Politica

SEREGNO – “…BISOGNA ESSERE SEREGNESI COMPROVATI…. PRIMA DICI CHI SEI …”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del signor Davide Ripamonti

“BENVENUTI A SEREGNO

Martedì 14 luglio 2016 è stata scritta un’altra brutta pagina politica della città di Seregno. Il filo conduttore della narrazione durante il Consiglio Comunale è stato il dare forma e legittimità al concetto di DISCRIMINAZIONE.
È stato approvato il REGOLAMENTO SULLA CITTADINANZA ATTIVA che prevede la possibilità per i cittadini di iscriversi ad un albo comunale per dedicare volontariamente parte del proprio tempo a fini di utilità sociale come previsto dall’art. 118 della Costituzione:
Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
Ma l’Amministrazione ha vincolato questa possibilità alla residenza nel nostro Comune da almeno 5 anni, pertanto una persona che viene a vivere a Seregno non può contribuire, donando del tempo, ad attività a beneficio della collettività. In sostanza viene discriminato come cittadino di serie B.
Interessanti sono le motivazioni:
Consigliere Mauro Antonio Edoardo di Mauro (Fratelli d’Italia)
“…è necessaria una verifica morale e sanitaria per valutare il rischio…maggiore è la conoscenza che abbiamo del candidato minore è il rischio.”
Attendo 5 anni durante i quali sarò sottoposto a un vigile controllo da parte di un ente non meglio specificato che allo scadere del periodo di quarantena certificherà che la mia condotta morale sia più o meno rispondente alle aspettative del cittadino modello di Seregno, sperando inoltre che la mia storia sanitaria sia libera da qualsiasi ombra.
Consigliere Edoardo Trezzi (Lega Nord):
“…bisogna essere seregnesi comprovati….prima mi dici chi sei poi ne parliamo”
Ecco una nuova categoria dello spirito: la Seregnesità, condizione senza la quale non è possibile partecipare attivamente alla vita della comunità nella quale risiedo. Probabilmente verrà istituita una pubblica cerimonia, dopo i cinque anni di residenza, nella quale verrà distribuito l’attestato di Seregnesità e allora si potrà essere dei Cittadini di Seregno con la C maiuscola.
Una domanda sorge spontanea: l’ultimo periodo dell’Amministrazione Mariani si è retto attraverso la presenza di consiglieri leghisti non residenti a Seregno e tuttora Assessori e consiglieri non risiedono a Seregno. Quindi come volontario non posso contribuire al bene comune se non dopo 5 anni ma se occupo una carica politica si? Ulteriore discriminazione.
Ciò che è un’ottima iniziativa, il cui regolamento in origine non prevedeva la residenza da almeno 5 anni, si è trasformata, per chi ha costruito il proprio progetto politico sulla paura dell’ALTRO, in una battaglia che perde di vista lo spirito originario che risiede nella PARTECIPAZIONE ATTIVA ALLA VITA DELLA COMUNITA’, e abbiamo visto con quali motivazioni.
Quali sono i criteri che dopo 5 anni stabiliscono la moralità di una persona e che le permettono o meno di iscriversi all’Albo dei Volontari, quale la verifica sanitaria?

Caso vuole che durante la stessa seduta è stato approvato dalla maggioranza un Ordine del Giorno dal titolo:

NO ALLA TEORIA “GENDER”, SI ALLE DIFFERENZE TRA I GENERI ED AL CONTRASTO DELLA DISCRIMINAZIONE VERSO LE DONNE.

Negli ultimi anni è stata teorizzata l’”ideologia gender” che propone l’attuazione di progetti di educazione sessuale nei quali l’educazione all’ affettività ha la tendenza a diventare educazione alla genitalità e masturbazione precoce (?????????), priva di riferimenti etici e morali, fin dall’ età infantile. Il paradigma della “teoria gender” vorrebbe che il sesso biologico fosse slegato completamente dal genere……secondo tale teoria, infatti non si nasce maschio o femmina per questioni genetiche, ma si diventa uomo o donna (o nessuno dei due) in base a fattori esclusivamente culturali.
Se i messaggi allarmistici riguardanti la “teoria del gender” (o “ideologia gender”) sono massicciamente presenti sui mass media, al contrario non compaiono nelle riviste scientifiche accreditate, quelle cioè riconosciute dalla comunità scientifica quali punti di riferimento imprescindibili per l’avanzamento delle scienze psicologiche e sociali. (Psicologia contemporanea marzo-aprile 2016 N.254)
Esistono degli studi di genere (gender in Inglese) che costituiscono un campo di indagine interdisciplinare che si interroga sul genere e sul modo in cui la società, nel tempo e a latitudini diverse, ha interpretato e alimentato le differenze tra il maschile e il femminile, legittimando non solo disparità tra uomini e donne, ma anche negando il diritto di cittadinanza ai non eterosessuali. Gli studi di genere non negano l’esistenza di un sesso biologico assegnato alla nascita, né che in quanto tale influenzi gran parte della nostra vita. Sottolineano però che il sesso da solo non basta a definire quello che siamo. La nostra identità, infatti, è una realtà complessa e dinamica, una sorta di mosaico composto dalle categorie di sesso, genere, orientamento sessuale e ruolo di genere.
Educare al genere significa dunque interrogarsi sul modo in cui le varie culture hanno costruito il ruolo sociale della donna e dell’uomo a partire dalle caratteristiche biologiche (genitali). Contrastare quegli stereotipi e quei luoghi comuni, socialmente condivisi, che finiscono col determinare opportunità e destini diversi a seconda del colore del fiocco (rosa o azzurro) che annuncia al mondo la nostra nascita.
Il neologismo “femminicidio”, tanto utilizzato negli ultimi anni di cronaca, non significa omicidio di una donna. È l’omicidio di una donna che viene uccisa perché non risponde alle aspettative di genere che gli uomini hanno su di lei; viene uccisa in quanto donna che si sottrae al suo stereotipo di genere che la colloca in un ruolo di dipendenza sociale ed affettiva.
Interessante un progetto portato avanti dall’Amministrazione Comunale nelle scuole cittadine:
da “PARI lo imPARI a scuola”. Un progetto sulla parità di genere realizzato nelle scuole di Seregno. Novembre 2014
Il progetto imPARIaSCUOLA è stato realizzato dall’Assessorato alle Pari Opportunità nelle due edizioni PARI e DI(S)PARI lo imPARIaSCUOLA (a.s.2012-2013) e PARI lo imPARIaSCUOLA (a.s.2013-2014) come percorso di sensibilizzazione sul tema delle differenze di genere in chiave preventiva, culturale ed educativa nelle scuole di Seregno. È stata ed è una iniziativa educativa importante per le ragazze e i ragazzi della nostra città nella quale l’Amministrazione e io abbiamo creduto fortemente e per la quale i fatti hanno dato ragione: questo quaderno ne è un piccolo segno. Infatti, con la collaborazione attiva dei genitori e degli insegnanti, le ragazze e i ragazzi sono stati accompagnati a riconoscere e valorizzare le differenze di genere, ad avvicinarsi ai propri desideri autentici, a capitalizzare le opportunità che questo progetto contiene nella costruzione della propria identità personale e sociale, un’ulteriore occasione di crescita per ciascuna/o di loro. Vorrei che questo quaderno rappresentasse oltre che una testimonianza dell’esperienza vissuta, un’occasione di conoscenza di possibili percorsi educativi e di prevenzione su queste tematiche di forte e spesso drammatica attualità e, per chi vuole avvicinarsi professionalmente a questi argomenti, un utile strumento didattico da utilizzare anche nel futuro. Un ringraziamento ai partners di questo progetto: alla Consigliera di Parità, Serenella Corbetta, per la generosità con la quale ci ha consentito di attingere dalla sua esperienza progettuale sul tema, consolidata negli anni nella provincia di Milano e Monza; ad AFOL Milano per la disponibilità e per gli spunti tecnici e metodologici offerti nel realizzare un progetto specifico per Seregno, ai tre Istituti Comprensivi della città “A. Stoppani”, “A. Moro”, “G. Rodari”, ad AFOL Monza Brianza con i “CFP S. Pertini” e “G. Terragni”, nella figura dei loro dirigenti, docenti e genitori, che hanno deciso di aggiungere al proprio straordinario lavoro, un ulteriore investimento di energie; a Regione Lombardia, che ha scelto il nostro progetto, per due annualità tra i tanti, e ha così contribuito, anche economicamente, alla realizzazione della sperimentazione.
Ilaria Anna Cerqua Assessore alle Politiche sociali e servizi alla famiglia, alle Politiche educative, scolastiche e dell’infanzia e alle Pari opportunità.
Dalle parole dell’Assessore il progetto è stato un ottimo progetto, dove il lavoro sulle differenze di genere crea le condizioni per avvicinarsi ai propri desideri più autentici, a costruire la propria identità personale e sociale…aggiungo io al di là degli stereotipi di genere.
Ma……
Il 10 dicembre 2015 la sezione cittadina della Lega Nord organizza una serata con l’Avvocato Gianfranco Amato dal titolo “La teoria gender e le sue implicazioni”, l’Avvocato Gianfranco Amato è il presidente dell’ Associazione “Giuristi per la vita” ed è uno dei maggior oppositori in Italia della Teoria Gender. In uno dei suoi libri dal titolo Gender (d)istruzione. Le nuove forme di indottrinamento nelle scuole Italiane (Fede e Cultura febbraio 2015), a pagina 59 troviamo che il progetto proposto IMPARI a Scuola è un tentativo di indottrinamento scolastico della teoria gender.
Proseguendo nella lettura dell’ordine del giorno che ha come obiettivo l’avere un controllo sui progetti che le scuole del nostro territorio adottano per parlare di pari opportunità e affettività, possiamo leggere:
Convinzioni fallaci vorrebbero equiparare qualsiasi forma di unione e di famiglia, giustificando e normalizzando qualsiasi comportamento sessuale.
Ecco, è chiaro il problema: oltre alla condanna delle UNIONI CIVILI il nocciolo della questione risiede nell’OMOSESSUALITA’, comportamento ingiustificabile e assolutamente da stigmatizzare del quale non si può e non si deve parlare, orientamento deviato e malato della sessualità…. e tale deve rimanere.
Ecco un ulteriore DISCRIMINAZIONE e un possibile criterio di valutazione della moralità per la nostra Amministrazione: essere gay.
L’ Ordine del giorno presentato dalla maggioranza è nella premessa, un concentrato di cattiva informazione e mistificazione, ed il richiamo al progetto IMPARI a Scuola credo lo evidenzi a sufficienza. I “GIURISTI PER LA VITA” e la Onlus “PRO VITA” (richiamata dal consigliere Di Mauro su Seregno tv il 7 giugno scorso) nascono in concomitanza con la discussione del ddl sulle UNIONI CIVILI e il ddl Scalfarotto sull’Omofobia, entrambe sono le maggiori organizzatrici di eventi per sensibilizzare sui pericoli della “teoria Gender”. Pertanto mi sembra chiara la loro mission.
Doveroso è il richiamo all’ art 3 della Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignita’ sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Il pregio degli studi di genere e dei progetti portati avanti nelle scuole in nome della parità di genere è quanto citato nell’ art 3 della nostra Costituzione. La scuola è una palestra dove si apprendono e si sperimentano i rapporti sociali e tanto più saranno improntati al rispetto e non alla discriminazione, tanto più la paura e l’angoscia generata dall’ incontro con “l’ALTRO” potrà trasformarsi in ricchezza.
Chiara è la nota del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che chiarisce la polemica nata intorno all’art. 1 comma 16 legge 107/2015 legge “Buona Scuola” accusata di introdurre nel Piano delle offerte formative delle Scuole la cosiddetta “Teoria Gender”:
https://www.istruzione.it/allegati/2015/prot1972.pdf
La “teoria del gender” o “ideologia gender” é stata creata dai suoi stessi oppositori, per dare forma e contenuto a un “nemico” e dare sostanza a una paura. La paura per una società che è destinata a cambiare, a causa di diritti provenienti da una minoranza. Un fenomeno simile si è verificato negli Stati Uniti negli anni ’50 quando i “neri d’America” hanno progressivamente richiesto e faticosamente ottenuto la parificazione giuridica. anche in quegli anni gruppi di intellettuali e religiosi evocarono lo sfaldamento della societá, la diffusione di malattie, e soprattutto la confusione che avrebbe causato nei bambini -bianchi e neri- l ‘ abolizione della segregazione scolastica. Anche in quegli anni si contrastò il processo di integrazione razziale invocando l’attentato ad un modello antropologico fondato sulla diversità biologica, nelle sacre scritture nelle prassi sociali, un modello che però si concretizzava nella segregazione fra le persone e nell’iniquità del diritto. Oggi una posizione del genere sarebbe considerata anacronistica e razzista, perlomeno dai più. Probabilmente, l’estensione dei diritti civili alle persone omosessuali avrà la stessa sorte: non creerà confusione nei bambini, non scardinerà modelli antropologici, non sfalderà il tessuto sociale. Anzi, dileguerà la paura del cambiamento e del progresso, la vera sostanza che da forma alla “teoria del gender”. (Psicologia contemporanea marzo aprile 2016 n 254).
Pertanto……
Benvenuti a Seregno.
Davide Ripamonti
Membro del coordinamento PD Seregno  “

Lascia un commento