salvatore bellomo

Cronaca

SEREGNO -SEREGNOPOLI BIS: LA PROCURA CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER POLITICI E IMPRENDITORI

( fonte ilgiorno.it – Stefania Totaro )

SEREGNO –   Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla presunta corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede i rinvii a giudizio degli indagati per cui invano ha chiesto di applicare le misure di custodia cautelare. L’unico a chiedere il processo con il rito abbreviato è l’ex sindaco di Seregno  . Il suo avvocato, Massimiliano Redaelli, punta la difesa su una memoria-perizia per respingere le accuse che ha presentato ieri 21 gennaio all’udienza preliminare davanti alla giudice del Tribunale di Monza Silvia Pansini.

I pm Salvatore Bellomo e Michela Versini hanno quindi chiesto un termine per visionare e controdedurre la tesi difensiva, concesso ad ottobre. L’ex primo cittadino seregnese e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per abuso d’ufficio e corruzione. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, Emilio Giussani e Maurizio Schiatti. 

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per l’allora gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che nel giugno scorso ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le indagini “hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Mazza, insieme al defunto dirigente dell’ufficio tecnico comunale Calogero Grisafi morto suicida nel 2015, abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto“.

Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ma niente esigenze cautelari perché “manca il pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati per via dalla sua fuoriuscita dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017” e per “la deterrenza derivante dall’attuale pendenza in primo grado del giudizio relativo alle vicende asseritamente corruttive per cui sono state adottate le misure cautelari nel 2017” da lei stessa, peraltro, firmate.

Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip “non rileva dagli atti la configurabilità della corruzione” anche se si “appalesano plausibili” i profili di “asserita illegittimità” che “dovranno costituire oggetto di un giudizio per il contraddittorio tra le parti”. I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, per cui il processo è ancora in corso al Tribunale di Monza) e Michela Versini avevano chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e gli arresti domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. I magistrati della Procura hanno combattuto fino in Cassazione per recuperare le misure cautelari.

I giudici romani hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso. I pm avevano deciso di giocarsi anche l’ultima carta dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il loro ricorso in appello, lasciando gli indagati a piede libero ma, sulle accuse contestate relativamente al Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, i giudici della libertà milanesi hanno ritenuto che, a non essere chiara nelle carte delle indagini, è soltanto la questione relativa al corrispettivo che configurerebbe la corruzione. Accuse totalmente negate invece dagli imputati.

( fonte ilgiorno.it – Stefania Totaro )
Cronaca

SEREGNO – SEREGNOPOLI UNO: “MAI SAPUTO DI PRESSIONI SU PRATICHE URBANISTICHE” TESTIMONIA ILARIA CERQUA

Fonte Il Giorno.it  – Stefania Totaro

MONZA – Si apre la sfilata dei testimoni citati dalla difesa dell’ex sindaco Edoardo Mazza al processo sulla presunta Seregnopoli dell’urbanistica al Comune di Seregno. E davanti ai giudici del Tribunale di Monza si siede l’ex assessore all’Istruzione e alle politiche sociali e ora consigliere comunale seregnese Ilaria Cerqua, anche lei come Mazza avvocato, accasata a Forza Italia e candidata sindaco ‘perdente’ nelle elezioni amministrative del 2015. “Anche io volevo candidarmi sindaco, ma ho volontariamente fatto un passo indietro quando, di fronte a due candidature, è stata indetta una riunione alla presenza anche dei vertici provinciali e ho capito che le preferenze dei consiglieri per me erano la metà rispetto a quelle per Mazza” ha dichiarato in aula Ilaria Cerqua, che ha escluso che la scelta dell’assessore uscente all’urbanistica Mazza fosse già stata decisa a tavolino, soprattutto dall’ex sindaco leghista per due mandati Giacinto Mariani (anche lui imputato ma per abuso d’ufficio), divenuto poi vicesindaco ma da più parti considerato il ‘sindaco ombra’ di Seregno. “Mariani lo conosco dal 2000 e so che non propose lui Mazza come candidato sindaco – ha spiegato la testimone – La Lega avrebbe preferito me perché ero più conosciuta in città essendo già assessore“. I difensori di Edoardo Mazza, gli avvocati Antonino De Benedetti e Lorenzo Bertacco, hanno interrogato la consigliera comunale sui presunti favoritismi sull’area dismessa dell’ex rimessa per autobus Dell’Orto in via Valassina, destinata a diventare un centro commerciale.

Una concessione edilizia ritenuta dai pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo oggetto della corruzione tra l’immobiliarista Antonino Lugarà e l’ex sindaco forzista di Seregno, a cui Lugarà avrebbe in cambio procurato voti alle elezioni. “Mai saputo o visto pressioni su pratiche specifiche relative all’urbanistica“, ha escluso Ilaria Cerqua che poi, su richiesta di della pm Giulia Rizzo, ha dovuto aggiungere che intendeva “che mi siano state riferite o a cui io abbia assistito perché i miei assessorati erano situati in altre sedi rispetto all’urbanistica“. La testimone ha spiegato che “le delibere da portare in Giunta vengono istruite all’interno del settore competente dai funzionari addetti, poi passano dal vaglio del dirigente del settore e da quello finanziario e anche del segretario comunale, un parere ulteriore che non è obbligatorio ma che è stato istituito da Giacinto Mariani per una ulteriore verifica. Poi l’assessore chiede l’iscrizione all’ordine del giorno della riunione di Giunta“. L’assessore all’Urbanistica nel 2015 era Barbara Milani che “mi risulta avesse fatto sulla pratica di Lugarà ulteriori approfondimenti e quindi arrivammo in Giunta senza criticità. Il sindaco presiede la Giunta e la convoca ma non ha maggior peso nella votazione rispetto agli altri componenti. La delibera di cui si discute in questo processo, inoltre, è stata approvata all’unanimità dei presenti”.

Ilaria Cerqua ha anche escluso che Mazza volesse mettere Stefano Gatti (ritenuto dalla pubblica accusa uomo di Lugarà) a capo della commissione urbanistica. “So che Mazza non aveva una grandissima opinione di Gatti – ha dichiarato – Io lo ritengo un personaggio con un carattere un po’ esuberante, non so chi lo abbia candidato alle elezioni del 2015″

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Cronaca

SEREGNO – “SEREGNOPOLI BIS ” IL PM CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER POLITICI E IMPRENDITORI

Fonte ilGiorno.it – Stefania Totaro.

MONZA – Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla presunta corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede i rinvii a giudizio degli indagati per cui invano ha chiesto di applicare le misure di custodia cautelare. Il 14 dicembre prevista battaglia giudiziaria all’udienza preliminare davanti alla gup del Tribunale di Monza Silvia Pansini. L’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per abuso d’ufficio e corruzione. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, 79 anni, Emilio Giussani, 68 anni e Maurizio Schiatti, che ha superato gli 80. Il quinto indagato è il defunto Calogero Grisafi, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Seregno che si è tolto la vita nel 2015.

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per la gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le indagini “hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Grisafi e Mazza abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto“.

Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ma niente esigenze cautelari perchè “manca il pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati per via dalla sua fuoriuscita dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017” e per “la deterrenza derivante dall’attuale pendenza in primo grado del giudizio relativo alle vicende asseritamente corruttive per cui sono state adottate le misure cautelari nel 2017” da lei stessa, peraltro, firmate.

Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip “non rileva dagli atti la configurabilità della corruzione” anche se si “appalesano plausibili” i profili di “asserita illegittimità” che “dovranno costituire oggetto di un giudizio per il contraddittorio tra le parti“.

I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, per cui il processo è ancora in corso al Tribunale di Monza) e Michela Versini avevano chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e gli arresti domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. I magistrati della Procura hanno combattuto fino in Cassazione per recuperare le misure cautelari.

I giudici romani hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso. I pm avevano deciso di giocarsi anche l’ultima carta dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il loro ricorso in appello, lasciando gli indagati a piede libero ma, sulle accuse contestate relativamente al Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, i giudici della libertà milanesi hanno ritenuto che, a non essere chiara nelle carte delle indagini, è soltanto la questione relativa al corrispettivo che configurerebbe la corruzione.

Un passo che va incontro, secondo l’accusa, alla Procura, secondo cui l’iter urbanistico è stato ritenuto “illegittimo”, mentre anche sulla dazione di denaro ci sono ammissioni che emergerebbero dalle intercettazioni telefoniche. Da qui la decisione di proporre anche l’ultimo ricorso davanti alla Corte di Cassazione. Dai giudici supremi romani i pm si attendevano una pronuncia aggiuntiva in termini di legittimità, ma magari anche nel merito, della loro tesi accusatoria. Una ulteriore argomentazione che, se del caso, potesse rafforzare l’ipotesi che stanno percorrendo la strada giusta puntando il dito contro la presunta nuova corruzione nell’urbanistica e i suoi presunti protagonisti vecchi e nuovi. Invece il loro ricorso non è stato ritenuto ammissibile. E ora la battaglia giudiziaria a dicembre si sposta in udienza preliminare.

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Cronaca

SEREGNO – SEREGNOPOLI, L’EX POLIZIOTTO: ” LUGARA’ MI CONFIDO’ DEL PRESTITO CONCESSO A MEGA “

Prosegue l’odissea del processo Seregnopoli con l’esame dell’imputato Vincenzo Corso e, in seconda battuta, con l’introduzione dei testimoni Gennaro Rizzo, funzionario tecnico del Catasto a Seregno, e Carmine Gallo, ex funzionario di Polizia e dirigente presso il Commissariato di Rho Pero, in rapporti di amicizia sia con Antonino Lugarà sia con la parte offesa Luciano Mega.

di Alessandro Girardin

MONZA – SEREGNO

L’udienza del processo “Seregnopoli” dello scorso 19 aprile si è aperta con l’interrogatorio dell’imputato Vincenzo Corso. 68 anni, originario di Mileto ma trapiantato a Cesano Maderno, già dirigente dell’Unep (Ufficio notifiche esecuzioni e protesti) presso la sezione distaccata di Desio del Tribunale di Monza. La Procura gli contesta di essersi adoperato come “intermediario” per differire un provvedimento esecutivo a carico Massimo Ponzoni, in modo da consentire a quest’ultimo di regolarizzare la posizione di un immobile sito a Desio. Accuse che l’ufficiale giudiziario ha respinto recisamente.

Nella sua deposizione il dipendente Corso, spostato nel 2013 presso il Tribunale di Monza dove dirigente era Walter Zecchino (non imputato), ha affermato di conoscere Antonino Lugarà da oltre trent’anni. Ma, a suo dire, i dialoghi fra di loro vertevano perlopiù su problemi personali, in primis quelli che insorgevano fra Lugarà e gli inquilini residenti nei suoi tanti immobili. Occasioni nelle quali – ha dichiarato Corso – l’imprenditore era solito chiedergli «consigli sugli sfratti». Il pm Giulia Rizzo ha ricordato i tre incontri avvenuti fra Lugarà e Corso (e monitorati dagli inquirenti) tra settembre e ottobre 2015. Era stato Corso a contattare l’immobiliarista calabrese il 30 settembre 2015, concordando con lui un appuntamento presso il santuario di Santa Valeria, a Seregno, per visitare un immobile di Lugarà a cui il collega Zecchino era interessato. La mattina del successivo 2 ottobre, Corso e Lugarà si incontrano nuovamente a Seregno. Lo stesso giorno Lugarà telefonerà a Ponzoni per informarlo di aver ricevuto rassicurazioni che “qualcuno di sua conoscenza” lo avrebbe favorito nella procedura esecutiva.

Il terzo incontro fra i due risale al 30 ottobre 2015: Corso incontra Lugarà in un bar pasticceria a Seregno. Ha con sé una busta, dalla quale avrebbe estratto alcuni documenti e – secondo i risultati dell’o.c.p. dei Carabinieri, da cui però la difesa dissente, – ne avrebbe mostrato il contenuto a Lugarà.

Vincenzo Corso si è difeso sostenendo di non aver saputo – se non dopo la lettura degli atti – dell’esistenza di un contratto di comodato d’uso stipulato dalla società Acero Rosso di Ponzoni con un inquilino. È stato accertato come, il 31 ottobre 2015, all’indomani dell’ultimo incontro fra Corso e Lugarà, Ponzoni abbia mutato il contratto da comodato a locazione. In sede di controesame Corso ha negato di aver mai ricevuto denaro da parte di Lugarà. Benché dalle intercettazioni sia emersa la proposta dell’imprenditore di farsi carico (in un’ottica di scambio?) del rinnovo dell’assicurazione dell’auto in uso a Corso, che scadeva proprio in quel periodo e che il dirigente lamentava di non riuscire a pagare.

Con la successiva audizione del teste (di accusa e difesa) Gennaro Rizzo, dipendente del Comune di Seregno e responsabile del Polo Catastale Brianza Ovest, si è tornati sulla questione del collaudo delle opere pubbliche realizzate nell’ambito della media struttura di vendita voluta da Lugarà. Tra il giugno e il dicembre 2016, infatti, il tecnico Rizzo viene «spostato temporaneamente» presso l’ufficio Lavori Pubblici del Comune per il 30% del suo orario. Essendo in possesso dei necessari requisiti, gli viene affidato – su richiesta del segretario comunale di allora – un collaudo dichiaratamente «semplice», pur a fronte della sua pressoché totale inesperienza in materia. La scelta fu quella di individuare l’affidatario della procedura di collaudo all’interno, «e non all’esterno», del Comune di Seregno. Per la prestazione non era peraltro prevista alcuna remunerazione “extra”.

Il teste ha ricordato, e confermato poi in sede di controesame, che la richiesta di agibilità parziale per l’immobiliare G.A.M.M. Srl era stata presentata prima del collaudo, completa di documento di fine lavori e accatastamento commerciale. Il 27 gennaio 2017 faceva un sopralluogo di persona per vedere le opere di urbanizzazione alla fine collaudate.

Al centro della seconda parte dell’udienza, l’esame e controesame del testimone della difesa Carmine Gallo, 62 anni, ex ufficiale della Polizia di Stato in congedo dal dicembre 2018. Originario di Gragnano (Napoli), ha lavorato per trent’anni alla Questura di Milano, in servizio presso la Criminalpol Lombardia, per poi ricoprire la carica di dirigente al Commissariato di Rho Pero. «Ho conosciuto Mega Luciano negli ultimi anni della mia carriera, credo che lui fosse residente in quel periodo a Pero, che rientra nella giurisdizione del Commissariato da me diretto», ha dichiarato all’avvocato Rosario Minniti, legale di Lugarà. Parliamo degli anni 2012-2013.

L’ex ufficiale ha affermato anche di essere in rapporti con Lugarà: «Conosco Lugarà Antonino da oltre 30 anni. Credo di averlo conosciuto nell’89, in occasione di una vicenda che lo ha visto vittima insieme ai suoi fratelli, quando a Seregno furono attinti da colpi di arma da fuoco da due soggetti rimasti sconosciuti. All’epoca – ha proseguito Gallo – prestavo servizio alla Criminalpol, e il mio dirigente mi ordinò di andare sul posto, per accertare quello che fosse successo e svolgere delle indagini insieme ai Carabinieri. Andai anche in ospedale, e lì feci conoscenza col signor Lugarà».

Quelle indagini portarono a un nulla di fatto. Dal confronto con dati e informazioni in possesso della Dda di Milano, l’ex poliziotto ha negato di aver mai ricevuto notizie di una contiguità dell’imprenditore Lugarà ad ambienti ‘ndranghetisti.

«In un’occasione, sicuramente, sono stato io a presentare Mega a Lugarà e viceversa, perché erano entrambi nel mio ufficio», ha ricordato il teste. Riguardo alla questione del prestito da 110mila euro che Mega aveva ricevuto da Lugarà, «questa ha dichiarato Galloè stata una confidenza che Lugarà mi ha fatto qualche mese dopo, raccomandandomi di non riferirla a nessuno. Mi disse confidenzialmente che quei soldi servivano a Mega per pagare le spese legali del figlio. Da loro ho avuto solo notizie informali. Credo che quel prestito non sia mai stato restituito». Anche se Mega ha dovuto pagare a Lugarà il compenso per una procura a vendere l’appartamento di Lugano (30.000 franchi) e cedere l’immobile di Alezio al figlio dell’imprenditore per 80.000 euro (a fronte di un prezzo d’acquisto di 200.000 e di successiva rivendita pari a 140.000).

«Quando Lugarà mi disse del prestito, credo che lo fece per avere contezza che Mega fosse persona in grado poi di pagare il debito. Tutti sapevano delle problematiche del figlio, ma io gli dissi che in ogni caso avrebbe pagato», ha affermato l’ex ufficiale di polizia. I suoi rapporti con entrambi sarebbero proseguiti negli anni a venire. Tanto da aver appreso dallo stesso Mega i guai giudiziari che stava attraversando: «Credo abbia avuto uno o due procedimenti per bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Ne ho avuto conoscenza direttamente da lui». Riguardo ai rapporti di Mega con Cosimo Tulli, il teste Carmine Gallo si è limitato a dichiarare di essere a conoscenza del loro «rapporto d’affari», dato che gestivano insieme un locale – il Puro – tra Pero e Milano.

Controesaminato dal pm Salvatore Bellomo, l’ex ufficiale – a conoscenza di segreti a quanto pare di non poco conto confidatigli da Lugarà – ha ricordato che le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia nell’ambito delle inchieste a cui aveva preso parte con la Dda «avvenivano sempre in presenza di un magistrato». Si tratta quindi, ha concluso Bellomo, di domande e risposte che venivano verbalizzate. Saverio Morabito, Antonio Schettini, Salvatore Pace, Mario Inzaghi: questi i nomi dei pentiti che, ammesso siano stati sentiti sul punto (come affermato sotto giuramento da Gallo), avrebbero potuto riferire – secondo il pm – «sull’appartenenza o conoscenza di Lugarà ad ambienti ‘ndranghetisti». L’acquisizione di questi verbali al processo potrebbe anche rappresentarne un punto di svolta.

A ulteriore domanda del pm sui motivi per cui le indagini sul “Far West” brianzolo si arenarono, l’ex poliziotto Carmine Gallo ha escluso che Lugarà gli abbia mai riferito di avere dei nemici o qualche sospetto che potesse contribuire a quell’indagine, anche solo in via confidenziale.

Cronaca

SEREGNO- PROSEGUE SEREGNOPOLI. ” MAZZA UNA PEDINA IN MANO A MARIANI”

MONZA – “Mazza una pedina in mano a Mariani” :la frase è presente in una delle intercettazioni telefoniche effettuate dai Carabinieri ed è stata riferita in aula dal maresciallo Antonio Fornaro, uno degli investigatori che hanno condotto le indagini che  hanno portato ai fatti del settembre 2017 ( leggi ) culminate con l’arresto dell’allora sindaco Edoardo Mazza. La frase citata è stata pronunciata dalla signora Giuseppa Cartia,  moglie del dirigente comunale Calogero Grisafi, suicidatosi il 23 settembre del 2015 ( leggi ) .
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E’ proseguito lunedì 18 novembre presso il Tribunale di Monza il processo “Seregnopoli” . Nella prima parte dell’udienza il luogotenente del nucleo investigativo dei Carabinieri, Giovanni Azzaro, ha continuato la sua deposizione nella quale ha disvelato, intercettazioni alla mano, i rapporti tra l’imprenditore Antonino Lugarà e Giuseppe Carello impiegato dell’ufficio “SDAS” della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza.
In data 1 febbraio 2015, riferisce Azzaro, Lugarà chiamò Carello per chiedere informazioni relativamente un esposto da lui presentato qualche tempo prima a riguardo di una certa “Immobilare Umberto Primo”. Non trovando nulla Carello richiamò il Lugarà che gli suggerì di controllare  ricercando le parole chiave  “Comune di Seregno”: diversamente dalla prima ricerca risultata negativa, l’interrogazione della Banca Dati fece emergere una serie di nominativi di soggetti iscritti al registro degli indagati tra i quali comparivano Calogero GrisafiFranco Greco, Carlo Santambrogio e Gianfranco Ciafrone. Ascoltati i nomi  Lugarà intuì subito dell’esistenza  di  un’indagine che coinvolgeva  membri della Giunta Comunale nonchè dipendenti e dirigenti comunali.

Il 4 febbraio 2015 Lugarà tentò di contattare, senza riuscirci perchè era in vacanza,  Gianfranco Ciafrone per avvertirlo di quanto scoperto. Successivamente  Lugarà chiamò l’imprenditore Emilio Giussani chiedendogli se si trovasse in zona Seregno e fissando con lui  un incontro nell’ufficio del Lugarà per le 11.30 dello stesso giorno  Alle 11.49 Lugarà chiamò il Carello, e presumibilmente alla presenza del Giussani, chiese se fra l’elenco delle persone indagate vi fosse anche quello del noto imprenditore seregnese.
Il 9 febbraio 2015 Lugarà si presentò nell’ufficio dell’ allora assessore Gianfranco Ciafrone per metterlo al corrente di un’indagine a carico suo e del comune di Seregno, comprendente anche intercettazioni e specificando di aver appreso la notizia  da un suo “amico” del Tribunale di Monza: il Ciafrone da parte sua rimase stranito ed incredulo del come mai tra i nomi non figurasse anche quello di Giacinto Mariani.
Sempre nel suo intervento il luogotenente  Azzaro ha specificato e precisato come il piano attuativo dell’ area “ex-dell’orto pullman” dovesse essere oggetto di una vera e propria delibera consiliare e non di giunta trattandosi di una variante al PGT in quanto si andava a modificare la viabilità esistente non per un interesse pubblico, ma per quello di un privato.
Nel contraddittorio seguito alla deposizione dell’Azzaro le difese hanno cercato di smontare le accuse mosse dalla Procura ( pm Salvatore Bellomo – Giulia Rizzo ): è apparso chiaro come sarà indispensabile ed essenziale a questo punto la testimonianza del consulente urbanistico architetto   Rimoldi,  nominato dalla Procura,  dalla quale si potrà evincere la solidità dell’ impianto accusatorio.
Nella seconda parte dell’udienza è iniziata la deposizione del maresciallo Antonio Fornaro, del nucleo investigativo dei Carabinieri, che ha esposto quella che è apparso come una delle principali prove a sostegno delle tesi accusatoria, ovvero il compromesso di compravendita stipulato tra la GAMM (società riconducibile alla moglie del Lugarà, Giuseppina Linati e alla figlia Annalisa Lugarà) e la società IN’s Supermercati dal quale emergerebbe come il Lugarà, impegnandosi con tale atto, fosse come sicuro che il piano attuativo riguardante la ” ex Dell’Orto pullman ” sarebbe stato sicuramente approvato.
L’udienza riprenderà  il 25 novembre . ( Davide Vismara )
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Cronaca

SEREGNO – IL PROCESSO “SEREGNOPOLI” ENTRA NEL VIVO

SEREGNO – E’ entrato nel vivo  del dibattimento ieri 28 ottobre presso il Tribunale di Monza davanti al collegio giudicante presieduto dalla dottoressa Letizia Brambilla, il processo “Seregnopoli” che il 26 settembre 2017 portò all’arresto dell’allora sindaco Edoardo Mazza ( Forza Italia ), dell’imprenditore Antonino Lugarà ( leggi ) e al coinvolgimento (**) di altri imputati minori tra cui l’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani ( Lega )  . Nel corso dell’ udienza la presidente Letizia Brambilla, ha respinto tutte le eccezioni presentate dalle difese nelle fasi precedenti dichiarando lecite e legittime tutte le attività di intercettazioni eseguite dall’autorità inquirente. In aula erano presenti l’ex sindaco Mazza ( foto a sx ) , l’imprenditore Antonino Lugarà ( foto a dx ) e quasi tutti gli imputati minori . Assenti l’ex sindaco Giacinto Mariani e l’ex consigliere comunale Stefano Gatti .  La fase dibattimentale è iniziata con l’ audizione del Tenente Colonnello dei Carabinieri ( e già comandante della Compagnia di Desio )  Pantaleo Cataldo, cui ha fatto seguito quella del maresciallo maggiore Luigi Maci; quest’ultimo con una notevole precisione ed accuratezza  ha ricostruito la vicenda oggetto del processo dai suoi albori . Partendo dall’operazione Infinito che ricordiamo culminò con l’arresto e la successiva condanna di più di duecento persone, colpevoli di reati quali omicidio, traffico di sostanze stupefacenti, ostacolo del libero esercizio del voto, riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite, il maresciallo Maci in oltre quattro ore di esposizione, ha raccontato  gli accadimenti, i luoghi e le persone che costituivano la rete di personaggi, dai malavitosi fino ai politici di elevato livello, che sarebbero stati in contatto con il costruttore Antonino Lugarà : da Mario Mantovani (Vice Presindente Regione Lombardia all’epoca dei fatti) fino ad arrivare a figure contigue e appartenenti all’organizazione criminale denominata ‘ndrangheta quali Carmelo Mallimaci ( già condannato per estorsione ) e Fortunato Calabrò. In particolare la ricostruzione,  minuziosa e dettagliata fatta dal maresciallo,  ha permesso di chiarire che i legami dell’imprenditore Lugarà con il Mallimaci ed il Calabrò, sarebbero stati gli anelli di congiunzione con la potente ‘ndrina dei Morabito di Cantù,  arrestati nel blitz del 26 settembre 2017 e già condannati in primo grado, qualche mese orsono dal Tribunale di Como, per reati di stampo mafioso. Il Maci ha raccontato, basandosi su intercettazioni, pedinamenti e altre prove,  che Antonino Lugarà si sarebbe rivolto ai soggetti per ottenere un credito (legittimo) non ancora incassato o  per identificare gli autori materiali di un  furto avvenuto nell’abitazione della figlia  nel dicembre 2015.  E’ apparso evidente come l’accusa, rappresentata dai PM Salvatore BellomoAlessandra Rizzo, sia intenzionata a dimostrare la centralità del costruttore Antonino Lugarà e delle sue frequentazioni non solo con il modo politico locale e regionale. La prossima udienza è calendarizzata per il 4 novembre. ( Davide Vismara )

** ERRATA CORRIGE
al coinvolgimento ” – Durante la ridigitazione del testo inviato dall’estensore , involontariamente non è stata copiata la parte” al coinvolgimento “.

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Cronaca

SEREGNO – PRESUNTA CORRUZIONE IN GELSIA, INDAGINI ANCHE SULLA FARMACIA COMUNALE

SEREGNO –  Sotto la lente l’immobile in via Colzani acquistato da AEB per trasferirci la farmacia comunale pagato a Vendraminetto con un conto troppo salato per dei locali inadeguati. È questa una (ma non l’unica e pare neanche la più eclatante) vicenda su cui stanno indagando i carabinieri di Desio coordinati dalla Procura di Monza in merito al nuovo filone sul presunto malaffare nella pubblica amministrazione a Seregno che ora riguarda la società multiutility dei servizi pubblici Gelsia.

Il terzo troncone della maxinchiesta scoperto per una proroga di indagini chiesta dal pm Salvatore Bellomo con le ipotesi di reato che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta nei confronti di 7 indagati: il presidente di Gelsia srl Francesco Giordano (che è stato assessore della Provincia di Monza e Brianza – Forza Italia ), il presidente di AEB spa Alessandro Boneschi, l’ex presidente di AEB Maurizio Bottoni, il presidente di Gelsia Ambiente srl Massimo Borgato, l’ex membro del consiglio di amministrazione di AEB Gabriele Volpe e il direttore generale di Gelsia Ambiente Antonio Capozza. Oltre a loro, rispunta il nome di Giorgio Vendraminetto, l’imprenditore immobiliare già finito in una precedente richiesta di proroga firmata dal pm monzese Salvatore Bellomo per altre pratiche edilizie sospette in cui risultano di nuovo iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza, l’ex vicesindaco Giacinto Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, da cui è partita la maxinchiesta dei carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Desio sul presunto voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta sull’area dismessa ex Dell’Orto di via Vallassina.

E proprio al nome di Vendraminetto è legata la vicenda dell’immobile di via Colzani da destinare a nuova sede della farmacia comunale di zona. Un’operazione formalizzata con un compromesso di vendita nel 2013 tra l’imprenditore e AEB, allora presieduta da Maurizio Bottoni e conclusa dal successivo consiglio di amministrazione. Ma fortemente contrastata dalle fila del consiglio comunale e dai cittadini di Seregno, che lamentavano il trasferimento della farmacia comunale da un luogo adeguato ed accessibile ai parcheggi alla soluzione di via Colzani, sopra un centro radiologico da cui accedere, senza un ingresso autonomo, scomoda per gli utenti con disabilità motorie fino alla realizzazione di un apposito ascensore. Un progetto che alla fine non è mai andato in porto. Come non è andata in porto l’alternativa di un ambulatorio medico aperto anche alla chirurgia estetica, dietro cui pare ci fosse una società riconducibile all’ex golden boy del Pdl in Brianza Massimo Ponzoni.

( fonte : Stefania Totaro  – Il Giorno )

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Cronaca

SEREGNO – INDAGATI I VERTICI DI AEB E GELSIA PER CORRUZIONE E TURBATIVA D’ASTA

SEREGNO – Corruzione e turbativa d’asta, indagati i vertici di Gelsia e AEB
Seregno, nuovo filone della maxi inchiesta della Procura di Monza sul presunto malaffare in municipio

Dalla corruzione alla turbativa d’asta per l’inchiesta su Gelsia. Queste sono a vario titolo le ipotesi di reato per cui risultano (per il momento) 7 indagati nel nuovo filone della maxinchiesta della Procura di Monza sul presunto malaffare nella pubblica amministrazione a Seregno. Nel ciclone giudiziario risultano coinvolti vertici vecchi e nuovi del gruppo di società a cui è affidata la fornitura e la gestione dei servizi del gas metano, dell’energia elettrica e della raccolta dei rifiuti a una trentina di Comuni e di cui il Comune di Seregno è azionista di maggioranza: il presidente di Gelsia srl, Francesco Giordano (foto a dx – exassessore della Provincia di Monza e Brianza – Forza Italia ) ), il presidente di AEB spa, Alessandro Boneschi, ( foto a sx ) l’ex presidente di AEB, Maurizio Bottoni, il presidente di Gelsia Ambiente srl, Massimo Borgato, l’ex membro del consiglio di amministrazione di AEB, Gabriele Volpe, e il direttore generale di Gelsia Ambiente, Antonio Capozza.

Oltre a loro rispunta il nome di Giorgio Vendraminetto, l’imprenditore immobiliare già finito in una precedente richiesta di proroga firmata dal pm monzese Salvatore Bellomo per altre pratiche edilizie sospette in cui risultano di nuovo iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza, l’ex vicesindaco Giacinto Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, da cui è partita la maxinchiesta dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Desio sul presunto voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta sull’area dismessa ex Dell’Orto di via Vallassina.

Su questa nuova richiesta di proroga delle indagini non risultano spiegati gli episodi su cui gli inquirenti hanno puntato la lente di ingrandimento. Ma l’accusa di corruzione a carico dei vertici di Gelsia, associata al nome di Vendraminetto, apre la strada all’ipotesi di indagini su vicende edilizie che li possono accomunare. Mentre l’accusa di turbativa d’asta potrebbe collegarsi ai presunti vantaggi nei bandi di gara a favore di Gelsia, all’anticipazione di dettagli di gare non ancora aperte, alle delibere con cifre in bianco già evidenziate nelle informative dei carabinieri di Desio. Il nome di Gabriele Volpe, ex assessore all’Edilizia a Lissone e vicesindaco fino al 2012, è invece uscito nelle carte dell’inchiesta della Dda milanese su presunte infiltrazioni della cosca Laudani in Brianza, indicato da un sodale come mediatore per l’appalto sul centro sportivo Palaporada gestito da AEB, ma mai rinnovato.

( fonte STEFANIA TOTARO – Il Giorno )

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Cronaca

SEREGNO – L’INCHIESTA DELLA PROCURA SI ALLARGA: SPUNTANO NUOVI NOMI

SEREGNO –  Una proroga “a carte coperte” di 6 mesi delle indagini nei confronti di vecchi e nuovi indagati chiesta dalla Procura, a cui si è opposta la difesa del costruttore Antonio Lugarà. Ma intanto alla caserma dei carabinieri di Seregno riprendono gli interrogatori davanti al pm. Dopo le misure cautelari per corruzione e abuso in atti d’ufficio eseguite il 26 settembre scorso e che hanno colpito anche l’ex sindaco Edoardo Mazza e l’ex vicesindaco Giacinto Mariani, non si ferma la maxinchiesta sull’urbanistica a Seregno e si allarga a macchia d’olio su una raffica di altre pratiche edilizie e altre notizie di reato al momento non svelate.

A svelare l’incessante lavoro di indagine lungo e complesso, quello che stanno affrontando i carabinieri, coordinati dai pm monzesi Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, è una richiesta di proroga delle indagini (scadute all’inizio di dicembre e di cui si chiede al gip il rinnovo per altri 6 mesi) inviata dalla Procura a indagati già coinvolti, ma che contiene anche nomi su cui si vociferava soltanto, negli ultimi mesi, perché la documentazione relativa alle proprie pratiche risultava essere stata acquisita dai militari nei diversi accessi negli uffici comunali o perchè apparsi accanto agli innumerevoli “omissis” nelle carte dell’inchiesta. Oltre a Mazza, Mariani e Lugarà, appaiono tra gli altri il costruttore Roberto Pozzoli, l’imprenditore Emilio Giussani, Giorgio Vendraminetto, commercialista e immobiliarista e Marco Radice, dirigente dell’ufficio anagrafe del Comune di Seregno.

La richiesta di proroga contiene soltanto l’indicazione del titolo di reato di “corruzione più altro” ma non specifica per quali vicende. È questo il motivo per cui l’avvocato Luca Ricci, difensore di Lugarà, ha presentato al gip Pierangela Renda opposizione alla richiesta di proroga delle indagini, sostenendo che “la Corte Costituzionale chiarisce che non è consentito chiedere la proroga delle indagini senza i connotati dell’avviso di garanzia che contengano data, luogo e imputazione precisa del reato contestato”. Il gip non si è ancora pronunciato. Ma nel frattempo i nuovi indagati sono stati convocati a rendere dichiarazioni. Come Emilio Giussani, il proprietario della ‘cava Giussani’, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Sulla cava Giussani, l’area di via Meiani di Levante dove il titolare delle società Emilio Giussani e Brianza Inerti che si occupano di smaltimento di rifiuti non pericolosi, essenzialmente ghiaia e sabbia per l’edilizia, i carabinieri di Seregno si erano già fatti consegnare le pratiche in una delle “visite” al Comune. Sotto la lente della Procura interventi eseguiti “in assenza di permesso di costruire”, con un’ingiunzione di “ripristino dello stato dei luoghi”, sospeso però dal Tar in attesa del giudizio. Ma molte altre le vicende urbanistiche al vaglio degli inquirenti relative al “post Gavazzi”, l’ex consigliere Pdl della Provincia di Monza Attilio Gavazzi, imputato in un processo in corso al Tribunale di Monza, nella sua qualità di vicesindaco e assessore all’edilizia privata dal 2005 al 2010, di corruzione per presunte tangenti per “agevolare” cambi di destinazione d’uso di alcune aree in città e a quando forse Giacinto Mariani era ancora sindaco.

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Politica

DESIO – IL SINDACO NEGA A FORZA NUOVA IL PERMESSO DI UTILIZZO DEL SUOLO PUBBLICO

DESIO – L’amministrazione comunale di Desio ( nella foto il sindaco Roberto Corti ) ha negato a Forza Nuova Monza e Brianza il permesso di utilizzo di suolo pubblico per un banchetto per la raccolta firme contro l’approvazione dello Ius Soli, iniziativa promossa da Forza Nuova a livello nazionale. Giovanni Campisi coordinatore cittadino di Forza Nuova Desio ha diffuso una nota in cui afferma : ”  La bassezza dell’amministrazione comunale di Desio è davvero motivo di dispiacere per tutti. Considerando poi la motivazione del diniego del permesso: la locandina Facebook viola l’articolo 3 della Costituzione (foto sotto ) secondo loro. Per noi, invece, la locandina e l’iniziativa sono assolutamente degne di lode e cariche di sano patriottismo e nazionalismo, che da anni a questa parte è calato drasticamente, soppresso da quel sistema “democratico” fatto di tante belle parole, ma pochi fatti concreti. Forza Nuova è da 20 anni che si schiera a favore degli italiani stanchi, sfruttati e imbavagliati fa quel contorto sistema del politically correct utilizzato solo come strumento di censura contro chi non ha ancora e non vuole abbassare la testa. Forza Nuova continuerà la sua battaglia fino alla fine e domenica saremo in strada a Desio con un volantinaggio nonostante tutto e tutti e daremo  la possibilità alla gente di firmare comunque “.

Sulla vicenda interviene anche Salvatore Ferrara coordinatore regionale di Forza Nuova che aggiunge: “Dopo aver parlato con Giovanni Campisi, responsabile cittadino Forza Nuova Desio, sono venuto a conoscenza del divieto da parte dell’Amministrazione Comunale di Desio nel concederci occupazione suolo pubblico, appellandosi ad un articolo della Costituzione che avremmo violato in un nostro volantino pubblicato per domenica 17 dicembre….se così fosse invito tale Amministrazione a sporgere denuncia contro Forza Nuova, altrimenti evitino di arrampicarsi sui vetri!!! Se posso capire la questione temporale (5 giorni lavorativi…anche se 1 giorno in meno non è così drammatico…), trovo inaccettabile il rifiuto alle nostre date alternative successive.  In attesa di una  risposta scritta, ho allertato i nostri legali dal momento che ci sono tutti i presupposti per un esposto denuncia contro il Sindaco e l’Amministrazione Comunale per i reati di violenza privata ed attentato alle libertà costituzionali nei confronti del movimento politico Forza Nuova. Il nostro movimento, legalmente riconosciuto dal 1997, ha subito l’ennesimo attacco da parte di quello schieramento politico (che purtroppo è al potere) che preferisce aiutare gli stranieri piuttosto che i propri concittadini e connazionali”.

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