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SEREGNO – DAVIDE VISMARA (RIPARTIAMO): «DALL’INCHIESTA SEREGNOPOLI-BIS SEMBRA EMERGERE UN VERO E PROPRIO “SISTEMA”»

L’intervento di Davide Vismara, consigliere comunale seregnese, in occasione della puntata del ciclo di dirette Facebook di WordNews.it dedicata al radicamento di mafie e corruzione in Brianza e in Lombardia, a partire proprio dal caso di Seregno.

di Alessandro Girardin

Sabato 10 aprile il consigliere comunale di Ripartiamo Insieme, Davide Vismara è intervenuto alla diretta della rubrica “Diamo Voce” di WordNews dedicata a “La presenza della ‘Ndrangheta al Nord: il caso di Seregno”. Fra gli ospiti anche l’ex componente della commissione parlamentare Antimafia Lucrezia Ricchiuti (socia di Brianza SiCura) e la presidente della commissione Antimafia della Regione Lombardia Monica Forte.
«Nel settembre del 2015 – esordisce Vismara – vengo eletto segretario della Lega a Seregno. Una Lega forte, che proviene da dieci anni di governo ininterrotto col sindaco Giacinto Mariani. L’estate precedente la sezione provinciale mi aveva contattato perché molti militanti avevano proposto la mia candidatura. Io allora mi resi disponibile. Già in quel periodo – specifica – nonostante non fossi ancora segretario, capii subito che certe cose non tornavano. Perché la decisione fu quella di dirottarsi su un candidato sindaco di Forza Italia, in un Comune dove Forza Italia ormai era diventato secondo partito dietro una Lega abbastanza egemone. Un candidato sindaco che, guarda caso, prima faceva l’assessore all’Urbanistica. Quindi, vista la situazione con gli occhi di adesso, sembra abbastanza lampante quello che poi sarebbe accaduto. Ma all’epoca la questione venne archiviata politicamente».
Poi, in autunno, la candidatura a segretario cittadino della Lega: per un voto Vismara si aggiudica l’incarico, «grazie anche – ricorda – alla corrente di Luca Talice, ancora presente in sezione in maniera massiccia». Da lì, sarebbe partita quella che definisce «un’avventura». I guai, per l’amministrazione Mazza, erano infatti dietro l’angolo: «Già dopo qualche mese, che i conti non tornassero lo si evinceva soprattutto dai fatti. Perché l’assessore all’Urbanistica di allora (Barbara Milani, teste dell’accusa nel processo Seregnopoli, ndr) aveva ricevuto, come avrebbe in seguito deposto in udienza, alcune pressioni da determinati consiglieri comunali, che sponsorizzavano le cause di uno o più costruttori attivi sul territorio di Seregno.
Pressioni strane, anomale – denuncia Vismara. E da lì reputammo, noi e tanti altri, di fare quello che poi abbiamo fatto, ognuno con i propri percorsi e per le proprie pertinenze. Il clima non era bello, era abbastanza pesante, anche perché davanti a semplici domande, sul perché certe cose avvenissero, le risposte erano sempre quelle: o molto evasive o, addirittura, di farsi gli affari propri».
Così trascorre il periodo 2015-2017: «Due anni durante i quali – prosegue Vismara – settimana dopo settimana, giunta dopo giunta, si capiva che qualcosa non tornava. Anche perché i nomi che si facevano erano sempre gli stessi, le compagnie sempre quelle. Per cui sono arrivato a un certo punto in cui io ho deciso di fare un passo di lato, perché era evidente che molte cose non quadravano.
Non volevo mischiare la mia figura, la mia onorabilità e la mia presenza insieme a persone che potevano avere in corso degli affari che potevano non essere leciti.
Il culmine – ricorda – è stato quando, da segretario, dissi in un’intervista che l’assessore all’Urbanistica aveva ripristinato la distanza tra pubblico e privato: a quel punto gli esponenti di Forza Italia e della Lega mi sono saltati addosso, arrabbiati: “Ma cosa stai dicendo, sembra quasi che noi negli anni prima ne abbiamo combinate di ogni”. Poi, però, com’è finita? Che a settembre del 2017 ci fu il famoso blitz che alla fine portò via più o meno tutti.
Tra l’altro – aggiunge il consigliere Vismara – la vicenda adesso si sta aggravando, perché nel novembre del 2020 è uscito il secondo filone, Seregnopoli-bis, dove da quello che si legge dai primi atti pare che i reati contestati agli indagati siano più gravi rispetto a quelli di Seregno-1, tenuto conto che in Seregno-2, sembra emergere, più che episodi isolati di corruzione, quello che è un vero e proprio “sistema”».
In compenso, al netto delle delusioni pregresse, dopo le elezioni di giugno 2018 si è aperto, secondo Vismara, uno spiraglio anche per Seregno: «Con la nostra lista civica – dichiara – siamo riusciti a portare via il 12,5% al centrodestra: abbiamo pescato in un ambito che non è quello del Pd, di LeU e delle liste civiche di centrosinistra, perché la gente ha cominciato a capire dopo quello che è successo. Il nostro impegno va nella direzione dell’operato del sindaco Alberto Rossi e di tutta la Giunta, perché si sta rivelando un’amministrazione di persone perbene che lavorano per il bene pubblico, con un livello di etica elevato».
Delusione, comunque, attesta Vismara, quella di «vedere i propri compagni di viaggio, quelli che dovrebbero credere nello statuto del movimento per cui ci si tessera. Io – racconta – feci la prima tessera della Lega a 13 anni, quando sapevo a malapena leggere e scrivere. Ma la feci sulla base di determinati principi e convinzioni, che ho portato avanti fino al momento in cui si matura, si diventa grandi e si capisce che non è tanto quello che c’è scritto sullo statuto, ma sono le persone che fanno politica a fare la differenza. Quindi, se le persone non sono adeguate e sono prive di un alto livello morale ed etico, è inutile.
Basterebbe fare un qualsiasi test attitudinale per valutare la nostra classe politica in Brianza. Perché la maggior parte delle persone che fanno politica qui in Lombardia è nullafacente, nullatenente, non ha reddito, vive solo di incarichi politici in questo o in quell’assessorato, o anche come portaborse in Regione. Finché questo meccanismo non si riuscirà a scardinare, non ci sarà un futuro chiaro».
Sulla situazione mafie, del resto, sempre alta in Brianza deve rimanere la soglia dell’attenzione: «Sul nostro territorio – afferma Vismara – le famiglie sono sempre quelle. Basta documentarsi su quello che è successo in Brianza negli ultimi anni: la gente sa benissimo quali sono queste famiglie. Queste famiglie si sono imborghesite, non è gente che parla solo il calabrese stretto, non è gente che spara. Queste cose dalle nostre parti non si vedono, perché sanno che non sono gradite, e che la gente comincerebbe a denunciare più di quanto già non stia facendo.
Prendendo l’esempio della famosa Statale 36, che va da Milano verso Lecco. Un mio grandissimo amico, appartenente alle forze dell’ordine, mi ha fatto notare una cosa: “Ma secondo te – mi ha domandato – come mai andando verso Nord a sinistra i locali e le pizzerie sono intestati a prestanome calabresi, e sulla destra della Statale sono tutti intestati a prestanome di origine campana?” Perché è evidente che quando c’è da riciclare anche la criminalità organizzata, che ha origine diversa sul territorio, si mette d’accordo. Non è un territorio dove le varie criminalità si fanno la guerra. Quindi, questo dovrebbe far riflettere e pensare tanto».
Un consiglio a chi vorrebbe fare politica? Risponde Vismara: «Non avere scheletri nell’armadio e soprattutto avere bene in testa che non si deve rubare, mai e in nessuna forma. Se uno ha un senso etico alto sa benissimo che non si deve fare. Anche perché io non sto vedendo in questi tipi di reati uno che va a rubare o si fa corrompere per milioni e milioni di euro. Cioè, la cosa grave è che c’è chi si fa corrompere per 500, 1.000, 10.000, 100.000 euro, per cifre che sono veramente irrisorie. Questa è la cosa sicuramente più grave, su cui bisogna fare attenzione».
Per il riassunto ‘integrale’ della puntata di Diamo Voce, dove leggere anche l’intervento di Lucrezia Ricchiuti, si visiti l’articolo di WordNews.it al link: https://www.wordnews.it/mafie-malapolitica-con-una-politica-meno-negazionista-la-situazione-non-sarebbe-cosi-grave

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