Cronaca

SEREGNO HA RICORDATO LA FINE DELLA GRANDE GUERRA

Seregno – Ieri domenica 8 novembre la città ha ricordato la fine della Grande Guerra.  Momento culmine della cerimonia è stata la posa di una corona ai piedi del Monumento ai Caduti di tutte le guerre da parte del primo cittadino, Edoardo Mazza, alla presenza delle autorità civili e militari. Dopo  il Sindaco Mazza iniziando il suo discorso ha detto : ”  Oggi non bisogna chiedersi che significato abbia ricordare gli eventi e le tragedie di un secolo a questa parte. Oggi, semmai, ancora più stringente dev’essere l’impegno civico e istituzionale a farsi carico della memoria di un periodo che nessun testimone diretto, ormai, potrà più raccontarci e descriverci.” ed ha continuato ” La Storia deve poter insegnare e lasciarci qualcosa su cui valga la pena riflettere, indipendentemente dallo spazio e dal tempo che, da una data epoca o evento, ci separa. Riduttivo, poi, sarebbe ripiegare su una posizione manichea che divida drasticamente il bene dal male, i buoni dai cattivi, gli aggressori dalla vittime. Occorre, piuttosto, ricucire lembo per lembo ogni minimo brandello di memoria del passato per ricostruire, nel suo complesso, un quadro storico più veritiero, più attendibile, forse più spinoso e problematico da decifrare ma indubbiamente più utile, ai nostri occhi e alle nostre menti, per imparare a comprendere il mondo in cui viviamo e per scorgere, lungo il nostro cammino, potenziali insidie e minacce” E concludendo, forse anche ripensando ai recenti fatti accaduti nella nostra città “Viviamo sospesi in una situazione di apparente pacificazione ma di sostanziale precarietà etica, morale, giuridica, economica, culturale. Siamo abituati a deplorare i comportamenti nefasti del passato, condannati dall’uomo e dalla Storia, eppure continuiamo a polarizzare e a estremizzare problemi e situazioni fino a ricreare antagonismi e contrapposizioni. Non cerchiamo il dialogo o un punto di convergenza ma ostentiamo le distanze e le divergenze. Non lavoriamo per una soluzione comune e condivisa, ma per noi stessi in una visione autoreferenziale e preconcetta. Se questa è l’Italia, non è l’Italia a cui avrebbero aspirato i nostri soldati della Grande Guerra.”

 


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( Foto by Marta Prato )

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