Salute – Il San Gerardo primo al mondo per la tecnica con la sonda “Gps” nella cura del carcinoma prostatico
Pubblicato il lavoro sulla radiochirurgia
del carcinoma prostatico a prognosi sfavorevole
Monza– Sono stati pubblicati sulla più importante rivista internazionale
di radioterapia i risultati dello studio ABRUPT (Ablative Radiotherapy for Unfavorable
Prostate Tumors) che ha sperimentato l’utilizzo della radiochirurgia (ovvero della
somministrazione della dose in un’unica applicazione) nel trattamento dei tumori prostatici
[https://authors.elsevier.com/c/1jSUN1Hx52J~4m].
Per la prima volta a livello mondiale all’ospedale San Gerardo è stata dimostrata la fattibilità̀
di un trattamento di radiochirurgia grazie ad una tecnica di avanguardia, che consiste nel
posizionamento di una sonda alloggiata all’interno di un catetere vescicale che funziona
come un sistema GPS (Global Positioning System), permettendo la localizzazione in tempo
reale del bersaglio durante il trattamento ed assicurando così una somministrazione ultra-
selettiva della dose che minimizza l’irraggiamento degli organi sani circostanti, e di
conseguenza il rischio di effetti collaterali. La sonda, una volta terminato il trattamento viene
rimossa completamente, costituendo quindi un impianto non permanente. L’elevata
precisione garantita da questo sistema consente di concentrare il ciclo di radioterapia, che
viene di norma effettuato con piccole dosi ogni giorno per evitare di danneggiare gli organi
sani, in una singola, unica, applicazione.
In sostanza, lo studio è l’unico al mondo in cui i pazienti con tumore alla prostata vengono
trattati con radiochirurgia in una singola applicazione, anziché con un lungo ciclo di
radioterapia, e ha potenziali notevoli vantaggi sia per pazienti e caregivers sia per i centri di
radioterapia, che così sono in grado di scaricare più rapidamente le liste di attesa e garantire
una più tempestiva presa in carico di tutti i pazienti oncologici che necessitano di
radioterapia.
“I risultati preliminari ottenuti su 30 pazienti con un follow up mediano di 18 mesi sono
molto incoraggianti, e se confermati sul lungo termine, avranno implicazioni rilevanti per la
netta contrazione del numero di accessi in reparto. Semplificare il trattamento lo rende meno
stressante, migliora la qualità di vita delle persone, le aiuta a tornare prima alla propria vita
sociale, familiare e professionale, e contribuisce a snellire le liste d’attesa”, sottolinea il prof.
Stefano Arcangeli, Direttore della Radioterapia della Fondazione IRCCS San Gerardo dei
Tintori e Direttore della Scuola di specializzazione in Radioterapia dell’Università degli Studi
di Milano-Bicocca.
I pazienti che possono beneficiare di questa strategia innovativa sono quelli affetti da
carcinoma della prostata localizzato a rischio intermedio sfavorevole ed alto, candidati a un
trattamento di combinazione radio-ormonoterapico in alternativa all’intervento chirurgico di
prostatectomia radicale