicidio del funzionario è avvenuto in una abitazione che gli era stata messa a disposizione, in circostanze non del tutto chiare, da soggetti collegabili  all’impresario Antonio Lugarà.

Nel suo percorso lavorativo il Grisafi fu vittima di mobbing, licenziato prima e poi reintegrato nelle funzioni. Che si trattasse di mobbing ad opera di Giacinto Mariani, Sindaco nella precedente legislatura, lo dice la sentenza del Giudice del Lavoro, non è una nostra opinione. Il comune di Seregno ha subìto notevoli danni economici dalla azione vessatoria condotta contro il dipendente.

Degli atti amministrativi che corredano la delibera n.147 ci ha colpito un verbale datato 5 maggio 2015 (il verbale contiene un refuso) che riguarda la commissione consiliare permanente del territorio (vedi ). Alla commissione era presente Grisafi, che ancora rivestiva  la qualifica di dirigente del Settore territorio, Edoardo Mazza assessore all’urbanistica , l’architetto Marco Cajani ( consigliere comunale ), l’ingegnere Piergiorgio Borgonovo ( consigliere comunale ), l’architetto Claudio Mainardi ( consigliere comunale ) e altri come si legge consultabile nell’allegato . E’ evidente in questo verbale il ruolo avuto dal   Grisafi nella pratica. Il Grisafi aveva scritto chiedendo diversi pareri circa l’interpretazione dell’articolo 15 del Piano delle regole. Si era confrontato con l’allora segretaria comunale Lucia Amato. Entrambi ritenevano che per quella pratica fosse necessario un passaggio in consiglio comunale. Molti sono gli aspetti oscuri della vicenda e di essi non possiamo dare alcuna interpretazione arbitraria, considerato che non tutti gli atti sono pubblici e consultabili. Quelli che abbiamo esaminato ci appaiono importanti perché evidenziano una situazione di conflitto tra il funzionario dipendente pubblico  e i politici.

Molte domande aperte  forse troveranno risposta al termine dell’inchiesta in corso: Grisafi era cosciente che l’appartamento dove abitava nell’ultimo periodo in Seveso, era riconducibile al Lugarà?  ( Come riportato nell’ordinanza  del GIP l’immobile era intestato ad un commercialista ) . Alle pagine 9 e 10 si racconta anche che il defunto dirigente aveva una vita privata imbarazzante:   si legge della sua frequentazione di donne di origini slave e di loro sodali, incontri  che avvenivano anche negli uffici del Comune. Queste stesse notizie risultano anche nelle pagine seguenti delle intercettazioni ambientali riportate sull’ordinananza. Ne riportiamo alcuni stralci dove le conversazioni tra il Sindaco Edoardo Mazza e il costruttore Antonio Lugara’ si riferiscono alla presunta condotta tenuta dal Grisafi negli uffici e presso l’abitazione di Seveso:

Ha un po’ rotto il cazzo eh?” dice Lugarà  “Te lo devi togliere dai coglioni…ascolta me. Noi non ci siamo detti niente eh!” dice Edoardo, “… Sì mi da fastidio, si porta in casa anche i Rom, gente con le ciabatte….uno schifo!” dice Lugarà, “adesso gli dò pochi giorni….se vuole lasciare qualche mobile qua sotto….sono andato al maneggio e gli ho detto che se ne deve andare. Ma dove va? In mezzo alla strada? In mezzo alla strada. Sono cazzi suoi” “Si deve dimettere…che umiliazione- Molto umiliazione!”

Le conversazioni fanno esplicito riferimento alla emarginazione del Grisafi dal proprio ruolo dirigenziale. L’accostamento sinottico tra i diversi atti porta almeno qualche dubbio. Il ruolo del Grisafi evidenziato dal verbale, la sua insistenza per un intervento del Consiglio comunale ha qualche cosa a che fare con la messa a disposizione senza contratto di un appartamento? Secondo il GIP si tratta di un atto corruttivo del costruttore nei confronti del funzionario. La denuncia contro il funzionario da parte di Giacinto Mariani e il tenore delle intercettazioni ambientali trovano, alla luce di questi atti, una diversa interpretazione? Che  il funzionario desse fastidio per il suo modo di applicare la norma o almeno di provarci?

Siamo nell’estate del 2015. A settembre dello stesso anno 2015, in quell’appartamento di Seveso, Calogero Grisafi assume grandi quantità di psicofarmaci  e lascia questo mondo ( leggi ) . Alla cerimonia religiosa, il sindaco Mazza intervistato da Seregno.tv tesseva gli elogi del suicida,  parlava di lui come di uomo colto e competente:”

Ad oggi Edoardo Mazza ex sindaco è ancora agli arresti domiciliari mentre il ruolo di Giacinto Mariani nell’intera vicenda è ancora oggetto di indagine, come quello degli altri protagonisti di questa triste storia.

Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare? Certo, lo speriamo tutti.

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Cronaca

SEREGNO – ANTONIO LUGARA’ LASCIA IL CARCERE. SARA’ TRASFERITO IN UN OSPEDALE

SEREGNO –  Antonio Lugarà  ( nella foto a dx ) il costruttore 64enne arrestato il 26 settembre scorso nell’inchiesta della Procura di Monza per corruzione con voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta per l’urbanistica al Comune di Seregno sarà  trasferito dal carcere di Monza in una struttura ospedaliera per detenuti. Lugarà aveva chiesto, attraverso il suo legale, l’avvocato Luca Ricci, di venire scarcerato per motivi di salute. Il gip  del Tribunale di Monza Pierangela Renda dopo che una perizia medica chiesta dalla difesa dell’indagato ha dichiarato incompatibili con la detenzione in carcere le condizioni di salute del costruttore, sofferente di patologie croniche aggravate da un recente intervento chirurgico,  ha deciso per il suo trasferimento in una struttura ospedaliera per detenuti che sarà decisa dalla direzione della casa circondariale. Durante l’interrogatorio di garanzia il 64enne costruttore ha negato le accuse.

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