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MONZA – SAN GERARDO : PRIMI INTERVENTI CON LA CHIRURGIA ROBOTICA

MONZA – Un intervento chirurgico su due donne, operate per una patologia dell’utero mediante l’utilizzo di un robot, ha “segnato” l’avvio dell’utilizzo di questa modalità operativa al San Gerardo di Monza.
Ad intervenire sulle due pazienti è stato il prof. Fabio Landoni, direttore della Clinica di Ginecologia della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori e professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, coordinatore del progetto di
introduzione del robot al San Gerardo.
La nuova modalità chirurgica ha potuto usufruire dell’arrivo dello strumento, in attuazione di una programmazione regionale di diffusione di questo approccio chirurgico, e soprattutto dell’impegno di medici e infermieri che hanno accolto con entusiasmo questa nuova possibilità, che va sempre più a migliorare la cura dei pazienti che si rivolgono al San Gerardo.
Il sistema robotico al San Gerardo verrà utilizzato per la chirurgia mininvasiva e troverà diverse applicazioni, dall’urologia alla ginecologia, dalla chirurgia toracica alla chirurgia generale e successivamente per la cardiochirurgia e per l’otorino.
La chirurgia mininvasiva assistita dal robot permette l’esecuzione di interventi anche di alta complessità con maggior precisione e modulazione della radicalità: il chirurgo, fisicamente lontano dal campo operatorio e seduto a una postazione dotata di monitor e comandi, muove i bracci del robot, collegati agli strumenti endoscopici, che vengono introdotti attraverso piccole incisioni. Il campo operatorio è proiettato tridimensionalmente, con immagini ferme e ad altissima risoluzione.
I benefici sono notevoli: piccole incisioni con riduzione del traumatismo tissutale, minore sanguinamento e minore necessità di trasfusioni, riduzione della degenza e del dolore post- operatorio, riduzione dei tempi di recupero, più rapida ripresa nello svolgimento delle attività
quotidiane, maggiore facilità nell’esecuzione delle manovre chirurgiche complesse e maggiore sicurezza per il paziente. Le due pazienti, operate dal prof. Landoni, sono state dimesse il giorno dopo l’intervento.

“I vantaggi di una chirurgia assistita dal robot non sono solamente la possibilità di una chirurgia immersiva in 3D con capacità di ingrandimento di 10 volte dell’immagine, ma anche a possibilità di operare a pochi millimetri, a migliaia di chilometri di distanza senza tremori. Ulteriore vantaggio è la mobilità degli strumenti che ruotano a 360 gradi con una mobilità superiore alle nostre articolazioni”, sottolinea il prof. Landoni.

Alla fine della scorsa settimana sono stati 11 gli interventi eseguiti con tre équipe coinvolte, appartenenti alle Unità operative di Ginecologia, di Chirurgia Toracica, diretta dal prof. Francesco Petrella e della Chirurgia Generale diretta dal prof. Marco Braga, scrivendo così un pezzo di storia del San Gerardo, grazie a chirurghi, coordinatori, infermieri, anestesisti, Oss, che hanno messo impegno, dedizione e collaborazione.

“Il team infermieristico dedicato alla chirurgia robotica – spiega la Responsabile infermieristica di “Area Dipartimentale Sale Operatorie” dott.ssa Lucia Alberti – ha collaborato in modo propositivo al progetto svolgendo un importante lavoro di squadra propedeutico all’avvio dell’attività. Questo è stato possibile grazie all’elevato livello di competenze specialistiche acquisite e all’importante stimolo di crescita professionale”

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MONZA – SAN GERARD0: NASCE ” L’ANGOLO AZZURRO “

MONZA – Aprire una “finestra” sui pensieri e condividere le proprie emozioni. È con questo intento che nei giorni scorsi è stato realizzato l’Angolo Azzurro, all’interno della sala d’attesa del Day Hospital oncologico, grazie ai volontari dell’associazione Don Giulio Farina Odv. Si tratta, apparentemente, di un semplice tavolino su cui è appoggiato un quaderno azzurro e un invito scritto a quattro mani dal professor Diego Cortinovis, direttore della Struttura complessa di Oncologia medica e dal dottor Paolo Perego, presidente della Don Giulio Farina.

“Caro amico/a, come stai? Prenditi un momento per riflettere su ciò che hai nel cuore e nella mente in questo momento della tua vita. Se ti fa piacere condividerlo, usa questo spazio e scrivilo liberamente. La tua voce e la tua esperienza sono uniche e preziose. Le parole che sceglierai di donare verranno trattate con cura e sarà rispettato il tuo anonimato. Siamo certi che anche quelle apparentemente più semplici saranno fonte di arricchimento e ti ringraziamo fin d’ora della generosità con cui ci offrirai una “finestra” sul tuo mondo”.

Il primo messaggio lasciato è proprio quello del prof. Cortinovis, che ha inaugurato il quaderno. “Il pensiero ci rende unici, ci illumina e ci guida. Le parole ci connettono ed aiutano ad interpretarci. La scrittura è la via tangibile che accende un pensiero e stimola le parole. Lascia qui la tua traccia, libera, unica e significativa. Sarà per noi un dono prezioso, indelebile ed eterno. Grazie per condividere, il nostro viaggio continua…”.

Non potevano mancare il saluto e l’augurio anche del presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori, dottor Claudio Cogliati, attento ai percorsi di umanizzazione delle cure: “La parola è il Logo, ciò che distingue l’essere umano dall’essere vivente. Trasmettere il proprio pensiero è vita e ci ricorderà a chi abbiamo voluto bene. Quod bonum faustum felix, fortunatumque sit! (che la cosa vada bene, in modo felice e con fortuna!)”.

Chiunque potrà sedersi nell’Angolo Azzurro e lasciare quindi un proprio scritto ed alcune frasi; in maniera sempre rigorosamente anonima, queste potranno essere raccolte ed impiegate in un futuro per costruire un album-ricordo. All’interno della sala d’attesa sono sempre presenti i volontari dell’associazione per dare informazioni su trasporti gratis, yoga per stare meglio, musica terapeutica, assistenza psicologica, cure estetiche e per offrire un libro da leggere.

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MONZA – S.GERARDO : IN PNEUMOLOGIA AL VIA L’ATTIVITA’ DI ENDOSCOPIA RIGIDA

MONZA – Ha preso il via l’attività di endoscopia rigida nell’Unità Operativa Semplice di Pneumologia interventistica di cui è responsabile Almerico Marruchella, che fa parte della Struttura Complessa di Pneumologia, diretta dal professor Fabrizio Luppi.

L’Unità operativa semplice ha assunto con merito la classificazione di “interventistica” in quanto, oltre a continuare il programma di diagnostica e stadiazione avanzata del cancro del polmone, avvalendosi di tecnologie ultrasoniche avanzate, ha sviluppato un programma di broncoscopia rigida operativa in collaborazione con la SC di Anestesia e Rianimazione, diretta dal professor Giuseppe Foti.

“Si tratta di una modalità impiegata prevalentemente in ambito terapeutico – spiega Marruchella – ideata in origine per la rimozione di corpi estranei dalle vie aeree ma che ora permette il trattamento delle ostruzioni della trachea e dei grossi bronchi, anche mediante posizionamento di stent tracheobronchiali”.

L’attività di endoscopia rigida è stata intrapresa da Marruchella presso le sale operatorie dell’IRCCS San Gerardo, con l’apporto dei dottori Giuseppe Paciocco e Luca Geroli, anch’essi componenti dell’équipe di Pneumologia interventistica, con l’équipe infermieristica dedicata, composta da Rossella Amodio, Graziano Corsano, Simonetta Musarò, e il coordinamento della dottoressa Maria Sangineto.

“Negli ultimi due mesi – spiega Luppi – sono state eseguite sei procedure con questo sistema, in gran parte in emergenza, per il ripristino del regolare calibro delle vie aeree. In due casi è stato posizionato uno stent metallico tracheobronchiale: il primo in una paziente di 48 anni che presentava una lacerazione tracheale e il secondo di anni 67 che presentava una neoplasia polmonare che ostruiva la trachea. I pazienti descritti rendono conto delle diverse indicazioni dell’endoscopia rigida, che si caratterizzano per il trattamento delle stenosi bronchiali o tracheali da neoplasie maligne, delle stenosi bronchiali o tracheali benigne, delle lacerazioni tracheali nei pazienti che richiedono ventilazione meccanica e rimozione di corpi estranei inalati”.

Questa attività vede coinvolta anche la SC di Oncologia, diretta dal professor Diego Cortinovis e la SC di Chirurgia Toracica, diretta dal professor Francesco Petrella, in virtù delle prevalenti indicazioni all’esecuzione di questa metodica in pazienti affetti da neoplasia polmonare o da altre neoplasie, che determinano la formazione di metastasi polmonari.

In molti casi questa metodica, in particolare in presenza di neoplasie con ostruzione delle vie aeree centrali, può consentire il ripristino della funzione ventilatoria mettendo il paziente in condizione di ricevere trattamenti attivi.

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MONZA – S.GERARDO : NASCE LA NUOVA ERA DI DIAGNOSTICA MEDICA CON L’USO DELL’I.A.

Nasce la nuova era di diagnostica medica alla Fondazione IRCCS San Gerardo
Installata una nuova TAC dotata di intelligenza artificiale
Monza – È entrata in funzione nel reparto di Radiologia della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori una nuovissima apparecchiatura di Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) di ultima generazione, dotata di un modernissimo sistema di ricostruzione di immagini basato sull’Intelligenza Artificiale (AI).
“Si tratta di un’apparecchiatura di tomografia computerizzata totalmente digitalizzata da 128 strati dotata di un pannello detettore da 40 mm – spiega il dott. Rocco Corso, Direttore della Radiologia – che consente di eseguire in modo rapido ed efficace tutte le indagini TAC richieste compresi gli studi vascolari, aortici, cardiaci e coronarici. Questa apparecchiatura avanzata, dotata anche di un sistema di centratura esterna mediante telecamera 3D,
rappresenta un importante passo avanti nel campo della diagnostica medica, mettendo a disposizione dei pazienti e dei professionisti della salute, una tecnologia all’avanguardia, combinando la precisione della TAC con la potenza analitica dell’Intelligenza Artificiale”.
Il dott. Davide Ippolito, responsabile delle Tecnologie Innovative del reparto di Radiologia, evidenzia i vantaggi di questa nuova TAC: “È dotata di specifiche caratteristiche tecnologiche all’avanguardia, tra le quali si annoverano una Risoluzione Immagine Avanzata perché la tecnologia ad alta risoluzione offre dettagli chiari e nitidi per una migliore identificazione delle condizioni mediche, Velocità di Scansione Incrementata visto che la TAC riduce i tempi di scansione, migliorando l’efficienza e consentendo una diagnosi più rapida per i pazienti. Dose di Radiazioni Ridotta: grazie alle installate ed avanzate tecnologie di riduzione della dose per cui la sicurezza dei pazienti è una priorità, Analisi Automatica delle Immagini perché l’AI consente un’analisi automatica delle immagini radiologiche, identificando rapidamente potenziali aree di interesse e migliorando l’efficienza delle valutazioni. Personalizzazione della Diagnosi: l’IA contribuisce a una diagnosi più personalizzata, considerando le caratteristiche individuali del paziente consentendo la medico curante di ottimizzare il successivo percorso di cura. Inoltre Potenziamento dell’Efficienza Operativa: con l’automazione di alcune attività il personale medico e tecnico può concentrarsi maggiormente sulla diagnosi, accelerando il processo decisionale definitivo”.
Il continuo miglioramento di questa nuova tecnologia è attuato grazie al quotidianoconfronto e collaborazione dei medici radiologi e del personale TSRM (Tecnici Sanitari di Radiologia Medica) con la Fisica Sanitaria e permette di acquisire immagini TAC con erogazione delle più basse quantità di radiazioni compatibili con la creazione di un’immagine utile ai fini diagnostici. Tutto ciò comporta un significativo abbattimento del rischio biologico
per le cellule del paziente ed al contempo un’estrema affidabilità e qualità in termini di precoce e rapida identificazione della malattia e per tali motivi utilizzabile con maggior sicurezza e tranquillità anche in ambito pediatrico.
“Grazie a questa nuova TAC tecnologicamente avanzata – conclude il dott. Corso – abbinata a moderni modelli matematici di ricostruzione delle immagini, permette di somministrare anche ridotte dosi di mezzo di contrasto iodato, allineandosi e migliorando per alcuni aspetti, quello che già avviene con le altre apparecchiature installate nel nostro reparto, rendendo tale metodica di ancor più ampio utilizzo nella pratica clinica e più sicura specialmente in alcune categorie di pazienti, ovvero nei soggetti in età avanzata, nei malati oncologici, vasculopatici o cardiopatici che spesso hanno compromissione della funzionalità renale da lieve a grave”.

Il risultato, raggiunto grazie al coordinamento tra Ingegneria clinica e radiologi, testimonia l’impegno della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori nell’offrire servizi all’avanguardia a vantaggio dei cittadini.

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MONZA – SAN GERARDO: UNO STUDIO SUL CANCRO AL SENO E LA GRAVIDANZA

 Cancro al seno e gravidanza: le portatrici di mutazioni BRCA possono avere figli in sicurezza Uno studio internazionale conferma che la gravidanza è sicura per le malate di tumore con mutazioni dei geni BRCA. A partecipare 78 centri in tutto il mondo, tra cui la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza. Monza, 19 gennaio 2024

MONZA – Diventare madri dopo una diagnosi di cancro al seno dovuto a mutazioni dei geni BRCA si può ed è sicuro. È quanto emerge da uno studio pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista medica JAMA e presentato allo scorso San Antonio Breast Cancer Symposium, il più importante congresso internazionale sul cancro al seno.

I risultati hanno dimostrato che donne, con mutazioni dei geni BRCA e che hanno avuto un tumore della mammella, possono con sicurezza avere gravidanze. Lo studio, coordinato da Matteo Lambertini dell’Università di Genova, ha coinvolto diversi centri nel mondo, tra cui la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza. Le mutazioni dei geni BRCA 1 e BRCA2 (dove BR sta per breast “seno” e CA per cancer “cancro”) sono fattori di rischio per il tumore del seno e delle ovaie: chi le possiede ha cioè maggiori probabilità di sviluppare un tumore del seno e delle ovaie.

Celebre è il caso dell’attrice Angelina Jolie che ha affrontato una mastectomia preventiva proprio in quanto portatrice di queste mutazioni. Nel nuovo studio sono stati analizzati i dati di 4.732 donne – età media, 35 anni – seguite in 78 centri nel mondo. Una su cinque ha concepito entro 10 anni dalla diagnosi di tumore, con un tempo medio dalla diagnosi al concepimento di 3 anni e mezzo. Non solo si è dimostrata la fattibilità e la sicurezza di una gravidanza (i tassi di complicazioni o di rischi di malformazioni del feto sono in linea con quelli della popolazione generale), ma anche che in queste pazienti non si è verificato un incremento della probabilità di ricomparsa del tumore. In genere, la gravidanza dopo un tumore al seno è considerata sicura, ma i dati relativi alle portatrici di BRCA erano finora limitati.

Le preoccupazioni sulla sicurezza materna e fetale del concepimento dopo il tumore al seno riguardano soprattutto la presunta correlazione tra l’aumento degli ormoni in gravidanza e il rischio di recidiva del tumore. «I risultati di questo studio consentono invece di sfatare il mito che gli ormoni della gravidanza possano avere un impatto negativo sull’outcome oncologico di queste giovani donne», commenta Robert Fruscio, professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, principal investigator per il centro monzese. «Possiamo finalmente fornire rassicurazioni sul fatto che, dopo un’adeguata cura del carcinoma della mammella e un appropriato periodo di osservazione, la gravidanza non dovrebbe più essere sconsigliata a queste donne». «Siamo molto soddisfatti di aver contribuito in maniera significativa a questo studio, che consente di fare un deciso passo avanti nella cura delle donne portatrici di mutazioni dei geni BRCA, e orgogliosi di essere diventati negli anni centro di riferimento per la prevenzione dei tumori ginecologici in donne con aumentato rischio genetico», aggiunge Fabio Landoni, direttore della Clinica di Ginecologia della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori e professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. «Il lavoro appena pubblicato è uno splendido esempio di come la ricerca condotta in maniera rigorosa possa avere un impatto immediato e pratico sulla clinica».

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MONZA – “AMICI DI LOLLO ONLUS” DONA AL SAN GERARDO DUE MANICHINI PER LA RIANIMAZIONE

MONZA  – L’Associazione Amici di Lollo Onlus ha donato alla Struttura semplice di Formazione della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori due manichini per la rianimazione, progettati per il training delle competenze sulla rianimazione cardio polmonare ad alta efficacia e per il training in team, che consentiranno ai professionisti sanitari di addestrarsi su una varietà di scenari.

L’obiettivo dell’Associazione Amici di Lollo Onlus che ha donato alla Struttura semplice di Formazione della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori due manichini per la rianimazione, progettati per il training delle competenze sulla rianimazione cardio polmonare ad alta efficacia e per il training in team, che consentiranno ai professionisti sanitari di addestrarsi su una varietà di scenari. Oltre alle compressioni toraciche realistiche e ai movimenti della testa, i manichini sono dotati di sensori avanzati: se collegati a un dispositivo di feedback, i sensori misurano ogni compressione e ventilazione, aiutando ad eseguire un training per un livello superiore di precisione e competenza.
L’Associazione ha donato inoltre un kit per la formazione relativa all’intubazione nel bambino, un dispositivo di ultima generazione sempre dedicato alla formazione del personale per affrontare casi di arresto cardiaco e tre Dae, i defibrillatori automatici esterni. La donazione nasce dalla necessità di formare il personale dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori per fornire a tutto il personale coinvolto nell’area di emergenza in ambito pediatrico le conoscenze teoriche e le abilità pratiche per la gestione dei pazienti più piccoli, nel cuore di tutti i progetti dell’Associazione in ricordo di Lollo (Lorenzo Bonfanti), un bellissimo bambino di 5 anni scomparso il 27 marzo 2011 a causa di una terribile malattia non curabile. “Amici di Lollo”, infatti, è un gruppo nato da un’idea dei suoi genitori (Matteo e Luisa) e dei tanti amici che li circondano. L’obiettivo iniziale del gruppo era quello di promuovere un’iniziativa in suo ricordo. Ben presto il gruppo è diventato un’associazione no profit che intende promuovere la realizzazione di progetti legati all’infanzia, progetti che pongano al centro i bambini ed il loro essere meravigliosamente semplici e sereni.

“Abbiamo pensato ad una collaborazione con IRCCS San Gerardo perché Lorenzo, nella fase iniziale della sua malattia, è stato operato proprio in questa struttura – racconta mamma Luisa -. Qui abbiamo incontrato “persone” … medici ed infermieri umani e competenti che ci hanno saputo accompagnare e supportare psicologicamente in tutto il mese di ricovero di Lorenzo. L’idea di poter contribuire alla formazione del personale per l’area di emergenza in ambito pediatrico tramite l’acquisto di due manichini, ci rende orgogliosi e ci dà l’opportunità di ringraziare coloro che hanno dato il massimo per Lorenzo e che continuano a fare il meglio per tutti i bambini bisognosi di cure”.

I manichini verranno utilizzati anche per la formazione del personale degli ambulatori, dei day hospital, del centro trapianti, tutte strutture che operano anche con i bambini.

“Desidero esprimere la mia sincera gratitudine all’Associazione Amici di Lollo per la generosa donazione dei manichini. L’iniziativa dimostra un impegno straordinario nei confronti della comunità e della promozione della salute, e non possiamo che essere profondamente grati per il contributo significativo – sottolinea il Presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori Claudio Cogliati -. La formazione alla rianimazione cardio polmonare è cruciale per garantire che le persone siano preparate a rispondere prontamente in caso di necessità, e i manichini forniti dall’Associazione sono uno strumento fondamentale per questo scopo. La dedizione dei membri dell’Associazione alla promozione della sicurezza e del benessere dei bambini è un esempio ispiratore per tutti e siamo onorati di poter contare sul loro sostegno”

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MONZA – S.GERARDO : NUOVA TECNOLOGIA PER L’USO DI PACE-MAKER SENZA FILI

MONZA -Lla Struttura di Elettrofisiologia interventistica diretta dal dott. Giovanni Rovaris insieme alla sua équipe, supportata dalla dott.ssa Maddalena Lettino, Direttore della Cardiologia Clinica e Capo Dipartimento Cardio Toraco Vascolare, è stata scelta, in funzione della sua importanza nell’ambito elettrofisiologico, per essere uno dei primi centri in Italia in cui iniziare ad utilizzare una nuova tecnologia. Si tratta di un nuovo pace maker per la stimolazione cardiaca senza fili.

 

Una nuova tecnologia senza fili per l’Elettrofisiologia interventistica La Struttura scelta per l’utilizzo di un nuovo pace maker per la stimolazione cardiaca senza fili Monza, 10 gennaio 2024 – La Struttura di Elettrofisiologia interventistica diretta dal dott. Giovanni Rovaris insieme alla sua équipe, supportata dalla dott.ssa Maddalena Lettino, Direttore della Cardiologia Clinica e Capo Dipartimento Cardio Toraco Vascolare, è stata scelta, in funzione della sua importanza nell’ambito elettrofisiologico, per essere uno dei primi centri in Italia in cui iniziare ad utilizzare una nuova tecnologia. Si tratta del sistema di stimolazione cardiaca permanente modulabile (mono e bicamerale), a fissazione attiva (a vite) e leadless (in assenza di elettrocateteri) cioè senza comunicazione tra interno ed esterno del cuore, denominata AVEIR. Fin dal 1950 la stimolazione cardiaca permanente (pace-maker, PM), consente di curare i soggetti che non hanno attività cardiaca elettrica spontanea. Nel 1958 nacque il primo PM impiantabile. Il generatore era inserito in addome ed era collegato agli elettrocateteri, fissati alla superficie esterna del cuore, dopo apertura del torace. Successivamente, negli Anni Sessanta, l’evoluzione tecnologica e la ricerca scientifica permisero al medico di impiantare il PM sfruttando il sistema venoso per arrivare al cuore. In quel periodo il PM subì una prima miniaturizzazione per consentire l’impianto in sede prepettorale. A ciò seguirono ulteriori miglioramenti tecnologici che consentirono la produzione di sofisticati dispositivi, carica prolungata, digitalizzazione dei segnali e funzionalità sempre più adatte alle richieste fisiologiche dei pazienti. Dal 2016 è comparsa una prima generazione di PM senza fili, che vengono rilasciati all’interno del cuore, senza elettrocateteri, a fissazione passiva e una durata di batteria fino a 10 anni circa. Da quest’anno è arrivata una seconda generazione di dispositivi leadless per la stimolazione cardiaca.

Questo dispositivo è rappresentato anch’esso da un unico componente di piccole dimensioni rilasciato nel ventricolo destro attraverso un sistema di supporto che viene inserito dall’inguine e che, attraverso il sistema venoso, accompagna il PM fino all’apice del ventricolo stesso. Il fissaggio al tessuto cardiaco avviene attraverso una vite esposta che viene avanzata, per mezzo di un sistema molto preciso e performante, all’interno del tessuto cardiaco. Dopo la sua fissazione il PM viene rilasciato, l’introduttore, che ne ha permesso l’inserimento fino al cuore, viene estratto. Il dispositivo è così in grado di funzionare senza dare alcun segno esteriore della sua presenza. “Questa nuova tecnologia – sottolinea il dott. Giovanni Rovaris, Responsabile della Struttura semplice di Elettrofisiologia Interventistica e Cardiostimolazione – rappresenta un ulteriore passo in avanti verso un sistema di stimolazione completamente leadless. Infatti, entro pochi mesi sarà disponibile un secondo componente che potrà essere abbandonato in atrio destro, che potrà interagire con la componente in ventricolo destro, rendendo possibile una stimolazione atrio-ventricolare e costituendo così in primo PM bicamerale leadless. Ovviamente, è bene ricordare che come con la stimolazione senza fili, viene ridotto drasticamente il problema delle infezioni del sistema di stimolazione e dei rischi che ciò comporta per il paziente”. Il nuovo dispositivo di PM leadless, della lunghezza di 38 millimetri in titanio e un peso di 2,4 grammi, possiede tre nuove caratteristiche: una durata media compresa tra 20-25 anni, la possibilità di un aggiornamento a PM bicamerale, la fissazione a vite che permetterà l’espianto per impiantarne uno nuovo quando scarico. “Il fatto di essere stati scelti per utilizzare questa nuova tecnologia sottolinea ancora una volta l’importanza come centro elettrofisiologico di riferimento nazionale”, conclude Rovaris

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DESIO – OSPEDALE : NUOVI SPAZI PER IL PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO

Nuova OBI, Osservazione Breve Intensiva, e nuovi spazi per il pronto soccorso pediatrico all’Ospedale di Desio.

DESIO  – L’OBI è un’area del Pronto Soccorso  in cui sono ospitati i pazienti che non necessitano di un ricovero immediato, ma di una terapia con osservazione clinica o di ulteriori approfondimenti diagnostici prima di un eventuale invio in reparto (in genere, poco meno del 10% dei casi) o della dimissione.

La nuova Osservazione di Desio (al piano terra del Corpo B dell’Ospedale) ha attualmente una dotazione di 6 posti letto (ne sono previsti prossimamente altri quattro).

Gli ambienti sono stati assolutamente riqualificati: qui sono stati allestiti supporti tecnologici di ultimissima generazione.

I letti sono tutti monitorati e dispongono di un sistema di telemetria che consente ad ogni istante la rilevazione a distanza di tutti gli indicatori che interessano il paziente in osservazione. “Gli standard di sicurezza rispetto al passato, dunque – spiega il primario Isabella Rivasono notevolmente aumentati e al massimo livello attuale”.

Tra le dotazioni dei posti letto anche un sollevatore automatico per una migliore mobilizzazione del paziente obeso.

Anche il nuovo pronto soccorso pediatrico (in precedenza era situato presso il reparto) è adiacente agli ambienti dell’emergenza-urgenza dell’ospedale. Il che consente ai pediatri di operare con contatti più puntuali con gli operatori medici e infermieristici del Pronto Soccorso.

Assolutamente inedita è l’OBI pediatrica, con due posti letto.


 

Il pronto Soccorso di Desio registra una media di 65.000 accessi all’anno, ovvero 180 al giorno, con un bacino di utenza amplissimo. Negli ultimi 15/20 giorni si è arrivati a 200/220 accessi quotidiani: responsabile in primis i virus respiratori.
“Il fatto è che in PS – dice il primario – riscontriamo come la domanda di salute sia spesso anche domanda di assistenza, cura, presa in carico con tutte le problematiche di carattere sociale che i diversi casi si portano dietro. Penso agli anziani o ai grandi anziani, spesso soli; penso all’interlocuzione frequente che abbiamo, con gli assistenti sociali in ospedale e sul territorio”.
“E poi – racconta Isabella Riva- c’è la questione dell’aumento dell’aggressività in PS e delle pretese talvolta violente e ingiustificate nei confronti degli operatori impegnati generosamente e in modo straordinario, anche tra criticità, per una presa in carico del paziente che è molto più complessa rispetto al passato. Sono azioni e comportamenti che in taluni casi si scaricano sugli ambienti e i beni tecnologici della nostra struttura: beni comuni, che appartengono a tutti. Non è accettabile e non è giusto”.
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MONZA – SAN GERARDO : LA REALTA’ VIRTUALE ENTRA IN SALA OPERATORIA

La realtà virtuale entra in sala operatoria Creato un ologramma tridimensionale del fegato ricostruito attraverso i dati della Tac

MONZA –  È stato eseguito presso la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori un complesso intervento chirurgico in due tempi detto ALPPS (Associating Liver Partition and Portal vein ligation for Staged hepatectomy) ossia Transezione del fegato e legatura portale per Epatectomia in due tempi, su un paziente di 77 anni portatore di una voluminosa neoplasia del lobo destro del fegato. L’utilizzo di questa tecnica si è reso necessario per la presenza di un tumore del fegato, che per dimensioni e localizzazione necessitava dell’asportazione completa del fegato di destra, non possibile con una singola operazione secondo la tecnica tradizionale in quanto il fegato residuo di sinistra non sarebbe stato in termini di volume sufficiente per garantire un funzionamento adeguato. La peculiarità dell’intervento, eseguito dall’équipe della Chirurgia epatobiliare composta dal prof. Fabrizio Romano e dai dottori Mauro Scotti, Mattia Garancini, Cristina Ciulli e Francesca Carissimi, in stretta collaborazione con l’équipe anestesiologica e di sala operatoria dedicate a questa chirurgia, è costituita dal fatto che il team si è avvalso delle tecniche di ricostruzione tridimensionale del fegato e della realtà aumentata sia nella fase preoperatoria sia durante l’intervento chirurgico.

Si tratta di una nuova tecnologia – spiega il prof. Fabrizio Romano responsabile della Chirurgia epatobiliare dell’IRCCS San Gerardo – che sviluppa un modello tridimensionale dello specifico tumore di quel determinato paziente, nel contesto del proprio organo bersaglio, che permette di cambiare totalmente la percezione della malattia da parte del chirurgo. Come primo step è stato infatti creato un ologramma tridimensionale del fegato che attraverso un visore ha permesso la visualizzazione dell’organo ricostruito attraverso l’elaborazione dei dati della TAC del paziente utilizzando un visore di realtà virtuale. Nello specifico si utilizza un software che partendo dalle immagini bi-dimensionali della TAC genera un rendering tridimensionale. Tale ologramma è stato utilizzato nella fase  preoperatoria per valutare la posizione del tumore rispetto all’anatomia vascolare del fegato e successivamente, durante la fase intraoperatoria, l’ologramma è stato sovrapposto in tempo reale sul fegato del paziente (realtà mista) sempre attraverso l’utilizzo del visore in maniera da verificare sia la linea di resezione dell’organo sia le strutture vascolari all’interno del fegato così da effettuare un intervento ad altissima precisione”.

Si tratta quindi di creare una sorta di visione “dinamica” dell’anatomia statica dell’organo. Mentre si opera infatti è possibile ruotare il modello tridimensionale dell’organo e capire meglio dove intervenire. In questo modo si avrà una visione del tumore corrispondente a quella reale, più simile a quella che è la visione del chirurgo. Tale tecnologia entra così a far parte dell’attrezzatura tecnologica a disposizione dei chirurgi dell’équipe dell’IRCCS, ed insieme alla tecnologia a fluorescenza e alla visione 4K, costituisce il massimo della tecnologia attualmente a disposizione per effettuare interventi di chirurgia epatica sempre più complessi ma nel contempo sempre più precisi.

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CARATE – ROBERTO CATTANEO E’ IL NUOVO PRIMARIO DI MEDICINA IN OSPEDALE

CARATE BRIANZA –  Roberto Cattaneo è, da qualche settimana, il nuovo primario di Medicina Generale all’Ospedale di Carate. Sostituisce Anna Gandino, trasferitasi ad altra struttura ospedaliera.

Il neo primario si è laureato presso l’Ateneo di Pavia e specializzato in Medicina Interna all’Università dell’Insubria. Prima di arrivare in via Mosè Bianchi ha lavorato, fra gli altri, all’ ospedale di Legnano, Tradate, Gallarate, Busto Arsizio. Roberto Cattaneo si è occupato oltre che di medicina interna anche di emergenza-urgenza. Ha partecipato a diversi studi clinici nazionali e internazionali e, come relatore, a parecchi congressi su argomenti di medicina interna, patologia trombo-embolica, gastroenterologia.

Ha firmato altresì numerose pubblicazioni scientifiche apparse sulle riviste mediche più autorevoli a livello mondiale.

Tra i suoi impegni c’è il consolidamento della vocazione territoriale dell’Ospedale di Carate e lo sviluppo dei rapporti con la medicina di base e le strutture socio-sanitarie del territorio, a partire dalla case di comunità.

“In questi primi giorni – racconta Cattaneo – ho già verificato le tante potenzialità della struttura, le capacità professionali e la dedizione al avoro di tutti i mie colleghi e del personale infermieristico”.

“Per me è assolutamente decisivo – spiega – lavorare come una squadra: nella medicina moderna non c’è spazio per l’uomo solo al comando. Credo molto nel lavoro di équipe e credo altrettanto nella cura dei pazienti più che della malattia in sé, con il coinvolgimento della famiglia e del medico curante”.