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Al S.Gerardo salvano la gamba di un 35enne affetto da malattia grave che non poteva più camminare

Monza -Dopo una partita di calcetto non riesce più a camminare: i chirurghi vascolari del San Gerardo riconoscono una malattia rara e salvano la gamba di un giovane siciliano con un delicato intervento.
L’uomo di 35 anni è stato operato presso la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza per una rara patologia che ha interessato un’arteria della gamba, la quale gli aveva causato gravi problemi alla vascolarizzazione dell’arto inferiore destro.
Circa un anno prima il paziente, residente in Sicilia, durante una partita di calcetto, aveva accusato un intenso dolore alla gamba destra, poi spontaneamente regredito ma, da allora, camminare era diventato difficile a causa dei dolori che insorgevano dopo pochi passi.
Gli esami a cui è stato sottoposto hanno consentito di diagnosticare una rara patologia, denominata malattia cistica avventiziale a carico dell’arteria poplitea che colpisce tipicamente i giovani e consiste nella formazione di plurime cisti nello spessore della parete arteriosa, che determinano una compressione sul vaso riducendo il passaggio del sangue.
Le cisti nel tempo tendono ad accrescere comprimendo sempre di più il vaso che decorre dietro al ginocchio e peggiorando il passaggio del sangue fino a mettere in pericolo la vitalità della gamba.
“La terapia chirurgica – spiega il dott. Vittorio Segramora, direttore della Chirurgia vascolare – consiste nell’eliminare completamente il tratto di arteria coinvolto dalla degenerazione cistica e sostituirlo con una vena prelevata dal paziente stesso. Si tratta di un intervento delicato e reso difficoltoso delle tenaci aderenze che le cisti determinano con le strutture adiacenti e che impongono un meticoloso ed attento isolamento dei nervi (nervo sciatico- popliteo-esterno) e delle vene (vena poplitea) che devono essere preservati per garantire la normale funzionalità della gamba”.
Il dott. Segramora con il dott. Savino Pasquadibisceglie, aiuto chirurgo vascolare, insieme alla dott.ssa Margherita Scanziani, anestesista, gli infermieri e tutto lo staff di sala operatoria, hanno condotto un intervento durato circa tre ore riuscendo a salvare l’arto inferiore del giovane paziente che, dopo pochi giorni, è stato dimesso ed oggi è tornato ad una vita normale senza ulteriori disturbi.


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Al san Gerardo il sistema di defibrillazione extravascolare . Nel mondo solo 100 dispositivi impiantati


Monza, 5 aprile 2024 – Al momento sono stati impiantati poco più di 100 dispositivi nel mondo e anche la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza è all’inizio di una nuova frontiera tecnologica: il sistema di defibrillazione extravascolare (EV-ICD, Defibrillatore Cardiaco Impiantabile Extravascolare, in inglese Extravascular Implantable Cardioverter-Defibrillator).
Come ormai da diversi anni, la Struttura Semplice di Elettrofisiologia Interventistica e Cardiostimolazione è all’avanguardia nella ricerca tecnologica e grazie alla direzione del dott. Giovanni Rovaris, con il supporto della Direzione della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori e del capo dipartimento dott.ssa Maddalena Lettino, l’ospedale San Gerardo è tra i primi centri italiani ed europei a beneficiare di questa nuova possibilità di trattamento.
L’EV-ICD è un dispositivo extravascolare, con caratteristiche innovative. Infatti è progettato per non avere l’elettrocatetere all’interno del cuore ed è ideato in modo da evitare le complicanze associate agli elettrocateteri transvenosi e per preservare integro il sistema vascolare nel tempo.
“L’innovazione – spiega il dott. Rovaris – consiste nell’avere l’elettrocatetere sotto lo sterno, appoggiato alla superficie esterna del ventricolo destro. Questa nuova prerogativa consente all’elettrodo di sentire direttamente l’attività cardiaca e di stimolare il cuore per interrompere le aritmie senza erogare l’energia di shock, quando possibile. Inoltre, grazie al posizionamento dell’elettrocatetere in prossimità del cuore, l’energia richiesta per la defibrillazione è inferiore rispetto a quella richiesta da dispositivi sottocutanei, per la presenza del tessuto osseo. Pertanto, il sistema EV-ICD è in grado di defibrillare a 40 joule, attraverso un dispositivo con le stesse dimensioni degli ICD transvenosi e con una durata prevista analoga”. EV-ICD è l’unico ICD extravascolare disponibile a offrire una stimolazione per interrompere le aritmie senza erogare lo shock).
In questa nuova avventura del dott. Rovaris, indispensabile è stata la stretta e proficua collaborazione con la Cardiochirurgia nella figura del suo direttore, prof. Giovanni Marchetto.


Un po’ di storia
La lotta alla morte improvvisa iniziò nel 1947 quando un chirurgo di nome Claude Beck salvò un ragazzo di 14 anni, durante un’operazione a torace aperto, da morte aritmica da fibrillazione ventricolare, applicando due elettrodi direttamente sul cuore del paziente e defibrillandolo. Il passaggio al defibrillatore esterno si ebbe solamente nel 1956 grazie al dott. Paul Zoll. Il successivo passaggio al defibrillatore impiantabile avvenne invece nel 1980 grazie al cardiologo Michel Mirowski. Da allora in avanti la morte improvvisa viene evitata grazie all’applicazione di un dispositivo dotato di elettrocateteri impiantati all’interno del cuore destro per via venosa e posizionato sottopelle in regione prepettorale sinistra. Intorno al 2015 viene commercializzato il primo defibrillatore completamente sottocutaneo (S-ICD) che permette di proteggere il cuore senza toccarlo, cioè attraverso un elettrocatetere che decorre sottocute e sopra lo sterno, collegato ad un generatore in regione ascellare sinistra. Tale evoluzione tecnologica consente di preservare il distretto vascolare mantenendolo libero. Inoltre questa tecnologia risolve il problema della rottura degli elettrodi e delle possibili infezioni; tuttavia non tutti i pazienti possono beneficiare di questo dispositivo che risponde ad alcuni requisiti specifici per poter essere impiantato. Ultimo nato di questa tecnologia innovativa è il sistema di defibrillazione extravascolare (EV-ICD).

Nella foto: lo staff dell’Elettrofisiologia interventistica. Il secondo da sinistra è il prof. Marchetto (direttore della Cardiochirurgia), accanto a lui il dott. Rovaris.

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Inquinamento dell’aria : Monza tra le peggiori città della Lombardia

Monza – La Lombardia, secondo i dati Arpa, detiene il primato dei capoluoghi più inquinati: non solo i centri metropolitani (Milano e Monza) ma anche quelli che delimitano l’area agricola padana. L’esito del primo trimestre dei controlli sull’aria in Lombardia rivela infatti che in 6 capoluoghi su 10 la concentrazione di pm10 è oltre la soglia (40 mg/mc). Sempre secondo i dati di Arpa Lombardia nessuna città rispetta la nuova soglia prevista dalla direttiva europea sulla qualità dell’aria che, una volta entrata in vigore, abbasserà la media annua a 20 mg/mc.

Le città con l’aria peggiore sono in ordine Monza, Cremona, Brescia, Mantova, Lodi e Milano; poco meglio Bergamo e Pavia; si distinguono positivamente le città pedemontane Como, Varese, Sondrio e Lecco.Altro dato comunicato da Arpa è relativo al numero di giorni oltre la soglia. Cremona e Brescia al 31 marzo hanno già sfondato il limite massimo di 35 giorni annui di aria irrespirabile; Milano, Monza, Mantova e Lodi invece hanno quasi esaurito i giorni di franchigia ammessi dalla direttiva. Vicino al limite anche Pavia e Bergamo.

Per quanto riguarda i luoghi che delimitano l’area agricola padana si riscontrano alti livelli di inquinamento dovuto all’intensificazione degli allevamenti. Tra Mantova, Brescia, Lodi e Cremona si concentra il 40% della produzione del latte il 50% della carne suina made in Italy che comportano decine di milioni di tonnellate di liquami e letami da cui esalano sostanze organiche volatili, soprattutto ammoniaca: nel semestre freddo, oltre 90mila tonnellate annue di questo gas, stando ai dati dell’inventario di Arpa Lombardia, sono all’origine della formazione di particolato sottile atmosferico. Il dato che sorprende nell’analisi quindi è che non sono solo le grandi città a soffrire di aria inquinata, ma anche i piccoli centri. Il record di località con più giornate di aria tossica, tra quelle in cui è presente una centralina di monitoraggio della qualità dell’aria, spetta infatti anche quest’anno a Soresina, con ben 40 giorni di superamento da inizio anno.

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San Gerardo: alla Breast Unit donato uno strumento per la rimozione dei noduli al seno

Rimozione dei noduli del seno: alla Breast Unit un nuovo strumento disponibile in pochi centri europei può evitare l’intervento donato dall’associazione PerLe Noi


Monza – La Breast Unit si è dotata di un nuovo strumento ad alta tecnologia per la rimozione dei noduli al seno che in molti casi può evitare l’intervento chirurgico.
Si tratta della sonda Mammotome EX, un sistema di prelievo avanzato con aspirazione vuoto assistita, progettato per offrire precisione, affidabilità e comfort sia per la paziente sia per l’operatore, con la possibilità di rimuovere maggiori quantità di tessuto rispetto alle normali procedure di prelievo finora disponibili sul mercato. Lo scopo è quello di contribuire a una diagnosi più precisa ed accurata e la possibilità di rimuovere interamente noduli benigni della mammella con dimensioni fino a 6 centimetri.
Questa procedura è indicata dopo una valutazione congiunta tra il radiologo esperto di senologia e il chirurgo senologo, per scegliere i casi dove l’utilizzo del Mammotome EX è la migliore opzione per la paziente.
L’impiego dell’apparecchiatura è stato presentato durante il Congresso Europeo di Radiologia che si è tenuto a Vienna recentemente.
Al Congresso hanno partecipato la dott.ssa Anna Abate, Responsabile della Struttura di Diagnostica Senologica e il dott. Riccardo Giovanazzi, Direttore della Chirurgia Senologica e della Breast Unit.
“La lotta contro il tumore al seno implica trovare soluzioni sempre innovative per la diagnosi precoce ed il trattamento più efficace – sottolinea il dott. Giovanazzi -. Normalmente i noduli benigni della mammella vengono asportati, quando indicato, con una procedura di chirurgia day hospital che richiede un accesso chirurgico con incisione della mammella. Sebbene questo venga eseguito nella nostra Breast Unit con attenzione oncoplastica, l’impiego di Mammotome EX permette l’asportazione del nodulo tramite un piccolo foro della cute senzaprovocare la cicatrice come nell’intervento chirurgico e possibili deformità della mammella.
La procedura avviene in regime ambulatoriale con anestesia locale. La valutazione congiunta tra chirurgo senologo e radiologo esperto in senologia è fondamentale nella selezione della paziente che può essere candidata all’asportazione con Mammotome EX invece che a
chirurgia open”.
Lo strumento è stato donato alla struttura di Diagnostica Senologica della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori dall’Associazione PerLe Noi odv che supporta le attività di diagnosi e cura a favore dei pazienti che si rivolgono alla Breast Unit.
La prestazione, previa valutazione specialistica, è disponibile nell’ambito del percorso di diagnosi e cura offerto dalla Breast Unit della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza.
“Questa ulteriore apparecchiatura – aggiunge la dott.ssa Abate – va ad arricchire la disponibilità tecnologica della Diagnostica Senologica che è sempre rivolta ad acquisire le ultime novità per il miglioramento della terapia e della diagnostica in ambito senologico. Il Mammotome Ex è uno strumento bioptico sotto guida ecografica capace di rimuovere grandi quantità di tessuto con velocità elevata, permettendo in alcuni casi di evitare lo stress legato all’intervento chirurgico. Al momento il Mammotome EX è disponibile in un ristretto numero di centri a livello europeo”

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Desio – Donate due apparecchiature alla neonatalogia dell’ospedale

DESIO – Consegnate e già in uso due preziose apparecchiature al Reparto di Neonatologia dell’Ospedale PIO XI di Desio grazie alle iniziative di solidarietà organizzate nel corso dello scorso anno 2023.
Le donazioni elargite testimoniano quanto la popolazione sia legata al nostro Ospedale, – dichiara la Dr.ssa Calzi, Direttore del Dipartimento Area della donna e materno infantile – siamo commossi e grati per queste dimostrazioni di affetto, tutto ciò ci aiuta a proseguire con sempre più entusiasmo nel nostro lavoro”.

Grazie al ricavato ottenuto a seguito del Terzo Torneo di calcio delle Forze dell’Ordine in memoria del Maresciallo Bernabei, svoltosi il 5 luglio 2023 con il patrocinio del Comune di Desio e organizzato dall’Associazione Contrada Santi Pietro e Paolo, coordinata dal Sig. Tino Perego, e grazie anche al contributo dell’Associazione ABIO, è stato acquistato e donato un nuovo apparecchio ACCUSCREEN, fondamentale per l’esecuzione dello screening uditivo a tutti i nostri neonati prima della dimissione.
L’apparecchio di nuova generazione faciliterà l’esecuzione dello screening audiologico, con otoemissioni acustiche e aABR, che rientra tra i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) neonatali più importanti per assicurare la diagnosi precoce di sordità congenita.
Si ringraziano: Carabinieri di Desio, Guardia di Finanza di Seregno, Polizia Provinciale di Monza e Brianza, Sindacato autonomo Polizia di Milano, Vigili del Fuoco di Desio e Monza, Polizia Locale di Seregno, Arienti Autogru, Arienti Arreda, Marta Trasporti, Fotocopie Elio Desio, Zambonin Autotrasporti, Fernando Marta autotrasporti, Impresa edile Moretto, Arosio Autotrasporti, I.C.I. Cesano Maderno.

Una ulteriore donazione è stata elargita da parte dell’Associazione Bocciofila di Desio coordinata da Ampelio Colombo che ha organizzato, insieme alla Pro Loco di Desio e al Comune di Desio l’evento della Torta del Cuore 2023, il ricavato dell’iniziativa è stato destinato all’acquisto di due monitor multiparametrici PHILIPS per l’assistenza e il monitoraggio dei neonati in Reparto e in Sala Parto.

In questi ultimi anni molte sono state le donazioni ricevute, – afferma la dr.ssa Ilardi, Responsabile della SSD Neonatologia – grazie alle quali siamo riusciti ad affrontare l’emergenza di epidemia per infezione da VRS e quadri di bronchiolite grave nei nostri piccoli pazienti”.

Forse questa è la sfida, – aggiunge la dr.ssa Varisco, S.C. Pediatria e Neonatologia P.O. Desio – Passare da io mi prendo cura a noi ci prendiamo cura, insieme si vince e si raggiungono grandi obiettivi. A nome di tutti gli operatori, ma soprattutto dei piccoli pazienti e dei loro genitori, un grande grazie”.
Si unisce ai ringraziamenti per le donazioni ricevute anche la Direzione Strategica.
“Sono consapevole – conclude il Direttore dr. Carlo Alberto Tersalvi – del valore aggiunto che ogni Associazione che collabora con la nostra Azienda apporta alla cura e all’attenzione verso tutti i nostri pazienti, a partire dai più piccol
i”

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MONZA – MALATTIE RARE IN UROLOGIA: L’IMPEGNO DEL S. GERARDO DA 15 ANNI

MONZA Da quindici anni la Struttura complessa di Urologia dell’ospedale
San Gerardo si occupa della gestione della patologia funzionale vescicale con ambulatori
dedicati dove si ricevono pazienti inviati da tutta la regione. In virtù delle elevate
competenze specifiche, dal 2012 è stato inoltre individuato come Centro di riferimento
italiano per la diagnosi e la cura della Cistite Interstiziale, patologia che si colloca tra le
Malattie Rare, con autorizzazione a redigere piani terapeutici e ad erogare cicli di terapie
specifici (www.malattierare.gov.it/centri_cura/per_malattia/838/7087).
Questa sindrome tanto rara quanto fastidiosa – sottolinea il dott. Salvatore Blanco, Direttore
facente funzione dell’Urologia – determina un intenso dolore vescicale che costringe il
paziente ad urinare continuamente, non permettendogli di svolgere serenamente la sua
normale vita di relazionale e lavorativa, colpisce prevalentemente donne in età fertile ma
anche, se pur ancora più raramente, uomini
”.
Nell’Ambulatorio della Patologia Funzionale della Vescica, che vede impiegati nella sua
gestione il dott. Fabrizio Torelli e la dott.ssa Gemma Viola Fantini, coadiuvati dal dott.
Blanco, si va dal sospetto clinico all’approfondimento diagnostico utilizzando tutte le tecniche
necessarie (radiologiche, endoscopiche, urodinamiche).
La cistoscopia – spiega il dott. Torelli – è l’esame cardine dal punto di vista diagnostico,
esame che se pur temuto dal paziente viene eseguito da noi con le più moderne
strumentazioni in ambiente dedicato con specifico schema analgesico (cistoscopi flessibili di
ultima generazione con telecamera ad alta risoluzione in punta)”.
Oltre alla vescica possono essere colpiti altri distretti corporei (muscolatura perineale,
intestino, genitali) con anche quadri di incontinenza urinaria: per quest’ultimo motivo è indispensabile studiare la funzionalità della vescica e come essa si coordina con lo sfintere uretrale e il piano muscolare del perineo.
Per questo studio l’ospedale San Gerardo ha a disposizione la migliore tecnologia
urodinamica attualmente esistente per un esame urodinamico a microsensori con sei canali di registrazione.
Le terapie da noi erogate – aggiunge la dott.ssa Fantini – spaziano dai trattamenti
farmacologici quali le instillazioni endovescicali, alle metodiche mininvasive con tecniche
riabilitative manuali o strumentali o propriamente invasive se necessarie quindi in anestesia,
elettrocoagulazione delle ulcere, sovradistensione vescicale
”.
Al paziente viene anche offerto un adeguato supporto infermieristico per l’apprendimento
dell’autocateterismo vescicale a volte indispensabile per la prosecuzione domiciliare delle
terapie endovescicali.
I nostri progetti futuri – conclude il dott. Blanco – prevedono l’inserimento nel percorso
terapeutico della figura dello psicologo per il supporto dei casi dove la malattia ha
determinato una alterazione del benessere sociale del paziente. Abbiamo anche la volontà
di iniziare nella ricerca di un marker urinario per la diagnosi precoce, avvalendoci della
collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca. All’IRCCS San Gerardo dei
Tintori di Monza siamo già pronti a vincere la lotta contro la Cistite Interstiziale grazie ad un
efficace lavoro di squadra che qua da noi viene svolto ormai da molti anni
”.

Nella foto lo staff dell’Urologia funzionale: da sinistra l’infermiera Nadia Rumbolo, il dott. Fabrizio Torelli, l’infermiera Rosa Guida, la dott.ssa Gemma Viola Fantini, il dott. Salvatore Blanco.

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MONZA – SAN GERARDO : SALVATO IL BRACCIO AD UNA PAZIENTE DI 36 ANNI

MONZA – Operata per una malformazione congenita del collo e del torace che le aveva causato gravi problemi alla vascolarizzazione dell’arto superiore sinistro, che avrebbe rischiato di perdere. Il braccio di una paziente di 36 anni invece è stato salvato dopo un delicato intervento chirurgico che ha visto la partecipazione di un team chirurgico multidisciplinare della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori.

La giovane paziente si era già presentata in Pronto Soccorso a seguito del protrarsi di sintomi a carico dell’arto superiore, in cui aveva improvvisamente perso la forza con un sempre più consistente impatto sulla sua vita professionale e quotidiana.

Gli esami a cui era stata sottoposta avevano consentito di diagnosticare una rara malformazione che consiste in una costa cervicale o “costa soprannumeraria” che, nel suo decorso, portandosi ad articolare con la prima costa, al di sotto della clavicola, aveva creato una specie di “pinza” in cui i vasi succlavi, in particolare l’arteria, erano rimasti intrappolati con conseguente danno anatomico sull’arteria e sviluppo del corredo sintomatologico che l’aveva portata all’accesso in Pronto Soccorso.

Nell’ambito della rarità dell’anomalia riscontrata, la paziente presentava la variante più rara e complessa, in cui non era sufficiente aggredire il problema dal collo ma risultava necessario aggredirlo dal torace, resecare la costa soprannumeraria e la prima costa “normale” e ricostruire l’arteria succlavia danneggiata dall’azione erosiva esercitata dall’anatomia anormale della paziente, il tutto preservando i nervi del collo e del braccio (plesso brachiale).

La complessità del quadro clinico ha richiesto in sala operatoria la collaborazione dei tre direttori delle strutture complesse di Chirurgia Toracica, Chirurgia Vascolare e Chirurgia Plastica: il delicato intervento ha richiesto l’accesso al collo e al torace della paziente (stretto toracico superiore) attraverso un complesso approccio chirurgico indicato come transmanubriale , modificato dai chirurghi durante l’intervento per le specifiche peculiarità anatomiche della paziente; l’isolamento e la messa in sicurezza di tutti i nervi del braccio (plesso brachiale), la resezione della costa soprannumeraria e della prima costa – che costituivano la “trappola” in cui i vasi succlavi erano rimasti incastrati – e la successiva resezione e ricostruzione protesica del tratto di arteria succlavia danneggiata.

Il professor Francesco Petrella (Chirurgia Toracica), il dottor Vittorio Segramora (Chirurgia Vascolare) e il dottor Massimo Del Bene (Chirurgia Plastica), insieme alla dottoressa Manuela Milan (anestesista) hanno condotto un intervento durato circa 4 ore alternandosi nelle più delicate fasi di propria competenza e riuscendo a salvare l’arto superiore della giovane paziente che, dopo una settimana, è stata dimessa ed oggi è tornata alla sua vita quotidiana.

La nuova tecnica chirurgica utilizzata, che è una modifica di un preesistente accesso allo stretto toracico superiore, è stata descritta dal team del San Gerardo e pubblicata sulla più autorevole rivista europea di Chirurgia Cardiotoracica.

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MONZA – IL SAN GERARDO DEI TINTORI HA COMPIUTO 850 ANNI

MONZA – È stato Claudio Cogliati, presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori a fare gli onori di casa ieri 19 febbraio nel  pomeriggio, quando davanti alle autorità regionali e locali è stata ricordata la nascita dell’Ospedale San Gerardo di Monza il 19 febbraio 1174.
“Sono profondamente onorato di ricordare gli 850 anni della fondazione dell’Ospedale San Gerardo di Monza – ha esordito il presidente Cogliati -. Gerardo, non chierico, non monaco, borghese di quella classe che stava muovendo i primi passi nella crescita sociale, mette l’agiatezza economica e la casa al servizio dei malati indigenti. Esempio di quello che oggi chiamiamo giving back: restituzione ai meno fortunati di quanto la fortuna ti ha concesso.
Gerardo comprende inoltre che il futuro del suo sogno può essere garantito da un patto che lega Chiesa, Comune e i suoi conversi: la convenzione che porta la data 19 febbraio 1174, esempio ancora interessantissimo di intelligenza amministrativa. L’evoluzione della sperimentazione gestionale fra Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma, Fondazione Tettamanti, ASST Monza sede principale della Medical School dell’Università
degli Studi di Milano-Bicocca, permette inoltre la nascita dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori il 1° gennaio 2023: una nuova sfida per l’assistenza, la cura, l’innovazione e la ricerca”.

Diversi i momenti che hanno scandito la giornata, a partire dal racconto storico del prof. Michele Riva, docente di Storia della Medicina all’Università degli Studi di Milano-Bicocca con un excursus su Gerardo dei Tintori e la Fondazione dell’Ospedale, l’intervento del dott. Davide Porta dell’Università degli Studi di Milano che ha illustrato le ricerche sulle spoglie di San Gerardo dei Tintori condotte dai paleo-patologi del Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense (Labanof) diretto dalla prof.ssa Cristina Cattaneo (Università degli Studi di Milano), per culminare con la rievocazione storica della firma della Convenzione per la nascita dell’ospedale siglata tra Gerardo dei Tintori, l’arciprete di Monza e i consoli del Comune di Monza, a cura del Comitato Rievocazione Storica di Monza presieduto dalla dott.ssa Ghi Meregalli.

“L’ospedale dei poveri di Gerardo nasce in un periodo – la fine del XII secolo – caratterizzato da una fioritura di fondazioni ospedaliere. La stessa città di Monza vede almeno quattro strutture di ricovero per i malati attive in quegli anni. Il nuovo ospedale si distingue dagli altri per la sua indipendenza dall’autorità ecclesiastica e civile. Non viene fondato e gestito da un ordine religioso, ma da un privato cittadino: Gerardo Tintore”, ha spiegato nel suo intervento il prof. Riva. “Sulla vita di questo personaggio, nato intorno al 1135 e morto nel 1207, abbiamo poche notizie. Sappiamo che appartiene ad una famiglia benestante di Monza, essendo figlio di un tintore che fece la propria fortuna grazie alla colorazione dei pannilana, attività molto diffusa e redditizia all’epoca. Alla scomparsa del padre, Gerardo decide di investire la propria eredità nella trasformazione dell’abitazione di famiglia – posta
sulla riva sinistra del Lambro – in un ospedale dedicato ai poveri della città. Gerardo compie una scelta innovativa: affida la gestione dell’ospedale ad una comunità laicale di conversi, che lui stesso inizialmente guida. Pur essendo in linea con la posizione della Chiesa dell’epoca, che spingeva i “non religiosi” verso un maggiore impegno sociale, Gerardo temeva che questo nuovo modello organizzativo potesse non sopravvivere dopo la sua morte. Per questa ragione, decide di stipulare una convenzione con le autorità civili e religiose cittadine, che viene sottoscritta il 19 febbraio 1174 dall’arciprete della Basilica di San Giovanni e i consoli del Comune di Monza. Il documento, redatto in latino, illustra i provvedimenti adottati al fine di garantire la pacifica conduzione dell’istituzione anche dopo la scomparsa di Gerardo, in particolare in riferimento all’elezione del ministro – la più alta carica dell’ospedale – e dei conversi preposti alla cura dei malati e al conforto degli indigenti.
Con questo atto, unico nel suo genere per l’epoca, il fondatore vuole assicurare l’autonomia della sua istituzione sia di fronte all’autorità civile come da quella chiericale, anche se l’una e l’altra sono invocate a garanzia dell’opera stessa. Il documento è alla base di reciproci riconoscimenti e concessioni. Da una parte si legge il desiderio di Gerardo di ottenere per il proprio ospedale il favore delle massime autorità locali, limitandone però al tempo stesso gli ambiti di ingerenza. Dall’altra si intravvede la volontà dei poteri laici ed ecclesiastici di far sentire la propria voce nella gestione di una istituzione così importante per la società”.

Sul fronte della ricerca, il Labanof era stato incaricato a novembre di effettuare lo studio antropologico delle reliquie del Santo e di verificarne lo stato di conservazione. Secondo le prime indagini è stato possibile determinare il profilo biologico dell’individuo, nonché il quadro patologico e traumatologico, per confrontarli con le informazioni fornite dall’agiografia.
“Lo studio di San Gerardo – è intervenuto il dott. Porta – ricade in più ampio progetto di ricerche inerenti ai corpi dei santi milanesi, che è partito con l’analisi dei resti di Sant’Ambrogio, Gervasio e Protasio ed è seguito con lo studio di altri santi vissuti nella Milano paleocristiana. Il proposito è quello di esaminare da un punto di vista scientifico le reliquie di questi santi e confrontare i riscontri delle indagini paleopatologiche con le informazioni desunte dalle rispettive fonti agiografiche, verificando nel contempo anche lo stato conservativo delle spoglie. Il lavoro su Gerardo è consistito nella preliminare svestizione della salma e nella ricognizione delle ossa presenti. Le spoglie di San Gerardo sono pervenute ad oggi complete di tutti i distretti scheletrici e ciò ha permesso di avviare una indagine esaustiva con accertamenti radiologici per individuare e approfondire lesioni o eventuali segni di malattia presenti sulle ossa. Lo studio ha permesso di ricostruire il profilo biologico del santo, vale a dire la determinazione di sesso, età, etnia e statura e di descriverne lo stato di salute. Stante i riscontri ottenuti, lo scheletro di San Gerardo è sicuramente riconducibile ad un individuo di sesso maschile, di una età compresa tra i 50 e i 65 anni e con un’altezza stimata fra i 160 e i 170 centimetri. Non è stato invece possibile accertare il gruppo etnico di appartenenza. Relativamente al quadro paleopatologico, le ossa del santo mostrano lesioni inquadrabili come osteoartrosi, vale a dire degenerazioni del
tessuto osseo conseguenti all’invecchiamento. Di notevole interesse sono le tracce di traumiante mortem riscontrabili sul santo: tre fratture a livello costale e una frattura sulla tibia.
Oltre a ciò l’esame del cranio ha permesso di apprezzare una lesione, attualmente in via di determinazione a causa dei pesanti restauri nel tempo subiti dalla reliquia. Questi risultati sono compatibili con quanto è riportato dalle fonti storiche: Gerardo nasce in una famiglia di condizione agiata (l’anno di nascita è incerto) e, a seguito della morte del padre, sceglie di consacrare la sua vita all’assistenza dei malati poveri. Gli agiografi riferiscono inoltre che
il corpo di Gerardo rimase seppellito nella terra per 40 giorni, dato quest’ultimo non trascurabile circa l’interpretazione di alcuni segni presenti sul reperto. Le fratture rinvenute sul santo, benché ci appaiono indicative di una persona che ha svolto una vita decisamente attiva, come quella dedicata alla cura quotidiana degli infermi, non trovano tuttavia alcunacorrispondenza nell’agiografia”.

Per la rievocazione storica sono state coinvolte trenta figure tra attori e figuranti di diverse associazioni del territorio, e in particolare gli attori guidati da Daniela Bonetti e i figuranti del Gruppo Amici del Borgo di Biassono, del Gruppo Sant’Agata Sovico, dell’associazione la Ghiringhella di Villasanta, dell’associazione Villasanta Medievale e del Gruppo Amici del Presepe di Lissone, accompagnati da musiche e canti dal vivo. A occuparsi della realizzazione dell’evento è il Comitato Rievocazione Storica Monza, sorto nel 2020 per valorizzare il patrimonio e l’illustre passato di Monza e della Brianza e presieduto da Ghi Meregalli.
Il momento scenico si è aperto con la sfilata dei figuranti con gli stendardi recanti l’effige di San Gerardo e la Luna Rossa, simbolo della Monza medievale, e il prologo di Bonincontro Morigia, noto storico monzese del medioevo e autore del “Chronicon Modoetiense” dove si narra della storia della nascita dell’ospedale. Poi il momento della firma della Convenzione.
Nello specifico Giunio Giudice ha letto l’atto costitutivo da lui redatto, affiancato dall’arciprete e da due consoli. Infine l’entrata solenne di Gerardo, per raccontare della sua vita fra i poveri e i malati e dei suoi miracoli, accompagnato da Bonincontro Morigia, il tutto con musiche e
canti dal vivo.
Per celebrare la ricorrenza della sua fondazione, l’Ospedale ha deciso di esporre il documento originale in pergamena recante la data 19 febbraio 1174, che rappresenta la più antica testimonianza relativa alla costituzione dell’ hospitale pauperum gerardiano. Questo atto, normalmente custodito presso la Biblioteca Capitolare del Duomo di Monza, sarà esposto all’interno della Chiesa dell’Ospedale fino al 31 marzo 2024. Saranno previsti dei percorsi guidati gratuiti alla scoperta del documento e della storia dell’Ospedale, curati da docenti e ricercatori di Storia della Medicina dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Informazioni ulteriori saranno disponibili sul sito internet dell’Ospedale nei prossimi giorni.

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MONZA – SAN GERARDO : PRIMI INTERVENTI CON LA CHIRURGIA ROBOTICA

MONZA – Un intervento chirurgico su due donne, operate per una patologia dell’utero mediante l’utilizzo di un robot, ha “segnato” l’avvio dell’utilizzo di questa modalità operativa al San Gerardo di Monza.
Ad intervenire sulle due pazienti è stato il prof. Fabio Landoni, direttore della Clinica di Ginecologia della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori e professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, coordinatore del progetto di
introduzione del robot al San Gerardo.
La nuova modalità chirurgica ha potuto usufruire dell’arrivo dello strumento, in attuazione di una programmazione regionale di diffusione di questo approccio chirurgico, e soprattutto dell’impegno di medici e infermieri che hanno accolto con entusiasmo questa nuova possibilità, che va sempre più a migliorare la cura dei pazienti che si rivolgono al San Gerardo.
Il sistema robotico al San Gerardo verrà utilizzato per la chirurgia mininvasiva e troverà diverse applicazioni, dall’urologia alla ginecologia, dalla chirurgia toracica alla chirurgia generale e successivamente per la cardiochirurgia e per l’otorino.
La chirurgia mininvasiva assistita dal robot permette l’esecuzione di interventi anche di alta complessità con maggior precisione e modulazione della radicalità: il chirurgo, fisicamente lontano dal campo operatorio e seduto a una postazione dotata di monitor e comandi, muove i bracci del robot, collegati agli strumenti endoscopici, che vengono introdotti attraverso piccole incisioni. Il campo operatorio è proiettato tridimensionalmente, con immagini ferme e ad altissima risoluzione.
I benefici sono notevoli: piccole incisioni con riduzione del traumatismo tissutale, minore sanguinamento e minore necessità di trasfusioni, riduzione della degenza e del dolore post- operatorio, riduzione dei tempi di recupero, più rapida ripresa nello svolgimento delle attività
quotidiane, maggiore facilità nell’esecuzione delle manovre chirurgiche complesse e maggiore sicurezza per il paziente. Le due pazienti, operate dal prof. Landoni, sono state dimesse il giorno dopo l’intervento.

“I vantaggi di una chirurgia assistita dal robot non sono solamente la possibilità di una chirurgia immersiva in 3D con capacità di ingrandimento di 10 volte dell’immagine, ma anche a possibilità di operare a pochi millimetri, a migliaia di chilometri di distanza senza tremori. Ulteriore vantaggio è la mobilità degli strumenti che ruotano a 360 gradi con una mobilità superiore alle nostre articolazioni”, sottolinea il prof. Landoni.

Alla fine della scorsa settimana sono stati 11 gli interventi eseguiti con tre équipe coinvolte, appartenenti alle Unità operative di Ginecologia, di Chirurgia Toracica, diretta dal prof. Francesco Petrella e della Chirurgia Generale diretta dal prof. Marco Braga, scrivendo così un pezzo di storia del San Gerardo, grazie a chirurghi, coordinatori, infermieri, anestesisti, Oss, che hanno messo impegno, dedizione e collaborazione.

“Il team infermieristico dedicato alla chirurgia robotica – spiega la Responsabile infermieristica di “Area Dipartimentale Sale Operatorie” dott.ssa Lucia Alberti – ha collaborato in modo propositivo al progetto svolgendo un importante lavoro di squadra propedeutico all’avvio dell’attività. Questo è stato possibile grazie all’elevato livello di competenze specialistiche acquisite e all’importante stimolo di crescita professionale”

CronacaSanità

MONZA – SAN GERARD0: NASCE ” L’ANGOLO AZZURRO “

MONZA – Aprire una “finestra” sui pensieri e condividere le proprie emozioni. È con questo intento che nei giorni scorsi è stato realizzato l’Angolo Azzurro, all’interno della sala d’attesa del Day Hospital oncologico, grazie ai volontari dell’associazione Don Giulio Farina Odv. Si tratta, apparentemente, di un semplice tavolino su cui è appoggiato un quaderno azzurro e un invito scritto a quattro mani dal professor Diego Cortinovis, direttore della Struttura complessa di Oncologia medica e dal dottor Paolo Perego, presidente della Don Giulio Farina.

“Caro amico/a, come stai? Prenditi un momento per riflettere su ciò che hai nel cuore e nella mente in questo momento della tua vita. Se ti fa piacere condividerlo, usa questo spazio e scrivilo liberamente. La tua voce e la tua esperienza sono uniche e preziose. Le parole che sceglierai di donare verranno trattate con cura e sarà rispettato il tuo anonimato. Siamo certi che anche quelle apparentemente più semplici saranno fonte di arricchimento e ti ringraziamo fin d’ora della generosità con cui ci offrirai una “finestra” sul tuo mondo”.

Il primo messaggio lasciato è proprio quello del prof. Cortinovis, che ha inaugurato il quaderno. “Il pensiero ci rende unici, ci illumina e ci guida. Le parole ci connettono ed aiutano ad interpretarci. La scrittura è la via tangibile che accende un pensiero e stimola le parole. Lascia qui la tua traccia, libera, unica e significativa. Sarà per noi un dono prezioso, indelebile ed eterno. Grazie per condividere, il nostro viaggio continua…”.

Non potevano mancare il saluto e l’augurio anche del presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori, dottor Claudio Cogliati, attento ai percorsi di umanizzazione delle cure: “La parola è il Logo, ciò che distingue l’essere umano dall’essere vivente. Trasmettere il proprio pensiero è vita e ci ricorderà a chi abbiamo voluto bene. Quod bonum faustum felix, fortunatumque sit! (che la cosa vada bene, in modo felice e con fortuna!)”.

Chiunque potrà sedersi nell’Angolo Azzurro e lasciare quindi un proprio scritto ed alcune frasi; in maniera sempre rigorosamente anonima, queste potranno essere raccolte ed impiegate in un futuro per costruire un album-ricordo. All’interno della sala d’attesa sono sempre presenti i volontari dell’associazione per dare informazioni su trasporti gratis, yoga per stare meglio, musica terapeutica, assistenza psicologica, cure estetiche e per offrire un libro da leggere.