Cultura

SEREGNO – CONTRO LE MAFIE CON IL FILM “RAPIDO 904 “

SEREGNO – Ieri sera mercoled’ 23 novembre, a 6 mesi esatti dalla fiaccolata per dire NO alle MAFIE   ( leggi ) comitati, associazioni promotrici e cittadini si sono ritrovati  al Cinema Roma per partecipare ad una serata di informazione organizzata dal collettivo AG!TAmente e da Libera Monza e Brianza  sul argomento mafie . E’ stato proiettato il film documentario “Rapido 904. La strage di Natale” di Martino Lombezzi, vincitore del premio “Filmare la storia 2016″; finalista all'”Ariano Irpino Film Festival 2016” sezione documentari; in concorso a “Documentaria Noto 2016”.

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Con l’ultima sentenza della Corte d’Assise di Firenze ad aprile 2015 si chiude la lunga vicenda giudiziaria della strage del treno Napoli – Milano del 1984: Totò Riina assolto, per insufficienza di prove, dall’accusa di essere il mandante della strage.
1984, 23 dicembre, la strage che insanguina il Natale, come chi scrive ricorda fu definita da Bettino Craxi. Due esplosioni in due diverse carrozze, nella grande galleria che si snoda nella pancia dell’Appennino. Quante volte chi scrive ha viaggiato su quel treno, quei treni rumorosi e lenti che nella lunga galleria tappavano le orecchie! In quel periodo dell’anno certamente avrebbe viaggiato semmai in direzione contraria.
Non può definirsi questa, come tante altre stragi della storia repubblicana, una vicenda giudiziaria senza colpevoli. Ha avuto fin dal primo istante molti rei confessi, che essendo troppi si annullavano vicendevolmente. Colpisce infatti il numero di rivendicazioni (ben riportate in una cronistoria reperibile dagli archivi del Corriere della sera, e colpisce la loro simultaneità: alle 22.25 alla redazione napoletana del quotidiano Paese Sera arriva una telefonata: «Qui Ordine nuovo e Ordine nero, rivendichiamo noi l’attentato alla galleria di San Benedetto Val di Sambro» Alle 23.05 una voce telefona alla redazione milanese dell’agenzia Ansa: «Qui la colonna Adriana Romualdi di Ordine nuovo. Smentiamo la rivendicazione dell’attentato al treno. Non siamo i responsabili. Basta con le falsità del regime. Non si possono dare tutte le colpe al fascisti. Viva il duce». Negli stessi minuti arriva una telefonata al Giorno: «Qui la Rosa del venti. Rivendichiamo l’attentato alla stazione di Vernio» Alle 23.15 Ordine nuovo e Ordine nero rivendicano l’attentato a un giornale di Napoli. Alle 23.20 alla redazione romana dell’Ansa le Brigate rosse rivendicano l’attentato: «Qui Brigate rosse: rivendichiamo l’attentato. Cosi il signor Craxi sa».
Alle 23.30 quelli dei Nar chiamano Il Messaggero: «L’attentato è stato fatto per onorare i camerati che sono processati. Prima della fine dell’anno succederà qualcosa di tremendo». Il Viminale commenta: «Ci siamo: adesso incomincia anche lo sciacallaggio tulle notizie» Alle 23.55 circa all’Ansa di Genova, ancora una rivendicazione, questa volta a nome di Terza posizione: «La bomba è nostra. Siamo di Terza posizione. Rivendichiamo l’attentato con un volantino»
La prima inchiesta del giudice Imposimato segue da subito non la pista del terrorismo nero (o pseudo rosso) ma quella mafiosa. Infatti i PM Vigna e Chelazzi arrestano i mafiosi. Calò e Cercola, Antonio Rotolo e Lorenzo di Gesù (arrestati insieme a Calò) Virgilio Fiorentini e Franco D’Agostino (componenti del clan) e Friedrick Schaudin, un elettricista tedesco specializzato nella costruzione di sofisticati telecomandi e arrestato subito dopo l’attentato contro il giudice Palermo» così dagli archivi di Repubblica Palermo del 21/7/1985. Nel 1989 la prima Sentenza della Corte d’Assise di Firenze condanna i principali imputati all’ergastolo e gli altri a pene dai 25 ai 28 anni di carcere. In appello la Sentenza viene riformata ma gli ergastoli confermati. Eppure questa storia non è finita, perché Guido Cercola si suicida nel carcere di Sulmona mentre nel 2010 la Dda di Napoli riapre l’inchiesta sul Rapido 904 in seguito alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia provenienti dalle fila della camorra. Successivamente anche il pentito di Cosa nostra Giovanni Brusca ha confermato il ruolo di mandante di Riina nella strage del rapido 904.
Ordine Nuovo, Ordine Nero, la Rosa dei Venti, i Nar …perché rivendicano tutti insieme quella strage, tutti contemporaneamente? Forse che la pista mafiosa e quella del terrorismo nero devono collegarsi fra loro, come sta facendo l’inchiesta ancora in corso denominata Mammasantissima della Procura di Reggio Calabria?
Alexander Höbel (mio illustre compagno di Partito e ricercatore presso l’Università Federico II di Napoli) a quattro mani con il sociologo e storico Gianpaolo Iannicelli ha dedicato un libro a questa vicenda: La strage del treno 904. Un contributo dalle scienze sociali apparso nel 2006 con il patrocinio della regione Campania. Un volume di taglio particolare, che si occupa della memoria individuale e collettiva, istituzionale e inconscia, di vicende come queste.

E’ proprio la memoria, nel suo valore politico e civile, e soprattutto nel suo valore di retroterra per l’interpretazione della nostra realtà, ciò che muove e conferisce senso all’iniziativa di questo 23 novembre alle ore 20.45 presso il cinema Roma di Seregno. E’ per questo che bisogna andare a vederlo questo documentario in programma al Cinema Roma, e incontrare il regista, ascoltare la sua passione e le sue motivazioni, nell’intervista che gli faremo.
Questa vicenda non è chiusa. Non è chiusa per l’Associazione dei familiari delle vittime. Non è chiusa perché contiene troppe oscurità e contraddizioni come tutte le grandi stragi che hanno insanguinato questo Paese, e non è chiusa quando le condanne, anche severe, colpiscono gli esecutori lasciando indenni i moventi, i mandanti, l’analisi degli effetti.

Non facciamo che leggere ogni giorno di vicende nostre, anche brianzole, anche seregnesi, specificamente legate alla pervicace e profonda presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso nella nostra realtà, che si concludono in modo pressoché identico. Poche condanne, nessuna condanna, pena scontata, pena ridotta e patteggiata, atti amministrativi presto revocati, senza che si sia fatta né si faccia piena luce sull’intera trama e senza che l’analisi collettiva e politica dei fatti sia in grado di trasformare la realtà. ( Anna Migliaccio )

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