COME FUNZIONAVA LA TRUFFA SCOPERTA DALLA GUARDIA DI FINANZA
La frode scoperta dalla GdF stava creando grossi danni sia alle casse dello Stato, sia alle imprese oneste che, pagando regolarmente le tasse, non erano in grado di vendere gli stessi prodotti ad un prezzo così concorrenziale.
Le investigazioni, grazie anche ad indagini tecniche ed all’utilizzo delle banche dati in uso al Corpo, hanno consentito ai finanzieri di identificare le persone coinvolte nella frode e di definire esattamente ruolo e meccanismo fraudolento posto in essere. In particolare, l’organizzazione indagata aveva creato un articolato reticolato di aziende, in Italia ed all’estero, esistenti solo sulla carta ed intestate a prestanome o persone di fiducia, allo scopo di acquistare prodotti elettronici presso un fornitore bulgaro. Gli articoli, una volta entrati sul territorio nazionale, venivano stoccati in depositi di logistica principalmente a Desio (MB) ed in Provincia di Roma. La merce, senza essere spostata dai magazzini, veniva, quindi, acquistata da una grossa società alessandrina.
Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle e dalla procura di Monza titolare dell’indagine che ha portato a 19 arresti (8 persone in carcere e 11 ai domiciliari) i cervelli dell’organizzazione che anche grazie a un lavoro di prestanome e di un commercialista hanno truffato in Italia, Repubblica Ceca, Romania, Polonia, Spagna, Principato di Monaco e in Bulgaria erano tre imprenditori: Renato Ventura, grossista di elettrodomestici titolare di una S.p.A. con sede a Pontecurone in provincia di Alessandria (fatturato di 30 milioni di euro all’anno), l’imprenditore bulgaro Nikolaj Ivanov Kitov, e un imprenditore romano che sarebbe residente nel Principato di Monaco.
La società per azioni, in pratica, comprava da una società bulgara gli elettrodomestici, stoccava la merce in un magazzino a Desio e in un altro in provincia di Roma. Poi, una serie di società ‘cartiere’ emettevano fatture false producendo documenti che attestavano compravendite da parte di società straniere. La merce sarebbe così passata dalla società di Renato Ventura a diverse società all’estero, evitando i pagamenti dell’Iva. In realtà poi i prodotti restavano dov’erano e venivano venduti a prezzi inferiori fino al 20 per cento rispetto ai prezzi di mercato, a società della grande distribuzione che non risultano coinvolte nell’indagine
Un duro colpo messo a segno dalla Guardia di Finanza milanese, a testimoniare l’azione del Corpo per contrastare quei fenomeni di illegalità fiscale che producono inevitabili danni all’economia, che ostacolano la normale concorrenza fra le imprese e che danneggiano i cittadini e gli imprenditori onesti.