Cronaca

Ricette false per farmaci oppioidi gratis: 8 arresti. Un medico di base aveva prescritto da solo 1.300 confezioni. L’indagine dopo i sospetti di un farmacista di Seveso

Monza – Otto persone arrestate per traffico di farmaci oppioidi ottenuto attraverso ricette mediche false. L’indagine, condotta dai carabinieri di Monza.

I farmaci, derivati dell’oppio e inclusi nella tabella I delle sostanze stupefacenti, venivano così ritirati da alcuni degli arrestati in numerosissime farmacie del Nord Italia, variate costantemente proprio al fine di non suscitare sospetti tra il relativo personale, e individuate nel corso delle indagini tra le province di Monza e della Brianza, Milano, Pavia, Varese, Como, Novara, Bologna, Firenze, Parma, Modena, Vicenza e Bergamo.

Nell’ambito di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza e svolta dalla Compagnia Carabinieri di Seregno, i militari del Comando Provinciale di Monza Brianza e degli altri Comandi dell’Arma competenti per territorio hanno quindi eseguito un’Ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio Gip del locale Tribunale a carico di 8 persone, 3 di nazionalità italiana e 5 egiziana, gravemente indiziate – a vario titolo – dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un servizio pubblico, truffa ai danni del SSN e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità.
 

Sono state eseguite, su delega della Procura della Repubblica, perquisizioni personali e locali a carico degli stessi indagati colpiti dalla misura e di altri quattro soggetti in stato di libertà. Il provvedimento si basa sulle risultanze di un’articolata attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica di Monza, che ha portato alla luce, secondo l’impianto accusatorio ritenuto valido dal Gip, un vasto traffico di medicinali oppioidi, acquisiti mediante prescrizioni false rilasciate dietro compenso da un medico compiacente e infine immessi nel mercato illecito delle sostanze stupefacenti.

L’indagine, avviata nel mese di ottobre 2023, ha preso spunto da una segnalazione effettuata a un militare della Stazione Carabinieri di Seveso da parte di un attento farmacista del luogo, insospettito da una cliente (raggiunta dall’odierna misura cautelare) ivi recatasi a ritirare i medicinali esibendo due prescrizioni rilasciate a nome di altrettanti uomini, che la predetta indicava rispettivamente l’uno come proprio compagno, l’altro come amico del medesimo. Dalle conseguenti verifiche immediatamente effettuate dai militari, è stato infatti accertato, grazie alla collaborazione dei competenti uffici della Regione Lombardia, che effettivamente i due pazienti non risultavano assistiti dal medico di base in questione e che, solo dall’inizio dell’anno, quest’ultimo aveva compilato oltre 750 ricette per oltre 1300 confezioni, considerate solo quelle ritirate nel territorio regionale.

Sono così stati disposti dal pubblico ministero, ed eseguiti dalla Sezione Operativa della Compagnia di Seregno con la collaborazione della Stazione di Seveso, ulteriori accertamenti che confermavano la probabile sussistenza di un traffico illecito, e di individuare, grazie all’analisi dei dati del traffico telefonico, all’acquisizione di filmati di videosorveglianza sulle farmacie visitate e all’accertamento dei dati di fatto correlati, i primi indizi sull’identità di alcuni presunti complici.

A riscontro dell’ipotesi investigativa così delineatasi, si sono sviluppate, nei mesi successivi, complesse indagini comprendenti intercettazioni telefoniche e ambientali, l’acquisizione e l’analisi di tabulati di traffico, registrazioni video e documentazione sanitaria, nonché pedinamenti e geo-localizzazione dei veicoli in uso agli indagati. Il quadro indiziario che ne è derivato configura l’esistenza di due distinti gruppi criminali che, in reciproca concorrenza tra loro, usufruivano della disponibilità dello stesso medico di base, con ambulatorio in un Comune della Provincia di Milano, a garantire stabilmente la fornitura di centinaia di ricette dematerializzate recanti la prescrizione di farmaci contenenti ossicodone e tramadolo (normalmente utilizzati nell’ambito delle terapie del dolore), intestandole a terzi pazienti risultati ignari e quindi estranei ad ogni responsabilità.

Questi farmaci, derivati dell’oppio e inclusi nella tabella I delle sostanze stupefacenti, venivano così ritirati da alcuni degli odierni arrestati in numerosissime farmacie del Nord Italia, variate costantemente proprio al fine di non suscitare sospetti tra il relativo personale, e individuate nel corso delle indagini tra le province di Monza e della Brianza, Milano, Pavia, Varese, Como, Novara, Bologna, Firenze, Parma, Modena, Vicenza e Bergamo.

L’impianto indiziario è suffragato dalle risultanze di numerosi servizi di osservazione e pedinamento, in alcuni dei casi culminati in mirati interventi di riscontro probatorio che hanno consentito il sequestro di farmaci e ricette, oltre che l’arresto di due persone e la contestuale denuncia di altrettante. I prodotti medicinali, sebbene approvvigionati – come argomentato all’interno del provvedimento – per le presunte finalità illecite già descritte, venivano ritirati (proprio grazie all’espressa indicazione terapica certificate dal medico) dagli indagati senza sostenere alcuna spesa, in quanto interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Gli episodi oggetto di indagine hanno contemplato il ritiro di oltre 70.000 pastiglie, vendute al dettaglio tra i 20 e i 30 euro cadauna ovvero in confezioni a un costo di oltre 70 euro, per un giro d’affari stimato in oltre un milione di Euro e con un danno complessivo, per il S.S.N., ammontante – nei soli casi emersi – a 120.000 Euro. Al medico, veniva corrisposto un compenso di svariate decine di Euro per ciascuna ricetta, stimato in misura variabile in ragione dell’entità di ogni singola commessa.

Gli arrestati sono stati tradotti presso le rispettive Case circondariali di riferimento, a disposizione dell’Autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento.