Cultura

BRIANZA – LA CRISI DELLA RISTORAZIONE: LE CHIUSURE SUPERANO LE NUOVE APERTURE

BRIANZA  – Sulle tovaglie a quadri i piatti abbondanti e la brocca di vino della casa: si mangia bene, l’atmosfera è cordiale e il conto è «quello giusto». Quanti locali così (r)esistono ancora? Già oggi non sembrano molti quelli che riescono a rappresentare il giusto mezzo tra lo street food (o il fast food) e l’alta cucina, ma in futuro saranno – probabilmente – ancora meno. Intanto perché, in generale, il numero di imprese attive nel settore della ristorazione sembra contrarsi, e poi perché le dinamiche attualmente in corso a Milano presto o tardi raggiungeranno anche la provincia, come spesso capita anche in altri ambiti.

Per rendersene conto intanto un’occhiata ai numeri: nel 2022 sono state 128 le nuove imprese monzesi e brianzole iscritte nei registri della Camera di commercio nel campo della ristorazione. Un dato già di per sé non straordinario, ma che sparisce davanti al numero di quelle che hanno abbassato la saracinesca: 367. Alla fine del 2022 risultavano in attività 3.291 tra locali, ristoranti e bar (questi, 482 gestiti da titolari di origine straniera): tra poco si potranno fare i conti anche per questo 2023 ormai agli sgoccioli e c’è solo da sperare che la forbice tra aperture e chiusure non diventi ancora più ampia.

Nella vicina Milano un po’ di preoccupazione già serpeggia: secondo i dati diffusi da Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) in occasione dell’assemblea annuale di Epam (Associazione provinciale milanese pubblici esercizi) dello scorso ottobre, nel 2022 a Milano e provincia 1.600 tra bar e ristoranti hanno cessato la propria attività, mentre ne sono stati aperti solo 580, con un saldo negativo pari a 1.020. I dati a livello regionale non fanno che amplificare il fenomeno: sempre nel 2022 si sono registrate complessivamente 4.521 cessazioni a fronte di 1.717 aperture.

Nei giorni scorsi è tornato a parlare del fenomeno anche un imprenditore milanese, membro del direttivo di Epam Confcommercio Milano Monza Brianza e Lodi, che ha affidato le sue riflessioni ai social: “I ristoranti in futuro saranno o costosissimi”, con conti a testa a partire dai “60, 80 euro”, oppure rientreranno nel comparto “street food e catene dai 20 euro in giù”: e questo, scrive, “perché sta finendo la stagione delle trattorie dove si mangiava bene a prezzi bassi”.

A pesare su conti che alla fine “non tornano” sono “gli affitti, l’energia e le materie prime: tutto è diventato carissimo, soprattutto il personale”. Secondo la sua analisi, a pagarne il prezzo non sono solo i commercianti, ma anche la collettività per via di una minore offerta di servizi a costi più alti

Secondo i dati elaborati dall’ufficio statistica del Comune di Monza, nel capoluogo, a oggi (elaborazioni al terzo trimestre 2023), si contano 677 imprese nel settore “alloggio e ristorazione”: nove le nuove iscrizioni nel corso dei primi nove mesi dell’anno e quattro le chiusure. Non appena saranno disponibili i dati relativi all’ultimo trimestre del 2023, sarà possibile capire se si resterà in linea con quelli registrati al 31 dicembre 2022, quando nel settore si sono contate 676 imprese di questo tipo – di cui, 76 con titolari di origine straniera – oppure se il fantasma che inquieta Milano non si sia già avvicinato a grandi passi alla Brianza.

( Fonte Federica Fenaroli – Il Cittadino )