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CronacaPolitica

SEREGNO – 4 ANNI E MEZZO CHIESTI DALLA PROCURA PER L’EX SINDACO GIACINTO MARIANI

SEREGNO – Stamattina presso il Tribunale di Monza  nell’ambito del processo Seregnopoli bis ( leggi ) la Procura ha chiesto per l’ex Sindaco Giacinto Mariani, una condanna a 4 anni e mezzo . Il Mariani è l’unico degli imputati ad aver  scelto il rito abbreviato . L’udienza si è svolta davanti al Gup Silvia Pansini e riguarda le indagini che vedrebbero coinvolti imprenditori e politici locali. Per il prossimo 14 febbraio  è fissata la prossima udienza.

Politica

SEREGNO – VICENDE GELSIA RICONDICIBILI AD UNA DEFINITA STAGIONE POLITICA – DICE IL SINDACO ROSSI

SEREGNO – Dopo  la notizia degli arresti effettuati dalla Guardia di Finanza in seguito alle vicende giudiziarie che hanno riguardato i  vertici di Gelsia Ambiente, abbiamo chiesto un commento al sindaco Alberto Rossi : “Si tratta di vicende riconducibili ad una stagione politica molto distante e totalmente estranea dall’attuale (sono fatti del 2015-2017). Mi affido con fiducia alla Magistratura per l’accertamento delle responsabilità individuali e all’attuale CdA di Gelsia Ambiente, che valuterà tutte le situazioni in essere e che porrà in atto tutte le azioni necessarie nell’interesse dell’azienda e dei Comuni soci e utenti del servizio.

Come fa notare il primo cittadino i fatti da cui hanno poi preso inizio le indagini, sono avvenuti nel periodo in cui al governo  della città c’era il centro destra: nel maggio del 2015 alla guida della città fu eletto Edoardo Mazza ( Forza Italia ) mentre nel decennio precedente la poltrona di primo cittadino era stata occupata da Giacinto Mariani ( Lega ) . Entrambi gli ex sindaci sono stati successivamente coinvolti come imputati nel processo che ha preso il nome di Seregnopoli 1.  Recentemente  c’è stato un’altra operazione della magistratura che ha visto finire agli arresti noti imprenditori locali. Anche in questa Seregnopoli bis ( leggi ) sia l’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani e sia il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti a vario titolo sotto accusa  della magistratura monzese . Ora l’operazione Seregnopoli ter di cui vi abbiamo riferito ieri 17 maggio ( leggi ) ha evidenziato elementi di carattere penale che sarebbero stati commessi da personaggi la cui nomina ( come è sempre stato )  è di carattere politico. Tutte quelle che furono effettuate nel periodo a cui ora fa riferimento  la magistratura, sono riconducibile ad una ben definita area politica, tant’è che come dichiarò non molto tempo fa il consigliere comunale Davide Vismara ( leggi ) ” Dall’inchiesta Seregnopoli sembra emergere un vero e proprio “sistema Seregno ” .

 

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Cronaca

SEREGNO -SEREGNOPOLI: LA PRATICA GAMM TRA OMESSI COLLAUDI E VARIANTI NON DICHIARATE

MONZA – Riprende il processo sull’urbanistica seregnese con la prima udienza del nuovo anno. Al centro, le dichiarazioni spontanee rese dal duo Santambrogio-Facchinetti, ex pubblici ufficiali del Comune di Seregno, e le testimonianze del notaio di Lugarà e di un parente di Mega.

Di Alessandro Girardin

L’udienza del 1° marzo del processo Seregnopoli si è aperta con l’esame di due testi di parte civile, nel filone che vede Antonino Lugarà imputato in concorso con Massimo Ponzoni per la vicenda di un prestito da 110mila euro che l’imprenditore Luciano Mega avrebbe dovuto restituire in tre mesi maggiorato da interessi ritenuti dall’accusa usurari. La prima teste, Maria Nives Iannaccone, notaio “di fiducia” di Lugarà, ha dichiarato di conoscere il costruttore calabrese dagli anni ’90. L’11 dicembre 2015, data del rogito dell’atto di compravendita dell’immobile di Alezio (Lecce) di proprietà del Mega a favore del figlio di Lugarà, risultava alla Iannaccone che il valore dell’immobile fosse mutato, passando dai 65-70mila del preliminare (che conferiva a Lugarà a far data dall’8 luglio 2015 una procura speciale a vendere) agli 80mila del definitivo.
L’atto prevedeva in particolare una delegazione di pagamento, in virtù della quale la società venditrice Domus chiedeva di pagare direttamente a Lugarà a motivo della «situazione debitoria» in cui versava il Mega. Traspariva infatti dallo scritto che quegli 80mila erano versati «a saldo» di un debito preesistente di 110mila euro. Il notaio ha dichiarato di non sapere che la società venditrice avesse acquistato due anni prima quello stesso immobile al valore di 200mila euro.
In seconda battuta, il collegio ha deciso di non sciogliere la riserva sull’istanza presentata dalla parte civile per una perizia grafica sul documento del 10 luglio 2013 che, secondo la difesa, proverebbe la vera fonte del debito di Mega (smentendo la tesi della consegna del denaro nell’appartamento di Ponzoni in Francia nel febbraio 2014). L’appartamento sarebbe poi stato rivenduto a Gallipoli nel marzo 2016 per un valore di 140mila euro.
Il secondo soggetto chiamato a testimoniare è stato il cugino acquisito di Mega, Alessandro Marella, ex affittuario di un appartamento di proprietà del Mega a Lugano. Nel corso della deposizione, il teste ha riferito della volta che Mega venne ad avvertirlo della sua intenzione di vendere l’appartamento per i debiti contratti nei confronti di Lugarà. Mega gli aveva dato l’impressione di «temere quella persona». Lo stesso Lugarà, ha raccontato, era venuto più volte a visionare l’appartamento (anche tramite “agenzie”), una cosa che «mi aveva dato qualche noia».
Alla fine, l’inquilino disse a Mega che l’avrebbe comprato lui. È stato ricordato il mutuo che aveva acceso per procedere all’acquisto, sostituendosi in questo modo a Mega nella proprietà. Il rogito risale al 25 novembre 2014 per una somma pari a 325mila franchi. Un mese prima, il 22 ottobre 2014, Mega aveva rilasciato a Lugarà una procura a vendere l’appartamento ad un prezzo non inferiore a 288mila franchi svizzeri. A fronte della quale sarebbero stati versati, a titolo di compenso, 30mila franchi. I soldi della vendita sarebbero stati poi divisi fra le parti dal notaio svizzero. Dei passaggi di denaro in favore di Lugarà, creditore verso Mega, Marella ha dichiarato di essere all’oscuro.
Nel controesame condotto dall’avvocato Luca Ricci, legale di Lugarà, Marella ha confermato che dall’importo della vendita erano stati detratti 65mila franchi da lui già pagati a Mega a titolo di «aiuto personale», senza ricordare quanto tempo prima li avesse versati.

In una seconda fase si è passati alle dichiarazioni spontanee rese su base volontaria dagli imputati.
Su richiesta della pm Giulia Rizzo, il 68enne ex dirigente Carlo Santambrogio ha svolto alcune considerazioni sull’accusa che gli viene mossa. Sul fatto, cioè, di aver sottoscritto in data 6 dicembre 2015 una relazione favorevole alla richiesta di rilascio del certificato di agibilità parziale in favore di Lugarà senza il collaudo delle opere pubbliche, in contrasto con l’art. 10 della convenzione stipulata dal Comune con la G.A.M.M. per l’esecuzione del piano attuativo. Nel merito, Santambrogio si è difeso sostenendo quest’ultima norma riguardasse l’agibilità di tutto il piano attuativo. Se infatti – a suo giudizio – l’art. 10 fosse stato riferito all’agibilità di «una sola unità immobiliare» (come nel caso di Lugarà), sarebbe entrato in conflitto con il testo unico dell’edilizia, come al tempo modificato dal “decreto del Fare” del 2013.
Al netto dei tecnicismi, per Santambrogio il caso di Lugarà era da ricondursi a una disposizione (art. 24, co. 4-bis, lett. b), d.P.R. n. 380/2001) secondo la quale sarebbe stato sufficiente il «completamento», e non anche il collaudo, delle opere di urbanizzazione primaria realizzate all’interno della singola unità immobiliare. Il riferimento al “collaudo”, non presente nel decreto, faceva però capolino nella legge di conversione dell’agosto 2013. Un dubbio interpretativo poi sfociato in un vero e proprio dissidio tra il parere finale di Santambrogio e quanto invece risultava dalla relazione tecnica conclusiva del 2 dicembre 2016, a firma dello stesso Santambrogio e di altri due funzionari dell’Ufficio Tecnico. Fra costoro, infatti, la geometra Antonella Cazorzi, attualmente imputata, si disse contraria all’accoglimento senza previo collaudo delle opere, in ragione di una diversa qualificazione della fattispecie, e cioè della considerazione che le unità immobiliari in questione fossero più d’una (art. 24, co. 4-bis, lett. a), d.P.R. n. 380/2001).
Alla fine, però, come sottolineato in sede di controesame, a prevalere era stata la determinazione adottata da Santambrogio sulla scorta del suo potere dirigenziale. A domanda della presidente, l’imputato ha replicato di non aver subito pressioni o condizionamenti, né di esser stato a conoscenza, nel momento del rilascio del parere, del preliminare di compravendita dell’area ex Dell’Orto fra G.A.M.M. e iN’s Mercati. Quanto alle opere pubbliche, a parere di Santambrogio sarebbero state comunque collaudate ai fini della loro acquisizione al patrimonio comunale.

È stato quindi il turno di Mauro Facchinetti, 57 anni, ex responsabile unico dell’istruttoria del piano G.A.M.M.: quel che l’accusa gli contesta, è di aver omesso di segnalare la variante apportata al Pgt dalla delibera di adozione della pratica di Lugarà, che avrebbe quindi dovuto adottarsi in Consiglio comunale e non in Giunta come invece accaduto.
Riguardo all’omessa segnalazione della variante su via Dell’Oca, Facchinetti ha puntualizzato di non aver mai ritenuto il problema davvero sussistente. Dal suo punto di vista, l’immobiliarista non avrebbe fatto altro che realizzare lungo il confine del lotto un marciapiede, ossia un’opera di urbanizzazione primaria «interna al piano attuativo». Che quindi non avrebbe comportato un allargamento di via Dell’Oca né, come al contrario sostenuto dall’accusa, un cambio di destinazione dell’area, prevista nel Pgt come pedonale e divenuta nel piano G.A.M.M. carrabile. È stato ricordato che Lugarà, su richiesta del Grisafi, aveva arretrato la recinzione di un metro e mezzo (in forza di una norma del Piano delle Regole che fissa in due metri il limite massimo di modifica del tracciato) e ceduto gratuitamente la relativa area al Comune. Rispondendo alle domande postegli dal suo legale, l’avvocato Marco Leanza, Facchinetti ha sostenuto che via Dell’Oca sia sempre stata – prima e dopo l’approvazione del piano G.A.M.M. – una sede stradale «promiscua», fatta cioè per il passaggio indifferentemente di auto, pedoni e biciclette.
Nessuna variante poi, secondo Facchinetti, su via Valassina: le opere realizzate da Lugarà per agevolare con una terza corsia l’ingresso al centro commerciale, e quindi realizzate secondo l’accusa nel mero interesse del privato, sarebbero irrilevanti ai fini del Pgt in quanto «all’interno della stessa sede stradale». Quanto all’assenza dello studio sul traffico di cui all’art. 41 del PDR, la valutazione di Facchinetti fu quella di ricondurre il piano G.A.M.M. all’art. 15 del Pgt, relativo alla riconversione di fabbricati dismessi ad uso produttivo e all’obbligatorietà dell’indagine ambientale in vista di un’eventuale bonifica. Da cui poi la monetizzazione, alla luce dell’indice del microtessuto polifunzionale (0.6) e della superficie di risulta (2.200 mq), di un importo complessivo tra oneri di urbanizzazione e contributi di costruzione pari a circa 809.000 euro.
Che dovesse scegliersi lo strumento del piano attuativo, è richiesto dallo stesso art. 15 (dato che la superficie lorda prevista superava abbondantemente i 900 mq). Per questo era stata accolta «solo parzialmente» dal Comune l’osservazione presentata dalla G.A.M.M. nei 15 giorni successivi alla pubblicazione (nel settembre 2015) della delibera di adozione del piano; osservazione con cui la società chiedeva di convertire l’area di sua proprietà da produttiva a polifunzionale senza passare dalla pianificazione attuativa. Respingere in parte questa richiesta avrebbe rappresentato, secondo le difese, un ulteriore aggravio dei costi sostenuti dall’imprenditore, che proseguendo l’altra via avrebbe invece risparmiato circa 369.000 euro di oneri di urbanizzazione.
Gli ultimi commenti hanno riguardato l’omesso passaggio della pratica nella Commissione consiliare Politiche del Territorio e l’asservimento dei parcheggi, non ceduti al Comune ma – secondo l’accusa – lucrati da Lugarà. La difesa di Facchinetti ha insistito in particolare sull’opinabilità di quanto – a suo giudizio – scritto dal consulente tecnico del pm, l’architetto Rimoldi, nella sua relazione, circa la necessità per il privato di «pedonalizzare via Dell’Oca».

Nella prossima udienza, calendarizzata per il 29 marzo, saranno sentiti il teste Rizzo, gli imputati Vincenzo Corso e (se presente) Giuseppe Carello, insieme a eventuali consulenti tecnici della difesa.

Cronaca

SEREGNO – ” SEREGNOPOLI “: UNA LUNGA UDIENZA SOLO PER LA PRESUNTA USURA

MILANO – Dopo la sosta dovuta al lock-down è ripreso sabato 13 giugno, presso l’aula bunker 1 del carcere di San Vittore il processo “Seregnopoli” che vede coinvolti 15 soggetti tra cui l’ex sindaco Edoardo Mazza (Forza Italia), l’imprenditore Antonino Lugarà ed altri 13 imputati di minor rilevanza tra cui l’ex vicesindaco Giacinto Mariani (Lega).

L’udienza è stata incentrata sulla deposizione del testimone Luciano Mega in merito alla presunta accusa di usura contestata all’imprenditore Antonino Lugarà ( leggi ) dai PM della Procura della Repubblica di Monza Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo.
La deposizione, comprensiva del controesame da parte delle difese, è durata oltre 4 ore; il Mega ha riferito le diverse circostanze che lo hanno indotto a chiedere in prestito danaro all’imprenditore conosciuto nel 2013, per il tramite dell’amico Massimo Ponzoni, in merito alla possibilità di realizzazione di una nuova attività imprenditoriale consistente nell’importazione di marmo dalla Tunisia. Soci della società la compagna del Ponzoni, la compagna dello stesso Mega e per Lugarà una società denominata Briantea . Il Ponzoni si sarebbe occupato della parte commerciale e gli altri due avrebbero seguito la parte imprenditoriale e la gestione della società.
Successivamente, siamo alla fine del 2013, Mega dichiara di avere avuto problemi di liquidità a causa di lavori e investimenti da sostenere nelle proprie attività commerciali (locali e ristoranti) e decide di chiedere a Ponzoni l’intercessione presso il Lugarà per l’erogazione di un prestito visto il rapporto societario già in essere nell’attività sopracitata. Il prestito gli viene concesso e la consegna del danaro avviene in Francia  il 19 febbraio 2014  in un immobile del Ponzoni: è proprio quest’ultimo a consegnare al Mega la busta contenente 100.000 euro in contanti in biglietti da 500 con la promessa che ne avrebbe restituiti 130.000 entro 3 mesi. In tale circostanza Ponzoni trattiene, sempre da dichiarazioni del Mega, 10.000 euro per sè.
Alla domanda di come sia stato restituito  il prestito, Mega risponde: 30.000 franchi svizzeri ( al cambio di allora circa 30.000 euro )  furono versati come compenso per una procura data al Lugarà per la vendita di una casa in Svizzera (riacquistata da un parente del Mega) mentre la parte restante del debito, non avendo disponibilità liquide, vendendo un appartamento sito in Alezio (Lecce) acquistato due anni prima a 200.000 euro, dopo un confronto non esente da contrasti con la propria compagnia e la di lei sorella.
Il rogito di questo immobile avvenne presso un notaio di Seregno al prezzo di 80.000 euro che il Mega sostiene di non aver mai incassato ma di avere copia cartacea dell’assegno. L’immobile fu acquistato dal figlio del Lugarà che successivamente lo rivendette a 140.000 euro .  Alla domanda del PM se avesse ricevuto minacce in caso di mancata restituzione il Mega risponde che alla dottoressa Alessandra Dolci ( DIA – Direzione Investigativa Antimafia di Milano ndr )  in data 16.10.2017 dichiarò che il Lugarà  non lo aveva mai minacciato ma che era un soggetto che gli incuteva un certo timore. Mega riferisce anche che in diverse occasioni il Ponzoni gli avrebbe sollecitato la chiusura dell’operazione.

Durante il controesame del Mega da parte dei difensori del Lugarà, è stato prodotto un documento dal quale si evince che il prestito sarebbe stato erogato a luglio 2013 e non a febbraio 2014 come sostenuto dal Mega. Dopo aver visionato il documento il Mega però ne ha disconosciuto sia il contenuto che la sua firma. Ora saranno le perizie calligrafiche ed il collegio giudicante a decidere nel merito.

La prossima udienza è fissata per sabato 20 giugno  nel quale ci sarà la deposizione dei tecnici della Procura (un architetto ed un urbanista) che avranno il compito di dimostrare le eventuali irregolarità nonché le eventuali velocizzazioni della pratica GAMM riguardante l’ex area Dell’Orto pullman. ( Davide Vismara )

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Cronaca

MONZA – “SEREGNOPOLI” : UDIENZA LAMPO PER ASCOLTARE DUE TESTIMONI

MONZA – La sesta udienza del processo che vede imputati nomi di spicco della politica e dell’imprenditoria seregnese si è svolta lunedi 16 davanti alla corte presieduta dal giudice Letizia Brambilla. A differenza delle precedenti, quest’ultima seduta si è conclusa  prima di mezzogiorno  . Durante il dibattimento sono stati ascoltati due testi riguardanti le posizioni di due degli imputati , Angelo Bombara e Vincenzo Corso . Accusa e difese hanno poi concordato di rinunciare all’audizione di altri testi ritenendo sufficienti le dichiarazioni rilasciate dagli stessi e verbalizzate in fase istruttoria . Il processo riprenderà il prossimo 17 febbraio . ( Davide Vismara )
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Cronaca

SEREGNO – CONTINUA IL PROCESSO “SEREGNOPOLI”. SI ATTENDONO I CHIARIMENTI DEL TECNICO DELLA PROCURA

MONZA – E’ proseguito lunedì 25 novembre presso il Tribunale di Monza il processo “Seregnopoli”. L’udienza è ripresa laddove si era interrotta il 18 novembre con l’audizione del maresciallo dei Carabinieri Antonio Fornaro, del nucleo investigativo dei Carabinieri di Desio. Il maresciallo ha riferito, tra l’altro, anche relativamente al compresso di compravendita sottoscritto tra la GAMM e la società IN’s Supermercati specificandone la data di stipula e cioè il 20 dicembre 2012, ovvero due anni e mezzo prima che venisse presentato il piano attuativo presso l’ufficio tecnico del Comune di Seregno, il 17 marzo 2015, a cura della stessa GAMM. Dal compromesso si evincerebbe di come la GAMM, che aveva la piena ed esclusiva proprietà del terreno e dei fabbricati sovrastanti l’ex area “Dell’Orto Pullman”, volesse realizzare, sul terreno di risulta della demolizione dei fabbricati, un immobile ad uso commerciale di cui una porzione da vendere successivamente alla società IN’s Supermercati.

La deposizione del maresciallo si è poi soffermata su quelli che lo stesso ha indicato come tentativi di “velocizzazione” della pratica riportando riferimenti precisi ad una serie di intercettazioni ambientali su presunti aiuti e consigli da parte di alcuni dipendenti comunali, che oggi figurano tra gli imputati, al Lugarà stesso.  Terminata la deposizione del teste si è proceduto al contro esame da parte delle difese le quali hanno fatto parecchie domande ed espresso dubbi e perplessità su particolari riferiti dal maresciallo. La maggior parte delle domande, precise e mirate, hanno ottenuto sempre la medesima risposta ovvero quella di richiedere precisazioni  al consulente tecnico della Procura, che ha seguito il team di inquirenti, l’architetto Maurizio Rimoldi. Appare sempre più chiaro di come sarà fondamentale la deposizione del consulente tecnico per comprendere le tesi accusatorie che si contrapporranno a quelle difensive che esprimeranno i consulenti e i periti degli imputati . L’udienza  è aggiornata al prossimo 16  dicembre.  ( Davide Vismara )

( foto da archivio )

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Cronaca

SEREGNO- PROSEGUE SEREGNOPOLI. ” MAZZA UNA PEDINA IN MANO A MARIANI”

MONZA – “Mazza una pedina in mano a Mariani” :la frase è presente in una delle intercettazioni telefoniche effettuate dai Carabinieri ed è stata riferita in aula dal maresciallo Antonio Fornaro, uno degli investigatori che hanno condotto le indagini che  hanno portato ai fatti del settembre 2017 ( leggi ) culminate con l’arresto dell’allora sindaco Edoardo Mazza. La frase citata è stata pronunciata dalla signora Giuseppa Cartia,  moglie del dirigente comunale Calogero Grisafi, suicidatosi il 23 settembre del 2015 ( leggi ) .
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E’ proseguito lunedì 18 novembre presso il Tribunale di Monza il processo “Seregnopoli” . Nella prima parte dell’udienza il luogotenente del nucleo investigativo dei Carabinieri, Giovanni Azzaro, ha continuato la sua deposizione nella quale ha disvelato, intercettazioni alla mano, i rapporti tra l’imprenditore Antonino Lugarà e Giuseppe Carello impiegato dell’ufficio “SDAS” della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza.
In data 1 febbraio 2015, riferisce Azzaro, Lugarà chiamò Carello per chiedere informazioni relativamente un esposto da lui presentato qualche tempo prima a riguardo di una certa “Immobilare Umberto Primo”. Non trovando nulla Carello richiamò il Lugarà che gli suggerì di controllare  ricercando le parole chiave  “Comune di Seregno”: diversamente dalla prima ricerca risultata negativa, l’interrogazione della Banca Dati fece emergere una serie di nominativi di soggetti iscritti al registro degli indagati tra i quali comparivano Calogero GrisafiFranco Greco, Carlo Santambrogio e Gianfranco Ciafrone. Ascoltati i nomi  Lugarà intuì subito dell’esistenza  di  un’indagine che coinvolgeva  membri della Giunta Comunale nonchè dipendenti e dirigenti comunali.

Il 4 febbraio 2015 Lugarà tentò di contattare, senza riuscirci perchè era in vacanza,  Gianfranco Ciafrone per avvertirlo di quanto scoperto. Successivamente  Lugarà chiamò l’imprenditore Emilio Giussani chiedendogli se si trovasse in zona Seregno e fissando con lui  un incontro nell’ufficio del Lugarà per le 11.30 dello stesso giorno  Alle 11.49 Lugarà chiamò il Carello, e presumibilmente alla presenza del Giussani, chiese se fra l’elenco delle persone indagate vi fosse anche quello del noto imprenditore seregnese.
Il 9 febbraio 2015 Lugarà si presentò nell’ufficio dell’ allora assessore Gianfranco Ciafrone per metterlo al corrente di un’indagine a carico suo e del comune di Seregno, comprendente anche intercettazioni e specificando di aver appreso la notizia  da un suo “amico” del Tribunale di Monza: il Ciafrone da parte sua rimase stranito ed incredulo del come mai tra i nomi non figurasse anche quello di Giacinto Mariani.
Sempre nel suo intervento il luogotenente  Azzaro ha specificato e precisato come il piano attuativo dell’ area “ex-dell’orto pullman” dovesse essere oggetto di una vera e propria delibera consiliare e non di giunta trattandosi di una variante al PGT in quanto si andava a modificare la viabilità esistente non per un interesse pubblico, ma per quello di un privato.
Nel contraddittorio seguito alla deposizione dell’Azzaro le difese hanno cercato di smontare le accuse mosse dalla Procura ( pm Salvatore Bellomo – Giulia Rizzo ): è apparso chiaro come sarà indispensabile ed essenziale a questo punto la testimonianza del consulente urbanistico architetto   Rimoldi,  nominato dalla Procura,  dalla quale si potrà evincere la solidità dell’ impianto accusatorio.
Nella seconda parte dell’udienza è iniziata la deposizione del maresciallo Antonio Fornaro, del nucleo investigativo dei Carabinieri, che ha esposto quella che è apparso come una delle principali prove a sostegno delle tesi accusatoria, ovvero il compromesso di compravendita stipulato tra la GAMM (società riconducibile alla moglie del Lugarà, Giuseppina Linati e alla figlia Annalisa Lugarà) e la società IN’s Supermercati dal quale emergerebbe come il Lugarà, impegnandosi con tale atto, fosse come sicuro che il piano attuativo riguardante la ” ex Dell’Orto pullman ” sarebbe stato sicuramente approvato.
L’udienza riprenderà  il 25 novembre . ( Davide Vismara )
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Cronaca

SEREGNO – SEREGNOPOLI “IO LO FACCIO CAGARE ADDOSSO IL SINDACO”

MONZA – Si è svolta il 4 novembre, presso il Tribunale di Monza la quarta udienza del processo “Seregnopoli” che vede coinvolti 15 soggetti tra cui l’ex sindaco Edoardo Mazza ( Forza Italia ), l’imprenditore Antonino Lugarà e altri 13 imputati di minor rilevanza tra cui l’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani ( Lega ). Tutti gli imputati erano presenti in aula eccezion fatta per Stefano Gatti ( ex consigliere comunale Forza Italia ), Giacinto Mariani ( ex vice sindaco di Seregno ) e Vincenzo Corso .

Nella prima parte dell’udienza gli operanti di Polizia Giudiziaria, incaricati dalla Procura dello svolgimento delle indagini, hanno riferito su alcuni fatti : il primo relativo alla modalità di “erogazione e riscossione” di un prestito che l’imprenditore Antonino Lugarà avrebbe fatto a Luciano Mega conclusosi con l’acquisizione da parte del creditore di un immobile in provincia di Lecce. Il reato contestato al Lugarà, dai PM Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, è quello di usura. A seguito di un prestito erogato dal Lugarà, lo stesso avrebbe ottenuto un appartamento rogitato al valore di 80mila euro e poi rivenduto a 140mila.

Altra circostanza esposta dagli inquirenti riguarderebbe la richiesta fatta al già dirigente dell’ufficio notifiche del Tribunale di Monza, Vincenzo Corso, da parte di Antonino Lugarà, di procrastinare un pignoramento mobiliare presso un’abitazione sita in Desio in uso alla moglie di Massimo Ponzoni.
Con queste deposizioni degli investigatori e quelle della precedente udienza ( leggi ), appare sempre più evidente come l’accusa voglia delineare con molta precisione la figura e le frequentazioni dell’imprenditore calabrese Antonino Lugarà che spazierebbero dal mondo politico a quello istituzionale ( come la sanità lombarda ) e da quello imprenditoriale a quello contiguo a personaggi facenti parte del mondo della criminalità organizzata.

Particolarmente interessante, nonostante non sia ancora conclusa , la deposizione del luogotente dei Carabinieri Giovanni Azzaro che ha spiegato il legame tra le indagini dei Carabinieri di Milano e quella sul Comune di Seregno, seguita dalla Compagnia dei Carabinieri di Desio. Le due indagini, sebbene siano partite in due periodi differenti, si sono incontrate nel momento in cui le attenzioni dei militari desiani sono ricadute su una serie di costruttori operanti su Seregno e dintorni, tra cui il sopracitato Antonino Lugarà.

Ricordiamo che le indagini seregnesi presero il via da una mossa dell’ex sindaco Giacinto Mariani (imputato ora per abuso d’ufficio) che, il 13 maggio 2015, formalizzò un esposto, depositato presso la Procura di Monza, in cui sollecitava l’intervento degli organi inquirenti affinchè fossero accertati eventuali reati commessi nella condotta dell’architetto Grisafi Calogero (ex dirigente del comune di Seregno, trovato morto il 23 settembre 2015 ( leggi ) . In particolare si faceva riferimento a due autorizzazioni concesse per attività commerciali sorte in aree urbane destinate ad uso diverso da quello concesso nelle autorizzazioni stesse. La prima autorizzazione riguardava un grande esercizio commerciale situato in via Carroccio e la seconda un negozio di abbigliamento aperto in un ex capannone in via Cadore.

Gli inquirenti, in base agli elementi raccolti, hanno tracciato il profilo del Grisafi: ne è emerso, dalle prove raccolte, un soggetto dedito al gioco nonchè alle frequentazioni di donne di nazionalità albanese e romena. Tutti questi comportamenti indussero la ex moglie, Cartia Maria Giuseppa, in data 15 giugno 2015 a rivelare al comando Carabinieri di Seregno la preoccupazione per i rischi, anche fisici, ai quali l’ex marito si sarebbe esposto qualora avesse continuato a “prendere tangenti”. In tale periodo il Grisafi non viveva più nella casa coniugale di Giussano ma bensì alloggiava dapprima in un appartamento sito in Inverigo e successivamente in uno a Seveso ; in entrambi i casi le proprietà pare fossero riconducibili al  Lugarà.

Il luogotentente Azzaro , nella sua disamina, ha raccontato che, grazie all’attività di intercettazione telefonica e ambientale, si sono potuti ricostruire i rapporto esistenti tra il costruttore e l’allora sindaco Edoardo Mazza (compreso anche il ruolo ricoperto da Stefano Gatti) relativamente all’ex area dismessa “Dell’Orto pullman”: la GAMM, società riconducibile al Lugarà, fece richiesta per realizzare l’attuale supermercato in data 30 giugno 2015 e dopo pochi mesi, più precisamente il 20 ottobre 2015 il consiglio comunale adottò in via definitiva il piano attuativo.

La prossima udienza è prevista per il 18 novembre nella quale continuerà l’esposizione dei fatti da parte degli inquirenti sulla vicenda che riguarda l’ex area Dell’Orto  e successivamente entrerà nel vivo dei contraddittori nelle udienze successive . ( Davide Vismara )

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Cronaca

SEREGNO- LO SFOGO DI CIAFRONE DOPO LA SUA ASSOLUZIONE: FORZA ITALIA MI HA LASCIATO SOLO!

SEREGNO – Si è svolta stamane 11 ottobre in sala Monsignor Gandini una conferenza stampa organizzata dagli avvocati Roberta Minotti e Michele Sarno per approfondire gli aspetti della sentenza emessa lo scorso martedì dal Gup del Tribunale di Monza Silvia Pansini che ha mandato assolto perchè il fatto “non costituisce reato”  l’ex assessore di Forza Italia Gianfranco Ciafrone . ( leggi )

Proponiamo per primo l’intervento dell’ex assessore Gianfranco Ciafrone che, benchè visibilmente emozionato, si è sfogato  puntando soprattutto il dito contro i suoi ex colleghi di Forza Italia


A seguire gli interventi dell’avvocato Roberta Minotti ( sintesi )


e dell’avvocato Michele Sarno ( sintesi )


 

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Cronaca

SEREGNO – IL GUP RINVIA A GIUDIZIO TUTTI GLI INDAGATI DELLA “SEREGNOPOLI”

SEREGNO – MONZA – Stamane 11 dicembre terza ed ultima udienza preliminare della “Seregnopoli” davanti al Gup Silvia Pansini . La precedente seduta si era svolta lo scorso 27 novembre ( leggi ) ed oggi, dopo che sono intervenuti gli avvocati degli indagati,  il giudice ha comunicato la sua decisione.  La Pansini ha  deciso che  tutti gli indagati, eccezion fatta per l’ex assessore Gianfranco Ciafrone ( Forza Italia ) e per il segretario comunale Francesco Motolese ( che hanno chiesto il rito abbreviato) saranno rinviati a giudizio . Il Gup non ha aggiunto altro tranne la data in cui inizierà il processo: l’appuntamento  è fissato per il prossimo mese di aprile . Al termine della seduta molti degli indagati minori , che ora diventano imputati, hanno espresso la loro amarezza;  ad affrontare il processo, che si preannuncia lungo,  ci saranno  anche cinque dipendenti del Comune di Seregno, che si costituirà parte civile.

All’uscita dell’aula abbiamo raccolto il commento dell’avvocato Luca Ricci, uno dei due difensori dell’imprenditore Antonio Lugarà


Il commento dell’avvocato  Antonino De Benedetti difensore dell’ex sindaco Edoardo Mazza


( Pino Caputo )

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