“Casa di carta” : la GdF smantella un’associazione a delinquere che truffava lo Stato. Sequestrati conti bancari immobili e auto di lusso
Alle prime luci dell’alba, la Guardia di Finanza di Como ha lanciato un’operazione di vasta portata, chiamata “Casa di Carta“, per smantellare un’associazione a delinquere che ha messo in atto una truffa ai danni dello Stato per un totale di 13,8milioni di euro. L’ordinanza del Tribunale di Monza ha portato a 19 misure cautelari: sette persone in carcere, sette agli arresti domiciliari e cinque sottoposte all’obbligo di firma. Coordinata dal procuratore capo Claudio Gittardi, l’inchiesta è iniziata nel 2023, a seguito di un’analisi su operazioni finanziarie sospette condotte da una società di Monza, già nota per condotte fraudolente.
Scoperta la base operativa a Cinisello Balsamo
Guidate dal pm Michele Trianni, le indagini hanno svelato un sodalizio criminale che si occupava di truffe fiscali, frodi e reati fallimentari. La rete criminale aveva una base operativa in un capannone di Cinisello Balsamo, utilizzato come sede di una società fittizia, formalmente attiva nel settore della telefonia ma in realtà intestata a un prestanome. L’operazione ha coinvolto una serie di intercettazioni telefoniche e analisi sui bilanci societari, rivelando un complesso sistema per ottenere finanziamenti statali tramite il Fondo di Garanzia Mediocredito Centrale.
Una rete articolata di frode bancaria e falsi bilanci
Il modus operandi era meticoloso: il gruppo criminale identificava società attive nel commercio all’ingrosso, con sedi fittizie sparse in varie città tra cui Milano, Brescia, Bologna e Venezia. Queste venivano acquisite con l’uso di prestanome e i bilanci erano alterati da un compiacente professionista contabile, che simulava aumenti di capitale e una falsa solidità finanziaria. Una volta ritoccati i conti, le società chiedevano finanziamenti garantiti all’80%, approfittando di una complicità con un’agenzia finanziaria bresciana che facilitava l’approvazione delle richieste.
Messe in scena per ingannare le ispezioni bancarie
Quando gli istituti di credito decidevano di ispezionare le sedi, il gruppo organizzava elaborate messe in scena: il capannone veniva allestito con attrezzature e “dipendenti” per simulare un’attività lavorativa autentica. Questa attenzione al dettaglio ha permesso alla banda di evitare controlli per un certo periodo, ma l’intervento della Guardia di Finanza ha fermato l’organizzazione. Tra le attività sequestrate ci sono conti bancari, immobili, veicoli di lusso e somme ingenti, bloccando così l’accesso a ulteriori fondi illeciti.
Cinisello Balsamo – Alle prime luci dell’alba, la Guardia di Finanza di Como ha lanciato un’operazione di vasta portata, chiamata “Casa di Carta“, per smantellare un’associazione a delinquere che ha messo in atto una truffa ai danni dello Stato per un totale di 13,8milioni di euro. L’ordinanza del Tribunale di Monza ha portato a 19 misure cautelari: sette persone in carcere, sette agli arresti domiciliari e cinque sottoposte all’obbligo di firma. Coordinata dal procuratore capo Claudio Gittardi, l’inchiesta è iniziata nel 2023, a seguito di un’analisi su operazioni finanziarie sospette condotte da una società di Monza, già nota per condotte fraudolente.
Scoperta la base operativa a Cinisello Balsamo
Guidate dal pm Michele Trianni, le indagini hanno svelato un sodalizio criminale che si occupava di truffe fiscali, frodi e reati fallimentari. La rete criminale aveva una base operativa in un capannone di Cinisello Balsamo, utilizzato come sede di una società fittizia, formalmente attiva nel settore della telefonia ma in realtà intestata a un prestanome. L’operazione ha coinvolto una serie di intercettazioni telefoniche e analisi sui bilanci societari, rivelando un complesso sistema per ottenere finanziamenti statali tramite il Fondo di Garanzia Mediocredito Centrale.
Una rete articolata di frode bancaria e falsi bilanci
Il modus operandi era meticoloso: il gruppo criminale identificava società attive nel commercio all’ingrosso, con sedi fittizie sparse in varie città tra cui Milano, Brescia, Bologna e Venezia. Queste venivano acquisite con l’uso di prestanome e i bilanci erano alterati da un compiacente professionista contabile, che simulava aumenti di capitale e una falsa solidità finanziaria. Una volta ritoccati i conti, le società chiedevano finanziamenti garantiti all’80%, approfittando di una complicità con un’agenzia finanziaria bresciana che facilitava l’approvazione delle richieste.
Messe in scena per ingannare le ispezioni bancarie
Quando gli istituti di credito decidevano di ispezionare le sedi, il gruppo organizzava elaborate messe in scena: il capannone veniva allestito con attrezzature e “dipendenti” per simulare un’attività lavorativa autentica. Questa attenzione al dettaglio ha permesso alla banda di evitare controlli per un certo periodo, ma l’intervento della Guardia di Finanza ha fermato l’organizzazione. Tra le attività sequestrate ci sono conti bancari, immobili, veicoli di lusso e somme ingenti, bloccando così l’accesso a ulteriori fondi illeciti.