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DESIO – LA SENATRICE LUCREZIA RICCHIUTI ABBANDONA IL PD

Riceviamo e pubblichiamo la lettera della senatrice Lucrezia Ricchiuti

” Egregio direttore,

esco dal PD. Mi consenta di spiegare brevemente perché. Nell’aprile 2016, si svolse un referendum sulle trivelle, chiesto – prima volta nella storia della Repubblica – dalle Regioni, anche quelle governate dal centro-sinistra. L’allora Presidente del consiglio invitò all’astensione. Votarono 15 milioni di italiani, ponendo un serio quesito sulle politiche del Governo sull’energia. Ma invece il renziano Ernesto Carbone si rivolse a quegli elettori con quel tristemente noto ciaone.

Nel 2015 era stata la volta del Jobs Act. Quella legge non ha creato nuovi posti di lavoro (la fiammata provvisoria fu data dalla decontribuzione delle nuove assunzioni, finita la quale si è afflosciato tutto). Invece ha prodotto l’impennata dei licenziamenti disciplinari e dei voucher. Sola nel PD – con Mineo e Casson – avevo votato contro, ma inutilmente. Nelle imprese non si cerca più una mediazione, il profitto è considerata l’unica priorità. Casi come K-Flex di Roncello e Marcegaglia che licenzia le tre sindacaliste, sono lì a testimoniarlo. Il Governo Renzi ha addirittura ignorato i pareri delle Commissioni lavoro di Camera e Senato che avevano chiesto di non applicare quelle norme ai licenziamenti collettivi. Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, nelle intenzioni del legislatore, doveva essere l’unico contratto in circolazione. Oggi scopriamo che sopravvivono quasi tutte le vecchie forme contrattuali, compreso il “lavoro agile”, ossia un lavoro a cottimo domiciliare: ulteriore strumento di flessibilità che permette di “utilizzare” i lavoratori come e quando servono.

Malgrado le iniziali buone intenzioni, anche la Buona Scuola si è schiantata contro la dura realtà dei fatti: siamo riusciti nel difficile obiettivo di unire una massiccia opposizione di insegnanti, sindacati e studenti – coloro che una volta avremmo definito il “nostro popolo” – arrabbiati per una riforma che aveva il giusto compito di regolarizzare migliaia di docenti, ma che in definitiva – in ragione della sua pessima attuazione – ha creato una gigantesca tornata di trasferimenti che ha fatto precipitare nella confusione l’inizio dell’anno scolastico, con ritardi, girandola di insegnanti e classi scoperte fino a dicembre.

Potrei continuare, signor direttore, con la legge elettorale e la riforma costituzionale. Era illegittima l’una e sbagliata l’altra. Ho avuto ragione su entrambe: la riforma è stata spazzata via dagli elettori, l’Italicum stroncato dalla Corte costituzionale. E poi ancora le scelte sul contante, le lentezze sul contrasto di mafie e corruzione e sullo ius soli.

Oggi parte una nuova avventura, fatta di passione politica genuina, di contenuti veri, di problemi delle persone: lavoro, scuola, legalità, innovazione, contrasto della diseguaglianza. Mi dicono che siamo una minoranza. Non credo: il PD ha già perso il suo popolo. Lo recupereremo noi.

Lucrezia Ricchiuti

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MONZA – PARLAMENTARI CHIEDONO PIU’ RISORSE PER LA PROVINCIA

ROMA –  Parlamentari di Forza Italia, Lega Nord e Partito democratico, insieme, per chiedere più equità e maggiori risorse per la Provincia di Monza e della Brianza.
L’appello – che porta la firma degli Onorevoli Elena Centemero, Paolo Grimoldi, Roberto Rampi e dei Senatori Paolo Galimberti, Andrea Mandelli e Lucrezia Ricchiuti – è indirizzato ai Presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, al Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni e ai Ministri Enrico Costa, Graziano Delrio, Valeria Fedeli e Pier Carlo Padoan.
“Un’iniziativa straordinaria per una situazione straordinaria”; è come l’hanno definita gli stessi firmatari che, mettendo momentaneamente da parte le differenze politiche, si sono uniti in un corale appello per chiedere “a Roma” quanto basta per evitare il default. “Oggi, i cittadini di Monza e Brianza – si legge nella missiva – possono disporre di un trasferimento pro capite di 19, 53 euro a fronte di una media italiana di 32,62 euro e di quella lombarda pari a 39,71 euro”.
Insomma, la nostra Provincia, dietro Prato che si attesta a 26,16 euro pro capite, risulta la più penalizzata: la provincia più ricca, invece, è Rieti con l’invidiabile quota di 81,60 euro pro capite.
“A fronte di ciò – continuano i parlamentari brianzoli – è utile richiamare che i cittadini di Monza e Brianza versano annualmente, a titolo di tributo provinciale, 61,4 milioni di euro: di questi ne vengono trattenuti 53,6 per contribuire alla spesa pubblica generale”.
Uno squilibrio che ha delle conseguenze: “Sono, di fatto, azzerate tutte le spese di manutenzione per strade e scuole di competenza provinciale. La sicurezza rischia di non essere garantita e non è lontano il tempo in cui strade e scuole verranno chiuse, saranno impedite le attività extrascolastiche negli istituti e modificati gli orari delle lezioni per l’impossibilità oggettiva di garantire il riscaldamento nelle aule sei giorni su sette”, spiegano i parlamentari.
Effetti negativi anche sul fronte economico-produttivo: “Potremmo inoltre anticipare gli effetti di questo impoverimento su un tessuto produttivo che è uno dei più efficienti del Paese ma che ormai è al collasso per il crollo della qualità delle infrastrutture: la scelta di delocalizzazione le attività produttive parte anche da questo elemento” aggiungono i parlamentari.
A fronte di una situazione di emergenza, i rappresentanti brianzoli chiedono di riportare Monza e Brianza al livello minimo (Prato) che comporterebbe un incremento dei trasferimenti di circa 4,8 milioni di euro annui. “Anche perché – spiegano – le previste mitigazioni dei tagli sui bilanci provinciali per il 2017 non consentono alla Provincia di Monza e Brianza di evitare il default e la conseguente interruzione dei servizi erogati ai cittadini”.

“Serve un semplice ma urgente e deciso intervento corale che stabilisca che sotto una determinata soglia non si possa scendere, per ridurre le sperequazioni territoriali che sono sotto gli occhi di tutti. È una questione di equità e di sostenibilità per le quali non serve nemmeno citare né le entrate generate da questo territorio né i gravi disservizi alla popolazione che questa condizione di sottodotazione strutturale genera”, concludono i parlamentari.

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BRIANZA – METROTRAMVIA : IL M5S CONTRO LO SPRECO DI DENARO PUBBLICO

SEREGNO – Da Bresso a Seregno, passando per Città Metropolitana, i portavoce M5S dei comuni interessati parlano con voce unanime per opporsi ad un’opera che, così come concepita, da molto tempo hanno bollato come inutile, costosa ed obsoleta. Ogni comune interessato alla tratta deve fare i conti con problemi di natura diversa, dalla cantierizzazione selvaggia, ai problemi di traffico che si aggraveranno, anche a cantieri terminati, e perfino al possibile “scontro” con Pedemontana.

 Problema comune a tutti è invece il progetto esecutivo che, consegnato da CMC (società appaltatrice) nel maggio 2014, non aveva ricevuto l’approvazione dei tecnici del Provveditorato alle Opere Pubbliche, a causa di gravi carenze di progettazione tecniche ed impiantistiche. Dopo più di 2 anni di contestazioni e richieste a CMC da parte del RUP (Responsabile Unico del Procedimento), ATM, Metropolitana Milanese di rivedere il progetto, il 23 dicembre 2016 CMC ha consegnato una revisione a Città Metropolitana che l’ha trasmessa, a sua volta, ai Comuni ed ai tecnici del Provveditorato. Revisione che non accoglieva le migliorie richieste anzi, sono state inserite ulteriori variazioni con aggravio dei costi, e per questo il 30 gennaio, durante un incontro tra Città Metropolitana, Provincia di Monza e Sindaci dei Comuni interessati, il RUP ha informato i presenti che il progetto non può essere approvato. Sono quindi state prospettate due alternative: la prima prevede di interrompere i rapporti con l’azienda appaltatrice attuale (CMC) e ricominciare la procedura con una nuova gara, nel rispetto della legge attuale sugli appalti. La seconda prevede una trattativa con CMC perché accetti tutte le osservazioni e le proposte migliorative sia sul piano economico che tecnico, redatte dal Responsabile Unico del Procedimento. I politici presenti, inclini ad assecondare la seconda alternativa, con la sola esclusione del Sindaco di Seregno, hanno quindi dato mandato alla Consigliera Delegata, Siria Trezzi, Sindaco di Cinisello Balsamo, perché incontrasse CMC “per riportarli a ragione”. L’incubo del M5S è che con l’avvallo dei politici CMC proceda con il suo progetto (senza le modifiche richieste, più economiche) inserendo variazioni che porterebbero allo sforamento del limite di un quinto di aumento del costo dell’opera, costringendo così la rivisitazione di tutti i listini e del prezzo complessivo, con conseguente aumento dei costi. Una “sberla” da 234 milioni di soldi pubblici per un’opera sgradita che potrebbe aumentare ancora e ancora. In caso si proceda su questa strada, il Movimento 5 Stelle è pronto a chiedere l’intervento della Corte dei Conti per scongiurare il possibile danno economico che graverebbe sui cittadini. Quest’opera così come concepita non deve essere portata avanti: oltre alla dubbia funzionalità, a distanza di più di un decennio dall’ultimo progetto, presenta le stesse criticità tecniche di allora. Infine, è doveroso segnalare che non esiste uno studio aggiornato sulla mobilità della zona, una lacuna molto grave. Per giudicare con coscienza la funzionalità di opere del genere è necessario avere gli strumenti adatti per farlo ed uno tra questi è uno studio attendibile della mobilità che ci permetterebbe di avere a disposizione una fotografia reale della situazione del nostro territorio. Proprio nei mesi scorsi sia il Consiglio Regionale lombardo, che i Consigli Comunali di Bresso e Cusano Milanino hanno approvato delle mozioni con l’intento di realizzare, in tempi brevi, questo studio della mobilità per valutare la fattibilità di un’ ipotetica fermata della metropolitana (linea 5) tra Bresso, Cusano Milanino e Cinisello Balsamo e  auspichiamo che questo studio venga utilizzato anche per valutare la reale efficacia e funzionalità della Metrotranvia Milano – Parco Nord-Seregno.

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MONZA – INFILTRAZIONI MAFIOSE NEL BAR DELLA PROVINCIA ?

Paradossi normativi, impotenza dei funzionari pubblici


( Anna Migliaccio, 13 febbraio 2017 )

MONZA- A novembre del 2014 l’ente Provincia di Monza e Brianza procedette alla pubblicazione di un Avviso esplorativo pubblico per la manifestazione di interesse a partecipare ad un appalto di Concessione per la gestione del servizio bar ristoro. La  procedura adottata è simile alla licitazione privata. Si effettua una preselezione di aziende interessate a partecipare ad una successiva gara ristretta. L’appalto in questione era riservato alle cooperative sociali di tipo B, quelle che impiegano “personale svantaggiato” e prevedeva una durata quinquennale, dal 2015 al 2020. Il criterio di aggiudicazione era quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa (cioè con un criterio qualitativo a punteggio, e non al prezzo più basso, o in questo caso al rialzo (canone di concessione a favore dell’ente) con concorrenti scelti unicamente tra le aziende di cui alla Legge 381/1991. Le cooperative sociali per legge sfuggono in tutto o in parte all’applicazione delle norme in materia di appalti pubblici. In ossequio alla loro funzione “sociale” godono di un regime fiscale privilegiato e nelle gare d’appalto possono partecipare da sole, senza la concorrenza delle aziende ordinarie. E’ legittimo, come in questo caso, procedere a una gara riservata a cooperative B. Alla gara parteciparono 5 cooperative sociali: Arca Di Noé Società Cooperativa, Cooperativa Sociale Eureka Soc. Coop. A.R.L. Il Grappolo Società Cooperativa SocialeLa Bottega Eco Solidale Società Cooperativa Sociale e Mar Multiservizi Cooperativa Sociale Onlus . 
Ad aggiudicarsi  l’appalto in Concessione fu la Cooperativa Mar Multiservizi di Varese.
La Mar Multiservizi, i cui rappresentanti legali evidentemente sono in regola con i requisiti di cui al D.lgs. 163/2006 oggi sostituito dalla Legge 50/2016, sembrerebbe infiltrata di fatto dalla ndrangheta. Il factotum della gestione sarebbe la moglie del boss Candeloro Pio, condannato in via definitiva a 20 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso.. La medesima cooperativa ha in appalto il bar del tribunale di Mantova e partecipa continuamente ad appalti pubblici, tant’ è che la ritroviamo tra i partecipanti ad una gara indetta dall’ente Università dell’Insubria.
Nelle convenzioni con le cooperative sociali è d’obbligo la nomina di un referente responsabile per l’inserimento del personale “svantaggiato”. Come si apprende dalla stampa il referente nominato è Quintino Magarò. Quintino Magarò è un personaggio con un curriculum giudiziario e politico di tutto rispetto. Già consigliere comunale di una lista civica denominata “Orgoglio gallaratese” area centro destra, viene sottoposto agli arresti domiciliari a causa di vicende giudiziarie di un’altra Cooperativa sociale, La Primavera con sede a Gallarate, per vicende legate ad una truffa ai danni dell’Inail per mancato versamento e occultamento delle somme destinate a contributi sociali dei dipendenti, e con l’accusa di truffa ai danni dello Stato.
Può apparire paradossale ma la norma vigente in materia di appalti pubblici non esclude che persone con vicende giudiziarie come queste possano non avere interdittive rispetto alla partecipazione alle gare. Nessuna norma chiede di verificare le eventuali contiguità o infiltrazioni mafiose se esse riguardano rapporti di parentela, affinità e coniugio dei dipendenti di una azienda. Conformemente alle norme in vigore, anche se i commissari di gara fossero stati a conoscenza dei fatti oggetto dell’esposto, non avrebbero potuto escludere l’azienda in sede di gara per motivi come questi. L’ente aggiudicatore, la stazione appaltante, non potrebbe rescindere il contratto. Sulla vicenda farà luce la magistratura. A noi preme evidenziare che l’infiltrazione mafiosa può assumere caratteri che sfuggono alla normativa,  che la collusione e  la contiguità, spesso non sono perseguibili a meno che le norme in materia di appalti pubblici non vengano modificate. O a meno che si cominci a fare a meno degli appalti e si torni a gestire i servizi con dipendenti dell’Ente,  l’unica alternativa davvero risolutiva. Del resto una opinione molto simile viene espressa dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo in persona del suo massimo vertice Franco Roberti, quando, relazionando al Parlamento sul tema della confisca di aziende in odore di mafia e sulla gestione dei beni confiscati, nonché sull’efficacia del Codice antimafia così si esprime: “Il decreto legislativo 6 settembre 2011 n.159, più noto come “codice antimafia”, nonostante l’enfatizzazione politico-mediatica che ha caratterizzato le fasi di elaborazione e approvazione dello stesso, si è rivelato ben lontano dall’ ambizioso progetto contenuto nella legge delega n.136 del 13.08.2010 “Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia”. I limiti e l’inadeguatezza dell’intervento legislativo rispetto al fine dichiarato di potenziamento dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata, emersi con assoluta evidenza sin dalle prime fasi di applicazione della normativa, danno ragione alle diffuse critiche mosse dagli operatori del settore e sono alla base delle numerose proposte di modifica del testo originario. Il codice antimafia è stato giustamente definito “un’occasione perduta”.
Appunto!

 


La Provincia Monza e Brianza ha pubblicato sul proprio sito internet una nota riguardante questa vicenda

9 febbraio 2017
Precisazioni in merito alla società di ristorazione in servizio presso la sede della Provincia MB
Monza, 9 febbraio 2017. Con riferimento agli articoli di stampa relativi alla Cooperativa Sociale Mar Multiservizi, che nel 2015 ha ottenuto in concessione e gestione lo spazio bar presso la sede di via Grigna 13, la Provincia precisa che il contratto è stato stipulato il 3/3/2015 con il legale rappresentante della Cooperativa stessa, Signora Paola Oliva Leonelli.
Ciò a seguito di regolare procedura selettiva destinata a cooperative sociali di tipo B, iscritte all’albo regionale, per favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, tra cui disabili e soggetti in carico ai servizi sociali. La concessione quinquennale in corso prevede il servizio di ristoro a mezzo di distributori automatici oltre al servizio bar/tavola calda in sede.
La società, con sede a Varese, ha superato i controlli ex-lege previsti dalla procedura di gara, e risulta oggi affidataria – tra l’altro – di analoghi servizi di ristorazione anche per altri enti pubblici a Brescia e a Mantova. La Provincia conferma di aver fornito agli inquirenti già un mese fa gli atti utili allo sviluppo delle indagini in corso.

 

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Mensile di informazione politica locale autogestito * dai gruppi presenti in Consiglio Comunale – ( gennaio 2017 )

Mauro Di Mauro ( Fratelli d’Italia ) – Nel nuovo bando di edilizia residenziale abbiamo favorito anziani e disabili
Edoardo Trezzi ( Lega Nord ) – Auditorium, pochi comuni si possono permettere un’eccellenza del genere
Mariani Tiziano ( Noi x Seregno )– 500 mila euro di multa a Gelsia: a pagare saranno tutti i seregnesi
Viganò William ( Partito Democratico ) –  La fusione tra Gelsia e Ascopiave si farà ma nessuno parla !
Pietro Amati ( Ripartiamo – Per Seregno Civica ) – L’ammininastrazione si vanta di non avere alzato le tasse…per forza sono già al massimo
Giuseppe Azzarello ( Forza Italia ) – Siamo l’unico comune che ha portato a termine progetti importanti

* Tutti i gruppi sono invitati ma la partecipazione è a loro discrezione

 

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MONZA- RICCHIUTI ” QUERELE PRETESTUOSE E INTIMIDATORIE CONTRO I GIORNALISTI”

MONZA – Lunedì pomeriggio la senatrice desiana Lucrezia Ricchiuti  (Partito Democratico) ha presentato il disegno di legge 2659 in materia di   ” querele pretestuose e intimidatorie contro i giornalisti “. Nel suo intervento la senatrice  ha evidenziato anzitutto l’aspetto economico dell’attacco preventivo alla libertà di stampa. La minaccia di querela contro giornalisti free lance privi di tutela e di mezzi è un deterrente fortissimo alle inchieste. In particolare quelle di mafia (ricordiamo che la senatrice fa parte della commissione antimafia).  Il risultato è che molte testate giornalistiche rinunciano preventivamente a certe inchieste pericolose. Non si scrive più e non si danno notizie complete di nomi soprattutto in materia di criminalità organizzata. Spesso il procedimento giudiziario che segue alla querele dura per anni attraverso i tre gradi di giudizio con enorme esborso economico.   Lucrezia Ricchiuti, da noi intervistata, ha auspicato che il disegno di legge  (visibile  per intero sul sito  La meglio Italia) venga calendarizzato al più presto.

A parere di chi scrive il disegno di legge è un buon provvedimento, se l’intento è impedire il ricorso ai tre gradi di giudizio quando la querela è manifestamente improponibile e pretestuosa.  Il disegno di legge infatti propone l’archiviazione in primo grado e il non luogo a procedere per l’aspetto penale oltre che una multa a carico del querelante. Resta inteso che la manifesta improponibilita’ è rimessa alla discrezionalità del PM o del GIP.  Naturalmente a nostro avviso la legge  non rimedia ( né potrebbe ) al timore suscitato da intimidazioni frutto del clima politico di un ambiente sociale criminoso ove la manifestazione del pensiero e il diritto di cronaca si dispiegano, né può porre rimedio alla crisi democratica della libertà di stampa. A nostro avviso la questione piu grave in questa fase storica è infatti  la concentrazione dell’informazione circoscritta a pochi gruppi di potere imprenditoriale e finanziario. A tal proposito durante il dibattito la stessa senatrice Ricchiuti ha espresso un giudizio negativo sulla carenza di finanziamento pubblico per l’informazione. È stato fatto osservare dai presenti che  il punto di massima debolezza della libertà di espressione è rappresentato dalle piccole realtà di informazione anche non qualificate come testate giornalistiche cioè i blog. A tal proposito la senatrice Ricchiuti ha  assicurato che il disegno di legge è pienamente applicabile ad ogni genere di querela anche al di fuori della attività di giornalismo professionale.

Auspichiamo l’approvazione della norma proposta, esaminata alla luce dell’evoluzione della nozione stessa di informazione, nell’era dei social network e della sempre maggiore ostensione pubblica di atti e documenti che chiunque è in grado di pubblicare e commentare. Mai come oggi cresce la trasparenza e diminuisce l’informazione. ( Anna Migliaccio )

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MILANO – I MILITARI VIAGGERANNO GRATIS SUI TRENI LOMBARDI

MILANO –  Continua l’impegno di Regione Lombardia per rendere piu’ sicuri gli spostamenti di chi viaggia sui treni di Trenord. L’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilita’, Alessandro Sorte, ha infatti sottoscritto oggi con il generale di brigata, Michele Cittadella, comandante militare esercito Lombardia e il generale di Brigata aerea, Silvano Frigerio, rappresentante del comando di presidio dell’Aeronautica militare, un Protocollo d’Intesa che estende a tutte le forze armate possibilita’ di viaggiare gratuitamente su tutti i treni regionali anche quando non indossano la divisa o sono fuori servizio.
“Pur non essendo la sicurezza una materia di competenza regionale – ha spiegato Sorte – stiamo facendo di tutto per garantire spostamenti piu’ tranquilli agli otre 700.000 pendolari che, quotidianamente, viaggiano sui nostri treni. Ed è anche un giusto riconoscimento a chi, tutti i giorni, si prodiga a difesa della patria”.

Sorte ha anche ricordato come questo Protocollo d’Intesa vada a rafforzare provvedimenti gia’ in essere. “Proprio a dicembre – ha aggiunto – abbiamo sottoscritto un Protocollo da 6,1 milioni di euro che consentiva alle Forze dell’ordine di spostarsi su tutti i mezzi del trasporto pubblico locale lombardo. Allo stesso tempo abbiamo stanziato altri 3 milioni di euro per garantire il presidio di guardie giurate armate sui treni e nelle stazioni”.

“Questo accordo – ha detto Cittadella – va a rinforzare l’impegno dei militari dell’esercito gia’ presenti in Lombardia. A Milano, in particolare, sono impegnati 800 militari dell’esercito italiano nell’operazione ‘Strade sicure’. Il Protocollo e’ ulteriormente importante perche’, estendendo la possibilita’ di viaggiare gratuitamente anche a chi e’ in borghese, non da’ punti di riferimento a eventuali malintenzionati. Allo stesso tempo, i militari hanno la possibilita’ di intervenire piu’ rapidamente senza svelare la propria ubicazione e identita’”.

“Tutto il personale – ha spiegato Frigerio – puo’ essere chiamato a dare supporto agli operatori di bordo perche’, come prevedono le norme, i militari delle Forze armate possono essere chiamati a operare come agenti di pubblica sicurezza laddove richiesto dalle Forze dell’Ordine.”

Il Protocollo, fortemente voluto dalla Regione Lombardia, ha subito trovato pieno accoglimento dal comando militare esercito Lombardia di Milano e dal Corpo d’armata italiano di reazione
rapida della Nato di Solbiate Olona (Varese). Quest’ultimo, unico nel suo genere in Italia, ospita circa 2.000 militari delle diverse Forze Armate di 12 nazioni alleate. Si tratta di un alto Comando della Nato ad elevata prontezza operativa, cioe’ in grado di schierarsi, su disposizione dall’autorita’ politica, in qualsiasi area di crisi con tempi di reazione brevissimi, con lo scopo di coordinare e gestire una operazione a guida Nato.

 

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